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Nazioni e nazionalismi dal 1780. Programma, mito, realtà PDF

225 Pages·1991·1.144 MB·Italian
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Preview Nazioni e nazionalismi dal 1780. Programma, mito, realtà

Indice p. ix Prefazione Nazioni e nazionalismo 3 Introduzione 19 1. La novità nazione: dalla rivoluzione al liberalismo 55 2. Il protonazionalismo popolare "* 95 3. La prospettiva dei governanti 119 4. La trasformazione del nazionalismo, 1870-1918 155 5, L'apogeo del nazionalismo, 1918-1950 193 6. ìl nazionalismo alla fine del secolo xx 217 Indice analitico Prefazione H presente libro si basa stile Wìles Lectures 'die ho avuto l'onore di tenere ala Queen's University di Belfast nel maggio 1985. Il luogo suggerì l'argomento. Ho ritenuto opportuno articolare il contenuto un po' troppo concentrato delle quattro conferenze di cui si compo ne il ciclo. Siamo cosi davanti a cinque capitoli 'di diversa lunghezza, un'introduzione e alcune considerazioni conclusive. Ho anche sotto posto a revisione il manoscritto: in certa misura per tener conto di materiali comparsi posteriormente; ma soprattutto sulla scorta di quanto discusso col gruppo degli esperti invitati, che costituiscono una delle massime attrattive delle Wiles Lectures per chi ha la fortuna di poterle tenere. Sono grato agli organizzatori di questo ciclo di con ferenze e a tutti i partecipanti alla discussione; in particolare a Perry Anderson, John Breuilly, Judith Brown, Ronan Fanning, Miroslav Hroch, Victor Kiernan, Joe Lee, Shula Marks. Terence Ranger e Gò- ran Therborn. per le osservazioni critiche e gli stimoli, specialmente in relazione all'approfondimento del nazionalismo extraeuropeo. Re sta tuttavia il fatto che mi sono principalmente applicato al secolo xix e ai primi anni del xx, quando la questione è marcatamente eurocen trica o, in ogni caso, ha il proprio centro nelle aree «sviluppate». Dacché ho preso a occuparmi della problematica relativa alle nazioni e al nazionalismo, non sono pochi quelli dai quali ho tratto idee, in formazioni e indicazioni di libri di cui non avrei avuto altrimenti co noscenza. Ben sapendo di essere ingiusto verso gli altri, mi limito qui a citare Kumari Jayawardene e gli altri studiosi dell'Asia meridionale presso il World Institute for Development Economics Research di Helsinki; i miei colleghi e studenti della New School for Social Re search di New York che sono stati messi a conoscenza di parte di que- X Prefazione sto materiale e coi quali l'ho discusso. La ricerca necessaria alla stesu ra del presente libro è stata perlopiù resa possibile da 'una Lever- hulme Emeritus FeUowship, sicché vorrei esprimere qui il mio ap prezzamento per il generoso aiuto ricevuto dal Leverhùlme Trust. «La questione nazionale» è notoriamente una questione contro versa. Non ho tentato di renderla meno controversa. Spero tuttavia che queste conferenze, nella forma stampata che qui hanno assunto, contribuiscano' all'approfondimento del fenomeno storico col quale intendono confrontarsi. Londra 1989. Nazioni e nazionalismo Introduzione Immaginiamo che un giorno, dopo una guerra nucleare, uno sto rico intergalattico atterri su un pianeta ormai morto per indagare sul le cause di una remota piccola catastrofe registrata dai sensori della sua galassia. Costui o costei - evito qui di congetturare sulla riprodu zione degli extraterrestri - prende quindi a consultare biblioteche e archivi rimasti sulla Terra perché la tecnologia degli armamenti nu cleari avanzati obbediva al progetto di distruggere la gente lasciando intatti gli edifici. Dopo aver studiato un po', il nostro osservatore sarà portato a concludere che gli ultimi duecento anni della storia degli uomini sul pianeta Terra risultano incomprensibili senza una qualche cognizione del termine «nazione» e del lessico relativo. È un termine che sembra esprimere qualcosa di piuttosto importante nelle faccen de umane: ma che cosa precisamente? Ecco il mistero. Il nostro stu dioso avrà letto Walter Bagehot, che presenta la storia del secolo xix sotto il segno della « costruzione nazionale »; che però osserva anche, con l'abituale buon senso: «Sappiamo di che si tratta se non ce lo si chiede precisamente, ma incontriamo una certa difficoltà a illustrarlo e definirlo in poche parole» Affermazione che può andar bene per Bagehot e anche per noi, ma non certo per gli storici extragalattici che difettano di quell'esperienza umana che sembra rendere cosi' inequi vocabile l'idea di «nazione». Sono convinto che oggi, grazie a quanto pubblicato sull'argomen- to nel corso degli ultimi qumdici-vent'anni, sarebbe possibile offrire al nostro storico un elenco di letture in grado di aiutarlo, o aiutarla, con opportune analisi, anche a integrazione del lavoro di A. D. Smith, Nationalism: A Trend Report and Bibliography, in cui si può trovare la maggior parte della bibliografia in materia aggiornata alla 4 Introduzione data di pubblicazione2. Non si tratta certo di consigliare in blocco quanto scritto in questo periodo piuttosto che in precedenza; tuttavia il nostro elenco di lettureiarebbe poco spazio a quanto scritto nell'e poca classica del liberalismo del secolo xix per" motivi' che" si chiari ranno in seguito, ma anche perché, allora, furono assai scarsi gli scritti in materia in qualche modo estranei ala retorica nazionalistica o raz zista. Inoltre, i contributi più validi furono assai contenuti, come i passi dedicati all'argomento da John Stuart Mill in Considerations on Representative Government, o la famosa conferenza di Ernest Renan intitolata Qu'est ceqw_c'esium,nation?\ Il nostro elenco di letture ne conterrà poi alcune che sono necessa rie sul piano storico, accanto ad altre, invece non strettamente neces sarie, che rientrano però nel primo serio tentativo di analisi critica del problema, cioè quello costituito dall'importante e sottovalutato di battito che si svolse tra i marxisti della II Internazionale in merito a quella che essi chiamavano «la questione nazionale». Avremo modo di vedere in seguito come mai le migliori teste del movimento sociali sta internazionale, nel quale militavano delle intelligenze piuttosto straordinarie, si applicarono allo studio di questo problema: da Kautsky alla Luxemburg, da Otto Bauer a Lenin per limitarsi ad alcu ni nomi*. Cosi, il nostro elenco conterrà probabilmente qualcosa di Kautsky e, certamente, Die Nationaliiàtenfrage di Otto Bauer, non potendo per altro verso escludere II marxismo e la questione naziona le di Stalin, non tanto per i suoi meriti teorici piuttosto modesti, an corché non del tutto assenti sebbene non di primissima mano; bensì per l'influenza politica che ebbe a esercitare in seguito '. A mio avviso, l'elenco non avrà bisogno di contenere molte cose risalenti all'epoca di quelli che sono stati chiarnatii-«-due padri fonda tori» dello studio accademico del nazionalismo dopo la prima Guer ra Mondiale; ossia Carlton B. Hayes e Hans Kohn \ È del resto affatto naturale che un simile argomento attirasse l'attenzione in un periodo in cui la mappa dell'Europa fu ridisegnata per la prima volta, e su quella scala anche per l'ultima, sulla base del principio di nazionalità; in quello stesso periodo, inoltre, il lessico del nazionalismo europeo fu adottato anche dai nuovi movimenti di liberazione coloniale o di autoaffermazione del Terzo Mondo, ai quali Hans Kohn prestò note- Introduzione 5 vole attenzione3. Indubbiamente gli scritti di quel periodo contengo no molto materiale tratto dalla precedente bibliografia per cui rispar miano allo studioso una notevole quantità di letture di prima mano. C'è tuttavia una ragione di fondo dell'obsolescenza della maggior parte di ciò che fu scritto in quel periodo, ossia che gli aspetti più in novativi, tra l'altro qua e là anticipati dai marxisti, sono diventati nel frattempo addirittura scontati; salvo nell'ambito dei nazionalisti. Co me oggi ben sappiamo, grazie anche al non indifferente contributo dell'epoca di Hayes e Kohn, le nazioni non sono affatto, come invece riteneva Bagehot, « antiche come la storia » \ II significato odierno del termine non risale a prima del secolo XVIII, salvo rare anticipazioni. La bibliografia accademica sul nazionalismo si moltiplicò, ma senza compiere grandi progressi, nei decenni seguenti. Secondo' alcuni, 3 maggior contributo d'innovazione in questo campo sarebbe costitui to dall'opera di Karl Deutsch, che sottolinea l'importanza della co municazione nella formazione delle nazioni; ma per quanto mi ri guarda non considero questo autore indispensabile \ Perché mai la pubblicistica sulle nazioni e il nazionalismo abbia conosciuto una stagione cosi florida a*partire da circa una ventina d'anni fa non è cosi chiaro e, comunque, la. questione si pone vera mente solo per chi crede in tale grande floridezza. Punto di vista non universalmente condiviso. Questione che sarà riconsiderata nell'ulti mo capitolo, benché in maniera non troppo particolareggiata. In ogni caso, io ritengo' che il numero dei lavori che contribuiscono a chiarire effettivamente che cosa siano le nazioni e i movimenti nazionali, al pa ri della funzione storica da essi esercitata, sia maggiore nel periodo 1968-88 che nel quarantennio precedente. Il presente libro s'incari cherà 'di chiarire quali di queste opere io abbia trovato di particolare interesse; può' tuttavia essere utile elencare qui alcuni titoli di partico lare importanza, tra i quali mi limito a citare uno solo dei miei scritti sull'argomentom. La seguente lista va intesa come una specie di intro duzione all'argomento. L'ordine di citazione è quello alfabetico, sal vo nel caso di Hroch, la cui opera inaugurò una nuova era nell'analisi della composizione dei movimenti di liberazione nazionale. 6 Introduzione Hroch, Miroslav, Social Preconditions of National Revival in Euro pe, Cambridge 1985, 'die mette insieme le risultanze di due precedenti lavori già pubblicati a Praga nel 1968 e nel 1971. .. Anderson, Benedict, hnagined Communiiies, London 1983. Armstrong, J., Nations he/ore Natìonalism, Chapel Hill 1982. Breuilly, J., Natìonalism and the State, Manchester 1982. Cole, John W. e Wolf, Eric R., The Hidden Frontier: Ecology and Ethniciiy in an Alpine Valley, New York - London 1974. Fishman, J. (a cura di), Language Problems of Developing Coun- tries, New York 1968. Gellner, Ernest, Nations and Natìonalism, Oxford 1983 [trad. it. Nazioni e nazionalismo, Roma 1985]. Hobsbawm, E. J. e Ranger, Terence (a cura di), The lnvention of Tradition, Cambridge 1983 [trad. it. L'invenzione della tradi zione, Torino 1987]. _ Smith, A. D., Theories of Natìonalism, London 1983 2. Sziics, Jenò, Nation und Geschichte: Studien, Budapest 1981. Tiliy, C. (a cura di), The Formation of National States in Western Europe, Princeton I975^ Ai quali non posso non aggiungere un brillante saggio scritto nello spirito di un'identificazione soggettiva con una «nazione», ma con rara considerazione dd contesto storico e grande capacità di aderire alla materia: Gwyn A. Williams, When was Wales?, inld., The Welsh in their History, London-Canberra 1982. La maggior parte di questa bibliografia si è applicata a rispondere alla domanda: che cos'è una (o la) nazione? Ma proprio per la specifi cità di tale classificazione dei gruppi umani, e nonostante le asserzioni di chi vi appartiene, per cui la nazione sarebbe primaria e fondamen tale per l'esistenza sodale e persino per l'identità individuale di chi ne fa parte, sembra impossibile reperire un criterio soddisfacente in ba se al quale stabilire se questa o quella collettività tra le tante possa es sere definita nazione. Questa difficoltà si può ritenere per certi aspet ti quasi scontata, almeno se si considera che «la nazione » è un nuovo arrivato di recentissima data nella storia degli uomini, quale portato, inoltre, di congiunture storiche assai determinate e localizzate, tanto

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