Modelli politici di Roma antica Luca Pezzi @ Carocci editore Studi Superiori @ Carocci editore Studi Superiori Quali istituzioni politiche hanno accompagnato e determinato la straordinaria vicenda storica di Roma antica? Che cosa conosciamo del loro funzionamento e della loro evoluzione? Quali sono stati i principali interrogativi della lunghissima tradizione esegetica della quale siamo debitori? In base a quali suggestioni, invece, per secoli si è reinterpretato, attualizzato e, non da ultimo, strumentalizzato il vincente -e avvincente -"modello romano" nelle sue varie declinazioni? Per quali ragioni la comprensione di concetti politici d'indubbia attualità non può prescindere dallo studio di Roma antica? Tenendo presenti questi interrogativi di fondo, l'autore propone una guida sintetica al complesso sistema politico-istituzionale romano: un sistema che, lungi dall'essere morto o troppo lontano, offre ancora molti spunti di riflessione. Luca Fezzi insegSntao rrioam anpar esls'oU nivedresgiSlttiàu ddiiP adova. Tral es uep ubblicazFiaolnsiifi:c adzidi oocnuem epnutbib lnieclRilo am a tardorepub(13b3l-3i1 ac.aCn(.La)e M onnie�roo,3 ); n tribCulnood (Liaot erza, �008); n rimpiadniRt oom aR.e psu blilciab,e' rnteào romeBa ennej'a min Constaagnlitin, i dzeitl e rzmoi llen(LneMi oon nie�roq,) ; CatilLiang au.e rra dentRroom a(E diSE�S0,13 ). ISBN 978-88-430-7621-5 I lii I I € 16,00 9 788843 076215 I lettori che desiderano informazioni sui volumi pubblicati dalla casa editrice possono rivolgersi direttamente a: Carocci editore Corso Vittorio Emanuele II, 229 00186 Roma telefono 06 42 81 84 17 fax 06 42 74 79 31 Siamo su: www.carocci.it www.facebook.com/ caroccieditore www.twitter.com/ caroccieditore Luca Fezzi Modelli politici di Roma antica Carocci editore • 1 ristampa, ottobre 2015 • 1 edizione, aprile 2015 ©copyright 2015 by Carocci editore S.p.A., Roma Finito di stampare nell'ottobre 2015 da Grafiche VD srl, Città di Castello (PG) ISBN 978-88-430-7621-5 Riproduzione vietata ai sensi di legge (art. 171 della legge 22 aprile 1941, n. 633) Senza regolare autorizzazione, è vietato riprodurre questo volume anche parzialmente e con qualsiasi mezzo, compresa la fotocopia, anche per uso interno o didattico. Indice Introduzione 9 I. La monarchia, tra leggenda e interpretazioni (ca 753- 509 a.C.) 13 I.I. Sette personaggi misteriosi 13 I.2. I momenti della monarchia 15 1.2..1. Romolo e la civitas I 1.2..2.. Gli altri re della fase latino-sabina I 1.2..3. La grande Roma dei Tarquini I 1.2..4. Da una congiura dome- stica a un nuovo ordine 2. La publica, dalle origini ai Gracchi (ca 509-134 a.C.) 35 res 2.I. Tre secoli e mezzo di equilibrio, Polibio, Cicerone e i moderni 35 2.2. Eventi e problemi politici 37 2..2..1. Dalla monarchia al consolato I 2..2.,2.. Il conflitto patrizio-plebeo (ca 509-367) I 2..2.3. La gloriosa epoca della nobilitas patrizio-plebea 2.3. Il sistema politico-istituzionale 48 2..3.1. Le assemblee del popolo, la civitas, la /ex publica e il processo comiziale I 2..3.2.. Le magistrature I 2..3-3. Il senato I 2..3.4. L'orga- nizzazione dell'Italia conquistata I 2..3.5. Le provinciae, i publicani, il senato e le quaestiones de repetundis 3. Fenomenologia di una crisi: dai Gracchi ad Azio (133- 31 a.C.) 77 3.1 Consolidamento dei personalismi e degenerazione del sistema 77 7 MODELLI POLITICI DI ROMA ANTICA 3.2. Eventi e problemi politici p.1. Dai Gracchi a Silla (133-79) I 3.2..2.. Dalla crisi della "costitu zione sillana" alla morte di Cesare ( 79-44) I 3.i..3. Dalla morte di Cesare ad Azio (44-31) 3.3. I mutamenti del sistema politico e istituzionale I04 3.3.1. Assemblee popolari I 3-3.2.. Magistrature I 3.3.3. Senato I 3.3+ Le quaestiones I 3.3.5. L'Italia e le provinciae 4. Il principato: tra continuità e cesure (ca 30 a.C.-284 d.C.) III 4.I. Lo svuotamento delle istituzioni repubblicane, il prin cipato e la sua crisi III 4.2. Eventi e problemi politico-istituzionali Il3 4.i..1. Augusto e il suo potere I 4.i..i.. La successione e la dinastia giulio-claudia ( 14-68) I 4.i.+ La "prima anarchia militare" e la di nastia flavia (68-96) I 4.i..4. La "monarchia adottiva" e Commodo (96-193) I 4.i..5. La "seconda anarchia militare" e i Severi (193-i.35) I 4.i..6. La "terza anarchia militare" (i.35-i.84) 4.3. Il nuovo sistema politico e istituzionale I29 4.3.1. Il princeps I 4.p. Le assemblee popolari I 4·3-3· La classe diri gente/ 4.3+ Laleggeelagiustizia/ 4.3.5. Le finanze/ 4.3.6. Roma/ 4.3.7. L'Italia I 4.3.8. Le provinciae I 4.3.9. L'esercito I 4.3-10. La III crisi del sec. 5. All'ombra del "dominato" (ca 285-476 d.C.) 5.I. Il nuovo sistema 5.2. Eventi e problemi politici 5.i..1. Diocleziano, la diarchia e la tetrarchia I 5.2..2.. Costantino I 5.i..3. Dai figli di Costantino a Teodosio (337-39i.) I 5.i.+ Da Arca dio e Onorio a Romolo Augustolo (39i.-476) 5.3. Il nuovo sistema politico e istituzionale 5.3.1. Il dominus I 5.3.i.. Gli istituti del potere centrale I 5-3-3· Roma, Costantinopoli, le altre sedi imperiali, il senato e le magistrature I 5.3.4. Il controllo del territorio I 5.3.5. La fiscalità e l'economia I 5.3.6. Laleggeelagiustizia/ 5.p. L'esercito/ 5.3.8. La politica religiosa Glossario I73 Bibliografia 177 8 Introduzione Quale tra gli uomini è così sciocco o indolente da non voler conoscere come e grazie a quale genere di regime politico quasi tutto il mondo abitato sia stato assog gettato e sia caduto in nemmeno 53 anni interi sotto il dominio unico dei romani, cosa che non risulta esse re mai avvenuta sinora? O ancora, chi è appassionato di qualche altro argomento o di qualche altra scienza tanto da considerarli più utili di questa conoscenza? Polibio, Storie, 1,1,5-6 (trad. M. Mari) Quali istituzioni politiche hanno accompagnato - e quindi determi nato - la straordinaria vicenda storica di Roma antica? Cosa cono sciamo del loro funzionamento e della loro evoluzione? Quali sono stati i principali interrogativi della lunghissima tradizione esegetica della quale siamo, più o meno consapevolmente, debitori? In base a quali suggestioni, invece, per secoli si è reinterpretato, attualizza to e, non da ultimo, strumentalizzato il vincente - e avvincente - "modello romano", nelle sue varie declinazioni? Per quali ragioni la comprensione di concetti politici d'indubbia attualità - come im perialismo o repubblicanesimo - non può prescindere da quella di Roma antica? È a partire da queste domande che affronteremo la complessa realtà politico-istituzionale romana: realtà che, lungi dall'essere qualcosa di morto o lontano, pare ancora in grado di far riflettere. La principale sfida consiste nel dover delineare, a posteriori, un si stema basato sull'evidenza storica. Roma, infatti, non ha mai avuto una "costituzione" e, «più di ogni altro Stato, si è formata ed è cresciuta naturalmente» (Polibio, Storie, 6,9,13). Non è neppure stata oggetto, nell'antichità, di riflessioni politiche paragonabili a quelle che hanno interessato il mondo greco. Roma non è stata, neppure, una realtà immobile. Dalla fondazio ne dell'Urbe - a opera del mitico Romolo nell'altrettanto mitico 21 aprile del 753 a.C. - sino alla "fine" della romanitas occidentale - in genere fatta coincidere con la deposizione del giovane imperatore Fla vio Romolo Augusto (detto poi Augustolo) da parte del germano Fla vio Odoacre (476 d.C.) - trascorsero più di 12 secoli. In tale lasso di 9 MODELLI POLITICI DI ROMA ANTICA tempo, attraverso graduali ma non lievi trasformazioni, la città-stato dei sette colli costituì un'entità giunta a controllare - alla sua massima espansione, nel 117 d.C. -una superficie tra i 5 e i 6 milioni di chilome tri quadrati. Poco più di un quarto dell'ex Unione Sovietica tra il 1945 e il 1991> e poco più di un sesto dell'Impero britannico nel 1922, ma pur sempre, per estensione, uno tra i maggiori imperi dell'antichità, disposto su tre continenti e, soprattutto, attorno al ricco, densamen te e variamente popolato bacino del Mediterraneo. Fu soprattutto la "durata" a rendere possibile la "romanizzazione" di ampie regioni, che lascia tuttora testimonianze indelebili. Dal punto di vista della "ricezione", il fenomeno politico-istituzio nale romano è stato altrettanto importante. Ciò è più che palese nel caso del diritto, in primis nella sua com ponente privatistica, probabilmente la creazione più fortunata del la romanitas. La giurisprudenza latina ha infatti costruito una realtà omogenea, che -grazie anche al successivo ordinamento giustinianeo - ha conservato, reinterpretandole, le stratificazioni di oltre un millen nio. Gli insegnamenti del cosiddetto corpus iuris civilis* (529-534) per meano tutto il diritto dell'Europa continentale, soprattutto grazie a innumerevoli riprese: con il Sacro romano impero, il prerinascimento italiano, le scuole dei glossatori e dei commentatori, la scuola tedesca del "diritto naturale", le codificazioni sintetiche successive alla Rivolu zione francese (tra cui quella passata alla storia come Code Napoléon, entrata in vigore con legge del 21 marzo 1804), e infine con la reazione tedesca in chiave storicistica, che diede vita a un sistema esegetico tut tora imprescindibile. Da un punto di vista più propriamente politico, anche dopo il 476 Roma ha costituito, per l'Occidente, un assai meno sistematico ma al trettanto ambìto modello di ordine, stabilità e successo. Per secoli i governanti hanno guardato a essa come a un ideale, muovendosi tra dubbie continuità e improbabili rinascite, senza far mancare esiti in fausti. Del resto, anche dal ben più autorevole punto di vista della ri flessione istituzionale e politica si deve prendere atto di un'influenza mai venuta meno. Organismi e procedure palesemente ispirati a quelli antichi hanno contribuito a determinare, in innumerevoli contesti, le regole del gioco. Il pensiero politico ha poi reinterpretato Roma con costanza tale da permetterci di guardare alle infinite letture della stes sa come a uno straordinario indice dei mutamenti di sensibilità. Tale influenza, chiarissima per esempio in Dante (1313), Machiavelli (1531), IO INTRODUZIONE Montesquieu (1734 e 1748) o Rousseau (1762), si è gradualmente ri dotta solo a partire dalla Restaurazione. Pensatori quali Constant (1819 ), Hegel (1837) e Marx (1845 e 1852) hanno quindi sottolineato le molte differenze tra antichità e moder nità: di natura politica (la partecipazione del cittadino al processo de cisionale, in contrasto con la moderna rappresentanza), culturale (il peso della religione civica e del militarismo nella città-stato antica) ed economica (il sistema di produzione schiavistico, preindustriale e pre capitalista). Sull'alterna fortuna politica del modello romano ci dovremo per forza limitare, nel corso della trattazione, a brevissimi cenni. Vale qui la pena ricordare invece che la cesura teorica sorta con la Restaurazio ne non ha tuttavia intaccato l'interesse per lo studio delle istituzioni, sino all'Ottocento incentrato soprattutto sull'età imperiale e sulle co dificazioni, prime fra tutte il Codice teodosiano* e il cosiddetto corpus iuris civilis. Una riscoperta della repubblica, in chiave istituzionale, si è avuta a partire dal Diritto dello Stato romano (1871-87) di Theodor Mommsen (1817-1903), padre dello studio moderno di Roma antica e premio Nobel per la letteratura nel 1902. L'indagine, da allora, è dive nuta sempre più "scientifica". Sono altresì sorte nuove tendenze, spesso critiche nei confronti di un'opera e di un metodo che hanno rischiato di modernizzare, alla luce dell'anacronistico concetto di Stato, quella realtà lontana, così come di "congelare" in schematismi giuridici feno meni di grande complessità. Ai primi del Novecento ha preso piede una lettura politica di carattere sociologico e soprattutto prosopogra fico, attenta alle élite. Si sono affermate nel contempo letture d'ispira zione socialista, particolarmente sensibili al ruolo della plebe, e mar xista, particolarmente concentrate sul tema della schiavitù. Vari e di diversa natura sono stati poi gli sguardi interessati alla Roma "imperia listà' e alla "romanizzazione". Si è quindi sviluppata, sempre nel corso del Novecento e anche grazie ai progressi dell'epigrafia, un'attenzione particolare per la "periferia", vale a dire per le diverse regioni dell' impe ro. Più recenti ma non meno centrali sono state le ricadute, anche negli studi politico-istituzionali, del dibattito sul "tardoantico': con le sue continuità e cesure, tra antichità e medioevo. L'elenco, naturalmente, potrebbe essere ben più lungo; anche in questo caso ci dovremo limi tare, nel corso della trattazione, a brevi cenni. Vale qui la pena ricordare che, sebbene lo studio delle istituzioni politiche romane sia divenuto sempre più "scientifico", non per que- II