Modelli di ragionamento nella filosofia moderna a cura di Carlo Natali, Franco Ferrari ARACNE Copyright © MCMXCIX ARACNEeditrice S.r.l. www.aracneeditrice.it [email protected] via Raffaele Garofalo, 133 a/b 00173 Roma (06) 93781065 fax (06) 72678427 ISBN88–7999–223-6 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo, sono riservati per tutti i Paesi. Non sono assolutamente consentite le fotocopie senza il permesso scritto dell’Editore. I edizione: 1999 INTRODUZIONE Il laboratorio didattico di filosofia dell’IRRSAE Veneto è costi- tuito da un docente universitario, prof. Carlo Natali (Università di Venezia), per la consulenza scientifica del progetto; da sette docenti della scuola secondaria superiore delle province di Padova, Venezia, e Vicenza: prof.essa Nadia Lucchesi (Liceo clas- sico Franchetti di Mestre); prof.essa Marina Da Ponte Orvieto (già Liceo classico Franchetti di Mestre); prof. Stefano Maso (Liceo classico Franchetti di Mestre); prof.essa Luisa di San Bonifacio (già Liceo scientifico Fermi di Padova); prof. Mario Quaranta (già Liceo classico Tito Livio di Padova); prof. Armando Girotti (Liceo scien- tifico Cornaro di Padova); prof. Italo Francesco Baldo (Liceo clas- sico Pigafetta di Vicenza); da un docente comandato presso l’IRRSAE Veneto, prof. Franco Ferrari, coordinatore del laboratorio. Il laboratorio didattico di filosofia si è riunito mensilmente dal Settembre del 1992 e ha realizzato, attraverso la costruzione di un percorso didattico scandito in sette unità, un corso di base sui Modelli di ragionamento nella filosofia moderna per il II° anno di filosofia nella scuola secondaria superiore, secondo una finalità generale prioritaria: l’educazione al pensiero consapevole. Gli obiettivi specifici individuati sono: saper riconoscere le parole–chiave del ragionamento, saper argomentare, saper giu- stificare le proprie posizioni, saper rispondere alle obiezioni, saper costruire un ragionamento con tenuta logica, saper confu- tare un ragionamento. Le sette unità didattiche sono state costruite per essere distri- buite in sequenza agli studenti, in un anno scolastico di 70/80 ore di insegnamento/apprendimento, con verifiche in itinere e finali. 5 I materiali predisposti sono stati sperimentati in classe dai docenti del laboratorio didattico, che hanno iniziato una concre- ta collaborazione nella prassi didattica. È stato organizzato così un percorso didattico che ha privile- giato la lettura diretta e la comprensione del testo filosofico da parte degli studenti. Il laboratorio didattico di filosofia ha poi deciso di verificare la qualità della proposta didattica attraverso due Corsi di Ag- giornamento per 50 docenti di filosofia delle province di Padova e di Venezia, che si sono tenuti presso il Liceo Cornaro di Padova e il Liceo Franchetti di Mestre, dal Gennaio al Giugno 1993. I docenti/corsisti hanno mostrato notevole interesse per i materiali, hanno discusso l’ipotesi generale, la finalità e gli obiet- tivi. Alcuni di loro hanno chiesto di sperimentarli in classe, assi- stiti dai docenti del laboratorio didattico. Attuate la verifica e la rielaborazione dei materiali nel Settembre 1993, grazie alle osservazioni dei corsisti, il laboratorio didattico ha sostenuto la sperimentazione in classe delle sette unità didattiche per dieci docenti dei filosofia delle province di Padova e Venezia, scelti tra i Corsisti. Verificata la qualità del percorso didattico con i docenti/speri- mentatori nel Giugno 1994, il laboratorio didattico ha preparato la redazione definitiva dei materiali che sono stati presentati nell’ Ottobre del 1994 a dieci nuovi docenti delle sette province del Veneto per la sperimentazione assistita a distanza nell’anno 1994/95 e per la valutazione finale sul grado di autonomia del II° Corso di filosofia per la scuola media superiore. Come si vede si tratta di un progetto particolarmente articola- to, che è durato tre anni e che ha coinvolto settanta docenti di filosofia del Veneto, ha permesso una notevole circolazione delle esperienze didattiche e un confronto serrato tra impostazioni metodologiche e contenutistiche diverse. Si è concretizzato alla fine in questo libro, che esce con qualche anno di ritardo rispetto al previsto, per difficoltà editoriali, ma che ritengo attuale nel pro- getto, nella elaborazione dei materiali e nella metodologia seguita. Spero che in questo modo venga rilanciato il dibattito sui Modelli di Ragionamento nella filosofia moderna a livello nazio- nale, che ci permetterà di finire l’opera con la pubblicazione dei materiali del terzo anno di corso entro il 2000 (Modelli di Ragionamento nella filosofia contemporanea — ’800 e ’900: 10 6 unità didattiche, già predisposte, sperimentate in classe, validate da 70 docenti/sperimentatori e rese definitive dal laboratorio) grazie alla Casa Editrice Aracne, che ha riconosciuto la qualità del progetto complessivo. Un ringraziamento a tutti i docenti che hanno contribuito con le osservazioni a migliorare il progetto e i materiali, in particola- re ai docenti del laboratorio didattico che hanno visto e rivisto il lavoro più volte, al personale dell’IRRSAE Veneto che ha realiz- zato con pazienza le numerose stesure del libro. Franco Ferrari coordinatore del laboratorio didattico di filosofia IRRSAE Veneto 7 PREFAZIONE Prosegue con questo secondo volume la serie di ricerche su un nuovo approccio didattico al pensiero filosofico, iniziata con il volume sui “Modelli di ragionamento nella filosofia antica”, Laterza 1994, ed al quale rimandiamo il lettore che voglia avere informazioni dettagliate sulle ipotesi teoriche ed i percorsi di ricerca che stanno alla base del nostro lavoro. Il gruppo degli autori non è cambiato di molto, dal volume precedente: i colle- ghi Maso e Quaranta sono subentrati al posto delle colleghe Crepaldi e Seviani Bortot, che non hanno potuto proseguire, per differenti ragioni, il lavoro comune. Anche il metodo di presen- tazione non è cambiato di molto; la scelta degli autori da pre- sentare è stata ancora una volta estremamente selettiva, ed i limiti stretti entro i quali abbiamo deciso di tenerci ci hanno por- tato a dover compiere sacrifici ed esclusioni molto dolorose (citerò solo il nome di Leibniz). Lo stratagemma di accorpare alcuni nomi attorno ad un tema comune, come Pascal–Spinoza o Hobbes–Locke–Hume, ha permesso di recuperare una parte di ciò cui avremmo altrimenti dovuto rinunciare. Ma anche questa volta il nostro intento non è stato quello di dare una scelta com- pleta, nemmeno per gli autori maggiori. Crediamo ancora nell’u- tilità di limitarsi al poco e al bene, che significa, nel concreto, leggere ampie sezioni di pochi autori emblematici di una parti- colare fase del pensiero europeo, invece di dare poche e scarne notizie su di una massa di autori spesso ridotti a puri nomi. Le sezioni più tecniche sono state sviluppate ed approfondite, le introduzioni per i docenti sono state rese maggiormente puntua- li, e l’annotazione per gli studenti è stata ampliata, anche se il risultato perfetto sarebbe dotare questi testi di un commentario continuo ad uso dei lettori più giovani; gli obiettivi didattici sono 9 stati calibrati in modo più accurato (si veda l’articolata esposizio- ne data su questo punto da Girotti), e particolare cura hanno avuto le schede valutative finali e le bibliografie (particolarmente ampie quelle di Lucchesi e Maso). Centro delle ricerche di questo volume è il concetto di ma- tematismo. La matematica ed i modelli di ragionamento filoso- fico ad essa ispirati sono l’asse portante di una parte notevolis- sima del dibattito sul metodo della filosofia, e sulle regole per un pensare corretto, nei secoli che stiamo esaminando. Si tratta non solo di un modello teorico, ma anche del procedimento razionale che, a parere dei filosofi, deve essere applicato da tutti gli uomini nella ricerca della felicità, e per la liberazione dalle false opinioni e dagli oscurantismi. Ma anche altre esperienze e strade diverse sono documentate sia pure parzialmente. Le posi- zioni di Bruno e Kant, esterne per opposte ragioni alla vicenda del matematismo, inquadrano tutta la sezione. Rispetto al mondo antico, la questione dei modelli di ragio- namento assume nell’età moderna una sfumatura di significato nuova e diversa. Nel pensiero antico, infatti la vicinanza, fatta di collaborazione e di lotta, tra filosofi e retori, aveva portato a sot- tolineare, nelle forme di argomentazione, gli aspetti più legati alla giustificazione di una convinzione già raggiunta, ed alla sua difesa contro le altre scuole, nonché all’attacco delle scuole riva- li. Lo scopo del ragionamento, nella filosofia antica, era spesso il convincere un pubblico colto di ascoltatori interessati, pubblico che, in età ellenistica e romana, giunse a comprendere re e con- dottieri, consoli e imperatori. Nella fase di cui ci occupiamo qui, al contrario, di frequente vediamo filosofo dedicarsi a narrare la storia della propria ricerca, gli ostacoli incontrati ed il modo in cui questi sono stati superati, in modo da mostrare dal punto di vista soggettivo la costruzione della propria dottrina. Tale approccio non è assente dalla letteratura filosofica antica (si pensi all’autobiografia intellettuale di Socrate nel Fedone), ma è relativamente poco diffuso. In questa fase invece l’analisi dei modelli di ragionamento diviene anche l’analisi dei percorsi attraverso i quali i vari filosofi sono giunti a sostenere una certa tesi. Ciò permette di superare l’immagine manualistica della filo- sofia come una serie di risposte differenti a problemi sempre uguali, succedentesi nel tempo solo per l’abitudine dei filosofi di darsi torto reciproco. 10 Come nel primo volume, anche in questo i vari autori hanno interpretato il tema comune secondo le loro convinzioni e la pro- pria sensibilità. Ad esempio, il saggio iniziale si tiene alquanto a lato del filone principale della ricerca: in esso, come nel saggio che apriva il primo volume, appare, ora a proposito di Bruno, la tesi dell’importanza del mito e della magia come contro–modello filosofico, da opporre alla razionalità basata sul principio di non–contraddizione, incarnata, secondo quanto si legge, dalla figura opprimente di Aristotele. L’autrice ripercorre lucidamente e con molta precisione i legami di Bruno col pensiero antico, le sue connessioni con la sapienza ermetica, la sua preferenza per schemi di ragionamento analogico, o basati su simboli e metafo- re; nulla di tutto ciò, a nostro parere, in linea di principio sfugge ad una analisi formale, e il lettore avvertito intenderà soprattutto come espressione delle preferenze personali dell’autrice i raffron- ti tra Bruno e certe tendenze dei circoli filosofici femminili del nord–est italiano, che troverà, sparsi qua e là nel testo. Il saggio su Galileo mostra bene come il punto di vista soggettivo e la descrizione delle varie fasi del proprio ricercare costituiscano una caratteristica fondamentale dell’argomentare di Galilei. Da Ponte infatti ci mostra dettagliatamente come cose apparentemente opposte e incompatibili, la struttura matematica del sapere e l’o- perare incerto, per tentativi, del ricercatore, si uniscano nelle opere di Galilei. L’ideale del pensiero galileiano è presentato in maniera efficace come il mettere insieme, in un solo processo, l’impegno descrittivo della scienza della natura aristotelica e l’i- deale formale del matematismo di origine platonica. Centro del saggio su Cartesio è la stretta connessione tra la riflessione filosofica e la pratica scientifica del filosofo. L’analisi dei procedimenti cartesiani parte dal metodo, per poi passare all’analisi delle opere scientifiche e poi alle questioni più generali, il dubbio e la posizione dell’uomo nella natura. Ne deriva una interpretazione molto unitaria, in cui l’attenzione del lettore è gui- data verso il metodo analitico, elementarizzante del filosofo, per cui, come viene detto, l’algebra assume il valore di una logica della razionalità scientifica. In sintesi più breve, ma che non rispecchia una minore importanza dei temi trattati, gli altri saggi mostrano gli sviluppi del matematismo, e le contestazioni sorte contro di esso. L’analisi di Pascal e Spinoza si concentra sul con- cetto di regola, che unisce un ampio arco di pensatori, fino a 11 Newton; il giusnaturalismo è assunto, nella sezione che va da Hobbes a Hume, come modello di una ricostruzione schematica e razionale degli eventi umani; in Vico, a partire dalla nozione — di origine greca — per cui conoscere è cogliere le cause, si mostra il passaggio all’identità di fare e conoscere. Infine il saggio su Kant, più che individuare un preciso modello di ragionamento tipico della critica, mostra come il modello di razionalità kantiana non sia più uno strumento per estendere le conoscenze, ma serva a disciplinare le pretese della ragione e ad evitare, se correttamente applicato, gli errori del pensiero. Si apre con questa interpretazio- ne del ruolo della filosofia una nuova fase, quella della filosofia come terapia degli errori della metafisica, che avrà una rinascita nella prima meta del nostro secolo, e trova a tutt’oggi molti appas- sionati difensori. Anche per questa serie di indagini vale quello che si diceva per il primo volume: l’interesse principale delle analisi presen- tate non è sul fronte della ricerca storico–filosofica, né si vuole informare il lettore delle ultimissime tendenze della critica sul tema del cogito o su quello del giusnaturalismo, ma si vuole presentare una possibile pratica didattica, centrata sull’aspetto più caratterizzante della riflessione filosofica, cioè i modi di dar ragione dei propri principi. L’insegnamento della filosofia nelle scuole superiori è pratica- to nel nostro paese, in Francia, in alcuni cantoni Svizzeri, e in pochi altri paesi europei, e, in un’ottica superficiale, si potrebbe facilmente credere che venga messo in crisi dal confronto con quanto avviene nei paesi europei economicamente più stabili, in cui la formazione filosofica è riservata al livello universitario. Ma è una visione provincialistica dell’integrazione europea quella che giudica che compito del nostro paese sia esclusivamente l’a- deguarsi alle tendenze più diffuse nel resto del continente. A noi non pare che debba essere necessariamente così, e che alcune caratteristiche peculiari della nostra organizzazione scolastica, come il largo spazio fatto alla filosofia, possono costituire l’ap- porto originale della cultura italiana a un processo di integrazio- ne cui le culture dei vari paesi contribuiscono in modo paritetico, ognuna con le sue specificità. Ma un insegnamento della filosofia nelle scuole, sia pure impostato in forma storica, può giustificare la propria esistenza tanto più facilmente, quanto più si presenta 12