Biblioteca Storica Laterza Rosario Villari Mille anni di storia Dalla città medievale all'unità dell'Europa Editori Laterza © 2000, 2005, Gius. Laterza & Figli Edizione digitale: aprile 2018 www.laterza.it Proprietà letteraria riservata Gius. Laterza & Figli Spa, Bari-Roma Realizzato da Graphiservice s.r.l. - Bari (Italy) per conto della Gius. Laterza & Figli Spa ISBN 9788858132807 È vietata la riproduzione, anche parziale, con qualsiasi mezzo effettuata Indice Premessa alla nuova edizione Premessa alla prima edizione I. L’inizio del millennio: una svolta nella formazione della civiltà europea 1. La rivoluzione cittadina e l’organizzazione del Comune 2. Le crociate e i movimenti di riforma religiosa II. I primi nuclei dello Stato-nazione 1. Francia, Inghilterra, Spagna 2. In Italia: regno meridionale e conflitto tra impero e Comuni 3. La Chiesa e l’impero. Federico II III. Dalla fine dell’universalismo politico alla grande crisi del Trecento 1. Sviluppo economico e trasformazioni politiche in Italia 2. Bonifacio VIII, Filippo IV di Francia e la concezione della sovranità 3. La peste nera e la crisi sociale del Trecento 4. La Chiesa senza riforma IV. Le nazioni e l’evoluzione dello Stato nei secoli XIV e XV 1. Guerre esterne e guerre civili nella formazione della coscienza nazionale in Francia e in Inghilterra 2. La penisola iberica: unificazione dinastica della Spagna e vocazione marinara del Portogallo 3. Il particolarismo germanico 4. Formazione, equilibrio e crisi degli Stati italiani 5. L’Europa orientale e gli imperi asiatici V. La civiltà del cambiamento. Il Rinascimento e la Riforma 1. Una nuova visione del mondo: il Rinascimento 2. Colonialismo e mutamenti sociali 3. La Riforma protestante 4. Il protestantesimo oltre i confini della Germania VI. Nell’Europa divisa: guerre per l’egemonia e Controriforma 1. Accentramento e rafforzamento dello Stato 2. Monarchie nazionali, impero asburgico e guerre per l’egemonia. La fine della «libertà italiana» 3. L’età di Carlo V. La ripresa delle guerre d’Italia 4. Controriforma e riforma cattolica VII. Conflitti religiosi e nazionali nella seconda metà del Cinquecento 1. La monarchia cattolica di Filippo II: le premesse di una lunga decadenza 2. Guerre di religione e trasformazione politica. La rivoluzione dei Paesi Bassi. Il conflitto tra cattolici e ugonotti in Francia 3. L’Inghilterra elisabettiana e la sconfitta dell’Invincibile Armata 4. La controffensiva cattolica nel Mediterraneo 5. Economia, politica e religione nell’Europa nord-orientale e in Germania VIII. Tra XVI e XVII secolo: le contraddizioni dell’età barocca 1. Dal naturalismo rinascimentale alla rivoluzione scientifica 2. La caccia alle streghe e la pratica giudiziaria della tortura 3. La tratta degli schiavi africani e la nuova fase del colonialismo 4. Nuove difficoltà dell’economia europea 5. La ricerca della stabilità politica in Francia, in Inghilterra e nella Repubblica delle Province Unite 6. Il problema della decadenza della Spagna IX. Guerra dei Trent’anni, rivoluzioni e assolutismo 1. Dalla defenestrazione di Praga alla pace di Westfalia 2. Le rivoluzioni contemporanee: Catalogna, Portogallo, Napoli, Francia, Inghilterra 3. L’assolutismo di Luigi XIV. La Francia del «Grand Siècle» 4. Assolutismo e servitù della gleba in Russia.Decadenza della Polonia, ascesa della Prussia 5. L’Inghilterra dopo la rivoluzione. Le origini dell’opposizione ideale e politica all’assolutismo X. L’invenzione del progresso 1. La crescita demografica e lo sviluppo del capitalismo 2. L’equilibrio europeo tra conflitti dinastici e coloniali 3. La cultura dell’illuminismo 4. La crisi dell’antico regime e il movimento riformatore 5. L’influenza della rivoluzione americana in Europa XI. La genesi dell’età liberale: rivoluzione francese, impero napoleonico, Restaurazione 1. Come finì l’antico regime e nacque il sistema liberal-costituzionale in Francia 2. La guerra, la repubblica e il Terrore 3. Il Direttorio e l’ascesa di Napoleone Bonaparte. Campagna d’Italia e spedizione in Egitto. Esperienze repubblicane in Italia 4. Conquiste e riforme: l’impero napoleonico e la società europea 5. Resistenze nazionali: la sconfitta di Napoleone e la Restaurazione XII. Rivoluzione industriale, capitalismo agrario e trasformazione della struttura sociale 1. Il modello inglese e l’espansione della rivoluzione industriale 2. Tipologia dello sviluppo capitalistico delle campagne 3. Mentalità e trasformazione sociale 4. Cultura e lotta politica: il liberalismo; le organizzazioni degli operai XIII. Dai movimenti liberali alla sconfitta delle rivoluzioni nazionali e democratiche del 1848 1. I primi tentativi costituzionali. L’indipendenza della Grecia 2. La svolta liberale del 1830: la rivoluzione di luglio in Francia e le sue ripercussioni 3. La frattura tra liberali e democratici 4. Il problema delle nazionalità e dei popoli oppressi: il caso italiano 5. Le rivoluzioni del 1848 XIV. Trasformazione dell’Europa: l’unificazione nazionale in Italia e in Germania 1. Reazione politica e progresso economico dopo il 1848.Il secondo impero in Francia 2. Cavour, i democratici e l’unificazione italiana 3. L’Italia dopo l’unità: i fondamenti sociali dello Stato e la lotta politica 4. Tra liberalismo e nazionalismo: Bismarck e l’unificazione della Germania 5. Riforme nell’impero asburgico, in Russia e in Inghilterra 6. La guerra franco-prussiana e la formazione dell’impero germanico XV. Civiltà industriale, movimento socialista e creazione del sistema democratico 1. L’età della grande industria 2. Il marxismo e l’Internazionale. Il movimento sociale cristiano 3. Un grande problema storico e attuale: l’eguaglianza politica 4. La sinistra liberale e l’industrializzazione italiana 5. La Germania da Bismarck al «Neue Kurs» 6. La Francia dalla repubblica conservatrice alla vittoria radicale 7. Liberali, conservatori e laburisti in Gran Bretagna 8. La Russia: autocrazia e industrializzazione XVI. Imperialismo, nazionalismo, Grande Guerra 1. Teoria e pratica dell’imperialismo 2. La spartizione dell’Africa e dell’Asia e i rapporti tra gli Stati europei 3. Cultura e lotta politica nella «belle époque» 4. Offensiva democratica: le prime rivoluzioni del Novecento 5. Le premesse ideologiche della controrivoluzione nazionalista 6. L’Italia giolittiana: il cammino interrotto verso la democrazia 7. Origini e svolgimento della Grande Guerra 8. La disfatta degli imperi centrali e i trattati di pace XVII. La rivoluzione russa, la crisi dello Stato liberale e il fascismo 1. La rivoluzione russa 2. Crisi e stabilizzazione in Europa centro-occidentale: Inghilterra, Francia e repubblica di Weimar 3. L’avvento del fascismo 4. Politica economica e consolidamento del regime fascista XVIII. Grande depressione del 1929, avvento del nazismo e seconda guerra mondiale 1. Crisi economica e crisi politica. L’avvento del nazismo 2. Organizzazione ed espansione del fascismo fino alla guerra d’Etiopia 3. L’Unione Sovietica negli anni Trenta 4. Il Fronte popolare in Francia e la guerra civile spagnola 5. La seconda guerra mondiale 6. La Resistenza 7. La vittoria degli Alleati XIX. L’età della guerra fredda: dalla ricostruzione al nuovo sviluppo dell’Europa occidentale 1. Difficoltà e contrasti della ricostruzione. L’inizio della guerra fredda 2. Il tramonto del sistema coloniale 3. La condanna dello stalinismo nel 1956 e la repressione dei movimenti di riforma e di liberazione nel blocco sovietico 4. In Europa occidentale: integrazione, sviluppo economico, crescita democratica e «Welfare State» 5. Cultura, morale e società: nuove prospettive e momenti di crisi negli anni Sessanta. I movimenti del ’68 XX. Le sfide del nuovo secolo. L’unità europea e la globalizzazione 1. Interdipendenza, diversità e conflittualità. Il difficile cammino della cooperazione mondiale 2. L’Europa, la crisi degli anni Settanta e i rapporti tra il Nord e il Sud del mondo 3. Gorbčëv, la rivoluzione democratica nell’Europa orientale e il crollo del sistema sovietico 4. Problemi e squilibri della società opulenta.L’Europa della democrazia e dell’unità 5. Tramonto del bipolarismo, conflitti etnici e terrorismo internazionale 6. Considerazioni finali sulla continuità della storia europea Indicazioni bibliografiche Opere generali Secoli XI-XVI Secoli XVII-XVIII Secoli XIX-XX Premessa alla nuova edizione La revisione di questo volume mi ha spinto a considerare ancora una volta i dubbi che hanno accompagnato la prima stesura e le ragioni per cui ho ritenuto opportuno pubblicare un’opera di sintesi storica su un periodo così ampio. Non avendone dato conto nella prima edizione, colgo ora l’occasione per farlo, nel modo più breve e per accenni. Sono convinto che le ragioni della scelta fatta negli anni scorsi siano divenute oggi più stringenti. Un’opera del genere si basa sul presupposto che può essere utile o necessario, per la conoscenza del passato, ricostruire le linee generali dello sviluppo storico di lungo periodo di un determinato ed omogeneo complesso sociale, con i caratteri specifici che questo tipo di lavoro comporta. Credo che si possano lasciare da parte le discussioni e le controversie sul soggetto «Europa», dando per scontato, senza scandalo per gli studiosi, che sia possibile tentare, almeno in questo caso, di ricostruire la storia di un continente. La decisione della maggior parte delle sue popolazioni di costituirsi in comunità permette, o meglio suggerisce, una proiezione verso il passato, sia pure non senza incertezze e difficoltà di ogni genere per la definizione di tempi, confini e contenuti. Basta qui accennare soltanto ad una differenza. Le correnti politiche e culturali che hanno promosso, nel corso del Novecento, l’idea dell’unificazione economica e politica del continente hanno riportato spesso l’inizio del processo di formazione dell’Europa a Carlomagno, alla cultura classica del ristretto gruppo dei suoi chierici, e alla lunga serie di offensive condotte contro l’Islam a sud-est del continente e contro i barbari ancora pagani a nord-est. Qui invece l’accento è posto soprattutto sulla rinascita delle città, su un movimento che coinvolse l’insieme delle popolazioni, investì tutti i campi di attività, dall’economia alla religione e alla scienza, e creò una nuova e stabile rete di rapporti in un’area geografica che coincide approssimativamente con l’attuale definizione dell’Europa. Rimane il problema dell’utilità di un’opera che si limita, anzi vuole limitarsi, alle linee generali, seguendo un percorso che va dal tardo Medioevo all’età contemporanea. Tenendo conto dell’esperienza fatta nel corso del mio insegnamento, ho dedicato idealmente il libro ai miei studenti divenuti adulti, impegnati oggi nelle loro professioni e attività di cittadini italiani ed europei. Intendevo offrire ad essi, e in genere agli ex studenti appartenenti alla categoria del «lettore medio», un modo non scolastico di mantenere il rapporto con la storia, una sorta di promemoria, in forma nuova e ad un diverso livello di analisi e di riflessione, di quello che avevano studiato a scuola. Una visione generale del passato mi sembra necessaria, anche a chi non è e non vuole essere uno specialista della materia, anzitutto per due ragioni: perché permette di restituire ai problemi attuali la loro prospettiva storica e quindi la pienezza del loro contenuto e, nello stesso tempo, di tenere distinto il passato dal presente, cioè di comprendere meglio la natura specifica del pensiero storico rispetto alle altre forme di conoscenza e di collocare nel loro contesto gli avvenimenti e le situazioni particolari che attraggono il nostro interesse. Sono questi gli obiettivi che mi sono proposto nel dedicarmi a questa opera, accantonando i dubbi e sospendendo per un certo periodo altri lavori in corso. Ho interpretato la buona accoglienza che essa ha ricevuto e le numerose ristampe come il segno di un interesse, oltre che per la materia specifica ed il modo in cui è trattata, anche per un problema di ordine più generale. La mia scelta è nata, infatti, soprattutto dalla constatazione delle condizioni allarmanti in cui versa oggi, non soltanto nel nostro paese, la memoria storica e delle conseguenze fortemente negative che ne possono derivare per la vita civile e per la coesione delle comunità sociali. Già da tempo la visione generale della storia tende ad essere eliminata dall’insegnamento, in nome di scelte pedagogiche che non ho mai condiviso ed ho sempre apertamente contrastato. Inoltre, al di là di quel che è avvenuto ed avviene nella scuola, la storia, intesa come analisi dei movimenti profondi e delle forze di cambiamento della vita sociale e non come esercizio di curiosità antiquaria o uso strumentale del passato a fini politici o semplice esercitazione letteraria più o meno gradevole, ha continuato e continua a perdere peso nella cultura generale, anche per motivi interni ai modi e agli orientamenti della ricerca. Ho avuto occasione di affrontare il problema nella relazione tenuta nel cinquantesimo anniversario (1997) della fondazione di una delle più importanti fucine della cultura storica del nostro paese, l’Istituto Croce. Ho dovuto allora comunicare agli allievi dell’Istituto, che si accingevano a fare i primi passi del mestiere di storico, le testimonianze del grave disagio che si era già da qualche tempo diffuso tra gli studiosi. Sono poi ritornato sull’argomento quando il consiglio di presidenza dell’Accademia dei Lincei mi ha chiesto di pronunciare il discorso di chiusura dell’anno accademico 2003, in occasione del quarto centenario dell’istituzione. La cerimonia si è svolta nella sede del Quirinale, e quindi alla presenza dei rappresentanti degli organi di informazione e di autorità politiche direttamente interessate alla promozione della scuola e delle organizzazioni culturali. Il discorso, breve e semplice, verteva sul rapporto tra passato e presente e sugli effetti negativi che il distacco dalla storia può avere sulla società civile. Ho ricordato alcuni interventi che mi avevano particolarmente colpito. Arthur Schlesinger, lo storico dell’America di Roosevelt e di Kennedy, ha sostenuto in un libro del 1991 (La disunione dell’America) che, nel suo paese, l’irruzione antagonistica delle rivendicazioni etniche nella ricerca storica e nell’insegnamento rischiava di provocare la disgregazione della società nazionale. La diffusione di altri fattori di rifiu to della storia, come quelle correnti «decostruzioniste» secondo le quali non si può tracciare un confine tra il fatto e l’invenzione, ha indotto Lawrence Stone, alla vigilia della sua scomparsa, a domandarsi se la storia non stesse diventando «una specie in via di estinzione» e Arnaldo Momigliano a deplorare la diffusa tendenza a trattare la storia come «un altro genere di letteratura». All’incirca nello stesso periodo, John Elliott, eminente studioso della Spagna del XVII secolo con un forte interesse per i problemi attuali, ha richiamato l’attenzione sul modo del tutto inaspettato in cui, alla fine del XX secolo, il mondo si è trovato ad essere «scosso fino alle sue basi» dalla ripresa dei nazionalismi e del fondamentalismo religioso ed ha messo in relazione questo fenomeno col fatto che «la società occidentale sta diventando sempre più largamente non storica». Dieci anni prima dell’attacco terroristico a New York e al Pentagono, Elliott ha offerto ai suoi ascoltatori di Oxford questa immagine: «Le società che volgono le spalle al passato si espongono al rischio di essere pugnalate». Roger Chartier ha quindi potuto affermare senza mezzi termini, nel suo discorso di apertura del XIX Congresso internazionale di scienze storiche (Oslo, agosto 2000), che la storiografia si trova «sull’orlo dell’abisso». Al richiamo di queste ed altre testimonianze ho aggiunto da parte mia qualche considerazione sulle ragioni per cui, dalla volontà emersa subito dopo la seconda guerra mondiale di allargare l’orizzonte degli studi storici e di inserire nella ricostruzione del passato tutte le forze e le spinte creative, si è giunti alla tendenza attuale a chiudersi in una visione ristretta di settori, generi, categorie, etnie, territori, arbitrariamente considerati, ognuno per sé, come lo specchio del mondo, e a mettere tutto sullo stesso piano. La raccolta e