Trentatré capitoli che seguono la maturazione del protagonista, un ragazzino con un misterioso problema al cuore, che vive in un villaggio della Lika, nella profonda provincia balcanica.
Sono gli anni Settanta e la sua è una famiglia patriarcale e rurale che vive ai margini di una foresta abitata dall’orso.
È un libro sulla famiglia, con medici costosi e veterinari che, se necessario, curano anche le persone, sulle credenze e le stregonerie dei villaggi, su vecchi cattivi e misteriose vecchiette, sulla vita dura dei monti.
Le emozioni? Non vengono mostrate, devono essere nascoste, soppresse, ingoiate. Finché non esplodono.
In questi tempi sempre più urbani e tecnologici, c’è un rinascimento di voci che arrivano dalle foreste del mondo, e che ci parlano di torrenti, di capanne, di campi, di cieli e di stagioni. Ce l’abbiamo nel sangue e non potremo mai fare a meno di tutto questo, è la materia di cui è fatta la terra ed è la nostra materia primordiale. Queste voci si chiamano l’una con l’altra come fanno i lupi che vagabondano per le valli e alzando il muso alla luna si cercano, si ascoltano, si riconoscono. La voce di Damir Karakaš ci arriva nitida, è l’ululato di uno di quei lupi dell’Est che dopo aver fatto tanta strada sono tornati sulle Alpi. Ed è la benvenuta. Paolo Cognetti