FURIO JESI MATERIALI MITOLOGICI Mito e antropologia nella cultura mitteleuropea Piccola Biblioteca Einaudi C.L. 1177-5 La cultura mitteleuropea è produzione di materiali mitologici - in nanzitutto Pimmagine stessa di «Mitteleuropa» -, ma anche di ri flessioni critiche sul mito. Vi si congiungono, come raramente al trove, profezia e ironia. Germanista, e protagonista delle più recen ti vicende e incertezze della scienza del mito, Fautore di Letteratura e mito (Einaudi, 1968; 3* ed. 1977) giunge qui a una seconda tap pa del suo itinerario, confrontando i risultati ultimi della sua meto dologia con le immagini del passato su cui si è formato: miraggi eti ci ed esistenziali di umanesimo rinnovato, miraggi epistemologici di scienze umane alla ricerca dei propri connotati. Da questo mon do di ieri, in cui divengono esemplari «i movimenti di chi danza, per chi improvvisamente perde l’udito e non ode più la musica», affiorano alcuni personaggi: Thomas Mann, il buon soldato Svejk, Elias Canetti, ma specialmente Karoly Kerényi, l'ungherese euro peo e grande scrittore tedesco, che qui si può cogliere a colloquio con l’autore in lettere inedite. Furio Jesi, nato a Torino nel 1941, è professore di lingua e letteratura tedesca nell’università di Palermo. Dedicatosi dapprima all’egittologia, si è poi occu pato di metodologia della scienza del mito e di germanistica. Tra i suoi libri: Germania segreta. Miti nella cultura tedesca del ’900 (Silva, 1967); Letteratura e mito (Einaudi, 1968); Mitologie intorno alVilluminismo (Edizioni di Comu nità, 1972); Kierkegaard (Edizioni Esperienze, 1972); Il mito (Isedi, 1973); Esoterismo e linguaggio mitologico. Studi su R. M. Rilke (D’Anna, 1976); Il linguaggio delle pietre (Rizzoli, 1978); Cultura di destra (Garzanti, 1979). Copyright © 1979 Giulio Einaudi editore s.p.a., Torino FURIO JESI MATERIALI MITOLOGICI Mito e antropologia nella cultura mitteleuropea Piccola Biblioteca Einaudi Indice p. 3 Kàroly Kerényi i. I « pensieri segreti » del mitologo 54 Kàroly Kerényi il. L'esperienza dell’isola 67 Kàroly Kerényi ni. Il «mito dell’uomo» 81 La festa e la macchina mitologica 121 Inattualità di Dioniso 141 Notte mitica e notte di un mito. Considerazioni sul Rbesos pseudo-euripideo 158 Wittgenstein nei giardini di Kensington: le Bemerkungen iiber Frazers «The Golden Bougb» 174 Gastronomia mitologica. Come adoperare in cucina Tanimale di un Bestiario 183 Thomas Mann pedagogo e astrologo 224 Venusberg - Hexenberg - Zauberberg 253 Thomas Mann, Giuseppe e i suoi fratelli 272. Svejk e altri: le statue come destino 309 Composizione e antropologia in Elias Canetti 335 Indice dei nomi MATERIALI MITOLOGICI Karoly Kerényi i. I «pensieri segreti» del mitologo i. «Nella stagione in cui, ad Ascona, Pondata rumo rosa dei turisti va ormai decrescendo, si può vedere spes so un vecchio signore che percorre a lunghi passi il Quai della Piazza, le mani intrecciate dietro la schiena, immer so nei suoi pensieri. Il vento fa svolazzare leggermente i suoi capelli lunghi, pettinati alTindietro, riparati d’inver no da un grande feltro. “È un uomo che pensa molto”, mi disse un giorno un vecchio ticinese» \ Questo ritratto di Karoly Kerényi è troppo levigato nella sua concisio ne di apologo. Il volto, quale lo ricordiamo, impresso da un ironico «Non mi vorrai dire...» che preludeva al più spazientito «So già che mi dirai...», scivola dietro Ticona del saggio. Icona specialmente falsa, poiché calata su una fisionomia animosa, accesa e magari collerica, più dispo sta a «venerare con entusiasmo»2 che ad essere venerata; e tuttavia icona tanto verosimile quanto la società bor ghese tende a imporre sui protagonisti volenti o nolenti della sua cultura un’effigie emblematica di simboli effi cienti. Specialmente esposta a questa manipolazione è la fisionomia di un mitologo, quale era appunto Kerényi. Se, come Kerényi stesso insegnava3, il mito si presta in 1 d. hasenfratz, in « Tages-Anzeiger», Zürich, 22 agosto 1964. 2 Sono parole di Kerényi: «Il mio rapporto con Hesse non fu acriti co, e tuttavia corrispondeva ampiamente al mio bisogno innato di vene rare con entusiasmo» (Introduzione a h. hesse e k. kerényi, Briefwech sel aus der Nähey Herausgegeben und kommentiert von M. Kerényi, Lan gen Müller, München-Wien 1972, p. 23). 3 Ricordiamo, in particolare, k. kerényi, Dal mito genuino al mito tecnicizzato, in Atti del colloquio internaz. su «Tecnica e casistica» («Ar chivio di Filosofìa»), Ist. di studi filosofici, Roma 1964, pp. 1.53-68. 4 MATERIALI MITOLOGICI modo particolare ad essere manipolato e tecnicizzato, è del pari tecnicizzabile la figura del mitologo: non sarà ar duo calarla nelle false sembianze del saggio assorto nel mito. Dal 4 novembre 1954 Kerényi visse ad Ascona, in una piccola villa chiamata Casa del Sole, sul fianco del Monte Verità - nomi che parrebbero pronti a intrecciarsi in una rete di corrispondenze simboliche, tanto più per chi ave va scritto: «[Iperione] ha cercato la verità. Ma vero è per Hölderlin il Sole. Come spirito e aria, cosi verità e luce solare sono essenzialmente uguali»4. Di fatto, tuttavia, agli occhi di Kerényi la Casa del Sole si collocava in quel la potenziale trama simbolica non come punto d’interse zione rituale e kitsch di presunte coordinate metafisiche divenute palesi, bensì come la prima casa che dopo dieci anni di esilio egli affittava non ammobiliata: la prima che, dopo la partenza dalPUngheria, egli e sua moglie po terono arredare con oggetti propri5. La sua estraneità a una visione della vita «afferrata dal mito» (un’espressio ne che Kerényi particolarmente detestava6) si ritrova, del resto, nella lettera con cui annunciò a Thomas Mann il 15 marzo 1945 la nascita del suo ultimo figlio: «... il pri mo maschietto che ora ha sette settimane, si chiama Dio nigi Carlo Antonino, e tutti credono che io gli abbia dato pomposi nomi antichi perché la sua vita - vita di figlio di un mitologo - ne subisca Pinflusso fin da principio. Ma 4 k. kerényi, Töchter der Sonne, Rascher, Zürich 1944; trad. it. s. n. [ma di F. Barberi], Figlie del Sole, Einaudi, Torino 1949, P- 19. 5 Cfr. la lettera della moglie di Kerényi, Magda, a H. Hesse, 8 dicem bre 19.54, in hesse e kerényi, Briefwechsel cit., pp. 170-72. 6 «Caratteristicamente tedesca e per me non accettabile era una frase come questa: “esso [il mito] è dinamico, ha un potere, afferra la vita e la plasma”... benché il grande scienziato e venerato amico [W. F. Otto] che fece stampare queste parole fin nel 19.56, intendesse il "mito vero e pro prio”, autentico, non quello falso» (dalle Considerazioni preliminari di K. Kerényi a k. kerényi e t. mann, Gespräch in Briefen, Zweiter Teil ( 1945-19*5)> Rhein-Verlag, Zürich i960; trad. it. di E. Pocar, Felicità difficile. Un carteggio, Il Saggiatore, Milano 1963, p. 33. D’ora innanzi citeremo questo carteggio con la sigla FD; i numeri di pagina si riferi ranno alla trad. it.). A proposito dei rapporti fra K. Kerényi e W. F. Otto vedi i saggi di kerényi: W. F. Otto zum 80. Geburtstagy in «Pai- deuma», 1954; Künder der Gestalt, in «Merkur», 19.58; W. F. Otto, Erinnerung und Rechnenschaft, in «Paideuma», 19.59; W. F. Otto, in «Jahresring», 19^9-60. KÀROLY KERÉNYI I 5 egli non si chiama Dioniso, bensì Dionigi, dal nome del mio più fedele amico in Ungheria, Dionigi Kövendi, il quale più a lungo di tutti usò scambiare lettere con noi e ora è tra coloro che sono ammutoliti. E l’Antonino non mi fu suggerito da Antonino Pio o da Marco Aurelio Antonino, benché questi godano la mia profonda stima, bensì dal santo patrono di un villaggetto qui nel Canton Ticino, cioè Sant’Antonino, tra Cadenazzo e Giubiasco, donde passo di frequente. Al portatore di questi nomi so no pretracciate tanto le forme spirituali più semplici quanto quelle complicate di suo padre...»7. Non, dun que, pensieri segreti, misteri («Ognuno ha i propri miste ri: i propri pensieri segreti - diceva Hölderlin. - I mi steri del singolo individuo sono miti e riti esattamente come erano quelli dei popoli»8), ma palesi rapporti uma ni e occasioni della vita quotidiana: nomi soltanto, non simboli, donde Kerényi «passava di frequente». Nella casa di Kerényi c’era, del resto, una traccia concreta di misteri: sulla sua scrivania un frammento di coppa antica con la lettera greca theta, l’iniziale di theos, dio, che nel santuario di Samotracia contrassegnava le suppellettili sa cre9. Era, sul tavolino del mitologo, non tanto un fetic cio quanto un promemoria: «c’è ancora molto che separa la bocca dall’orlo del calice. [...] Noi abbiamo perduto l’accesso immediato alle grandi realtà del mondo spiritua le - ed a queste appartiene tutto ciò che vi è di autenti camente mitologico»10. 7 K. Kerényi a T. Mann, 15 marzo 194.5, in FD, pp. 46-47* 8 k. kerényi, Prefazione alla 2a ed. it. di La religione antica nelle sue linee fondamentali, trad. it. di D. Cantimori e A. Brelich, Astrolabio, Roma 19.51, p. 11. La prima versione di questo libro usci per la prima volta in italiano: Zanichelli, Bologna 1940; il testo tedesco, Die antike Religion, fu pubblicato, ampliato, ad Amsterdam (Pantheon Akademische Verlagsanstalt) nel 1940, e, in forma definitiva, con altri saggi, costituisce ora il voi. VII della Werkausgabe di Kerényi, Langen Müller, München- Wien 1971* 9 II coccio antico era stato regalato da un mendicante a Samotracia: un dono che non era (e forse ancora non è) troppo raro ricevere nell’iso la, tanti sono i materiali affioranti nelle zone di essa non scavate, o addi rittura ai margini del santuario. Quanto all’interesse di Kerényi per il culto misterico di Samotracia, cfr. Mysterien der Kabiren, in «Eranos- Jahrbuch», 1944 (1945), pp. 11-60 [- Miti e misteri, trad. it. di A. Bre lich, Einaudi, Torino 1950, pp. 135-76; 2a ed., Boringhieri, Torino 1979]. 10 k. kerényi, Introduzione a c. G. jung e k. kerényi, Einführung in 6 MATERIALI MITOLOGICI 2. C'era in Kerényi, è vero, una tendenza a privilegia re luoghi, a sentirli degni di speciale simpatia. Ma questa simpatia non aveva a che fare con la convinzione che nei luoghi il mito durasse intatto dopo aver abbandonato gli uomini o dopo esserne stato abbandonato. Il concetto stesso di un mito (o del mito) che vive autonomamente dall’uomo gli appariva scientificamente errato e gli ripu gnava. Esitò spesso a parlare di «mito», e preferiva par lare di «mitologia» per mantenersi distante dai cultori e dagli apologeti del mito che sarebbe extraumano ed affer rerebbe l’uomo1, «...una delle mie tesi - posta ad epi 2 *11 grafe del Briccone divino - dice: mito è mito del l’uomo”, e questo genitivo va inteso come genitivus su- biectivus e obiectivus. Ho seguito con grande partecipa zione il Suo lavoro intorno al problema del mito genui no3, poiché, sebbene Lei abbia scelto come esempio * mi ti tedeschi” [...], si è trattato del Suo proprio problema. Collegare in questo modo il proprio problema con il pro blema generale non è illegittimo e trova fondamento nel l’oggetto stesso: proprio perché il mito è sempre mito dell’uomo. [...] Solo, non dobbiamo ipostatizzare, come se ammettessimo che "mito” o "Germania” fossero so stanze concrete»4. das 'Wesen der Mythologie, Pantheon Akademische Verlagsanstalt, Am sterdam 1941; trad. it. di A. Brelich, Prolegomeni allo studio scientifico della mitologia, Einaudi, Torino 1948 [Edizioni scientifiche Boringhieri, Torino 19723], pp. 13-14. 1 «Chi legge gli articoli coi quali a partire dal principio degli anni trenta cercai di imporre la mia opinione, vedrà con quanta parsimonia io abbia usato la parola “mito”: parsimonia che, per avversione a un preci so concetto moderno, arrivò agli estremi nel mio libro sulla religione an tica» (dalle Considerazioni preliminari di K. kerényi a FD, p. 32). 2 p. radin, c. G. jung e k. kerényi, Der göttliche Schelm, Rhein-Ver lag, Zürich 19:54; trad. it. di N. Dalmasso e S. Daniele, Il briccone di vino, Bompiani, Milano 1965, p. cfr. p. 24. 3 f. Jesi, Germania segreta. Miti nella cultura tedesca del *900, Silva, Milano 1967. 4 K. Kerényi a F. Jesi, 7 novembre 1967. L’originale di questa e delle altre lettere indirizzatemi da Kerényi è in lingua tedesca. Questa lettera rispondeva aH’invio del mio libro Germania segreta; insieme con essa, Kerényi mi spedi il suo studio Menschsein als Mysterium in griechischer Deutung (in aa.w ., Weltgespräch 2.: Weltliche Vergegenwärtigungen Gottes. Zum Problem der Entmythologisierung, Editiones Herder, Frei-