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"Meraviglioso artificio". Tecniche narrative e rappresentative nell'"Orlando furioso" PDF

146 Pages·1990·20.665 MB·Italian
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L’Unicorno Collana di testi e di critica letteraria diretta da Luigi Biasucci no 5 Marco Praloran “MARAVIGLIOSO ARTIFICIO” Tecniche narrative e rappresentative nell’“Orlando Innamorato”. i43 Maria Pacinj Fazzi editore, 1990 INTRODUZIONE Questa ricerca nasce come secondo approccio al testo dell’Innamo rato. Negli anni precedenti ho avuto la possibilità di studiare le strut ture formali, dapprima l’endecasillabo e successivamente l’ottava’. Man mano che dalle miscrostrutture si passava a quelle più grandi, l’implicazione con i meccanismi narrativi d’ottava e le formule retori che di connessione tra le ‘stanze’ apparivano legate in modo indisso lubile ai valori narrativi. La combinazione e solidarietà tra strutture formali e strutture narrative (tra lexis e mythos per usare gli illumi nanti termini aristotelici) affiorava sempre più come il centro nodale per lo studio e la comprensione dell’Innamorato. In questa ottica si è pensato allora di rovesciare la prospettiva e di indagare ‘dalla parte dell’intreccio’, del mythos dunque. Si è ammirato così il modo in cui l’articolazione narrativa dell’Innamorato ‘risponde’ alla tipologia stro fica in cui è inserita: ciò che diventa insomma costitutivo e discrimi nante di una narrazione in ottave nel Quattrocento. I risultati di questa ricerca sono confluiti in due c2.apitoli Nel primo ho preso in considerazione la conformazione generale dell’in treccio nell’Innamorato, risalendo a quelli che a mio avviso vanno con siderati gli unici modelli possibili (i romanzi francesi in prosa del Duecento) e finendo per toccare, forse inevitabilmente, il problema dell’entrelacement nel ‘500 e dunque nel Furioso. Nel secondo ho in vece studiato uno specifico episodio del poema: la battaglia di Mon tealbano, per osservare da vicino il percorso comune delle varie stra tegie discorsive e formali in un contesto epico, nel quale perciò le re- 7 lazioni con la letteratura canterina e con quella epica risultassero più marcate. Devo dire che alla fine si fa abbastanza forte la consapevolezza che almeno due questioni veramente importanti siano rimaste ai margini o addirittura fuori da questa ricerca. Manca infatti, come si vede, un capitolo specifico dedicato alle avventure cortesi, e manca anche tutta una serie di rilievi sul III Libro. La ‘continuazione’ difatti, parallale lamente al progressivo allontanamento dal mondo naifdei cantari, ac quista una concentrazione stilistica che ‘rappresenta’ pienamente il meraviglioso fascino delle situazioni n3.arrative Una capacità rappre sentativa certo diversa da quella ariostesca, e che pur possiede forse quegli elementi che Rajna immaginava come caratteristici del mo mento più alto del genere cavalleresco italiano. Ma del resto questo è un problema apertissimo e uno degli obiettivi più stimolanti per la fu tura critica boiardesca. Vorrei ringraziare il prof. Pier Vincenzo Mengaldo e il dott. Fran cesco Pontarin, con i quali ho discusso lungamente e ‘piacevolmente’ i principali temi di questa ricerca e in particolare il problema della temporalità nell’Innamorato. Un ringraziamento particolare va anche al prof. Luigi Blasucci che ha seguito con molta attenzione e con ot timi consiglila veste finale di questo volume. 8 1. M. Praloran M. Tizi, Narrarein ottave. Metrica e stile nell”Innamorato”. (Premessa - diPV. Mengaldo), Nistri-Lischi, Pisa 1988. 2. La battaglia di Montealbano è la versione ampliata dell’articolo apparso in ‘Schifa noia” 3, 1987, pp. 29-43. I paragrafi 1 e 3 dell’Entrelacement nell’Orlando Innamora to” hanno costituito il testo di un intervento al convegno ferrarese ‘I Libri di Or lando Innamorato. Tipografie e romanzi in Valpadana tra Quattro e Cinquecento” (11-13 Febbraio, 1988). 3. Vedi su questo problema il recente intervento di C.E.J. Griffiths: Orlando Innamo ratoIII:AnAppreciation, in«Italian Studies», 36, 1981, pp.27-40. 9 L’ENTRELACEMENTNELL’ORLANDO INNM4ORATO. 1.1. La narrazione a entrelacement nei romanzifrancesi in prosa. Come è noto, il termine entrelacement è stato coniato da F. Lot nel suo saggio sulla Vulgata del Lancelot-Graal’, cioè su quell’immensa opera in prosa francese del ‘200 costituita dal Lancelot, dalla Queste dii Graal, dalla Mort le roi Artu e da altre opere più tarde e meno rile vanti da un punto di vista artistico. Di fatto poi questa tecnica si adatta particolarmente al nucleo più vasto di quell’edificio: il Lance lot. L’entrelacement rende possibile la narrazione alternata di più storie che avvengono contemporaneamente in modo che a qualsiasi mo mento in cui interrompiamo il racconto ci troviamo di fronte ad una serie più o meno numerosa (nel caso del Lancelot ricchissima) di fili non risolti, in progress, che si incrociano, si separano, si aggrovigliano. Come ricorda Vinaver, che ha studiato in modo esemplare questa tec nica narrativa confrontandola con il disegno altrettanto complesso delle miniature a girali romaniche e gotiche, l’occhio di colui che guarda normalmente non viaggia lungo ogni filo ma si muove orizzon talmente e/o verticalmente abbracciando tutti i fili come essi si pre sentano alla visione di c3.ampo C’è quindi la possibilità di leggere il percorso sintagmatico della storia di un eroe e parimenti la necessità di confrontarlo paradigmaticamente con avventure analoghe affron tate da altri cavalieri. Questo modello narrativo, nel suo decorso sto rico, viene riutilizzato e adattato da Boiardo e poi da Ariosto per i loro poemi cavallereschi. Mentre in una prospettiva paradigmatica siamo molto ricchi di in terventi sia sul modello francese a4,ntico sia su quello rinascimentale (gli interventi sono dedicati soprattutto all’Orlando Furioso, per la ve rità)’, si ha l’impressione che non sia stato approntato in ambito ita liano uno studio pertinente di tipo sintagmatico, e che le ipotesi di Vinaver sui valori strutturali e formali di questa tecnica siano state sfruttate in modo non del tutto soddisfacente. 11 In generale c’è stata, si può dire, una specie di gara ad investigare la ricchissima tipologia di relazioni tematiche tra i vari fili dell’intrec cio o storie dei diversi eroi soprattutto nel Lancelot come punto di partenza e nel Furioso come punto d’arrivo, lasciando in second’or dine (un’eccezione per l’Italia sono gli articoli di Pampaloni) il mo- dello nelle sue strutture sintagmatiche. Eppure è soltanto grazie a queste strutture, alla loro forma caratte ristica, che è possibile poi recuperare tutta una serie di corrispon denze per similarità o no trale avventure dei vari personaggi. Proponendoci di descrivere e contribuire allo studio di questo mo dello nell’O. I. dobbiamo per forza risalire molto indietro, perché su questo punto non ci sono dubbi che Rajna avesse ragione. La configu razione dell’opera di Boiardo è a tutti gli effetti costruita su due mo delli possibili: il Lancelot e il Guron Courtois. Nessun poema cavalle resco del ‘400 italiano, né tanto meno la Tavola Ritonda che dell’en trelacement fa un uso piuttosto r6,idotto può minimamente richiamare il modello boiardesco. Del resto lo stesso Tristan francese fa un uso piuttosto limitato di qusta tecnica (lunghissimi segmenti dedicati ad un solo attore: Tristano a7ppunto) o perlomeno l’entrelacement è dif fuso soprattutto nei settori più implicati con il cdtéarturiano. Con ciò non si intende fare delle considerazioni sulle fonti ma sem plicemente ricordare che la situazione è esattamente quella che appa riva al Rajna un secolo fa e non c’è nessun elemento nuovo (a questo livello naturalmente) che possa oggi ragionevolmente indurci a cam biare prospettiva. Il vecchio modello della letteratura arturiana in prosa del XIII secolo è l’unico possibile antecedente dell’intreccio dell’Innamorato. Con questo si deve allora tornare un po’ indietro e considerare che cosa sia entrelacement: che non è esattamente costruire la narrazione su due o tre fili (magari episodicamente) e in modo spesso irrelato (una volgarizzazione del modello tale quale lo vediamo in alcune tarde chanson e da qui naturalmente nei cantari e nei poemi cavallereschi italiani’), ma costruire un disegno diegetico che verte proprio sulla pluralità delle storie, in modo che il racconto risulti acentric, come 12 sottolinea Vinaver, e cioè distribuito con un equilibrio variabile tra i principali e1.ro0i Ora, per avere un’idea coerente di questa raffinatissima organizza zione, occorre studiare un po’ attentamente il modo e la posizione de gli stacchi tra le singole storie (la famosa formula: or laisse le conte...). Proviamo allora a seguire un lungo segmento che appartiene all’ultima parte del Lancelot (il cosiddetto Agravain). Dal paragrafo LV al par. LXVIII dell’edizione Micha possiamo raccogliere 13 sequenze. Rias sumiamo rapidamente concentrandoci sui modi di transizione e sul problema della rappresentazione della temporalità: 1) Dodinel vince Maruc il rosso e lo spedisce alla regina Ginevra. 2) Lancillotto ferito incontra Grifone, gli consegna le sue armi e poi si allontana. Grifone arriva alla corte e viene creduto l’uccisore di Landillotto. Ginevra gli spedisce dietro Keu che cade prigioniero. 3) La regina disperata sviene. 4) Lancillotto ferito, dopo aver lasciato Grifone, trova rico vero in una casa nella foresta, dove rimane convalescente trois semai nes ains qu‘il peust chevaichier. 5) Dodinel, dopo aver lasciato Maruc, cade in un torrente e poi arriva in un castello dove viene fatto prigio niero. 6) Ginevra disperata per la presunta morte di Lancillotto chiede aiuto ad Artù che istituisce una queste. Parte Galvano che porta con sé nove cavalieri: essi giungono alla “Croce Nera” dove ascoltano il racconto di Joseph de Barimathie. Galvano e gli altri ca valieri si separano nella foresta: promettono di trovarsi dopo otto giorni, a mezzogiorno, alla “Croce Bianca”. Galvano soccorre un ca valiere e poi parte da solo”. 7) Agloval, uno dei dieci cavalieri, dopo aver passato un giorno senza trovare avventura, incontra Grifone e lo vince. Grifone si allontana, libera Keu e lo manda da Agloval. 8) Gal vano libera Saigremor. 9) Cinque giorni dopo la partenza Hestor arriva nel castello dov’è prigioniero Dodinel; uccide il malvagio cavaliere e lo libera. Insieme arrivano alla “Croce Bianca”, dov’era fissato l’ap puntamento con gli altri cavalieri. 10) Galvano viaggia per lungo tempo da solo (due settimane); incontra una dama e combatte per lei in un torneo dove viene sconfitto da un cavaliere che si rivela essere Hestor. Insieme proseguono il viaggio finché arrivano ad un cimitero dove Galvano fallisce una prova, poi i due si separano. 11) Galvano 13 arriva a Corbenic dove non riesce a superare la famosa avventura del Graal. 12) Hestor, dal momento in cui ha lasciato Galvano, libera un castello da un cattivo costume. 13) Ivano, dopo essersi separato dagli altri, e dopo quattro giorni... Ci fermiamo qui e proviamo a fare qualche constatazione: a) il numero fittissimo di attori e di storie (più di sei solo in questa se quenza); b) la compiutezza di ogni singolo segmento di storia, compiutezza re lativa naturalmente, ma tale che di fatto il racconto stacca su un at tore quando si trova in una situazione di quiete, quando cioè il perso naggio si trova alla corte o in un castello, o prigioniero o malato, op pure in viaggio ma senza incontri (pericoli) nell’orizzonte immediato della sua inchiesta. Questo avviene anche per la disgiunzione di due attori: il racconto segue Galvano, Hestor viene lasciato mentre si av via sulla sua strada. In nessun caso si opera uno stacco nel racconto su un attore in pericolo o su una situazione comunque puntuale. c) la solidarietà della segmentazione formale del racconto in capitoli con la segmentazione tematica e narrativa; così uno stacco o transi zione coincide con un nuovo capitolol2. Di fatto si può parlare quindi di una sola segmentazione; d) il trattamento della temporalità (la riproduzione). L’indicazione che immediatamente salta all’occhio è l’effetto di notevole verosimi glianza che l’organizzazione del racconto sa riprodurre rispetto alla conformazione temporale delle storie: il testo è ricco di segnali tempo rali che tendono ad accordare i vari fili da un punto di vista cronolo gico e far progredire in modo uniforme una storia così complessa’. Si tratta allora di osservare e di studiare le variazioni di velocità del racconto rispetto al tempo della/e storie (tradizionalmente i due mo delli più frequenti sono la scena tendenzialmente isocrona e il somma rio) e i rapporti che intercorrono tra l’ordine degli avvenimenti nel di scorso narrativo e l’ordine cronologico degli stessi avvenimenti nella storia. 14

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