IV bozza LIDIA 21-10-2008 14:34 Pagina 3 lidia palumbo mivmhsi" rappresentazione, teatro e mondo nei dialoghi di platone e nella poetica di aristotele loffredo editore - napoli IV bozza LIDIA 21-10-2008 14:34 Pagina 1 skevyi" collana di testi e studi di filosofia antica 21 IV bozza LIDIA 21-10-2008 14:34 Pagina 2 IV bozza LIDIA 21-10-2008 14:34 Pagina 3 lidia palumbo mivmhsi" rappresentazione, teatro e mondo nei dialoghi di platone e nella poetica di aristotele loffredo editore - napoli IV bozza LIDIA 21-10-2008 14:34 Pagina 4 Proprietà letteraria riservata La Loffredo Editore Napoli Spa è azienda certificata del sistema di qua- lità aziendale in conformità ai canoni delle norme UNI EN ISO 9001. © 2008 by LOFFREDO EDITORE S.P.A. Via Capri, 67 80026 Casoria (NA) http://www.loffredo.it E-mail: [email protected] IV bozza LIDIA 21-10-2008 14:34 Pagina 5 Ad Alfonso, Lorenzo e Luca che sono tutta la mia vita. IV bozza LIDIA 21-10-2008 14:34 Pagina 6 IV bozza LIDIA 21-10-2008 14:34 Pagina 7 Ringraziamenti Nel presentare alla stampa i risultati definitivamente provvisori di queste mie ricerche sul tema della rappresentazione, con cui secondo l’ipotesi presentata in questo volume va tendenzialmente ad identifi- carsi la mimesis di cui parlano i filosofi antichi, ricerche che riflettono nella forma e nei contenuti quella natura di work in progressche si ritro- va negli studi di tutti i temi la cui discussione continua ad appassiona- re la letteratura scientifica contemporanea, sento forte il dovere, e il piacere, di ringraziare tutti coloro i quali, a diverso titolo, hanno lavo- rato con me: Mariarosaria Fortunato e Massimo Acunzo, preziosi cor- rettori di bozze; Anna Motta, appena laureata nel corso di studi spe- cialistici in Filologia, Letterature e Civiltà del Mondo Antico, che ha tradotto con me l’intera Poetica di Aristotele; Silvio Marino, impegna- to nella elaborazione di una tesi dottorato su Platone, che ha letto e discusso l’intero dattiloscritto; Angela Fedele, che ha saputo conciliare la didattica scolastica con la frequenza ai seminari platonici e che non mi ha fatto mancare le sue preziose correzioni su tante questioni di det- taglio; Serafina Rotondaro, che nonostante il suo nuovo impegno di Dirigente Scolastico ha trovato il tempo di leggere la mia mimesis; Valeria Sorge e Nicola Russo, che hanno seguito ed incoraggiato l’inte- ro lavoro; Alessandro Stavru e Graça Gomes De Pina, che mi hanno aiutato in mille modi, prestandomi anche libri introvabili e soprattut- to il mio maestro ed amico Gianni Casertano, che da vero maestro e da vero amico non mi ha risparmiato alcuna critica e che, pur non condi- videndo quella che lui chiama la “prospettiva ontologica” di questa mia ricerca, ha accettato, con piacere ed affetto, di ospitarla in questa sua collana che peraltro, a partire da questo volume, e per sua volontà, diventa la nostra collana. L. P. IV bozza LIDIA 21-10-2008 14:34 Pagina 8 A me è toccato vedere quel che accadeva qui, a Madrid, – continuò mio padre, – e addirittura ho sentito più di quello che ho visto, molto di più. Non so che cosa sia peggio, se ascoltare il racconto o essere presente ai fatti. Forse la seconda cosa risulta più insopportabile e spaventa di più al momento, ma è anche più facile cancellarla, od offuscarla e ingannarsi in seguito al riguardo, convincersi di non aver visto ciò che invece si finì per vedere. Pensare che si fosse anticipato con la vista quello che si teme- va capitasse e che alla fine non era successo. Il racconto è invece cosa con- clusa e inconfondibile, e se è scritto si può ritornarvi e verificare; e se è orale possono raccontarvelo di nuovo, anche se così non fosse: le parole sono più inequivocabili dei fatti, almeno quelle che uno sente, rispetto a quelli che vede. A volte questi sono soltanto intravisti, è come una raffica di visione, non dura nulla, una vampata che oltretutto acceca gli occhi, e questo è possibile manipolarlo dopo con la memoria, renderlo decente, che invece non ci permette troppo travisamento dell’ascoltato, del raccon- tato (J. MARÍAS, Il tuo volto domani. 2 Ballo e sogno, tr. it., Torino Einaudi 2007, pp. 238-239). È un po’ un lavoro poetico. Il ferro, così come il verso, resiste al volere dell’uomo. Ma verso su verso verso su verso ed ecco una poesia singolare. Sopra tutti quei versi, al terzo piano trasferisce il suo alloggio il sale occhiazzurrino delle cose. […]. (M. VÁLEK, I piegatori di ferro, in I quattro libri dell’inquietudine, tr. it. «Plural», IV (1990), pp. 27-39) IV bozza LIDIA 21-10-2008 14:34 Pagina 9 Introduzione Se leggiamo i passi della Poetica dedicati alla mimesis e se la nostra lettura è priva di preconcetti e guidata dalla tensione a capire che cosa stia dicendo Aristotele, scopriamo che mimesisè una nozione non sem- pre intesa correttamente dagli interpreti moderni. Normalmente tra- dotta in italiano1 con il termine “imitazione”, essa si rivela invece, ad un’analisi attenta dei contesti testuali, qualcosa di molto diverso. Aristotele parla della mimesis quando parla della poesia e stabilisce che ogni forma poetica è una forma di mimesis. Quando ne parla, usa il ter- mine come se esso fosse ben chiaro ai suoi interlocutori2; accade infat- ti che la nozione di mimesisdovrà servire a spiegare che cosa sia la poe- 1Sonoproprio le traduzioni italiane, e in certa misura anche la letteratura critica ita- liana, come si vedrà, a restare legate ad un’interpretazione superata della nozione di mime- sis. In Francia e nei paesi anglosassoni, invece, un ampio dibattito sull’argomento ha avuto come conseguenza immediata l’abbandono dell’abitudine di tradurre mimesiscon “imita- zione”. Basti qui citare DUPONT-ROC& LALLOT1980 e HALLIWELL1986. Sull’opportunità di rendere mimesiscon “rappresentazione” cfr. RICOEUR1981, 10. Ma sulla problematicità di questa traduzione si veda già LANZA1994 (prima edizione 1987), 57-59. 2 La circostanza è evidenziata da LAURENTI 1984, 53, che sottolinea come nella Poetica, già dalle prime righe, Aristotele usi «il concetto di mimesi con molta disinvoltu- ra, senza fermarsi a spiegarlo». Ciò indica, secondo lo studioso, quanto «Aristotele lo desse per scontato»: doveva averne trattato – aggiunge – in qualche opera «e non so in quale più che nel peri; poihtw`n», che dunque «può essere considerato una fonte della Poetica». Laurenti ricorda pure che quello di mimesi era concetto fondamentale della filosofia di Platone e che il problema estetico del rapporto mimetico tra l’opera artistica e l’idea si inquadra, nella filosofia di Platone, nel più ampio quadro del problema dei rapporti tra le idee e le cose (ivi, 51). Sarebbe interessante – scrive Laurenti – «conoscere le discussioni che in proposito si ebbero nell’Academia e di quanti criticarono la mimesi e di quanti con Platone tentarono di difenderla. Purtroppo abbiamo solo qualche eco conservataci dai suoi discepoli, da uno segnatamente, Aristotele, che più degli altri meditò sul problema, in tutta la sua ampiezza metafisica e, risoltolo secondo i suoi principi, alla luce delle risul- tanze dedotte affrontò quello più ristretto relativo all’estetica» (cfr. ivi, 51-52).