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Materialismo storico. Rivista di filosofia, storia e scienze umane. Rivoluzioni e restaurazioni, guerre e grandi crisi storiche: cento anni dall’ottobre russo PDF

410 Pages·2017·5.94 MB·Italian
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MATERIALISMO STORICO RIVISTA DI FILOSOFIA, STORIA E SCIENZE UMANE I C 2017 / 2 I T S I N A Dicembre E N M K N U info@material ismostorico.it E > PRESENTAZIONE D DI E S U H T > SAGGI SC S TI I Quartim, Fineschi, Giacché EK D > STUDI Fresu, Vander, Bazzocchi, Vaccaro e altri. AL O L'ultima intervista ad André Tosel. DI T R N > NOTE Zamora su Foucault. Screpanti sulla crisi. Ü F E Vattimo e Zabala sul «comunismo ermeneutico». X M R > RECENSIONI A I M T R L- E A        G P E H I D T F - RIVOLUZIONI E RESTAURAZIONI, HA O SC N LL I GUERRE E GRANDI CRISI STORICHE: E B S E R G U CENTO ANNI DALL'OTTOBRE RUSSO L E DI NA O À (parte prima) TI A T N I R S a cura di Stefano G. Azzarà E R T N E I V I N U Periodico semestrale. Reg. Trib. di Urbino, n. 2/2016 - E-ISSN 2531-9582 - Vol. III Materialismo Storico, n° 2/2017 (vol. III) Direttore scientifico: Stefano G. Azzarà (Univ. di Urbino). Condirettore per l’estero: Fabio Frosini (Univ. di Urbino). Direttore responsabile: Anna Tonelli (Univ. di Urbino). Redazione Emiliano Alessandroni, Diego Angelo Bertozzi, Renato Caputo, Riccardo Cavallo, Carla Maria Fabiani, Elena Maria Fabrizio, Gianni Fresu, Giorgio Grimaldi, Leonardo Pegoraro, Rosalinda Renda. Comitato scientifico Presidente: Domenico Losurdo Filosofia. José Barata-Moura (Universidade de Lisboa), Giuseppe Cacciatore (Univ. Federico II di Napoli), Mario Cingoli (Univ. di Milano Bicocca), Roberto Finelli (Univ. di Roma Tre), Francesco Fistetti (Univ. di Bari), Wolfgang Fritz Haug (Historisch- kritische Wörterbuch des Marxismus HKWM), Giacomo Marramao (Università di Roma Tre), Nicola Panichi (Scuola Normale Superiore di Pisa), Stefano Petrucciani (Univ. La Sapienza di Roma), João Quartim de Moraes (Universidade Estadual de Campinas, SP, Brasil), Jan Rehmann (Union Theological Seminary, New York), Tom Rockmore (Duquesne University, USA), Bernard Taureck (Universität Braunschweig), † André Tosel (Univ. de Nice Sophia Antipolis), Claudio Tuozzolo (Univ. di Chieti- Pescara). Storia. Angelo d’Orsi (Univ. di Torino), Francesco Germinario (Fondazione “Luigi Micheletti” di Brescia), Marina Montesano (Univ. di Messina), Gianpasquale Santomassimo (Univ. di Siena), Anna Tonelli (Univ. di Urbino). Pedagogia. Massimo Baldacci (Univ. di Urbino). Discipline economiche. Riccardo Bellofiore (Univ. di Bergamo), Guglielmo Forges Davanzati (Univ. del Salento), Vladimiro Giacché (Presidente del Centro Europa Ricerche, Roma; Vicepresidente Ass. Marx XXI). Discipline giuridiche e storico-giuridiche. Antonio Cantaro (Univ. di Urbino), Federico Martino (Univ. di Messina). Materialismo Storico. Rivista di filosofia, storia e scienze umane è una pubblicazione dell'Università di Urbino con il patrocinio della Internationale Gesellschaft Hegel- Marx. Lo sviluppo e la manutenzione di questa installazione di OJS sono forniti da UniURB Open Journals, gestito dal Servizio Sistema Bibliotecario di Ateneo. E-ISSN in assegnazione (Online). Registrazione presso il Tribunale di Urbino n. 2/2016. Se non diversamente indicato, i contenuti di questa rivista sono pubblicati sotto licenza Creative Commons Attribuzione 4.0 Internazionale. Materialismo Storico, n° 2/2017 (vol. III) 2017/2, vol. III (dicembre) Rivoluzioni e restaurazioni, guerre e grandi crisi storiche. Cento anni dall’Ottobre russo (parte prima) Dal convegno di Urbino, 7-8 novembre 2017 a cura di Stefano G. Azzarà Materialismo Storico, n° 2/2017 (vol. III) Materialismo Storico, n° 2/2017 (vol. III) S OMMARIO PRESENTAZIONE CENTO ANNI DALL’OTTOBRE RUSSO Stefano G. Azzarà e Stefano Visentin 5-8 SAGGI UNIVERSALITÀ E SINGOLARITÀ STORICA DELLA RIVOLUZIONE D’OTTOBRE João Quartim de Moraes 10-42 NOTE PROVVISORIE PER UNA TEORIA DELLA RIVOLUZIONE Roberto Fineschi 43-53 IL CONCETTO DI CAPITALISMO DI STATO IN LENIN Vladimiro Giacché 54-81 LENIN: NEP, EGEMONIA E TRANSIZIONE Gianni Fresu 82-107 INDUSTRIALIZZAZIONE E PROGRESSO: LA LEZIONE DELLA RIVOLUZIONE D’OTTOBRE Giorgio Grimaldi 108-122 LA RIVOLUZIONE RUSSA NELLA RIFLESSIONE DEI COMUNISTI TEDESCHI Giovambattista Vaccaro 123-139 QUESTIONE NAZIONALE E «FRONTE UNICO»: RADEK E LA LOTTA D’EGEMONIA CONTRO IL FASCISMO IN GERMANIA Stefano G. Azzarà 140-169 «CADORNISMO POLITICO» E RIVOLUZIONE IN OCCIDENTE. GRAMSCI TRA CAPORETTO E OTTOBRE SOVIETICO Fabio Vander 170-179 IL PCI E LA RIVOLUZIONE RUSSA NEL SECONDO DOPOGUERRA Claudio Bazzocchi 180-190 «WEDER EMPIRIST, NOCH DOGMATIKER». LUKÁCS INTERPRETE DI LENIN Matteo Gargani 191-216 Materialismo Storico, n° 2/2017 (vol. III) HEGEL IN URSS. HEGELISMO E RICEZIONE DI HEGEL NELLA RUSSIA SOVIETICA Valeria Finocchiaro 217-248 NOTE SULLA NOZIONE DI “DIALETTICA” IN LENIN Matteo Giangrande 249-280 STUDI DIVERSI GUERRE E CONFLITTI, ETNIE E NAZIONI Venanzio Raspa 282-304 NOTE DA SPINOZA A GRAMSCI: INTERVISTA AD ANDRÉ TOSEL (30 MAGGIO 2016) – PRIMA PARTE Gianfranco Rebucini 306-318 ALLA RICERCA DI UNA «GOVERNAMENTALITÀ DI SINISTRA»: L‘ULTIMO DECENNIO DI MICHEL FOUCAULT Daniel Zamora 319-347 «NON SIAMO COMUNISTI, SIAMO COMUNISTI ERMENEUTICI» Gianni Vattimo e Santiago Zabala 348-353 L’IMPERIALISMO GLOBALE E LA GRANDE CRISI. UN’INTERVISTA A ERNESTO SCREPANTI Carla Maria Fabiani 354-366 RILETTURE PRAXIS E STORIA IN JEAN-PAUL SARTRE. UNA RILETTURA 368-377 DELLA CRITICA DELLA RAGIONE DIALETTICA Maria Antonia Rancadore RECENSIONI Donati (Balducci), Krätke (Cardinale), Giacché (Paciotti), Ferrara (Allevi), Pericás (De Bernardinis). 380-405 PERSONE 407 Materialismo Storico, n° 2/2017 (vol. III) Cento anni dalla Rivoluzione d’ottobre: un convegno di studi Stefano G. Azzarà e Stefano Visentin (Università di Urbino) Anche dalla pubblicistica più indulgente, la Rivoluzione d’ottobre viene per lo più rappresentata oggi come un incidente della storia e cioè come una diabolica deviazione del corso del mondo dalla normale modernizzazione liberale: una sorta di Sonderweg russo di estrema sinistra. Ancor più spesso viene presentata però come una catastrofe politica originaria, ovvero come un’eruzione di fanatismo demagogico tardo-giacobino dalla quale sarebbero scaturite tutte le correnti totalitarie che hanno poi attraversato il Ventesimo secolo. È la celebre tesi di Ernst Nolte, convinto, sulla scorta di Heidegger e Schmitt, che il nazismo e il suo «genocidio di razza» fossero un semplice «contromovimento» reattivo nei confronti del «genocidio di classe» bolscevico. Nonostante i grandi cambiamenti che sul piano materiale come su quello culturale ci separano irreversibilmente dall’epoca e dal clima del dopoguerra – e nonostante cento anni siano ormai passati – quell’evento è però tutt’ora ricordato e studiato in tutto il mondo. E molte tra le maggiori Università, comprese quelle italiane, hanno cercato di affrontarne la memoria e le ripercussioni come esse meritano e cioè su un piano che deve essere anzitutto storiografico e filosofico- politico e non certamente ideologico e propagandistico. Pur avendo scandalizzato anche quella parte – minoritaria – della storiografia liberale che era rimasta fedele al paradigma democratico e antifascista, le tesi di Nolte non sono, a guardar bene, troppo distanti da quella «teoria del totalitarismo» che dai tempi della Dottrina Truman definisce gli assi interpretativi fondamentali della visione del mondo liberaldemocratica occidentale. Non stupisce perciò che esse continuino ad avere un notevole seguito, tanto più che il modello interpretativo che semplifica la storia universale sulla base della coppia libertà/totalitarismo si presta ad essere traslato e variato con la medesima leggerezza nelle più diverse epoche. Non a caso, soprattutto negli Stati Uniti ma anche in Europa, è proprio quell’idealtipo storiografico prêt-à-porter l’ipotesi di lavoro prevalente che guida oggi le ricerche sull’islamismo radicale (considerato da Daniel Pipes come da numerosi altri autori come la «terza ondata» di una sorta di 5 Materialismo Storico, n° 2/2017 (vol. III) totalitarismo ideale eterno pervicacemente impegnato a cancellare il Mondo Libero) e persino sul cosiddetto “populismo”. Tuttavia, la nostra impressione è che questo straordinario consensus che accomuna ormai le più diverse posizioni culturali e politiche – incluse alcune tra le tendenze intellettuali che erano state eredi della tradizione del marxismo novecentesco ma che hanno mutato i loro riferimenti culturali senza dilungarsi troppo nell’elaborazione concettuale di questo spostamento –, ben poco abbia di scientifico ma sia in gran parte determinato e corroborato dalla vittoria di sistema conseguita da una delle due parti in lotta al termine della Guerra Fredda. E pensiamo, in questa prospettiva, che il compito di una storiografia e di una riflessione filosofico-politica rigorose e autonome sia in primo luogo esattamente il contrario ovvero quello di sottoporre ad analisi critica il punto di vista dei vincitori: quell’interpretazione che troppo facilmente tracima nel senso comune fino a diventare verità indiscussa e indiscutibile, quasi ideologia che ridiventa natura. In realtà, anche a uno sguardo superficiale non è possibile negare che almeno due delle caratteristiche fondamentali del nostro tempo e della democrazia moderna intesa come democrazia progressiva sarebbero letteralmente impensabili senza la rottura che la Rivoluzione russa, in particolare quella d’ottobre, ha rappresentato nella storia contemporanea. In primo luogo, gli eventi russi – i quali di per sé contribuiscono in maniera esemplare a illuminare i nessi che sussistono tra conflitto politico-sociale, democrazia e guerra – rappresentano l’avvio di quel più ampio e complessivo processo di rivoluzionamento del mondo contemporaneo che è costituito dalla decolonizzazione e i cui effetti non sono ancora conclusi. La messa in discussione dell’ordinamento eurocentrico della Terra inizia certamente già nel XIX secolo, a partire dalle prime sollevazioni in America Latina, in Medio Oriente, in Asia, e soprattutto a partire da quella guerra ispano-americana che ha dato avvio al progetto egemonico globale statunitense. E però è solo con l’impulso della Rivoluzione d’ottobre che – grazie alle intuizioni politiche di Lenin e al tentativo di universalizzare le conseguenze del marxismo costruendo un ponte politico tra Occidente e Oriente, Città e Campagna, Centro e Periferia – la rottura dell’ordine coloniale diventa un fenomeno di portata planetaria e significativo sul piano politico. Un 6 Materialismo Storico, n° 2/2017 (vol. III) fenomeno che condizionerà gli sviluppi interni agli stessi Stati nazionali euro-occidentali e che darà vita a uno dei presupposti fondamentali della democrazia moderna: l’idea di un diritto internazionale basato sul principio di eguaglianza (gli stessi 14 punti di Wilson sono successivi al 1917). In secondo luogo – e non è possibile qui più di un accenno –, va ribadito come anche gli storiografi di orientamento liberal-conservatore (ma Hayek e Popper lo avevano fatto notare con sdegno già molti decenni prima...) siano ormai dell’idea che la deterrenza costituita dalla presenza di un competitore politico, economico e ideologico su scala globale abbia svolto un ruolo determinante nello sviluppo dei sistemi di Welfare ai quali la democrazia occidentale e persino lo stesso capitalismo consumeristico devono gran parte del proprio sviluppo. Non è un caso che la fine della Guerra Fredda abbia coinciso con l’inizio dello smantellamento di questi sistemi ovvero con l’espunzione dal mercato capitalistico di ogni elemento di responsabilità sociale e intervento pubblico e con l’apertura di un’epoca politica e economica completamente nuova, tutta all’insegna dell’individualismo proprietario ma anche della crisi permanente. Le grandi trasformazioni iniziate con il periodo 1989-91 non sono ancora terminate. All’esplosione della globalizzazione (che ha fatto gridare alcuni frettolosi interpreti ad una ormai compiuta «fine della storia») sono in realtà seguiti imponenti sconvolgimenti in tutti i settori della vita sociale, dall’economia alla scienza-tecnologia alle tecniche di governo; trasformazioni che a loro volta hanno innescato nuove contraddizioni e nuovi conflitti interni ai singoli paesi come su scala planetaria. È possibile leggere queste trasformazioni e le tensioni che esse hanno generato senza metterle a confronto con la categoria di rivoluzione? E cosa rimane oggi di quelle ulteriori tracce della Rivoluzione russa che tanto in profondità hanno scavato nella democrazia moderna e nelle sue forme di coscienza, a partire dalla costituzione delle identità politiche che hanno animato la fenomenologia del conflitto per oltre un cinquantennio? Cosa è rimasto, infine, dell’esperienza politica e della riflessione di un uomo, Lenin, il cui nome oggi sconosciuto ai più ha rappresentato uno spartiacque per quasi un secolo? 7 Materialismo Storico, n° 2/2017 (vol. III) A queste e ad altre domande abbiamo cercato di dare, se non una risposta, almeno uno spazio di riflessione e una giusta risonanza in un recente convegno. Un momento di confronto che ha ospitato punti di vista anche molto distanti tra loro – pensiamo alla questione del rapporto tra socialismo e principio nazionale oppure al tema dello sviluppo delle forze produttive e della NEP – e del quale riportiamo qui la prima parte degli atti, affiancandola ad altri contributi. Il convegno, promosso dal Dipartimento di studi umanistici e dal Dipartimento di economia, società e politica dell’Università di Urbino, ha avuto il patrocinio dell’Istituto italiano per gli studi filosofici e della Internationale Gesellschaft Hegel-Marx für dialektisches Denken, che qui ringraziamo. Completano questo numero di “Materialismo Storico” – dedicato più in generale a «rivoluzioni e restaurazioni, guerre e grandi crisi storiche» – un saggio di Venanzio Raspa su Meinong e la Prima guerra mondiale, un’intervista sulla crisi capitalistica all’economista dell’Università di Siena Ernesto Screpanti, una lettura decisamente controcorrente dell’ultimo Foucault e la traduzione italiana di un assai dibattuto intervento di Gianni Vattimo e Santiago Zabala sul «comunismo ermeneutico». Di particolare rilievo è infine per noi l’intervista di Gianfranco Rebucini ad Andrè Tosel, probabilmente l’ultima che sia stata rilasciata dal nostro compianto collega, amico, maestro (pubblichiamo su questo numero la prima parte e sul prossimo, previsto per luglio, la seconda). 8

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