NET "Narrazioni in Espansione nelle persone con Tumore neuroendocrino" Progetto sponsorizzato da 1 Sommario Introduzione ................................................................................................................................................ 3 La struttura del progetto ........................................................................................................................ 4 Le narrazioni delle persone con NET................................................................................................. 8 Considerazioni .......................................................................................................................................... 31 Allegati ......................................................................................................................................................... 34 Introduzione I tumori neuroendocrini, detti anche NET, sono un gruppo di tumori rari, la cui incidenza è inferiore a 5 nuovi casi l’anno ogni 100.000 abitanti. I dati di prevalenza sono decisamente più alti dell’incidenza perché spesso questi tumori hanno un comportamento clinico non troppo aggressivo. I NET sono molto eterogenei, colpiscono le cellule del sistema neuroendocrino, si manifestano in modo differente, spesso senza la manifestazione di sintomi evidenti, per questo crescono lentamente e in maniera silente e risultano difficile diagnosticabili. Quando vengono diagnosticati spesso la malattia è già nella fase metastatica. Il nome NET deriva dal tipo di cellule da cui si sono sviluppati e non dal sito corporeo in cui è localizzato il tumore; le cellule colpiscono molti organi e ne regolano la funzione in risposta a stimoli specifici. Circa il 60-70% dei tumori neuroendocrini si manifesta a livello di stomaco, intestino e pancreas, più raramente sono interessati bronchi, polmoni e timo. I Net sono classificati in due possibili categorie: i NET vengono distinti in NET funzionanti, i quali si manifestano con una sindrome da iperproduzione di un determinato peptide (insulinoma, gastrinoma ecc) e NET non-funzionanti (circa il 70% del totale), così definiti in quanto non secernenti peptidi biologicamente attivi. Le differenze dei diversi NET sul piano clinico e biologico, richiedono una gestione multidisciplinare e la competenza di diversi professionisti (patologo, oncologo, chirurgo, medico di medicina nucleare, endocrinologo, gastroenterologo, radiologo, nutrizionista, radioterapista) e una strategia terapeutica globale attenta alle esigenze specifiche della singola persona. L’impatto dei NET sulla qualità di vita riguarda la limitazione nello svolgimento delle attività quotidiane (Haugland et al.), lo stato emotivo di ansia e possibilità di sviluppo di stati depressivi è maggiore del 40% rispetto la popolazione che non ha un NET. Oltre alle conseguenze sul proprio corpo quali l’affaticamento e l’insonnia, cruciale è la possibile trasformazione del proprio ruolo familiare e sociale. Quando i tumori neuroendocrini vengono diagnosticati in persone adolescenti o molto giovani, l’orizzonte temporale della sopravvivenza si allunga, la convivenza con le metastasi può perdurare anche per diversi anni, i pazienti sono chiamati a gestire da un lato la “furia” dell’impatto psicologico della malattia e dall’altro la necessità di ripensare il proprio progetto di vita. Nasce nel giovane paziente l’esigenza di rivedere le proprie priorità, avere informazioni, imparare a convivere con i sintomi, ascoltare i propri desideri. E’ importante per il personale sanitario essere pronti a comprendere i bisogni e saper gestire le aspettative della persona, ragionare sugli obiettivi da raggiungere insieme al paziente. Numerosi sono gli studi clinici e i dati presenti in letteratura sull’impatto che il tumore neuroendocrino ha sulla qualità della vita ottenuti attraverso questionari validati (es. SF-36, PROMIS 29, HRQL). I risultati ottenuti attraverso questi strumenti aiutano a dare delle prime indicazioni quantitative sull’impatto che i tumori neuroendocrini hanno sulla qualità della vita di chi ne è affetto, tuttavia manca una esplorazione approfondita che vada oltre alle percentuali, per comprendere in che modo il tumore ha impattato sul nucleo paziente-famiglia. Il seguente progetto nasce dall’incontro tra il Dott. Nicola Fazio, Direttore dell’Unità di Oncologia Medica Gastrointestinale e Tumori Neuroendocrini dello IEO, e l’Area Sanità e Salute di Fondazione ISTUD, centro di ricerca accreditato MIUR riferimento in Italia per 3 lo sviluppo della medicina narrativa. L’obiettivo è stato quello di realizzare la raccolta e l’analisi di narrazioni di giovani con tumore neuroendocrino al fine di comprendere quale è il vissuto delle persone con NET e quali sono le loro aspettative di cura. Attraverso la medicina narrativa questo progetto si è proposto di far emergere i contorni del viaggio nelle cure di chi sta affrontando questa malattia, in particolare i risvolti emotivi, sociali, esistenziali del vivere con questa patologia. Le narrazioni hanno offerto ai professionisti sanitari che assistono le persone con NET suggerimenti utili a favorire la relazione di cura, comprendere e gestire in modo più efficace le richieste, analizzare l’attuale offerta di cura ed individuare spazi di miglioramento dei servizi, contribuire a riflettere sul significato della propria professione di cura. La struttura del progetto Il progetto è stato realizzato nel periodo compreso tra Marzo 2016 a Luglio 2016, e si è articolato in tre fasi: Definizione Raccolta delle Analisi e dello narrazioni descrizione dei storyboard risultati 1. Definizione dello Storyboard Fondazione ISTUD ha redatto, di concerto con il Dott. Fazio, lo storyboard per la raccolta delle narrazioni di persone con età compresa tra i 20 e 50 anni con NET (Allegato 1). Lo strumento di indagine è composto da una breve sezione quantitativa relativa ad informazioni socio-demografiche seguita da un plot narrativo per guidare la persona nello scrivere la propria testimonianza. Nella realizzazione dello strumento si è tenuto conto non soltanto degli aspetti di disease (malattia intesa in senso come meccanica clinica della patologia, principalmente identificabile nella triade: eziologia, sintomatologia, terapia) ma anche gli aspetti di illness (ossia la percezione (conscia o inconscia) che la persona sviluppa in relazione alla propria malattia, sentimenti ed emozioni che riflettono il modo in cui la persona pensa e percepisce la propria malattia) e la sickness (quei costrutti sociali e culturali che tipicamente si nascondono dietro la fenomenologia patologica di una determinata malattia e che si esprimono in possibili stigma, paure, fobie). Il plot narrativo è stato costruita su un asse temporale che ha previsto uno sguardo al passato (quando è insorta la patologia), al presente (vivere con la malattia) e al futuro (progetti, aspettative, obiettivi). Lo strumento di indagine è stato realizzato in formato elettronico e caricato su una 4 piattaforma online e accessibile con un link attraverso il sito www.medicinanarrativa.eu. I principali item indagati dal plot sono: Aspetti socio-demografici: caratteristiche demografiche e del tessuto sociale di riferimento. La vita prima del NET: presentazione di sé, del proprio stato salute percepito prima della comparsa dei sintomi, dei propri interessi e della quotidianità. L’esordio della malattia: i primi segnali della malattia, a chi ci si è rivolti, lo stato d’animo, l’impatto sulla sfera familiare/sociale. Percorso di cura: le visite effettuate, gli esami diagnostici, la comunicazione della diagnosi, gli stati d’animo, le decisioni prese, il rapporto con la malattia, l’impatto sulla quotidianità, il significato dell’avere un NET, le terapie; Come si sente oggi: lo stato d’animo attuale, il rapporto con la propria malattia, le aspettative di cura, l’obiettivo delle terapie, le relazioni con chi cura, il ruolo della famiglia Il domani: come si immagina il domani, cosa si vorrebbe che accadesse, a chi vive la mia stessa esperienza cosa vorrei dire, a chi assiste persone con NET cosa vorrei dire… 2. Raccolta delle narrazioni Fondazione ISTUD ha indirizzato via web una lettera di presentazione del progetto contenente il link per accedere allo strumento d’indagine ad un gruppo di pazienti di età compresa tra i 20 e i 50 anni con diagnosi di tumore neuroendocrino selezionato dal Dott. Fazio. Tutte le attività di progetto si sono svolte previa sottoscrizione di un consenso informato dopo adeguata informazione sugli scopi della ricerca, la metodologia, le modalità di utilizzo dei dati e delle informazioni raccolte. Lo strumento digitale ha permesso ai partecipanti di rilasciare la propria testimonianza in un contesto protetto come il proprio domicilio evitando il bias della compilazione all’interno di un setting clinico e di avere problemi di tempi nella narrazione. Per l’analisi delle storie si è fatto riferimento alla Grounded Theory , utilizzata nelle scienze sociali, che prevede lo sviluppo di capacità di osservazione e interpretazione decondizionate. Le storie raccolte sono state lette in maniera indipendente da almeno 2 ricercatori di Fondazione ISTUD per comprenderne i tratti dominanti e peculiari. Ci si è avvalsi dei tradizionali metodi di analisi di statistica descrittiva e dei criteri di classificazione propri della medicina narrativa. 5 La Medicina Narrativa La Medicina Narrativa permette di esplorare l’universo della malattia, da una lato nella sua manifestazione psico-emotiva, cogliendone gli innumerevoli impatti sulla persona animata da sentimenti e aspettative specifiche, fino a produrre un effetto benefico che nasce dal potersi raccontare a tutto tondo; dall’altro, nella sua articolazione assistenziale e organizzativa, descrivendo il viaggio nelle cure – spesso tortuoso – di chi, costretto a fare i conti con una patologia, si trova a ricevere i servizi di un sistema sanitario non sempre adeguato e all'altezza delle richieste. Spingendosi oltre l’idea della malattia come semplice condizione patologica, o disease, la Medicina Narrativa si concentra sul continuum inseparabile che unisce la condizione alla persona: in questo senso, ne coglie l’evoluzione verso una concezione olistica in cui la patologia non è più separata, ma parte integrante del paziente, in quel tutt’uno tra sintomi, emozioni ed aspettative che è la illness. Questo approccio consente, infine, di far luce sulle implicazioni “sociali”, cogliendo le ricadute della patologia a livello di “ciò che tutti pensano” (sickness). Le classificazioni della Medicina Narrativa Le narrazioni possono essere analizzate attraverso diversi tipi di classificazione. Una prima tassonomia è la classificazione proposta è quella di Kleinman, che suddivide le storie di disease, storie di illness e storie di sickness. La disease può essere considerata come la meccanica clinica della patologia, principalmente identificabile nella triade: eziologia, sintomatologia, terapia. Si tratta del lato hard della medicina, nei fatti riconducibile a tutto ciò che ha attinenza con la funzionalità del corpo o di un suo organo specifico (il cosiddetto “organo bersaglio”). La illness può essere invece identificata con la percezione (conscia o inconscia) che la persona sviluppa in relazione alla propria malattia, un atteggiamento che nasce tipicamente da un insieme di sentimenti ed emozioni che riflettono il modo in cui la persona pensa e percepisce la propria malattia. La sickness rappresenta quei costrutti sociali e culturali che tipicamente si nascondono dietro la fenomenologia patologica di una determinata malattia, e che si esprimono attraverso stigma, paure, fobie, discriminazioni (tipico è il caso delle patologie che influiscono fortemente sul piano sociale, come l’HIV o le malattie mentali). Una seconda possibile tassonomia è nota come paradigma di Frank (Frank A. 1985), e si basa sulla identificazione di tre possibili tipologie di storie: storie di chaos, restitution e quest. Con la definizione chaos si intende un racconto dalla sequenzialità frammentata, in cui la malattia rappresenta un fattore confondente, caotico, disorientante. Il paziente che si racconta risulta “disperso” e incapace di reagire. Le storie di restitution si basano sul concetto che il corpo è sempre riparabile: “Ieri ero in salute, oggi sono una persona malata che attraverso le cure tornerà di nuovo in salute”. Sono quelle narrazioni in cui si racconta più dei trattamenti che della malattia stessa, sottintendono l’aspettativa di ritornare alla condizione di salute precedente. Le storie di quest comprendono tutte quelle narrazioni nelle quali la malattia ha rappresentato un’occasione per un viaggio di riflessione e scoperta – un attivatore verso la ricerca di un nuovo senso o significato, rispondendo a quella “domanda di senso” che tipicamente riemerge con forza proprio nei momenti di maggiore dolore e sofferenza. 6 Nove persone con tumore neuroendocrino hanno aderito alla proposta di studio, 6 donne e 3 uomini, con età media di 32 anni. Storia 1 Storia 2 Storia 3 Storia 4 Storia 5 Storia 6 Storia 7 Storia 8 Storia 9 Età 34 52 31 35 36 29 31 23 22 Età alla 32 38 29 29 26 28 26 23 15 diagnosi Genere Donna Uomo Uomo Donna Uomo Donna Donna Donna Donna Nazionalità Italiana Italiana Italiana Italiana Italiana Italiana Italiana Italiana Italiana Stato civile Convivente Coniugato Single Single Convivente Convivente Single Single Single (alla diagnosi) Stato civile Single Coniugato Coniugato Single Coniugato Convivente Coniugato Single Single (alla compilazione) Ha dei figli? No Sì, 2 No No Sì, 2 No No No No Titolo di studi Laurea Licenza Laurea Laurea Laurea Laurea Laurea Diploma Diploma Media Stato Lavoratore Non lavoro Libero Lavoratore Lavoratore Non lavoro Lavoratore Studente Studente professionale Dipendente profession. dipendente dipendente dipendente La diagnosi di tumore neuroendocrino per le narrazioni raccolte può essere classificata in tre categorie: diagnosi ricevuta da meno di due anni (4 su 9), diagnosi ricevuta da più di 2 anni e meno di 10 (3 su 9) e diagnosi ricevuta da oltre 10 anni (2 su 6) . Rispetto allo stato civile, al momento della narrazione sono prevalenti le persone non coniugate (4 su 9). Confrontando lo status prima di ricevere la diagnosi con quello attuale, in due casi si è passati da single ad essere coniugata/o mentre in un caso dalla convivenza si è passati all’essere single. 7 Le narrazioni delle persone con NET Donna, 34 anni Stavo cercando casa con il mio compagno,con il quale stavo da 2 anni per iniziare una convivenza. Il lavoro andava favolosamente bene, lavoro nella moda ed ero molto stressata per gli orari di lavoro. Si sa, nel mio campo, soprattutto prima delle sfilate, non si hanno limiti. Viaggiavo molto per lavoro e per piacere, mangiavo tutti i gironi al ristorante visti gli orari. Non ho mai fatto troppo caso alla linea perché, grazie a Dio, non sono mai stata grassa e ho sempre potuto permettermi di mangiare di tutto. Amavo la carne, la mangiavo tutti i giorni ed il pesce crudo, invece non mangiavo pasta pizza e pane, non li ho mai amati particolarmente. Mangiavo molti fritti e insaccati, nonché dolci. Sentimentalmente non ero serena, il mio compagno precedente mi aveva fatto soffrire moltissimo 1e quello con cui stavo aveva alti e bassi psicologici che influivano sul nostro rapporto. Soffriva di depressione e prendeva psicofarmaci. Io ero talmente innamorata che non mi interessava, avevo molti amici e uscivo quasi tutte le sere. Sono sempre stata in gran forma, nel mese prima di sentirmi male avevo notato una stanchezza incredibile, facevo fatica ad arrivare alla fine della giornata e la notte sudavo moltissimo. Trovandomi in albergo adducevo la sudorazione ad un difetto dell'aria condizionata dell'hotel e la fatica agli orari di lavoro. Avevo appena finito la sfilata invernale che ci aveva provato molto, una sera ero a cena fuori con amici presi un pesce al burro ma non riuscii a finirlo perché sentivo nausea. Tornata a casa mi misi a dormire per svegliarmi alle 6 con dolori lancinanti in zona addominale. Credevo fosse un attacco di gastrite (ne soffrivo spesso) ma non era mai stato così forte, non riuscivo a tenermi in piedi. Al pronto soccorso mi diagnosticarono una pancreatite. Ci hanno messo due mesi prima di diagnosticarmi la malattia, inizialmente lo confusero con un linfoma, cosa che a me già sembrava una tragedia, ma non potrò mai dimenticare le parole della dottoressa: "speriamo che sia un linfoma, ci sono anche altri tipi di malattie ben peggiori". Non riuscivo neanche a pensare qualcosa di peggio. Poi mi chiamarono in una stanza e la dottoressa mi parlò di questa malattia rara che non aveva protocolli definiti e per la quale al momento non si conosceva la cura. Il viso di mio padre, medico, mi fece capire che non avevo grosse speranze. Mi cadde il mondo addosso. In quel momento mi sono sentita persa. Pensai al lavoro, al mio compagno, al perché a me, a cosa potessi aver fatto di male per meritarmi tutto questo. La cosa che mi faceva più paura era la chemioterapia, perdere i capelli, la sensazione di non avere più controllo sul mio corpo. Non lo sentivo più mio. Non capivo cosa mi stesse succedendo. Avevo il terrore di non riuscire ad avere figli. Avevo paura di come l'avrebbe presa il mio compagno, di perdere il lavoro al quale avevo dedicato così tanto tempo e fatica. Mi sentivo vuota. Il periodo subito dopo la diagnosi è stata la fase più brutta, ho consultato diversi medici, ognuno aveva un'opinione, ma rimandata comunque a me decisioni che, a mio parere, erano troppo grandi. Non sapevo che terapia iniziare. Mi hanno mandato al …. a Roma, dove mi sono trovata molto male. Per ricevere i risultati di ogni esame mi facevano aspettare giorni e vivevo in un continuo stato 8 d'ansia. Poi sono andata da un amico di mio padre, il Prof….. di quell'istituto e mi hanno buttato molto giù. Non mi davano alternative alla chemioterapia classica, mi parlarono subito di perdita dei capelli. L'ortopedico che mi visitò mi fece terrorismo psicologico dicendomi che non avrei potuto fare nessun tipo di fisioterapia né attività se non volevo finire sulla sedia a rotelle. Allora mi sono recata a ….. dall dott. …,sotto consiglio di un medico amico di … Solo lì mi hanno un pochino confortato e dato speranza, anche se la terapia che mi proponevano mi spaventava moltissimo. La mia preoccupazione più grande era quella di danneggiare le ovaie e di rimanere sterile. Ogni decisione che presi nel primo periodo fu dettata esclusivamente dalla preservazione della mia fertilità. Dopo il Dott.…. consultai un medico in America che non fece altro che aumentare la mia confusione. Alla fine arrivai a …. dove finalmente mi sono sentita capita e consigliata. In tutto questo primo calvario ho avuto vicino mio padre che mi ha trasmesso serenità e fiducia, mi ha aiutato nelle scelte. Senza di lui sarei stata persa. Sono andata a …. per il congelamento degli ovuli...ma non l'ho potuto fare..me lo sconsigliarono vista la natura ormonale del tumore non si prendevano la responsabilità, ci voleva tempo per la terapia ormonale, tempo che non avevo vista l'urgenza di iniziare una terapia. Poi mi sono sottoposta a tutta una serie di esami orribili ed angoscianti. Il peggiore di tutti, quello iniziale, fu la biopsia al fegato. lo ricordo con orrore, dovevo stare sveglia e ferma. 2 medici mi tenevano, mi veniva da piangere ma non potevo altrimenti con il movimento potevano sbagliare il punto dove dovevano incidere. Tutte le TAC, le PET, le risonanze, mi sentivo una cavia, non vedevo luce e avevo tanta paura. In questa prima fase il mio compagno mi lasciò completamente sola, neanche una telefonata per due mesi quando tornò si scusò dicendomi che aveva paura, che non aveva un buon rapporto con le malattie e che si doveva salvare da tutto questo dolore. È andato via e tornato per tre volte finché non è finita. Non ce la faceva, così decisi di fare le valigie ed andare via. Non sopportavo anche quel tormento, quell'incertezza, mi preoccupavo più di come si sentiva lui che di me stessa, cercavo di tenerlo su, di non farmi vedere triste. Grazie a Dio oltre ai miei genitori ho avuto il sostegno fondamentale dei miei amici. Delle rocce sempre presenti e sempre accanto a me. Questo mi è stato di fondamentale aiuto, scherzavamo sul problema è mi facevano sentire quasi "normale". Già, dopo che ti diagnosticano una simile malattia, ti senti tutto tranne che normale. Senti gli altri distanti, la tua vecchia vita lontana, ti senti sola e finita. Da allora è cambiato tutto, niente è più come prima. Mi viene da piangere mentre scrivo perché mi manca la mia vecchia vita, mi manca da morire. La mia vita sentimentale è una tragedia. Dopo la fine della storia con il mio compagno mi sono sentita persa. Mi sento una diversa ed inevitabilmente questo influisce su ogni nuovo rapporto. Ho iniziato altre frequentazioni, se pur a fatica perché il rapporto con il mio corpo è cambiato. Non posso fare sport, ho i muscoli rilassati, la cellulite a causa di tutti i farmaci, le cicatrici delle operazioni. Mi vergogno, cerco di nascondere il mio problema ma poi inevitabilmente arriva il momento in cui iniziano a farmi domande sul perché non posso mangiare alcune cose, sul perché non posso fare sport, sul perché mi stanco presto e devo confessare di essere malata. Si fanno vedere comprensivi per una 9
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