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Metafisica e Matematica in Giamblico PDF

9 Pages·1997·4.69 MB·Italian
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46 Syllecta Classica 8 (1997) F. Romano: Metafisica e Matematica in Giamblico 47 here is the origin of multiplicity, and the whole dialogue is considered to provide an answer to this single issue.55 This was also the context in which the triad of TIE pas, CITIElPOV and I1ElKT6v was understood. As opposed to his predecessors, lamblichus saw that this scheme of the Philebus cannot serve the aim of explaining the origin of multiplicity, if the limit and the unlimited are put against each other in a vertical opposition. lamblichus' answer is ingenious and simple: instead of a vertical hierarchy, one should abstract from the Philebus a horizontal dichotomy of limit and unlimited. All infinity can then be reduced to one principle just' below the One Cause. Together with the principle of limit, this primordial Unlimited governs the constitution of every being, from the intelligible through the lowest level. Let us then conclude by returning to our starting point: is there a contradiction between the two accounts ofthe scope of the Philebus? In the first place one should consider that if the name "Cause" only reveals the One as it presents itself to lower reality, and if-as we saw-the other principles, too, represent no real determinations of this level of reality, but only are functional names which help us to understand the Metafisica e Matematica in Giamblico fullness of the One, then one has to maintain that the different principles of the Philebus speak of the "Good as it is experienced in lower reality." Thus, so it seems, Francesco Romano the text of Damascius' Commentary we quoted at the beginning, namely that the Philebus speaks of the Good which permeates everything, and not of the transcendent I. Premessa Metodologica Good, does apply fully to lamblichus' interpretation. But on the other hand, if the underlying referent of the "Cause," the "limit," the "unlimited" and the "intelligible" Prima di affrontare ex professo il problema del rapporto tra metafisica e taken together is the primordial unity of the One itself, then one can also say that after matematica in Giamblico, e opportuno fare qualche considerazione suI significato all the scope of the Philebus is the transcendent Good, as was affirmed by the author generale che la nozione di "metafisica" ha nella filosofia di Giamblico, perche--<:ome of the Prolegomena. It is a matter of emphasis. For the One completely in itself, tutti sanno-tale nozione, che peraltro non corrisponde a nessun termine tecnico nel without any positive determination, is still the same as that One from which all linguaggio filosofico antico, ha acquisito nei secoli una molteplicita di significati non multiplicity stems, and of which all the "principles" are functional exponents. The tutti riducibili a quello originariamente aristotelico. Per potere tentare una definizione contradiction between the two texts, then, is only apparent, and the problem is~nce di "metafisica" nel senso gia,mblicheo (rna la cosa non sarebbe divers a a proposito di again---due to our defective understanding of the true nature of the One, the "Cause" qualsiasi altro filosofo neoplatonico), ritengo che si debba partire dalla nozione che ad which after all remains transcendent. essa e quasi sempre sottesa, cioe dalla nozione di "intelligibile" (TO vOT]T6v): e infatti quest'ultima nozione che riempie concettualmente quella di metafisica e la rende quindi comprensibile nella sua connotazione semantica e nella sua valenza teorica generale. 10 non credo che esista nellinguaggio neoplatonico altro termine capace·di Postdoctoral Fellow of the Fund for Scientific Research sovrapporsi a quello di "metafisica." Da un punto di vista metodologico, dun que, Flanders (Belgium) considero "metafisica" in Giamblico tutto cia che si riferisce e contiene in qualche Katholieke Universiteit Leuven modo il concetto di "intelligibile." Sulla differenza tra l'intelligibile nel senso neoplatonico e in quello aristotelico, non e qui il caso di soffermarsi: dico semplicemente che Ie poche volte che Aristotele adopera il termine vOT]T6s nella sua Metafisica, 0 riferisce il pensiero altrui,l 0 indica genericamente il contenuto dell'intelletto, soprattutto dell'intelletto divino 0 dell'intelletto intuitivo (in. quest'ultimo caso quasi sempre in relazione a concetti matematici.2 Di tutt'altra portata, sia semantica che teoretica, appare invece l'uso della stesso termine nei filosofi neopiatonici. Ad es., di Platone, a 990a3l, 0 di Antistene, a 999b2 e a I043b30. 55 As a matter of fact, the problem of the one and the many is one of the first questions treated in the Philebus (l4c7-20a8); Iamblichus may well have found here a valuable support to his 2 Si veda, ad es., I036a3, I072b20, I076b38. thesis-I thank Dr. A. Sheppard for having raised this point in the discussion. F. Romano: MetaflSica e Matematica in Giamblico 49 48 Syllecta Classica 8 (1997) II. Nozione di "lntelligibile" dell'intelligibile e connaturale a quest' ultimo, soprattutto in funzione dell'Unico Primo Principio da cui tutto discende, sia al livello intelligibile sia allivello intellettivo sia al La famiglia semantica di VOTlTOS'", sia nella fonna attributiva che in quella livello sensibile, che sono appunto i tre livelli che racchiudono l'intera metafisica neutro-sostantivata, ha una discreta frequenza negli scritti di Giamblico (una neoplatonica. La medesima conclusione si pub trarre da un altro passo che si incontra cinquantina di occorrenze) e risulta quasi sempre in combinazione con altri termini, a 3.28, pagina 168.3ss., dove, a proposito della differenza tra mantica divina e anche qui 0 in forma attributiva 0 in sindesi con essi. Tra questi ultimi figurano mantica falsa e ingannatrice, Giarnblico afferma che quest' ultima si serve di immagini soprattutto termini quali: npwTov, 8o€ S'", 8€tov, aaw)J.aTov, ai.iAov, a)J.EptaTov, e di altri strumenti che sono generati dalla materia scelta di volta in volta dai teurghi a(otov, ouala, apXl], aTOtxt€ov, j'EVOS'", napao€tj'lLa, aAl]8€ta. Quelli prevalenti tra che ne fanno uso, e che non hanno niente di legittimo, ne di perfetto e chiaro, mentre e questi sono t€ooS'" e 8EOS'"/8t€ov, prevalenza che incide fortemente sulla relazione che cib di cui si serve la mantica divina, in quanto ne autore un dio, "e prodotto da lega la nozione di "inteIIigibiIe" con quella di "teologia." Ma per dare un'idea piu essenze, che sono affini all'Uno e Intelligibili-EK TWV evOt€OWV Kat VOTlTWV precisa di che cos a Giamblico intenda di volta in volta esprimere con la famigIia ouatWV TTapaj'ETat." semantica del terrnine VOTlTOS'" proviarno brevemente a esarninare qua1che brano del De Chiudo quest' esame della nozione di "intelligibile" nel De Mysteriis, Mysteriis. richiamando all'attenzione dellettore il capitolo 2 dellibro 8, pagina 261.9ss., libra A 1.12, pagina 41.10, GiambIico chiama "Principio etemo e inteIligibiIe che Giamblico, avviandosi verso la conc1usione del suo trattato, dedica-come si <delle anime> (TllV a(otOV Kat VOl]TTtV aUTWV apXl]v)" quello a cui gli dei, "dopo sa-quasi interamente all'esposizione sintetica della dottrina astrologica degli antichi averle chiamate e unite a se (EiS'" eauTouS'" aVaKaAQV)J.EVOt Kat TTtV EVWatV aUTatS'" Egizi, e quindi alle fonti stesse da lui utilizzate per rispondere a Porflrio. Nel capitolo TTtV TTPOS'" eaUTOUS'" XOPTlj'OQVTES'"), riconducono (nEptdj'Ea8at) Ie anime dei 2, appunto, si tratta della prima Triade dei Principi divini, che Giamblico presenta teurghi." Non c'e dubbio che qui iI senso dell'''intelligibilita'' del Principio dev'essere come contenuta in alcuni trattati Ermetici (che non sembra appartenessero al cosiddetto letto SI in connessione con la sua etemita, rna anche con iI fatto che e proprio in virtu Corpus Hermeticum).3 10 riporto qui il testa nella traduzione di Dillon:4 "Prior to the della intelIigibilita del loro Principio che gli dei possono "unire" a se e, quindi, true realities and the universal principles (sc. the Forms), is One God (8o€ S'" t€S'"), pre "unificare" con se Ie anime dei teurghi. In altri termini, la nozione di "intelligibile" e cause [Dillon preferisce, a mio avviso ragionevolmente, la congettura TTpOalTtoS'" di concepita in chi ave metafisica e trascendente, cioe in funzione di quella metafisica Scott a quella TTpWTtaToS'" di E. des Places] of the primal God and King, remaining della trascendenza deIl'Uno, di cui Giamblico e certamente, dopo Plotino, il principale motionless in the aloneness of his own oneness (EV I-lOVOTl]Tt Tf\S'" eauToQ assertore e teorizzatore. evoTTlTOS'" )J.EVWV). For no object of intellect (VOTlTOV) is attached to him, nor is Ancora, a 1.19, pagina 57.16ss., Giamblico fomisce una delle piu chiare e anything else; he is established as the model for the self-fathering, self-generating inequivocabili, tra Quante ne siano state fomite dai teologi antichi, definizioni del and only-fathered God who is the true Good (TOU aUTOTTClTOP0S'" aUTOj'OVOU Kat rapporto tra dei visibili, 0 corpi celesti, e dei invisibili. E opportuno riportare questo )J.OVOTTaTOpoS'" 8o€ u TOU 15vTwS'" aj'a8oQ); for he is something greater, and primal, passaggio per esteso, affinchcS se ne comprenda compiutamente iI significato: "Dico, and fount of all things, and the base for the primal objects of intellect, which are the dunque, che Ie statue visibili degIi dei sono generate a partire dai modelIi divini Ideas." L'unica osservazione che mi sento di fare a questa bella ed efficace traduzione intelligibili (ana TWV VOTlTWV 8ElWV TTapaOEtj'ILaTwv) e intomo a tali modelli (nEpt di Dillon e il fatto che egii traduca con Ie parole "object of intellect" sia il VOllTOV di aUTCt, che potrebbe significare in tale contesto: in rapporto a tali modelli), e, una volta 261.12, sia il VOOU)J.EVWV di 262.1: ritengo, infatti, che, mentre VOOU)J.EVWV e riferito nate, esse si fissano assolutamente in quei modelli, ai quali risale l'immagine che e aile Idee, VOTlTOV e, invece, riferito all'intelligibile in relazione alI'Uno-Dio, ed ha stata da essi prodotta <in quelle statue visibili>; e pur essendo Ie stesse, anche se in quindi un significato metafisico piu forte. Da questo testa del De Mysteriis Dillon modo diverso (T€ EPWS'" T € TO: au TCl , appunto percheS immagini di quei modelli), giustamente trae conferma per 10 schema metafisico della dottrina dell'Uno, anzi degli quelle statue sono state create per formare un altro ordine, e queste di quaggiu sono in Uno, cos 1 come ci e attestata da importanti testimonianze in Damascio (De Principiis continuita con quei modelli secondo un'unica unita (auvExi\ TE EaTt TCt: TUOE npOs 2.1.4ss.; 2.28.1ss.), e precisamente del Primo Uno (navTEAws app€Tov), del EKEtva KaTa )J.iav EvwatV), e Ie forme divine intellettive presenti nei corpi visibili Secondo Uno (TO O:lTAWS'" EV) e dell'Uno Esistente (TO v€ 15v). 10 non intendo in degii dei preesistono ad essi in modo trascendente (XWptaTwS'"), mentre i loro modeIIi questa sede entrare nel merito della vexata quaestio dei molteplici Uno nel pensiero di Giamblico, questione, che, come si sa, si intreccia con l'altra altrettanto vexata inteIIigibili, che sono privi di mescolanza e sopracelesti, pennangono in se stessi tutti insieme nell' Uno ()J.EVEt Ka8' eauTa v€ t o)J.ou TTavTa, dove suggerirei di accogliere questione delle Enadi, sulla Quale ritengo che abbiano detto parole decisive Saffrey e la lezione EV €vi di M. Ficino) in virtu della loro etema trascendenza (KaTO: TTtV otatwvtav aUTwv {1TT€P~OAl]V)." E assolutamente chiaro che il significato che qui 3 Per la complessa e difficile questione relativa a questa e ad altre fonti qui indicate da Giamblico. rinvio alia lunga nota 115 annessa da Sodano aHa sua traduzione del De Mysteriis Giamblico intende dare alle forme intelligibili ed eteme conceme non soltanto l'aspetto (Milano 1984). della loro ineIiminabiIe trascendenza rispetto aIle forme intellettive che sono nel mondo di quaggiu, ivi compresi i corpi celesti, che pure possiedono una notevole 4 Introduction a Iamblichi Chalcidensis. In Platonis Dialogos Commenlariorum Fragmenta. dose di divinita, rna anche e soprattutto quell'aspetto della loro unione con l'Uno, da 1.M. Dillon. ed. (Leiden 1973). riprodotta in ANRW II 36.2 (Berlin e New York 1987) 884 [862- 909]. cui dipende la lora stessa essenza 0 realta. Come dire che il senso metafisico so Syllecta Classica 8 (1997) F. Romano: Metafisica e Matematica in Giamblico 51 Westerink.5 Confesso soltanto che, da un punto di vista metodologico, mi sembra Theologoumena, un notevole numero di passaggi idonei al nostro scopo. I che si debbano prendere Ie testimonianze di Damascio cum grano salis, non tanto, Theologoumena, tuttavia, possono essere considerati come un campo di veri fica cioe, nel senso che Giamblico avrebbe postulato due Uno, come dire due Primi globale della nostra tesi, dato che essi risultano impostati sull'assunto secondo cui dei Principi (ouo Etcrlv a\. TTpWmt c:\:PXa1. TTPO TfjS VOT]TfjS TTproTT]S TptaoOS, come numeri e possibile e legittimo costruire una scienza teologica. scrive Damascio), il che potrebbe risultare assolutamente incomprensibile per un filosofo neoplatonico (noi sappiamo che Damascio punta spesso a mettere in b) Degli scritti non matematici, quello che presenta maggiore interesse per noi e la De contraddizione con se stessi i suoi predecessori, Proclo anzitutto, rna anche Giamblico Vita Pythagorica, rna certamente anche De Mysteriis 9.4, pur nella sua brevita, ha che Proclo considerava certamente il vero maestro degli Ateniesi), quanto piuttosto nel un'importanza notevole. senso che dell'Uno quale Primo Principio e possibile parlare e considerare, ora il suo Ho evitato scientemente di prendere in considerazione, e quindi ho scartato aspetto di assoluta trascendenza su tutto, compresa la prima Triade intelligibile (e in tal qualsiasi esame del suo testo, il Protrepticus, e ho fatto cib per l'evidente ragione che senso esso non potrebbe neppure essere denominato Uno: infatti' Giamblico 10 gran parte della sua sostanza non e giamblichea. Qualunque sia la soluzione che un chiama, come si visto, TTavTEAws appETov), ora il suo aspetto generativo 0 giorno si potra dare al problema del rapporto tra questo teste giamblicheo e Ie sue produttivo, per cui esso, pur essendo privo assolutamente di alcun rapporto con numerose fonti, allo scopo di determinare se vi sia e quale sia l' apporto originale che qualsiasi Intelligibile e con qualsiasi altra cosa, come dice il teste succitato del De esso abbia dato alIa letteratura protrettica antica e tardoantica, sta di fatto che allo stato Mysteriis, tuttavia deve svolgere la sua funzione di Prima Causa produttiva anzitutto delle nostre conoscenze questo secondo libro della LuvaywYf) TWV IJu9ayopElwV della Prima Triade e quindi di tutte Ie Triadi successive. In effetti la denominazione di ~oYl1aTWV soltanto in piccolissima parte costituisce uno strumento atto ad arricchire la 9EOS Ets- potrebbe non significare "un dio che e l'Uno" (un dieu qui est l'Un, come nostra comprensione storico-teorica del pensiero di Giamblico. Tutto questo non traduce des Places, seguito sostanzialmente da Sodano), 0, come sembra indicare toglie, naturalmente, che la stessa impostazione e la coloritura pitagorica nella quale anche la traduzione Dillon, "un Dio Uno" (One God: confesso, perb, che non Giamblico ha saputo, da par suo, calare e adattare il materiale tratto dalle sue diverse comprendo bene che cos a significhi esattamente e filosoficamente in inglese questa fonti, diane all'opera in questione un valore tutt'altro che insignificante dal punto di espresssione, anche se sono certo che Dillon interpreta qui Giamblico in funzione di vista della formazione e delle sviluppo della sua personale e originale dottrina. Ma e Damascio), bensf proprio alla lettera "un Dio unico," dove il termine 9EOS sta ovvio che ai fini del nostro discorso diventava molto rischioso basarsi su testi tratti da necessariamente al posto del termine Uno (Giamblico infatti non 10 chiama Uno, bensf questo particolarissimo scritto giamblicheo.6 Passo quindi all'esame di alcuni TTavTEAws appETov) al solo scopo di indicare che trattandosi di una dottrina misterica passaggi della De Vita Pythagorica. (ermetica) e quello l'unico Iinguaggio che si deve e si pub adoperare. In altri termini, quel che conta e che si pub sf parlare di primo dio 0 di secondo dio, ecc., rna il vero c) De Vita Pythagorica 12. Questo capitolo della De Vita Pythagorica affronta il dio come Principio, 0 come Pre-causa, COS! come indica il TTpoal nos, non pub essere problema della nascita del termine "filosofia" e del suo vero significato: la tesi di che Unico. Ai fini della nostra tesi, tutto cib serve a dimostrare che anche in questo Giamblico e, come si sa, quella comune a tutta la storiografia antica, secondo la quale passaggio del De Mysteriis, COS! tormentato e dense di difficolta ermeneutiche, la il primo a usare tale termine fu Pitagora. Giamblico accetta tout court tale tesi e la nozione di "intelligibile" dipende dal suo rapporto con il fondamento stesso della esprime con la formula "si dice che ..., " rna quel che pili conta e che egli pone dottrina metafisica di Giamblico, ed e, quindi, rivelatrice della sua stessa nozione di l' accento suI fatto che Pitagora non solo inventb il nome, rna 10 attribul a se stesso metafisica. Mi scuso di questa non breve Premessa e passo subito al tema centrale del CjltAOcrOCPOV E:aUTOV TTpocrayopEucrat:-questo significa, secondo Giamblico, che mio discorso. Pitagora fu anche il primo vero filosofo. II discorso di Giamblico continua sostenendo che Pitagora non si limitb ad attribuire a se stesso il nome di "filosofo," ill. II Rapporto tra Metafisica e Matematica nei Principali Scritti di Giamblico rna ne spiegb anche il contenuto specifico-TTpaYl1a otKElov TTPOEKotoacrKWV. La traduzione che di queste ultime parole trovo sia in Montoneri ("il suo effettivo a) Nonostante che la teorizzazione di tale rapporto sia ovviamente pili facilmente significato") che in Clark ("a concern special to him") non mi soddisfa molto, giacche reperibile negli scritti matematici, e necessario tuttavia, da un lato non trascurare 0, a me sembra che il termine TTpaYl1a ha qui il senso forte di "referente reale" della voce comunque, prendere in seria considerazione gli scritti non matematici, che contengono "filosofo," cioe di una realta che appartiene propriamente e specificamente al passaggi utili alIa dimostrazione della nostra tesi, e dall'altro lato discriminare tra gli "significato" di quella voce. Chiunque sia l'autore di questo passaggio della De Vita scritti matematici quelli in cui il rapporto tra "matematica" e "metafisica" risulti Pythagorica, Giamblico 0 una delle sue fonti, certamente non ignorava la tesi classica prevalente e teoreticamente pili forte e significativo. Tra questi ultimi apparira, come con cui Aristotele nel suo De Interpretatione distingueva in maniera squisitamente vedremo, molto pili importante degli altri il De Communi Mathematica Scientia, che tecnica Ie cj>wval dai TTa9-r1l1aTa Tfis ljJuxfis e dai TTpaYl1aTa.7 contiene, al contrario dell' In Nicomachi Arithmeticam Introductionem e dei 6 Per aItre questioni relative al Protrepticus, rinvio all'lntroduction e aIle Notes di E. des 5 Proclus, TMologie Platonicienne, H.D. Saffrey and L.G. Westerink, ed. e trad., vol. 3 Places e di A. Segonds che accompagnano l'edizione de' Les Belles Lettres (Paris 1989). (Paris 1978) xi ss. 7 Cf. Aristotele, De Interpretatione 16a3-8. 52 Syllecta Classica 8 (1997) F. Romano: Metafisica e Matematica in GiambIico 53 Nello spiegare la portata semantica della voce "filosofo," Pitagora, continua Pitagora e i Pitagorici che da lui furono ispirati e istruiti, hanno insegnato tutto cib Giamblico, distingue diversi modi di essere uomo (naVToBanot [. ..J av8pwnol), tra attraverso Ie matematiche, e altrettanto vero e inoppugnabile, pens a Giamblico, che cui il pili "genuino" (0, come traduce efficacemente la Clark, "of the greatest queste ultime, cioe Ie scienze matematiche, hanno ache vedere 0, com un que, so no authority" (EtAlKplvEoTaTov) e quello che ammette la contemplazione delle cose pili scienze affini a quella scienza degli Intelligibili e degli dei (TTtV nEpt TWV VOT)TWV belle (TOV anoBE~allEvov TTtV nJlv KaAAtoTwV 8Ewptav) e precisamente il modo di Kat TTtV nEpt 8Ewv EmOTllllT)v) che in ultima analisi costituisce il vero ed effettivo essere dell"'uomo-filosofo." Non c'e, infatti, contemplazione pili bella di quella che insegnamento dei Pitagorici, e che Giamblico considera la pili alta e divina scienza ha per oggetto I'ordine dell'universo che si riflette nell'ordinato movimento di metafisica. rivoluzione degli astri. Ma tale ordine dipende dalla partecipazione dell'universo al Concludiamo questa parte relativa alIa De Vita Pythagorica con I'esame di un Primo Principio, che e anche il Primo Intelligibile (KaT<X IlETovo{av IlEVTOl TOU passaggio della fine del capitolo 32, dove Giamblico, nel chiudere il suo discorso suI np"hov Kat TOU VOT)TOU). E a questa punto che Giamblico opera la saldatura tra metoda didattico e formativo con cui Pitagora preparava i suoi discepoli all'ascesa metafisica (rna si dovrebbe, in effetti, aggiungere la fisica) e matematica: Infatti "quel verso il divino, rivendica all'insegnamento pitagorico delle matematiche una funzione Primo Principio era <secondo Pitagora> la Natura dei numeri e dei <I oro> rapporti, "misterica" (Bla TWV lla8T)llaTlKWV 0Pi'taOIlWV) di purificazione e di liberazione della natura che pervade ogni cosa (TO BE npwTov ~v EKEtvo, 1) TWV apl81lwv TE Kat mente dalle passioni che la associano e la inchiodano al corpo. Qualificare AOYWV IjIVOlS Bux navTwv Bta8Eovoa)" (dove io db al termine AOYWV che l' apprendimento di una certa scienza come un procedimento di natura misterica e accompagna apl8llwv, in una coordinazione sintattica forte costituita da TE Kat, il iniziatica rientra certamente nella tradizione neoplatonica contemporanea e posteriore a significato che in questa contesto gli compete, e cioe quello di "rapporto matematico:" Giamblico (basti pensare a Prodo, a quello che della sua educazione presso Siriano e Montoneri traduce: proporzione (eccessivo!),8 Clark: rationalorder).9 II discorso di delle sue virtli morali e catartiche racconta il suo discepolo e biografo Marino: cf. Giamblico si conclude con l'osservazione, secondo la quale di tale Bellezza del Primo Vita Prodi 13; 23; 26 e passim), rna qui interessa soprattutto notare illegame che Principio Intelligibile che e il Numero si pub avere sf scienza vera e propria, cioe unisce questa valutazione teologico-teurgiea della matematica al contenuto stesso e alIa sapienza (ooljlta IlEv 1) Tel) OVTt EmoT111lT) Tls), rna si pub anche avere vivo finalita ultima del suo insegnamento. Si tenga conto che gia al capitolo 17 Giamblico desiderio di tale scienza, cioe filosofia (ljIlAooocj>ta BE 1) C'lAwols Tfis TOlaVTT)S aveva presentato negli stessi termini la procedura di accoglienza che Pitagora riservava 8Ewptas). ai suoi aspiranti discepoli: "Se dunque, dopo essere stato da loro [sc. dai PitagoriciJ Un approfondimento di questa distinzione tra scienza vera delle cose, da un giudicato nel suo aspetto fisiognomico sulla base della sua conformazione e della sua lato, e filosofia, cioe aspirazione a quella scienza, dall'altro lato, troviamo pili avanti andatura e di ogni altro movimento e atteggiamento, e dopo avere fatto bene sperare di al capitolo 29, la dove-prendendo spunto dalla osservazione che i "commentari" se, dopo cinque anni di silenzio (IlETa TTtV nEvTaETfi OlwTTTjV) e dopo i misteri e Ie scritti dai Pitagorici (Ta ypacj>EvTa uno TWV llv8ayopElwv UnOIlVllllaTa), cioe tutta iniziazioni fatte di cosi alti insegnamenti matematici (Kat hi)v) IlETa TOUS EK TWV la letteratura attribuita dalla tradizione a Pitagora 0 da lui ispirata (10 dice ToowvBE J.l.a8T)J.l.aTwv OPytaollous Kat J.l.VrJOElS) e dopo tante e siffatte purificazioni esplicitamente Giamblico subito dopo alla pagina 89.2-4: "Se dunque si e d'accordo dell'anima provenienti da tale varieta di dottrine (lj.!vxfis TE anoppvlj.!ElS Kat che Ie opere di Pitagora che oggi circolano, e quelle che furono scritte a partire dalle Ka8apllous TOOOVTOVS TE Kat TT)AlKOVTOVS Kat EK nOlK1Awv o{hws sue lezioni rEi. TO\VVV 61l0AOYE1:Tal Til 1lE:v llv8ayopov dval nt)v 8EwpT)J.l.aTwv npooBEvoavTas), da cui si generano in ognuno assoluta acutezza di OVYi'paIlJ.l.aTWV TWV VVVt cj>EPOIlEVWV, Til BE ano Tfis O:KpoaoEws atlTou mente e vivacita d'anima, uno si rivelava ancora pigro e di scars a capacita di oVYi'Ei'pacj>8alJ," sono la pili grande testimonianza della sapienza di Pitagora [nEpt apprendimento, allora i Pitagorici innalzavano a costui una stele e un monumento BE Tfis oOcj>tas aUTou: si noti che qui si attribuisce a Pitagora non gia il semplice funebre nella scuola, ecc.," cioe 10 cacciavano via dopo averlo colmato d'oro e amore della sapienza [filosofia], bensi la sapienza come tale, il che significa che egli d'argento (insomma, come si dice dalle nostre parti, gli facevano ponti d'oro per farlo raggiunge quel fine ultimo])-Giamblico toma a trattare appunto della differenza tra andare via). L'insegnamento matematico dei Pitagorici era, quindi, finalizzato a sapienza e filosofia, intendendo la prima come "scienza della verita degli enti (oocj>iav preparare l'anima al contatto con il divino, alIa comprensione cioe dei Primi Principi BE EmoT111lT)V Tfis v€ Tots OVOlV O:AT)8EiaS" e la seconda come "amore della di quell'ordine intelligibile, di cui gli enti matematici, come Giamblico spieghera sapienza (OtoVEt cj>lAtaV oocj>(as)," e precisamente la prima scienza degli enti che si ampiamente nelle opere matematiche (10 vedremo fra poco), altro non sono che dicono tali in senso proprio ("degli enti immateriali, ed etemi e che sono i soli principi immagini e strumenti di mediazione per la comprensione della realta sensibile. La attivi," in una parola degli Intelligibili), la second a scienza degli enti che si dicono tali scienza matematica, almena nella sua accezione pitagorica (che esiste. ovviamente, solo per omonimia, essendo partecipi di quelli ("delle forme corporee e materiali, una pratica 0 tecnica matematica che nulla ha a che fare con quella scienza), e generate e corruttibili, e che non sono mai veramente enti"). Ora, se e vero che strettamente imparentata con la scienza metafisica che ha per oggetto appunto gli Intelligibili. Lo stesso fatto che si dia, anche se in via teorica, la possibilita di costruire e gestire una teoLogia dell'aritmetica (che tuttavia si estende alle altre tre 8 Cf. Giamblico, De Vita Pytlulgorica, L. Montoneri, ed. (Bari 1973) ad lac. scienze matematiche, essendo l'aritmetica il fondamento di queste), rappresenta di per se la necessita di considerare Ie matematiche come scienze affini alla metafisica (si 9 Cf. lamblichus. On the Pythagorean Life, G. Clark, ed. e trad. (Liverpool 1989) ad lac. ricordi che, per i neoplatonici, la teologia costituisce la parte culminante e pili nobile 54 Syllecta Classica 8 (1997) F. Romano: MetafIsica e Matematica in Giamblico 55 della filosofia, anzi essa e la vera filosofia: nasce di qui, come si sa, la posizione di come causa di stabilita, COS! come si pensa che sia dio nel processo di attuazione degli inferiorita della metafisica aristotelica rispetto a quella platonica). Ma 1'applicazione enti naturali, cioe conservatore e custode delle lora nature (KaSwS" 0 SEOS" v€ TOlS dell'aritmetica alia scienza teologica non costituisce un unicum metodologico, perche CPUOtKOlS" v€ EP'Ytl Ilaot TotO\)TOS" m€ VOElTat, StaOWOTtKoS" Kat TWV q,VOEWV essa si puc applicare anche alle altre scienze, ad esempio alla fisica, all'etica, ecc. TTlPT)TtKos-). I Pitagorici, dunque, 10 chiamano non solo dio, rna anche intelligenza, Come si sa, sono andate perdute Ie sezioni della ~uva'Yw'Yrl pitagorica di Giamblico ecc." Non credo sia necessario aggiungere parole di commento a questo brano, se che si occupavano di tali argomenti: conosciamo perc i titoli di tali scritti a tal punto non per dire soltanto che esso sottende un concetto metafisico fondamentale nella da poterne trarre un'idea sufficiente sulloro contenuto. Illibro 5 si intitolava, infatti, filosofia di Giamblico, e dei neoplatonici in generale, concetto che essi ricavano dal IlEpt TfjS- v€ tj>UOtKOlS- aptSIlTlTtKfjs- EmOTrlllT)S-, che io traduco La Scienza Pitagorismo, e cioe che l'unita costituisce la base e la ragion d' essere di qualsiasi ente: e Aritmetica applicata alia Fisica (Ie altre possibili traduzioni di tale titolo non inficiano il ogni ente, infatti, tale anzitutto perche e uno in se stesso (principio che i medievali significato che qui gli attribuiamo: La Scienza Aritmetica Vista come Fisica, La poi esprimeranno con la nota formula: ens et unum convertuntur, senza perc Scienza Aritmetica Studiata Secondo i Principi della Fisica, La Scienza Aritmetica che confondere l'unita metafisica, o-come essi la chiamano "trascendentale"-con si puo Trovare nella Fisica, ecc.); il libro 6 recava questa titolo: IIEPl. TfjS- v€ I'unita matematica).11 Naturalmente qui si aggiunge tutta una serie di concetti per i iJStKOlS" aptSIlT)TtKfjS" EmOTrlllT)S", cioe La Scienza Aritmetica applicata all'Etica; il quali, a partire da questa sua fondamentale proprieta metafisica, 1'1 dev'essere libro 7, infine, era intitolato IIEpt TfjS" v€ eEOAOytKOlS" [0 secondo il MS fiorentino considerato e stimato, come giustamente sostengono i Pitagorici, alia stregua di dio, v€ SEOlS"] EmOTtlIlTlS", cioe La Scienza Aritmetica Applicata alia Teologia. Qualunque quale causa produttrice e conservatrice delle essenze 0 nature delle cose. Ma siccome sia il rapporto tra quest'ultimo scritto perduto della ~uva'YwYTl di Giamblico e dall'l nascono tutti i numeri e Ie varie loro pro prieta (anche geometriche, I'anonimo testa dei Theologoumena Arithmeticae, e un fatto che I'intendimento astronomiche e musicali), allora e ovvio conc1udere che l'intera scienza matematica dell'autore appare perfettamente coerente con il progetto da cui e nato I'intero Corpus partecipa di quella fondamentale proprieta metafisica che appartiene all'l/dio (richiamo degli scritti di Giamblico. Quel che, invece, non appare con evidenza, rna che per me alia vostra attenzione il SEOS" lOts-di De Mysteriis 8.2, che abbiamo gia esaminato). e di fatto altrettanto evidente, e che I'ordine di applicazione della matematica (nella Alia luce di questa aspetto metafisico-ontologico dell' 1 occorre leggere e intendere fattispecie dell'aritmetica, rna, come si e detto, il discorso non cambia) prima alIa anche cic che i Theologoumena affermano piu avanti, alIa pagina 5, dove si legge che fisica, poi all'etica e infine alIa teologia, e tale che quest'ultima applicazione, cioe "se il potere di ogni numero e nell' 1, allora questa sara propriamente un numero quella teologica, costituisce la causa finale, per dirla aristotelicamente, cioe 10 oKon6s- intelligibile (VOT)TOS- liv KuptWS" aptSIl0S- dT), in quanto non manifesta ancora 0, meglio, il TEAOS" delle prime due applicazioni: il che equivale a dire che in tanto e nessuna realta effettiva, bensf tutte Ie realta insieme allo stato mentale (OVTTW Tt teoricamente possibile applicare la matematica al campo della filosofia della natura e al V€ EPYOV eXTTotj>atVOuoa aAAa navS' 01l0\) KaT' Imtvotav)." mondo morale, in quanta e necessario applicarla alIa teologia, e la ragione e del tutto Concludiamo quest'esame dei passaggi dei Theologoumena con una evidente: qualunque mondo inferiore a quello divino altro non e se non una sua significativa osservazione che l' Anonimo fa verso la fine dell'opera, alia pagina 80, a derivazione 0 produzione, e, quindi, 10 studio matematico del mondo inferiore prepara proposito del numero 10, quando dice che "giustamente Dio si e servito di questo allo studio del mondo superiore 0 divino. E dal momento che stiamo parlando dei numero come misura universale e gnomone e regolo, adattandolo al suo disegno Theologoumena Arithmeticae, e opportuno esaminare qualche passaggio di questo creativo (E1.KOTWS- IlETP41 TWV OAWV aUTij Kat wonEp YVWIlOVl Kat EUSUVTT)pt41 scritto, sempre in ordine al problema del rapporto tra matematica e metafisica nel EXPtlOaTO TTP0S" TnV npoSECHV aplloCOIlEVOS-); percic si scopre, per mezzo dei pensiero di Giamblico. rapporti numerici relativi al 10, che ogni cosa, dal cielo alla terra, in generale e in particolare, e stata ordinata secondo il numero 10. Ed e per questo-conclude d) Anzitutto il branD relativo alle proprieta del numero 1, contenuto alle pagine 2-3 I' Anonimo-che i Pitagorici, quando discutevano in termini teologici dell'edizione De Falco-Klein:1O "Esso [sc.I'IJ e di fatto forma delle forme (ElSOS" (SEOAOY0\)VTES-), chiamavano il 10, ora "Cosmo," ora "Cielo," ora "Tutto," ecc. E EtSWV), come creazione per il suo potere creativo e intellezione per il suo potere uno solo, dunque, il nesso che lega la scienza matematica (nella fattispecie queUa parte intellettivo (lOS" TEXVT) Tts" TEXVtK41 Kat VOT)Ots" VOT)TtK41) [ ...] Come senza 1'1 di essa che si occupa del numero perfetto 10), da un lato con la cosmologia e con tutte nessuna cosa puc assolutamente costituirsi, cosf senza di esso non ci puc essere Ie scienze fisiche, e dall'altro lato con la teologia, cioe con la scienza dei divini neppure un qualsiasi atto conoscitivo (lOS" Se OUK aVEu aUTfjS" OVOTaOtS" O:TTAWS" Principi. TtvOS", oihwS" oU6e XWPIS aUTfjS" 'YvwptOtS" OUTtVOOO\)V), come fosse la pura luce, in una parola la cosa piu potente fra tuUe, e della stessa natura del Sole e con potere egemonico, tale da apparire in ciascuna di queste proprieta simile a dio [. ..J in realta 1'1 genera se stesso e da se stesso e generato, nel senso che e in s6 perfetto e senza ne principio ne fine (lOS" aUTOTEAns- Kat avapxos- Kat aTEAEVTT)TOS"), e si presenta 11 Cf., ad es., Tommaso d'Aquino, Summa Theologiae I, q. 11, art. I, ad I, dove egli, nel distinguere nettamente il valore trascendentale da quello predicamentale dell'unita, dice di accettare iI e 10 Riporto la mia traduzione contenuta nel volume: Giamblico. II Numero e il Divino punlo di vista pilagorico-neoplatonico secondo cui I'unita. che convertibile con I'essere, non aggiunge realta a quest' ultimo, e di respingere iI punto di vista contrario di Avicenna. (Milano 1995). 56 Syllecta Classica 8 (1997) F. Romano: Metafisica e Matematica in Giamblico 57 e) Prima di passare alI'esame dell' ultimo gruppo di fonti tratte dal De Communi f) Cominciamo dal capitolo I, pagine 9-10, dove Giarnblico affronta il tema generale Mathematica Scientia, con Ie quali cerchero di fomire Ie dimostrazioni piu evidenti del della matematica comune, 0, come egli la chiama, della "teoria comune delle necessario ed effettivo rapporto tra matematica e metafisica in Giamblico, vorrei matematiche" (TiJV KOlVljV [ ...J T(Jlv l1a9TlI1(lTC:lV gewptav), al fine di scoprire ritomare brevemente sui De Mysteriis per citame un passaggio, in cui si trova donde essa abbia origine e quali siano Ie sue funzioni in rapporto, non solo aIle conferma delle conelusioni che abbiamo ricavato dall'esame dei Theologoumena, e singole scienze matematiche, cioe aritmetica, geometria, musica e astronomia, rna cioe del fatto che la teologia dell' aritmetica rivela in modo incontrovertibile che esiste, anche all'intera filosofia. Su quest'ultimo punto, che e quello che ci interessa piu da nella mente di Giamblico, I'idea di un legame teoretico tra matematica e metafisica. vicino, ecco che cos a egli scrive (riferisco naturalmente la mia traduzione contenuta Mi riferisco al capitolo 4 del libro 9 del De Mysteriis, dove Giamblico, nel volume Rusconi gia citato): "Presenteremo di ciascuna di tali forme comuni [sc, riprendendo in parte una delle sue fonti gia esposte e valutate nel precedente libro 8, e delle fo~e proprie della matematica comune, che sono altre dalle forme proprie di precisamente 10 stoico e prete egiziano Cheremone, discute della vera scienza ciascuna scienza matematica, anche se Ie contengono in potenza), l'essenza a cui astrologica, che egli chiama tout-court "la scienza matematica" (,; l1aBTlI.LaTlKlj inerisce ciascun genere 0 specie delle matematiche (napaBe(~ol1ev Tljv oUcrlav nept EntcrTTlI1Tl 0 semplicemente,; l1a9Tll1aTtKTl): "Cos! come noi confutiarno solitamente ~v EKacrTov YEVOS" Kat etooS" TWV l1aBTll1aTtKWV evunapXEl). E non tralasceremo gli eristici dicendo che anche Ie verira hanno per natura I' opposizione di cio che e loro di dire quale sia il contributo di queste forme rispetto all'intero [sc, alIa scienza contrario, e che non sono soltanto gli errori a combattere tra loro, allo stesso modo matematica comuneJ, e quale la lora reciproca sistemazione, e quale sia e da dove -scrive Giamblico-noi rispondiamo, anche a proposito dell'astrologia (Kat nept derivi illoro apparentarnento, e da quali principi esse siano ten ute insieme, e a quali Ti'jS l1a9Tll1aTtKi'js), che essa e vera, rna che coloro che ne hanno un concetto erroneo loro superiori cause esse si riferiscano [. ..J e perche tale teoria comune sia (oi. oE nAaVWl1eVOl TTept aUTi'js) la contraddicono, perche non sanno niente delle desiderabile sia per se stessa che attraverso Ie scienze che da essa provengono, e sue verita (OUOEv et86Tes TWV O:ATl9wv). Cio e capitato non soltanto a questa perche conduca la ragione verso l'intera filosofia e verso I'intera scienza degli enti scienza, rna a tutte Ie scienze trasmesse dagli dei agli uomini: con il continuo anche intelligibili (Kat OTt npoS" nacrav <j>lAocro<j>(av neplaYEl Tljv OlaVOlav Kat progredire del tempo, spesso con tali scienze si e mescolato molto di mortale, che ha npos nacrav T1)V nept TWV OVTWV Kat VOTlTWV EntcrTTlI1Tlv). Tali sono dunque come effetto quello di annientare il carattere divino della loro capacita conoscitiva. conclude Giamblico-gli obiettivi che vogliamo conseguire in questa libro, ecc." La e Tutto questa e certamente possibile, anche se per poco, e nondimeno possibile che teoria comune delle matematiche, quindi, conduce la ragione all'intera filosofia, e esse conservino una chiara prova della verita (EcrTtV o!iWS €vapYES Tt TeKI1TlPlOV precisamente-spiega il Filosofo-conduce la ragione filosofica verso la scienza di Ti'jS" O:ATlge(as olacrw(elv). Perche i segni della misurazione dei cieli divini [sc. delle tutti gli enti, compresi quelli intelligibili: rna come potrebbe svolgere questa suo rivoluzioni celestiJ sono visibili agli occhi di tutti, quando annunziano Ie eelissi di sole compito se non fosse capace di affrontare con i suoi propri mezzi almeno Ie fasi e di luna e Ie congiunzioni della luna con Ie stelle fisse, e l'esperienza acquisita con la propedeutiche della ricerca e della conoscenza del mondo intelligibile? D'altra parte la vista si accorda con i segni premonitori." Indubbiarnente, anche se qui non si tratta matematica comune puo portare a com pimento questa suo obiettivo solo perche, come e tanto dell'astrologia come scienza matematica applicata, quanta piuttosto della tecnica affermano alcuni, riconducibile all'anima, che presenta caratteri affini all'essenza delle predizioni astrologiche, nella quale Caldei ed Egizi erano maestri, tuttavia, da un degli enti matematici. E questa un interessante argomento che Giarnblico affrontera al lato il fatto che Giarnblico chiarni questa tipo di conoscenza, oltre che divina, "scienza capitolo 9, pagina 40.7ss., dove verranno esaminate, e al tempo stesso criticate e matematica," e dall'altro lato il fatto che egli parli esplicitamente di misurazioni corrette, Ie opinioni di coloro che in un modo 0 nell'altro mettono in relazione la astronomiche, testimoniano chiaramente che Giamblico intende riferirsi alla scienza natura dell'anima con Ie essenze matematiche. Naturalmente, osserva Giamblico, astronomica, e cioe ad una delle quattro scienze matematiche, anche se nella sua sbagliano col oro che danno dell'anima definizioni particolari che ne comprendano applicazione astrologica. Del resto anche nel De Communi Mathematica Scientia solo alcuni aspetti matematici, ad esempio quelle che la definiscono "forma Giamblico adopera, oltre al termine "astronomia," ben due volte il termine dell'assolutamente esteso" (l5Eav TOU naVTl) OWcrT£lTOU) 0 "numero semovente" "astrologia" con evidente riferimento all'applicazione dell'astronomia, quale scienza (apl9l1ov aUToKtVTlTOV) 0 "armonia esistente nei ca1coli" (apllov(av €v AOYOlS" matematica, al campo dell'astrologia, scrivendo una volta (a 72.19) o:crTPOAOYlKlj u<j>ecrTwcrav), ecc. Occorre, invece, "considerare tutte queste cose come un entcrTTlIlTl e un'altra volta (a 80.24) semplicemente O:crTpoAoy(a.12 Ma e giunto il complesso generale, come se I'anima fosse forma del numerabile (wS" Tfis tlJuxfis momento di pass are ad analizzare i testi piu significativi del De Communi Mathematica Kat tOEaS" oucrTlS" aplBl1l0U) [ ...J PerciO-conciude Giamblico-l' anima coesiste Scientia, nei quali apparira in maniera solare quale sia la necessaria e stretta con la geometria e l'aritmetica e I'armonica, donde consegue anche che l'anima esiste connessione tra metafisica e matematica nel pensiero di Giamblico. in virtu dei caIcoli proporzionali (Ola 5lj TOUTO yeWl1eTplKij TE 0lloU Kat aplBI1TlTtKij Kat aplloVlKU avaAoy(q: cruvunapxel, oBev 61) Kat AOYOlS Tots" KaT' e avaAoytaV ~ aUTTl EcrTt) e ha una certa parentela con i principi ontologici ed congiunta con tutti gli enti e puo assimilarsi a ogni cos a (Tats" Te apxats" TWV OVTWV EXEl TtVa crUYYEVElaV Kat naVTWV E<j>anTETal TWV OVTWV Kat npoS" 12 Rinvio per questa alia nota 183 della mia traduzione di tale scritto Giamblicheo contenuta naVTa 0l1oloucr9al 5uvaTal)." Dunque l'anima rappresenta la realta in cui nel volume citato alia nota 10, ad loe. 72.19. . matematica, da un lato, e ontologia nel suo significato pili generale, dall'altro lato, 58 Syllecta Classica 8 (1997) F. Romano: Metafisica e Matematica in Giamblico 59 trovano la lora pill cospicua combinazione teorica, sia in ordine al~a deter:ninazione relativa sia aU'essere che al divenire, e permea I'intera filosofia sia neUa sua interezza della stessa natura dell'anima, sia in ordine alla sussistenza del valon che sono che nei suoi generi ed elementi e principi (auTl) TE ~ OAT) Kat Ta YEVT] aUTfjs- Kat comuni a tutte Ie matematiche. Solo chi e capace di concepire una teoria comune di TO: OTotXEta Kat ai. apxa{), per quanti generi e specie matematiche ci siano. Di qui e, tutte Ie matematiche ed quindi, in grado di valutare appieno la consist,:nza dei deriva certamente-precisa ancora pill esplicitamente Giamblico--anche il fatto che gli rapporti tra queste ultime e il mondo psi chico, riesce a veden: an~h~ 11 .nesso uomini si servono delle scienze matematiche, tutte Ie volte che costruiscono qua1che necessario che intercorre tra matematica e metafisica: "[. ..J ogm dehmltaZlOne e teoria filosofica (oTav TIvo: q,tAOOOq,OV 9Ewp{av TTolroVTal)." E GiambIico non si determinazione giunge all' anima dai numeri [. ..J Ed e per questa che l'a~ima ~ente limita ad affermare tutto cib in via generica 0 semplicemente metodologica, rna si anche Ie armonie e gode delle cose armoniose, in quanto e anch' essa armoma, e nceve diffonde a dame spiegazioni e dimostrazioni specifiche con dettagli che confermano la il suo essere dai numeri e da altre misure matematiche del genere, che ammettono nostra tesi. "Le cose, infatti, che sono incorporee e intermedie,-{;ontinua a dire-e affinita sia con Ie forme intelligibili che con Ie realta sensibili e Ie forme materiali (EK capaci di adattarsi e assimilarsi a tutto, ci sono di grande aiuto in tutte Ie scienze TE apt91lro Kat aAAWV Toto,hwv lla9TlIlaTIKrov IlT€ PWV TTtV ouolav EXEt, aTTEp filosofiche (TTaoas- TcXS- v€ q,lAOOOq,lq: ETTtOTlllWS- -rilltV IlEYctAa ouvalpETal). E OVYY€VE\~V TTapES€~aTO TTPOS- TE Ta VO,!)TcX EtS,!) Kat TTPOS- Tas- aio9'!)TcXS- infatti la matematica predispone e rende idonei ad apprendere la teologia (Til TE YO:p OUOlaS" Kat Ta EVVAa EtST)." . 9EOAOYlq: TTapaOKEVTtV rrpOEVTpErrlC:E\ Kat ETTtTT]SEUSTTJTa) [ ... J e da un lato libera Tutto il discorso sulla matematica comune si bas a, come Sl pub vedere, suI da ogni legame Ie nostre facolta intellettive e Ie purifica e Ie coUega all'essere (TO: IlEv fatto che gli oggetti delle matematiche sono enti reali, e non seI?~li~~ concet~, e ch.e ~~i VOEpa opyava anOAuovoav Trov SEollrov Kat anoKa9alpovoav ovvanTovoav TE enti matematici in quanta tali sono intermedi tra gli enti intelhglbl~1 ~ quelh senslbt1: TTPOS- TO OV), e dall'altro lato per mezzo della bellezza e del giusto ordinamento La "medianita" della realta matematica, carattere che essa condlvlde con la realta proprio delle teorie matematiche avvicina in qualche modo agli intelligibili (nil Se dell'anima, pone, tuttavia, il problema di come concepire "dinamicamente"l~ stess~ KaAAEl Kat Tij Elhae{q: TWV 9EWPOVIlV€ WV EV TOtS- lla9rlllaOlV TTA,!)Olac:ovo&v posizione intermedia della matematica, come determinare, ci.o~, la funzlOne dl rrwS" TOtS" VOT)T01s-)." Non si potrebbe esprimere con maggiore chiarezza e transizione che essa svolge tra i due ordini di realta in mezzo a CUI SI colloca. In altre perentorieta la funzione metafisica delle scienze matematiche: sembra che Giamblico parole, occorre stabilire con precisione se la matematica serve a transitare dal mondo abbia in mente, pill da Pitagorico che da Platonico, e comunque da Neoplatonico che sensibile verso quello intelligibile, 0 viceversa. .. . ha appreso pienamente la lezione pitagorica,l'idea che senza matematica non si dia ne e Nel capitolo 13 Giamblico distingue due modi di conceplre e mtender: I filosofia ne teologia, che poi l'idea-cardine di ogni dottrina platonico-neoplatonica generi (Ta YV€ T) della matematica comune, dist~nzi0n.e che si rend~ nec.essana: da Plotino agli ultimi esponenti delle Scuole ateniese e alessandrina, idea che affonda perche "ciascuna scienza-scri.ve testualmente Gl~bhc~tro~a n~I ~UOI pro~n Ie proprie radici nel TimeD e nel Parmenide. generi il metodo di ragionare e dlmostrare che Ie convlene (aTTo TWV otKE\WV yEVWV Si tocca a questa punto il Leitmotiv dell'intero trattato Sulla Scienza EKaOTT) TOV TTPOOq,Opov EavTTJ Trov AOYWV Kat Trov aTTOSEt~EWV EUPlOKE\ matematica Comune. Infatti poco dopo, al capitolo 17, pagina 59.15ss., Giamblico TpOnov)." Noi chiamiamo "principi" tali generi, quando li consideriamo "cause e scrive ancora pill esplicitamente che "bisogna osservare anche questo, cioe quale mai fattori dell'intera realta matematica e della relativa teoria (roS" atTIa 9EwProllEV Kat sia il punto finale di riferimento nella studio della matematica, se essa faccia tutt'uno TTOt,!)T\KcX TfjS" OATJS" lla9T)llaTIKfjs- OUOlaS" Kat TfjS" TTEpt aUTTt~ 9Ew~{aS");." Ii con l'apprendere i teoremi di tale scienza 0 se si debbano ridurre questi teoremi a chiamiamo invece "elementi," quando Ii concepiamo come immanentl e costltuentl nel filosofia e se ci si debba proporre di arrivare per mezzo di essi alla contemplazione loro insieme la realta e il discorso della scienza matematica (roS" EVVTTapxovTa TaOTa dell'intelligibile (11 E\S- CPlAoooq,lav TIS" aUTO: aV&YE\ Kat npon9ETal 05TJYEto9al Kat oVllnAT)pOOVTa TTtV OUOlav Kat TOV TfjS" ETTtOTrlllT)S" AOYOV vofjTat). Di qui Sl' aUTrov ETTt TTtV TOO VOT]TOO 9€av) : in questa caso, infatti,l'ordine sarebbe la conseguenza, utile ai fini della nostra tesi, che Ie realta matematiche oltre ad ~ssere diverso, in quanta talvolta esso andrebbe al di la della naturale consequenzialita delle ouaetto (cioe elementi) della scienza matematica, anzitutto di quella comune e pOl delle matematiche (h{OTE TTtV KaTa q,UOlV aKoAov9{av TroV lla9T]llaTWV s~ole matematiche specifiche, sono anche, e soprattutto, pri~c~pi ~ci~e .c~use). d.el~~ unEp~alvovoa)." E al capitolo 18, pagina 62.18ss., a proposito dei metodi che i scienza matematica, e in quest' ultima accezione sono pili affiru at pnnclpl mtelhglblh Pitagorici seguivano nell'insegnamento della matematica, si legge che "Essi facevano che non alle cose sensibili a cui vengono applicate. Infatti, anche se risultano un uso scientifico di tali metodi con l'occhio rivolto anche alla filosofia teoretica "inferiori quanto a perfezione e purezza e semplicita e capacita di massima estensione" deU'essere e della bellezza (EXproVTO Se au TOtS- ETTtOTTJIlOVlKros- Kat IlETa TfjS" rispetto agli intelligibili, tuttavia sono superiori "quanto a ordine, simmetria, natura 9EWPT)T\KfjS- q,lAoooq,las- Trov OVTWV Kat TOO KaAOO oToxaC:0IlEvol), nella immobile e fissa, partecipazione pura delle idee, natura incorporea e immateriale, e per convinzione che bisognasse tenere sempre in gran conto e stima la determinatezza e la dirla in breve, per tutti gli aspetti migliori" rispetto ai sensibili. Come dire che la lora concentrazione nella massima brevita, e se c' era da ricavare da quei metodi qualcosa inferiorita rispetto auli intelligibili non inficia per nulla la lora affinita ad essi. Quindi di utile e per se stessi e per i discepoli e per l'intera scienza dell'essere {Kat TTPOS la matematica, che ;ome scienza dei generi matematici ha la loro medesima natura, e OATJV TTtV TroV OVTWV ETTlOTllIlTJV)." E ancora al capitolo 19, pagina 63.24ss., a strettamente imparentata con i generi intelligibili a cui i generi matematici sono affini. proposito della divisione della matematica comune nei suoi generi e nelle sue specie "Anzitutto dunque-scrive Gioamblico al successivo capitolo IS, pagina 54.23ss. piu importanti, Giamblico riprende 10 stesso argomento e scrive: "Ebbene, la prima proviamo a dire che la matematica si estende all'intera filosofia e ad ogni sua teoria, cos a da contemplare di ogni ente matematico e della sua singola proprieta, qualunque 60 SyUecta Classica 8 (1997) F. Romano: Metafisica e Matematica in Giamblico 61 essa sia, e I' aspetto teologico (8w€ PTJlla npCJlTOV Eon TO 8O€ AOYlKOV), ciae il SUO afferrarli per astrazione dai sensibili (ou KaTa a<jlatpO€ lV aTTO TWV aio8TJTWV adattarsi all'essenza e alIa potenza degli dei [ ...] Dopo di che essi [sc. i Pitagorici] TauTa TT€plAall~aVOv'T€S), bensf pens are in modo determinato ad essi come a cose cercano di costruire Ie matematiche che cancernono I'essere realmente intellettivo (TO che sussistono in se stesse (ciAA' WPlOIlEVWS aUTOtS ETIl{3aAAOVTS€ , liT€ BTj Ka8' VO€POV OVTCJlS ov) [sc. i concetti puri, tra i quali si trova anche il numero a€ UTa UIjlO€ TTJKOOlV), e non sono affette da movimento, ne si identificano con Ie matematico]." Insomma la matematica comune che i Pitagorici anteponevano aile loro forme intelligibili e indivisibili 0 con gli atti intellettivi (TWV VOT)O€WV), rna che in dimastrazioni tecniche non era altro che tina filosofia vera e propria, nella quale gli funzione degli inteUigibili si sviluppano anche attraverso i ragionamenti (TaS enti e i cancetti matematici assumevano determinazioni teoretiche e quindi metafisiche: BtavoT)oEls) che si fanno intorno a questi, e che esercitano in qualche modo questo I' espressione linguistica i} 8€CJlPTJTlK~ IjllAoooljlla che abbiamo incontrata poco fa ne e tipo medio di conoscenza. Tale metoda concettuale e dimostrativo, infatti, e' queUo E testimonianza inoppugnabile. questa la ragione per la quale, secondo i Pitagorici, la matematico ed e notevolmente separato (noAu KX€ WPtO"IlEVT) dai ragionamenti degli scienza delle matematiche supera abbondantemente Ie altre scienze, "in quanto precede altri uomini d scienza." Dunque, la conoscenza matematica, pur essen do intermedia tutte Ie altre occupazioni per bellezza e precisione [. ..] Le matematiche dunque tra inteUezione e sensazione, prende avvio dall'inteUezione (VOTJOlS), cioe dalla leggiamo al capitolo 26, pagina 84.8ss.-d sono di grande utilita per quanta riguarda conoscenza deU'inteIligibile, e si svolge attraverso il ragionamento (BlaVoTJo\.S) la vita umana nel suo complesso, come risulta chiaro a chi osservi Ie influenze che Ie relativo allo stesso intelligibile. Anche qui risulta, quindi, molto piu forte illegame tra tecniche matematiche hanno sulla nostra vita; e queste influenze non sono meno matematica e metafisica che non quello tra matematica e fisica. degne di attenzione, e quelle di maggiore importanza sono la catarsi dell'anima Gli ultimi capitoli del De Communi Mathematica Scientia non fanno che immortale, e la conversione dell'intelletto verso I'intelligibile, e la partecipazione rafforzare questa tesi della superiorita della matematica rispetto a tutte Ie altre scienze, all'attivita dell'essere (TO: BE IlEytoTa i) Ka8apols EOTl Tf\S a8avclTOU ljJuxf\s, Kat ad eccezione, naturalmente, della teologia. Ma questa vale, ovviamente, per la i} Toil voil nEplaywy~ TlPOS" TO VOT)TOV, Kat i} I1T€ ouOla TfjS" Toil OVTOS" matematica dei Pitagorici, la quale-come si legge al capitolo 30, pagina 91.3ss. EV€pyetas)." Le due espressioni tecniche "conversione dell'intelletto verso "non e la matematica che si pratica comunemente (oTlo(av oi TlOHOl l'intelligibile" e "partecipazione all'attivita dell'essere," che Giamblico riferisce aIle ETIl TTJBE1!OUOlV). Quest' ultima infatti e piuttosto tecnica e non ha uno scopo unitario piu importanti "influenze" (TeX epya) delle matematiche, ovvero dell'esercizio di tali (EKdvTJ IlEV y € T€XVlK~ TO TTAEOV EOTt Kat OKOTTOV OUK exouoa Eva), ne tende scienze (TWV l1a8TJIlaTlKWV T€XVWV), contengono in modo inequivocabile la misura al Bello e al Bene, mentre quella dei Pitagorici e squisitamente teoretica (8C€ JlpT)TlKT) della funzione metafisica dello studio dei numeri. I concetti matematici, anche se TE EOTl Bla<jlp€ OvTWS", cioe altamente contemplativa), e riconduce ad un unico fine inferiori agli intelligibili, non si identificano affatto con i concetti della mente, cioe con ultimo i suoi propri teoremi (Kat npos TEAOS v€ avaljlEpEl Ta eauTfjs i semplici atti intellettivi, perche non provengono, come questi ultimi, per astrazione 8C€ JlPtlll aTa), e fa in modo che tutti i suoi ragionamenti si uniscano strettamente al dalla conoscenza delle cose sensibili: dunque la matematica e diversa per natura da Bello e al Bene, e si serve di ragionamenti che sono capaci di elevare all'Essere (Kat tutte Ie altre scienze. C'e qui, a mio avviso, una trasparente polemica contro TlPOs" TO Bv aUTOtS" avaywyots)." Lo stesso nome "matematica"-osserva Aristotele e tutta la tradizione peripatetica che consideravano Ie matematiche un tipo di Giamblico al capitolo 34, pagina 96.lOss.-deriva da "mathesis" (lla8T)OlS), cioe conoscenza astratta e per nulla aderente alIa realta. Come si sa, illibro 13 (cioe illibro "apprendimento" in se e per s6, che discende propriamente "dall'inteUezione degli M) delle Metafisica di Aristotele e consacrato quasi per intero (solo nell'ultima parte si intelligibili (ano TfjS TIp€ t TWV VOT)TWV vOT)OW€ S KaTl€Ol) [ ...] Ma delle cose di critica la teoria delle idee come sostanze) alIa confutazione delle opinioni di coloro che cui c'e inteUezione c'e anche scienza, e di queUe di cui c'e scienza c'e anche considerano i numeri sostanze, anzi sostanze separate. Le argomentazioni apprendimento, e queste fra tutte saranno Ie sole apprendibili <in senso proprio,> e aristoteliche sono molto complesse e non sempre chiaramente indirizzate a filosofi 0 perciO-conciude Giamblico-sono dette anche matematiche." Nessun commento scuole determinate: e un fatto, pero, che esse investono la concezione platonico potrebbe, pili di queste parole, mettere in evidenza la perfetta coincidenza tra pitagorica della matematica soprattutto nei suoi sviluppi accademici (in Speusippo conoscenza scientifica e conoscenza matematica. principalmente). A un certo punto, dopo avere esaminato la impossibilita dei vari modi in cui il numero puo essere una cosa sussistente di per se, Aristotele conclude IV. Conclusione con questa sillogismo: "Se dunque e necessario che il numero, per esistere come una cosa sussistente di per se (TWV OVTCJlV Tl Ka8' aUTo), esista in uno dei modi E giunto il momenta di trarre quaJche conclusione, anche se provvisoria, da suddetti; rna se non e possibile che esista in uno di questi modi, e evidente che il quanto sono andato analizzando e valutando in merito aU'idea di una necessaria numero non ha la natura che ad esso hanno cercato di attribuire queUi che ne fanno relazione tra metafisica e matematica nel pensiero di Giamblico. qualcosa di separato (XWplOTOV)" (l083bl9-23).13 Che e esattamente la tesi contraria Anzitutto si pub in concreto sostenere che, se e vera la premessa da cui siamo a quella di Giamblico, il Quale appunto scrive alIa fine del capitolo 28, pagina 89ss.: partiti, e cioe che la nozione di "metafisica," soprattutto in un pensatore neoplatonico "I concetti matematici, dunque, che sono immobili in se stessi e inconfutabili, devono come Giamblico, si sostanzia del medesimo contenuto concettuale della nozione di essere accordati aIle specie e ai generi matematici presi per se stessi, e non bisogna "intelligibile," e altrettanto vero che la nozione di "matematica," COSt come e concepita e teorizzata in chiave squisitamente pitagorica, e di quel pitagorismo che in Giamblico-come del res to in altri filosofi neoplatonici-fa tutt'uno con un certo tipo 13 La traduzione e quella di C.A. Viano in La Metafisica di Aristotele (Torino 1974). 62 Syllecta Classica 8 {1997) F. Romano: Metafisica e Matematica in Giamblico 63 di neoplatonisrno, non soltanto risulta affine alIa nozione di "rnetafisica," rna n~op!atoni~o, rna anch~ c~me codice di lettura e di interpretazione di tutto il pensiero addirittura ne costituisce l'aspetto epistemologico (e, vorrei, dire, tecnico-scientifico) dl Glambhco e, vorrel dIre, dell'intera filosofia tardo-neoplatonica, se e vero che pill saliente e sintornatico. questa appare, ed e real mente e interamente, pervasa dall'influenza di Giamblico. In secondo luogo, l'uso che Giamblico fa dei concetti matematici in combinazione con quelli metafisici non lascia dubbi suI valore filosofico generale che e egli attribuisce alIa teoresi delle scienze matematiche, la quale e impemiata-<:orne si visto--sulla nozione di "teoria cornune delle matematiche." Tutto cia risulta tanto pill Universita di Catania evidente quanta pill si constata che tale combinazione teoretico-discorsiva tra rnatematica e metafisica trova la sua maggiore e pill esplicita espressione negli scritti e matematici di Giamblico, soprattutto, come si visto, nel De Communi Mathematica Scientia. E vero, d' altra parte, che anche in opere non matematiche, come ad esempio la De Vita Pythagorica 0 il De Mysteriis, Giamblico espone concetti e dottrine che coincidono sostanzialmente con queUi che troviamo nel De Communi Mathematica e Scientia; tuttavia l'esame che si fatto dei passaggi pill significativi di quest'ultimo scritto ci ha condotto a risultati assolutamente chiari e incontrovertibili suI senso che bisogna dare all'idea giamblichea del rapporto tra metafisica e matematica. risultati che possiamo sintetizzare in questi termini. e, La matematica anzitutto, vera scienza filosofica, e non semplicemente tecnica 0 arte del calcolo: essa, cioe, non serve sol tanto a risolvere i teoremi basati sui numeri e sui loro diversi rapporti, rna anche e soprattutto a farci conoscere una realta ontologicamente concreta ed effettivamente mediatrice fra due realta opposte, quella intelligibile e quella sensibile. La realta che e oggetto della scienza matematica, anzi di tutte Ie scienze maternatiche che hanno illoro fondamento nella matematica cornune, rappresenta l'anello di congiunzione oggettiva e dialettica (si dia a quest'ultimo termine tutta la pregnanza del suo significato platonico) tra queUe due opposte realta, e tale medieta non ha solo valore conoscitivo, rna anche metafisico, nel senso che la scienza matematica non costituisce un metodo di conoscenza astratto, come pensano alcuni (soprattutto gli Aristotelici), bens! un vero e proprio sistema di conoscenze indipendenti e autosufficienti perch6 basate, appunto, su enti distinti, anzi .separati dagli enti intelligibili e da quelli sensibili. La mediazione della conoscenza rnatematica, dunque, ha un valore schiettarnente metafisico, COS! come la conoscenza dei principi sia teologici che fisici e, in generale, di ogni ordine e grado di realta ontologica. E questa la conclusione ultima alla Quale perviene il discorso di Giamblico sulla rnetafisicita della maternatica, se si da al termine "metafisicita" il significato che esso ha, e non pua non avere, in un contesto filosofico neoplatonico, cioe il significato pieno e inoppugnabile di "ordine teologico" e divino. Mi si consenta di chiudere queste pagine con una considerazione che non vuole essere un atto di presunzione: il titolo che ho suggerito per il volume della Rusconi contenente gli scritti matematici di Giarnblico, IL Numero e it Divino, racchiude un binomio che non vale soltanto come indicazione bibliografica limitata ad alcuni scritti di un maestro

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