ebook img

Memorie da una casa di morti e Memorie dal sottosuolo. Testo russo a fronte PDF

1007 Pages·2012·21.383 MB·Italian
Save to my drive
Quick download
Download
Most books are stored in the elastic cloud where traffic is expensive. For this reason, we have a limit on daily download.

Preview Memorie da una casa di morti e Memorie dal sottosuolo. Testo russo a fronte

FËDOR DOSTOEVSKIJ MEMORIE DA UNA CASA DI MORTI e MEMORIE DAL SOTTOSUOLO Testo russo a fronte Introduzione di Armando Torno BOMPIANI IL PENSIERO OCCIDENTALE BOMPIANI IL PENSIERO OCCIDENTALE Direttore GIOVANNI REALE Direttore editoriale Bompiani Elisabetta Sgarbi Direttore letterario Mario Andreose Editor Bompiani Eugenio Lio Collaboratori Alberto Bellanti Vincenzo Cicero Diego Fusaro Giuseppe Girgenti Roberto Radice Glauco Tiengo FËDOR DOSTOEVSKIJ MEMORIE DA UNA CASA DI MORTI E MEMORIE DAL SOTTOSUOLO Testo russo a fronte Introduzione di Armando Torno BOMPIANI IL PENSIERO OCCIDENTALE Per Memorie da una casa di morti © Sansoni, Firenze 1958 Per Memorie dal sottosuolo © Sansoni, Firenze 1943 L’Editore è a disposizione degli aventi diritto per eventuali mancanze o inesattezze. ISBN 978-88-587-5477-1 © 2012 Bompiani/RCS Libri S.p.A. Via Angelo Rizzoli 8 - 20132 Milano Prima edizione digitale 2012 da I edizione Il pensiero Occidentale maggio 2012 I NTRODUZIONE di Armando Torno Cosa hanno in comune le due opere di Dostoevskij Zapiski iz mertvogo doma e Zapiski iz podpol’ja? Ovvero Memorie da una casa di morti e Memorie dal sottosuolo? Oltre la vicinanza della data di pubblicazione — la prima apparirà integralmente sulla rivista “Vremja” tra il 1861 e il 1862, la seconda su “Epocha” nel 1864 — condividono un denominatore comune, da non individuare esclusivamente nella parola “Memorie”. Non è facile calcolarlo come in un’operazione matematica, si può soltanto osservare che sono due libri nei quali si riesce a cogliere quell’assenza di luce che spinge Dostoevskij alla radice delle domande esistenziali. Né va dimenticato che quando Vasilij Vasil’evic Rozanov cominciò a pubblicare nel 1891 sul “Russkkij Vestink” il suo celebre commento alla Leggenda del grande inquisitore — quest’ultimo è un racconto che vale più di un’opera filosofica e se ne sta ne I Fratelli Karamazov come Giona nel ventre della balena — si accorse che i punti topici del lascito dostoevskijano, quelli dove si decide la sua interpretazione nonché le caratteristiche di una religiosità che pone ancora a noi domande, andavano ritrovati appunto nella Leggenda e nelle Memorie dal sottosuolo. Qualcuno potrà impugnare codesta interpretazione, ma è altresì vero che Rozanov conoscerà un successo notevole e capillare pubblicando in volume il commento alla Leggenda nel 1894, tanto che la sua opera avrà tre edizioni nei successivi quindici anni. Vero è che Dmitrij Petrovic Mirskij, nella fascinosa e insostituibile “Storia della letteratura russa” (tradotta e continuamente ristampata da Garzanti), riprende l’intuizione di Rozanov e sottolinea come le Memorie dal sottosuolo siano al centro della produzione del grande scrittore russo e rappresentino l’espressione di un “morboso anelito alla libertà totale, inclusa la libertà di non volere la felicità”. Che dire? Rozanov probabilmente fu vicino al vero, anche se ci troviamo 8 ARMANDO TORNO a far tesoro di intuizioni di un letterato contradditorio e cinico. Del resto, fu con lui che queste Memorie si trasformeranno in un punto di riferimento nel lascito del sommo russo, giacché quanto aveva notato il critico Nikolaj Konstantinovic Michajlovskij in Žestokij talant, cioè Un talento crudele del 1882, intorno alle tendenze sadomasochiste dello scrittore dimostrate proprio in un’opera considerata secondaria, troverà eco soprattutto nell’ambito dei populisti, tra i quali tale sociologo e critico veniva considerato un campione. Rozanov, diversamente, fa compiere un balzo alle pagine, trasformandole nel romanzo che divide in due parti il lascito di Dostoevskij. Più o meno, possiamo notare che nella prima egli vedeva un “umanesimo schilleriano”, nella seconda si concretizzava la presenza del tragico. Ma conviene lasciare direttamente a lui la parola, seppure per qualche riga, riaprendo il suo commento critico a La leggenda del Grande Inquisitore (utilizziamo l’edizione italiana, Marietti 1989, p. 34): “L’uomo del sottosuolo è un uomo che si è rinchiuso profondamente in se stesso, che ha preso in odio la vita e muove all’ideale degli utopisti razionali una critica astiosa, basata su una precisa conoscenza della natura umana, frutto di una solitaria e prolungata osservazione di se stesso e della storia”. Saranno queste considerazioni, e le numerose altre presenti nel saggio, che feconderanno molta critica negli anni successivi. Prova ne è che Lev Isaakovic Scwarzmann, meglio noto con lo pseudonimo di Lev Šestov, in un’opera del 1903, La filosofia della tragedia. Dostoevskij e Nietzsche, osserverà che gli scritti dei due autori non contengono una risposta ai tanti quesiti circolanti nel pensiero del tempo ma pongono una domanda. Ed essa la possiamo riassumere in questo modo: hanno una speranza gli uomini respinti dalla scienza e dalla morale, ovvero è possibile una filosofia della tragedia? Per questi e per altri motivi un ricercatore come Alessio Scarlato, autore del saggio L’immagine di Cristo, le parole del romanzo. Dostoevskij e la filosofia russa (Mimesis 2006) ha parlato del sommo scrittore come di un “profeta dal sottosuolo”, dedicando un capitolo a tale argomento nel suo libro. Noi, più semplicemente, dovendo presentare per la prima volta ai lettori italiani queste pagine di Dostoevskij con il testo originale a fronte, seguendo l’edizione classica lasciata a suo tempo dal grande Ettore Lo Gatto (della quale vengono conservate le note, INTRODUZIONE 9 sia introduttive che esplicative) aggiungiamo che il sottosuolo “tragico” ed esistenziale che sovente fa accostare l’autore de I Fratelli Karamazov a Nietzsche nasce qui. In fondo I Demoni non sono anch’essi popolati da figli del sottosuolo della società? Se il teatro rappresentato dai rivoluzionari era concreto e ben visibile agli occhi del mondo, alimentato con bombe e congiure, le ragioni che ne hanno consentito l’allestimento giungono, per Dostoevskij, da una dimensione senza luce. La quale, per il grande scrittore russo si può individuare, appunto, nel sottosuolo della politica. E il delitto che si aggira come un’ombra nelle sue ultime pagine, scritte in una stanza di una casa popolare di San Pietroburgo, proprio quella dove si celebra la tragedia dei Karamazov? Alla fine il lettore attento si chiede chi sia il vero assassino e scopre che anche lui stesso potrebbe essere stato coinvolto diventando, per una ragione quasi imperscrutabile, un colpevole. Come dire: siamo tutti compromessi perché le nostre scelte vengono decise in quel sottosuolo dell’anima che non riusciamo né a governare, né tanto meno a scrutare. Per questo, ripeterà in diverse occasioni con voce stentorea Dostoevskij, Dio è necessario. E per il medesimo motivo Cristo è la sola speranza a disposizione dell’uomo di oggi. È superiore alla verità — lo afferma in una celebre lettera — non perché sia possibile confrontare il dono dell’incarnazione divina con quello delle speculazioni filosofiche, ma per il semplice motivo che il Figlio di Dio è luce e non un’entità che la mente ricava nelle sue odissee tra pensieri e dimostrazioni. Šestov, per puntualizzare la propria instancabile ricerca, aggiunge qualcosa di più alle osservazioni che ha lasciato: l’uomo del sottosuolo è Dostoevskij. I suoi romanzi, lungi dall’essere intesi come opere di narrativa legate a una trama, mettono in scena continuamente esseri che cercano disperatamente qualcosa alla luce perché giungono dal sottosuolo. Eccoli, incerti, attenti, accecati dai lampi della realtà: Ippolit nell’Idiota, Kirillov ne I Demoni, Ivan nei Karamazov. Šestov arriva al cuore del problema: Le Memorie dal sottosuolo sono un urlo d’orrore che dilania l’anima, gettato da un uomo, il quale a un tratto si è convinto che nel corso di tutta la vita ha mentito e finto, assicurando se stesso e gli altri che lo scopo supremo dell’esistenza è ’servire l’ultimo degli uomini” (in La filosofia della tragedia. Dostoevskij e Nietzsche). È un percorso ermeneutico di grande fascino,

See more

The list of books you might like

Most books are stored in the elastic cloud where traffic is expensive. For this reason, we have a limit on daily download.