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Nel nome del Signore. L’Europa dall’anno Mille alla fine del Medioevo PDF

425 Pages·2018·7.9 MB·Italian
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Biblioteca Storica Laterza William Chester Jordan Nel nome del Signore L’Europa dall’anno Mille alla fine del Medioevo Editori Laterza Titolo dell’edizione originale Europe in the High Middle Ages (Allen Lane 2001, Penguin Books 2002) 2001, William Chester Jordan Tutti i diritti riservati Il diritto morale dell’Autore viene qui affermato Edizione digitale: settembre 2018 www.laterza.it Proprietà letteraria riservata Gius. Laterza & Figli Spa, Bari-Roma Realizzato da Graphiservice s.r.l. - Bari (Italy) per conto della Gius. Laterza & Figli Spa ISBN 9788858134450 È vietata la riproduzione, anche parziale, con qualsiasi mezzo effettuata Indice Prologo Parte prima. L’Europa nell’XI secolo I. La cristianità nell’anno Mille II. L’Europa mediterranea III. Uomini del Nord, celti e anglosassoni La Scandinavia Le Isole Britanniche IV. Regno dei franchi/Francia V. L’Europa centrale La Germania L’Ungheria Osservazioni finali Parte seconda. Il Rinascimento del XII secolo VI. La controversia sulle investiture VII. La prima crociata VIII. Il mondo del sapere Il quadro istituzionale Curriculum ed erudizione IX. Innovazioni culturali del XII secolo: la letteratura in volgare e l’architettura La letteratura in volgare L’architettura X. Il potere politico e i suoi contesti (I) XI. Il potere politico e i suoi contesti (II) Il Portogallo e la Spagna L’Italia I crociati e i loro Stati Parte terza. Il XIII secolo XII. Le strutture sociali XIII. Il pontificato di Innocenzo III e il IV Concilio Lateranense Il pontificato di Innocenzo III Il IV Concilio Lateranense L’eredità di Innocenzo III XIV. Il sapere I giganti filosofici dell’apogeo della Scolastica Conclusione XV. I regni del Nord La Francia L’Inghilterra XVI. Il Baltico e l’Europa centrale XVII. Il mondo gotico Le arti visive Il romanzo cortese Un mondo culturale: la vita nella casa aristocratica XVIII. L’Europa meridionale La penisola iberica Dalla Sicilia al Levante Il crollo degli Stati crociati Parte quarta. La cristianità al principio del XIV secolo XIX. Carestie e pestilenze Le carestie La peste XX. La violenza politica e sociale La guerra Le ribellioni popolari XXI. La Chiesa in crisi La crisi della Chiesa e dello Stato L’attacco contro la teologia «domenicana» La svolta mistica del primo XIV secolo Epilogo Tavole genealogiche SOVRANI D’AUSTRIA (1000-1350) SOVRANI DI BOEMIA (1000-1350) IMPERATORI DI BISANZIO (1000-1350) STATI CROCIATI RE DI DANIMARCA (1000-1350) RE D’INGHILTERRA (1000-1350) RE DI FRANCIA RE D’UNGHERIA (1000-1350) RE DI NORVEGIA (1000-1350) RE DI POLONIA PAPI (1000-1350) RE DEL PORTOGALLO (1000-1350) SICILIA RE DI SPAGNA (1000-1350) RE DI SVEZIA (1000-1350) SACRO ROMANO IMPERO (983-1378) Riferimenti bibliografici Letture consigliate Ringraziamenti Immagini Referenze delle illustrazioni Prologo Il quarantasettenne pellegrino alsaziano Brunone di Egisheim, che nel 1049 partì da Worms alla volta di Roma (avrebbe percorso quasi mille chilometri), era stato eletto papa soltanto l’anno precedente, col nome di Leone IX. Il seguito di questo futuro santo (fu canonizzato nel 1087) comprendeva un gruppo di compagni di viaggio di profonde convinzioni e grande determinazione, tra i quali l’abate Ugo di Cluny e un monaco toscano ancora poco noto che si chiamava Ildebrando. Questi uomini, e pochi altri come loro, avevano una concezione della Chiesa universale e della società cristiana universale (la cristianità) che avrebbero imposto – in maniera imperfetta, ma dando prova, una tappa dopo l’altra, di una formidabile risolutezza, e con conseguenze di enorme portata – ai principi e ai vescovi del mondo cattolico. Per quanto riguarda specificamente il nuovo papa, la concezione in questione si manifestò soprattutto negli incessanti sforzi per estirpare la simonia, ossia la compravendita degli uffici ecclesiastici: una pratica che assoggettava le Chiese locali al controllo delle famiglie influenti, e per questa via permetteva agli aristocratici di sfruttarle e dissanguarle, o di utilizzarle come pedine nelle loro contese. Il contributo del francese Ugo di Cluny consisté nella creazione di una rete di vincoli di fedeltà che trascendeva i legami locali. Sotto il suo abbaziato il grande monastero borgognone di Cluny diventò l’istituzione monastica preminente in Occidente, con innumerevoli case affiliate fondate direttamente dai suoi monaci, e molte altre più antiche riformate da religiosi cluniacensi o ispirate dal prestigioso modello borgognone a intraprendere proprie azioni riformatrici in intima comunione con esso. Dalla splendida chiesa da lui edificata a Cluny, fino al Rinascimento la più grande dell’intera cristianità, sant’Ugo (anche nel suo caso sarebbe arrivata la canonizzazione) contribuì a guidare le fortune dei monaci dalla Gran Bretagna alla Spagna; e il suo prestigio era tale che da un capo all’altro dell’Europa cattolica principi e uomini di Chiesa si rivolgevano umilmente a lui per consiglio e ammaestramento. Nel terzetto summenzionato, il personaggio destinato a rivelarsi più controverso era Ildebrando, in seguito papa Gregorio VII (1073-85), anche lui santificato. Come pontefice, la sua collera avrebbe preso di mira la pratica dell’investitura laica, ossia l’usanza di permettere a un principe di conferire a un vescovo i simboli dell’autorità spirituale: l’anello e il pastorale. Il conferimento o investitura dell’anello simboleggiava le nozze del vescovo con la sua diocesi, e quindi l’amore coniugale che egli portava al suo popolo. Come nel caso del matrimonio naturale, nessun potere poteva sciogliere quest’unione, salvo quello di Dio o del papa, suo vicario e sostituto in terra. Il pastorale rappresentava il dovere e il diritto del vescovo di proteggere il popolo cattolico dai pericoli interni ed esterni, d’insegnare la fede e di respingere i cani selvaggi – gli scismatici, gli eretici e i miscredenti – che minacciavano di traviare i credenti allontanandoli dalla vera fede. Tra le prerogative vescovili simboleggiate dal pastorale ce n’era una che aveva un’importanza speciale: il potere del vescovo di scomunicare, ossia di escludere formalmente un cristiano battezzato dalla comunione con i fedeli in Cristo. Secondo papa Gregorio VII, l’investitura laica attribuiva a uomini che non appartenevano all’ordine dei chierici un’indebita autorità sulla Chiesa; essa costituiva una violazione della libertà della Chiesa non meno grave della simonia. Oggi nessuno studioso sosterrebbe che le idee riformatrici di cui questi uomini si fecero promotori erano nate con loro; ma essi, riuniti nel 1049 nel cammino processionale verso Roma, formavano un partito, privo di una precisa organizzazione ma saldamente determinato, cui molti altri – ecclesiastici e laici – si unirono nei decenni a venire. Descrivere il mondo da cui questo partito riformatore emerse è il nostro primo compito.

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