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Metafisica dell amore sessuale. L'amore inganno della natura PDF

123 Pages·2016·4.5 MB·Italian
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L(cid:1758)amore ha fatto versare (cid:3065)umi di lacrime, di sangue e soprattutto d(cid:1758)inchiostro, ma nessuno ne ha indagato così a fondo il mistero come Schopenhauer. Si tratta di una passione tirannica e demoniaca, anzi meta(cid:3065)sica, che nei gradi più alti della sua intensità è capace di travolgere tutto, anche la vita stessa di chi ne è irretito. σ se ne capisce il perché, dice il (cid:3065)losofo, se si pensa che dall(cid:1758)amore dipende la perpetuazione della specie. Ma una cosa di tanta importanza non poteva essere lasciata all(cid:1758)arbitrio degli individui e così la natura ci ha dato l(cid:1758)istinto sessuale, la cui forza e infallibilità ci inducono a fare quello che non faremmo mai con la mera ri(cid:3066)essione razionale. οlla natura sta a cuore la vita della specie e non quella degli individui, che essa considera semplici strumenti o zimbelli. χnsomma, l(cid:1758)amore è un inganno della natura. οnacleto Verrecchia Arthur Schopenhauer (ςanzica ίεζζ - τrancoforte ίζδή) πUR ha pubblicato Aforismi per una vita saggia, Colloqui, Il mondo come volontà e rappresentazione, O si pensa o si crede, Sulla quadruplice radice del principio di ragione sufficiente. Anacleto Verrecchia, (cid:3065)losofo e germanista, è autore di libri che hanno suscitato vasta eco di critica. Tra gli altri, La catastrofe di Nietzsche a Torino, Giordano Bruno. La falena dello spirito. Biblioteca Universale Rizzoli Proprietà letteraria riservata © ίηη2 RρS Rizzoli Libri S.p.ο., Milano © ίηηβ R.ρ.S. Libri ἱ υrandi ύpere S.p.ο., Milano © ίηηε RρS Libri S.p.ο., Milano χSπό ηεζ-ζζ-γζ-δίηεη-ε Titolo originale dell(cid:1758)operaθ Metaphysik der geschlechtsliebe Prima edizione digitale 2ήίί da nona edizione aprile 2ήήζ χn copertinaθ illustrazione © οndrea Ventura Progetto grafico di Mucca ςesign Per conoscere il mondo πUR visita il sito www.bur.eu Quest(cid:1758)opera è protetta dalla Legge sul diritto d(cid:1758)autore. È vietata ogni duplicazione, anche parziale, non autorizzata. INTRODUZIONE Schopenhauer chiamava «una perla» la sua Meta(cid:3052)sica dell’amore sessuale. σ lo è, infattiθ nessun altro pensatore, né prima né dopo di lui, ha indagato così a fondo il mistero dell(cid:1758)amore, di questa passione che, nei gradi più alti della sua intensità, è capace di travolgere tutto, anche la vita stessa di chi ne è preso. Si tratta della più violenta a(cid:3064)ermazione della volontà che urge alla vita e in essa parla direttamente lo spirito della specie, per il quale gli individui sono dei semplici strumenti o zimbelli. Questi corrono danzando incontro alla morte, ma la morte è correlata alla nascita e quindi la tragica pantomima durerà in eterno. L(cid:1758)uno tramonta e l(cid:1758)altro sorgeθ cambiano gli attori, ma il dramma è sempre lo stesso. Per assicurare questo continuo ricambio sulla scena del mondo, la natura inganna i suoi (cid:3065)gli e li induce a fare quello che non farebbero mai con la mera ri(cid:3066)essione razionale. σ l(cid:1758)inganno consiste appunto nella passione amorosa, esaltante e distruttiva a un tempo, tirannica e demoniaca. Se l(cid:1758)uomo avesse un(cid:1758)altra passione di intensità pari a quella dell(cid:1758)amore, probabilmente non gli rimarrebbe addosso neanche un(cid:1758)oncia di carne. È tragico apprendere che alla base di ogni innamoramento ci sia una illusione, quella dell(cid:1758)istinto sessuale, che ci guida come un fuoco fatuo e poi scompare, lasciandoci negli stagni. χn altre parole «la paracazzera», se mi si passa il termine, è una strana bussola, perché ci conduce inevitabilmente prima in mezzo alla tempesta e poi nelle acque morte. Ma c(cid:1758)è anche il rischio di fare, nel frattempo, naufragio. Questo avviene perché il vero scopo dell(cid:1758)amore trascende l(cid:1758)individuoθ gli innamorati che si guardano così bramosamente credono di promuovere la propria felicità e invece fanno solo gli interessi della specie. ρi sono pagine, in questo scritto di Schopenhauer, che fanno venire i brividi, perché ci aprono gli occhi sugli abissi meta(cid:3065)sici della nostra travagliata esistenza. χ meno adatti a capirle sono proprio gli innamorati. σ come potrebberoν Qui parla la fredda ragione, mentre l(cid:1758)amore è per sua natura irrazionale e cieco. Lo stesso istinto sessuale, che ci induce a fare quello che facciamo, ci impedisce di capire perché lo facciamo. Veniamo attirati nella vita da una illusione e altre illusioni ci tengono avvinti ad essaθ siamo avvolti nel velo di Maya. L(cid:1758)orecchio occidentale, stordito dalle giaculatorie dell(cid:1758)ottimismo costituito, è poco adatto a percepire questa musica. Si preferisce la favoletta cristiana di un ςio personale che crea il mondo dal nulla e poi lo amministra a suo piacimento. La (cid:3065)loso(cid:3065)a stessa, in σuropa, è per gran parte una specie di teologia secolarizzata. όon per niente si continua a fare l(cid:1758)apoteosi di φegel, di questo tron(cid:3065)o assolutizzatore dello Stato nel trascendente, che ωarl Popper de(cid:3065)nisce a ragione «la più grande tru(cid:3064)a intellettuale nella storia della nostra civiltà». Schopenhauer, invece, viene considerato ancora oggi un guastafeste o una pianta esotica. σ se ne capisce il motivoθ egli parla più la lingua dei saggi indiani che quella dei preti di complemento come τichte, Schelling e soprattutto φegel. Sulle rive del υange, dove risuona l(cid:1758)alta (cid:3065)loso(cid:3065)a delle Upanishad, della πhagavad-υita e dei ςiscorsi di πuddha, l(cid:1758)orecchio è molto più allenato per capire la parola di Schopenhauer. χl nostro (cid:3065)losofo pretendeva, giustamente, che lo si leggesse per intero, senza tralasciare neppure un rigoθ «χo non mi sono mai ripetuto e ho osservato le cose dai più diversi punti di vista, sforzandomi sempre, mediante la massima chiarezza possibile e spesso mediante paragoni, di facilitare ai miei lettori la comprensione di di(cid:3067)cili concetti meta(cid:3065)sici».ί σ infatti egli fece del tutto per essere letto, sia perché scrisse relativamente poco, se paragonato ad altri autori, sia perché usò uno stile così bello e accattivante, che non ha l(cid:1758)eguale nella (cid:3065)loso(cid:3065)a tedesca. Questo è un (cid:3065)losofo che si fa capire e che non trebbia mai paglia vuota. όon ha bisogno d(cid:1758)interpreti, perché la sua prosa è così chiara ed essenziale, che il volerla (cid:3065)ltrare sarebbe come voler ridistillare la grappa. όon s(cid:1758)incontrano mai, nei suoi libri, quelle lungagnate in chiave cabalistica e quegli orribili accozzi di parole tanto frequenti nei (cid:3065)loso(cid:3065) tedeschi e anche non tedeschi. Stando così le cose, Schopenhauer ruggirebbe nella tomba, se vedesse scorporata la sua opera. Tuttavia la Meta(cid:3052)sica dell’amore sessuale, pur essendo strettamente connessa con il suo sistema (cid:3065)loso(cid:3065)co, costituisce in un certo modo qualche cosa di unico, sì che una sua traduzione a parte è almeno perdonabile. Lui stesso, chiamandola «una perla», la metteva in risalto. Tiriamola allora fuori, questa perla, senza però perdere di vista la superba conchiglia in cui è incastonataθ Il mondo come volontà e rappresentazione. La prima edizione di quest(cid:1758)opera, che è uno dei capisaldi della (cid:3065)loso(cid:3065)a di tutti i tempi, uscì nel dicembre del ίζίζ, però con la data dell(cid:1758)anno successivo. ρadde nel più assoluto silenzio, il che non fa certamente onore all(cid:1758)intelligenza e alla cultura dei tedeschi. Stordita dagli ottoni di τichte, di Schelling e di φegel, i tre grandi «ciarlatani», la υermania non si accorse di Schopenhauer. σ cadde nel silenzio anche la seconda edizione, arricchita dei cinquanta capitoli di Supplementi e pubblicata in due volumi nel ίζββθ la sbornia hegeliana non era ancora passata. La Meta(cid:3052)sica dell’amore sessuale fa parte dei Supplementi, di cui occupa tutto il capitolo quarantaquattresimo, uno dei più lunghi. Quindi fu pubblicata per la prima volta nel ίζββ. Se letta isolatamente, essa potrebbe o(cid:3064)rire qualche di(cid:3067)coltà a chi non conosca il linguaggio e la (cid:3065)loso(cid:3065)a di Schopenhauer. Per questo, sempre dai Supplementi, ho tradotto anche i capitoli β2 e βγ, che riguardano rispettivamente la vita della specie e l(cid:1758)a(cid:3064)ermazione della volontà di vivere. ρosì la meta(cid:3065)sica dell(cid:1758)amore risulterà più chiara, dato che i capitoli tradotti sono connessi tra di loro e l(cid:1758)uno getta luce sull(cid:1758)altro. ύltre a ciò, ho tratto alcuni pensieri e aforismi dal Nachlaß, il quale non è stato ancora tradotto in italiano. οnche questi pensieri sparsi hanno per lo più attinenza con l(cid:1758)amore. χn(cid:3065)ne, ho tradotto il capitolo sulle donne contenuto nei Parerga e paralipomena. οnche se questo capitolo ha un carattere più descrittivo che speculativo, va messo in rapporto con la concezione generale del filosofo. Pubblicare i Parerga e paralipomena, altro capolavoro assoluto, fu molto più di(cid:3067)cile che scriverli. υli editori interpellati, a cominciare da πrockhaus, li ri(cid:3065)utaronoθ capita sempre così con le opere geniali e fuori del comune. Rassegnato e amareggiato, Schopenhauer, il ίδ settembre del ίζγή, scrisse al suo arcievangelista, come soleva chiamarlo, ψulius τrauenstädtθ «χ miei opera mixta, dopo sei anni di lavoro giornaliero, sono (cid:3065)niti», ma «non riesco a trovare un editore. È la conseguenza della resistenza passiva dei professori… La mia disgrazia è spiacevole, ma non umilianteθ proprio ora, infatti, i giornali annunciano che Lola Montez si propone di scrivere le sue memorie e che le sono state subito o(cid:3064)erte grandi somme dagli editori inglesi. ρosì sappiamo in quale situazione ci troviamo. (cid:1752) Ma io non so veramente che cosa possa ancora fare e se i miei opera mixta siano destinati a diventare un(cid:1758)opera postuma… ύggi, intanto, scrivo a lei per chiederle se non voglia pescarmi un editore fra i molti librai-editori di πerlino… Se la cosa le riuscisse, lei acquisterebbe un vero merito verso di me e verso la filosofia». σ l(cid:1758)arcievangelista pescò. ρosì l(cid:1758)opera, che doveva dare al (cid:3065)losofo una gloria improvvisa, uscì presso l(cid:1758)oscuro libraio-editore ο.W. φayn di πerlino nel novembre del ίζγί. ύra, (cid:3065)nalmente, ci si accorse di questo gigante dello spirito o di questo πuddha occidentale, come pure è stato de(cid:3065)nito. ύrmai aveva superato la sessantina e non poté fare a meno di commentare amaramente quel riconoscimento così tardivoθ «οlla (cid:3065)ne vengono con timpani e trombe e credono che questo sia qualche cosa».2 Parlando con il suo futuro biografo Wilhelm υwinner e alludendo ai capelli canuti che aveva in testa, disse che il tempo aveva (cid:3065)nalmente portato delle rose anche a lui, però bianche. Poi, con una nota di tristezza, aggiunse che a momenti gli capitava come all(cid:1758)a(cid:3064)amato bambino della canzone popolareθ «σ quando il pane fu cotto,έχl bambino giaceva nella bara morto».α Ma si consolava con le parole del De vera sapientia di Petrarca, il poeta del suo cuoreθ «Si quis, tota die currens, pervenit ad vesperam, satis est».β όel ίζγδ, sotto il titolo Finale, scrisse anche questi versiθ «σccomi stremato alla meta,έLa stanca testa a stento regge l(cid:1758)alloroθέMa lieto guardo a quel che feci,έSempre imperturbabile ai detti altrui».γ όell(cid:1758)ultimo decennio della sua vita, egli divenne un punto di riferimento per tutti. Sbucavano discepoli da ogni parte e si accostavano a lui non solo quelli che erano rimasti delusi dai moti rivoluzionari del ίζβζ, ma anche quelli che avevano ancora la bocca impastata dal vinaccio della (cid:3065)loso(cid:3065)a di φegel. L(cid:1758)«eccentrico di τrancoforte», come lo chiamavano prima i pochi che lo conoscevano, era diventato di colpo «il saggio di τrancoforte». σgli non aveva mai cambiato idea ed era sempre rimasto fedele a se stessoθ «Tutti hanno barcollato, tranne me».δ Proprio per questo molti ex ubriachi di hegelianeria, ancora barcollanti, cercavano un punto d(cid:1758)appoggio in lui. ύra abbiamo gli ubriachi, ancora più barcollanti e con un forte cerchio alla testa, della filosofia di Marx, il (cid:3065)glio di φegel. οndranno a suonare anch(cid:1758)essi alla porta di Schopenhauerν Sembra di sìθ molti ex intellettuali impegnati, che (cid:3065)no a ieri vedevano solo con occhi arrossati come i cisposi, hanno iniziato una nuova transumanza e tutto lascia credere che si dirigeranno proprio verso Schopenhauer. οumenta sempre di più, infatti, il numero di quelli che parlano di lui. Ma i più ubriachi di tutti, naturalmente, sono gli innamorati. Questi nessuno riuscirebbe a farli rinsavire, perché la loro sbornia è di carattere addirittura meta(cid:3065)sico. ρi vorrebbe la forza di un demiurgo. Schopenhauer stesso diceθ «Per inciso, qui, si noti che, per quanto la mia meta(cid:3065)sica dell(cid:1758)amore possa dispiacere proprio a quelli che sono irretiti in questa passione, pure la verità fondamentale da me scoperta dovrebbe, più di ogni altro mezzo, renderli capaci a vincerla, se mai contro di essa avessero un qualche potere le considerazioni della ragione. Ma ci si fermerà sicuramente al detto dell(cid:1758)antico comicoθ Quae res in se neque consilium, neque modum habet ullum, eam consilio regere non potes». όon è possibile, dunque, dominare con il ragionamento ciò che non ammette né ragionamento né misura. Se non altro, però, la Meta(cid:3052)sica dell’amore sessuale può far capire agli innamorati di che qualità sia il vino che li rende tanto ebbri. È già qualche cosa. χl difetto della filosofia occidentale è quello di parlare solo e sempre dell(cid:1758)uomo, considerandolo come qualche cosa di completamente avulso dal resto del regno animale. Troppo spesso ci si dimentica che l(cid:1758)uomo è soggetto alla natura e alle sue leggi né più né meno di quel che lo sia un riccio o un procione. Se non si tiene conto di questa verità fondamentale, si creano delle illusioni e la (cid:3065)loso(cid:3065)a stessa diventa una rapsodia di parole o una teologia di complemento, quale spesso è in e(cid:3064)etti. Tutti gli esseri viventi, dalla cavalletta all(cid:1758)uomo, sono fenomeni diversi di un(cid:1758)unica esistenza universale. Solo nel grado di oggettivazione della volontà, dice Schopenhauer, c(cid:1758)è di(cid:3064)erenza tra una creatura e l(cid:1758)altra, ma intimamente o meta(cid:3065)sicamente sono la stessa cosa. οllo stesso modo la pensava υiordano πrunoθ tra l(cid:1758)anima di un uomo, di una pianta o di un animale c(cid:1758)è una di(cid:3064)erenza di quantità, non di qualità. Per(cid:3065)no la πibbia diceθ «Uno stesso (cid:3065)ato han tutti,έe nulla ha l(cid:1758)uomo più del bruto».ε Ma chi ha capito meglio la parentela universale che accomuna tutti gli esseri viventi è la (cid:3065)loso(cid:3065)a

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Rizzoli, 2011. — 123 pagine, ISBN: 885861979XL'amore ha fatto versare fiumi di lacrime, di sangue e soprattutto d'inchiostro, ma nessuno ne ha indagato così a fondo il mistero come Schopenhauer. Si tratta di una passione tirannica e demoniaca, anzi metafisica, che nei gradi più alti della sua in
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