MATEMATICA E DIDATTICA DELLA MATEMATICA Corso di laurea in Scienze della Formazione Primaria a.a. 2008-09 Docente: Ana Millán Gasca LEZIONE 1 LA MATEMATICA E IL SUO INSEGNAMENTO SOMMARIO: 1.1 Le origini della matematica. 1.2 La parola matematica: “ciò che si insegna, ciò che si impara”. 1.3 Il calcolo utile: algoritmi e problemi. 1.4 Imparare la matematica: scopo utilitario e scopo formativo nella tradizione europea. 1.5 La matematica sui banchi di scuola: dalle scuole d’abaco alla scuola primaria. 1.6 L’insegnamento della matematica elementare nella scuola primaria. Lettura. L’insegnamento della matematica ai fanciulli. Esercizi 1.1 Le origini della matematica Il Signore parlò a Mosè nel deserto del Sinai, nella tenda del convegno, il primo del secondo mese, nel secondo anno dalla loro uscita dalla terra d’Egitto, e disse: “Fate il censimento dell’intera comunità dei figli di Israele secondo le loro famiglie, secondo la loro casa paterna, numerando le persone, tutti i maschi, testa per testa. Dai venti anni in su, tutti quelli che in Israele sono abili per l’esercito, tu ed Aronne li censirete per il loro arruolamento”. Numeri (Arithmòi) 1, 1-3 I conteggi di oggetti e di quantità e le registrazioni scritte dei risultati di tali conteggi costituiscono la prima manifestazione storica del concetto di numero. Nelle testimonianze scritte di tutte le civiltà antiche si ritrovano parole per contare (i numerali) e una piccola collezione di segni grafici che rendono possibile registrare le quantità (i simboli numerici o cifre), organizzati seguendo diversi sistemi di numerazione. Nei reperti più antichi, le tavolette di argilla ritrovate nella città di Uruk, in Mesopotamia, risalenti alla fine del IV millennio a. C., le quantità registrate riguardano questioni amministrative e tecniche (tasse, pagamenti, magazzini, edilizia); i segni utilizzati cambiano a seconda di ciò che si conta. In Cina, i primi segni numerici si ritrovano in iscrizioni su ossa di animali o gusci di tartaruga risalenti alla seconda metà del II millennio a.C. riguardanti la divinazione (ad esempio, sul risultato della caccia). In India, i reperti più antichi che contengono cifre sono gli editti emessi dall’imperatore Ashoka (III secolo a.C.) in sanscrito incisi su rocce o colonne in scrittura alfabetica. In America centrale, in una stele situata nel sito archeologico di Pestac si trova la più antica LEZIONE 1 LA MATEMATICA E IL SUO INSEGNAMENTO Ana Millán Gasca testimonianza (risalente all’anno 665 d. C.) del sistema di numerazione posizionale in base 20 usato dai maya per contare i giorni del calendario. L’evoluzione organizzativa delle società umane nel mondo antico è stata accompagnata da un’incessante attività di calcolo: conteggi, misurazioni, conti. Per il lavoro come per la guerra, si contavano le persone, i giorni, gli animali, si misuravano (grazie ai vari sistemi di unità di misura) le quantità di grano, di birra, di metallo, le lunghezze e le aree. Attorno all’inizio del II millennio a. C. vi sono in Mesopotamia e in Egitto testimonianze di una ricca tradizione di risoluzione di problemi pratici, e tradizioni analoghe maturarono in tempi successivi in altre aree geografiche (attorno al III secolo a.C. in Cina, nel V secolo d.C. in India). Queste tradizioni pratiche svilupparono algoritmi per eseguire addizioni e moltiplicazioni (diversi a seconda del sistema di numerazione adoperato), procedure di calcolo di aree e perimetri di figure geometriche, metodi per risolvere problemi basati sull’idea di proporzionalità, tavole di quadrati o reciproci dei numeri e – in Egitto – una notazione per le frazioni dell’unità. La notazione simbolica di quantità è una parte delle convenzioni di ogni sistema di scrittura; anzi, secondo alcune ipotesi, la registrazione numerica potrebbe essere stata all’origine dell’invenzione stessa della scrittura nel IV millennio a. C. nel Vicino Oriente antico. Nel mondo antico, il calcolo – come la scrittura – rappresentò innanzitutto uno strumento tecnico sviluppato nelle società in cui emerse un’autorità e un’organizzazione burocratica e, nel contempo, si sviluppò la divisione del lavoro. Infatti, l’addestramento nella scrittura e il calcolo – utili per i censimenti e le attività amministrative, così come per la costruzione e per organizzare i cantieri e altre attività – era la specializzazione della prima “professione intellettuale” nella storia, quella degli scribi in Mesopotamia ed Egitto. E tuttavia, né la scrittura né il calcolo rientravano strettamente nella sfera della tecnica. L’umanità antica non ha registrato soltanto attività, amministrazione e lavoro. Le lunghe liste di parole compilate dagli scribi sumeri come sussidio alla scrittura furono la prima manifestazione del pensiero contemplativo sulle cose del cielo e della terra; seguirono dopo i poemi cosmologici, le cronologie, i manuali tecnici e i grandi testi della divinazione mesopotamica. Nel corso dei secoli, la scrittura è stata la base dello sviluppo della letteratura, delle grandi concezioni cosmologiche e religiose e della nascita della filosofia greca. Non a caso i testi della tradizione religiosa giudaico- cristiana sono note come “le scritture”, oppure “i libri” (“biblia”). Allo stesso modo, i numeri acquisirono già nel mondo antico un valore astratto, indipendente dal loro uso come numeri concreti, ossia come “numeri di” (di persone, di merci, di giorni). Furono i Greci i primi a considerare il concetto astratto di numero: «un numero è» – si legge nell’opera di Euclide, gli Elementi – «una pluralità composta da unità». Lo studio teorico (vale a dire, indipendente da qualsiasi uso pratico) delle proprietà dei numeri, intesi come entità autonome, è l’oggetto di una disciplina creata dalla cultura greca, l’aritmetica. I primi a studiare le proprietà dei numeri pari e dispari, dei numeri primi e della proporzionalità numerica furono i pitagorici, i quali, oltretutto, ricercarono in tali proprietà la chiave per la comprensione dell’universo. Le misure e i calcoli eseguiti nei lavori di edilizia e di agrimensura comportano l’uso dei numeri, ma presuppongono anche l’individuazione di alcune figure piane e solide (segmenti, cerchi e circonferenze, triangoli, quadrilateri e poligoni) e delle grandezze relative a tale forme (lunghezza, area e volume), ossia quelle proprietà che sono esprimibili attraverso un numero una volta fissata una unità di misura. Figure e grandezze sono, insieme al numero, idee matematiche di cui vi sono testimonianze storiche fin dal mondo antico nelle attività tecniche. Inoltre, le figure, insieme a idee come quella di proporzione fra segmenti e di simmetria, costituiscono un aspetto centrale dell’elaborazione culturale attorno alla visualizzazione, sia riguardo alle forme naturali presenti nel mondo fisico, sia in relazione al lavoro sulla forma nelle arte plastiche e alla progettazione dello spazio nell’architettura. Tuttavia, anche in questo caso furono i Greci a studiare le figure e la proporzione fra grandezze, da un punto di vista astratto, ossia indipendentemente dalla loro realizzazione o visualizzazione in forme naturali o artificiali concrete: «linea è lunghezza senza 4 MATEMATICA E DIDATTICA DELLA MATEMATICA Ana Millán Gasca larghezza», «figure rettilinee sono quelle comprese da rette», «una grandezza è parte di una grandezza, la minore della maggiore, se misura la maggiore», «un rapporto [in greco lógos] è una certa relazione, rispetto a quanto sono grandi, fra due grandezze omogenee», scrive Euclide negli Elementi. Lo studio teorico di queste idee è l’oggetto di una seconda disciplina sviluppata nel mondo greco, la geometria. I Greci studiarono per primi le figure geometriche, le loro proprietà e i rapporti fra di loro, indipendentemente da qualsiasi utilità pratica di tali conoscenze; e il loro discorso su rette, figure, angoli o proporzioni, pur condotto con l’ausilio di rappresentazioni grafiche o disegni, faceva riferimento a tali elementi in senso del tutto astratto, indipendentemente dalla loro “presenza” concreta nella realtà fisica. 1. 2. La parola «matematica»: “ciò che si insegna, ciò che si impara” L’aritmetica e la geometria erano due delle discipline considerate sorelle, le mathemata, che significa, in greco, “ciò che si impara e che si insegna”. Il filosofo Platone, nel dialogo Repubblica, scriveva: «– Stabiliremo che per un guerriero sia dottrina necessaria quella del computare e del noverare? – Più di qualsiasi altra, se vuol riuscire intenditore di ordinamenti militari, anzi se vuole essere uomo.» E precisava più avanti: «È dunque opportuno, o Glaucone, prescrivere per legge questa dottrina, e persuadere coloro che dovranno occuparsi delle faccende più importanti dello Stato di dedicarsi alla scienza dei conti, non però alla volgare maniera, ma fino a tal punto che l’intelligenza loro possa contemplare la natura dei numeri, non già occupandosene a scopo di compra e vendita, come mercanti e rivenditori, bensì in servizio della guerra e della tranquillità dell’anima, sì da condurla dal generato alla verità e all’essere». Quindi, tutte le civiltà hanno escogitato sistemi per scrivere i numeri e procedure per risolvere dei problemi pratici attraverso calcoli con numeri: ciò mostra una conoscenza implicita di certe proprietà generali dei numeri e quindi del concetto astratto di numero. Questi calcoli riguardavano anche lunghezze, superfici e volumi di figure geometriche piane e di solidi geometrici. Tuttavia, nei documenti della Mesopotamia o dell’Egitto, come più tardi in quelli della Cina e dell’India, non si parla in generale di numero, di punto, di proporzionalità o di triangolo, e non si espone mai una procedura di valore generale, bensì si risolvono soltanto problemi con valori numerici concreti: furono i Greci a concepire lo studio teorico delle proprietà generali dei numeri e delle figure, attraverso il metodo della dimostrazione, creando così un nuovo campo del sapere umano, la matematica. 1.3 Il calcolo utile: algoritmi e problemi La scrittura e il calcolo, in Mesopotamia e in Egitto, erano abilità che richiedevano un lungo addestramento, a causa dei complicati sistemi di registrazione scritta in uso prima dell’introduzione dell’alfabeto e anche degli strumenti a disposizione; entrambe queste tecniche erano riservate a un casta di funzionari dello stato, gli scribi. L’addestramento degli scribi avveniva in vere e proprie scuole nell’ambito del palazzo, nelle quali venivano tramandati le “ricette” o metodi pratici per risolvere i problemi di tipo amministrativo o di edilizia che erano di loro competenza (pagamenti di tasse e salari, misurazioni). 5 LEZIONE 1 LA MATEMATICA E IL SUO INSEGNAMENTO Ana Millán Gasca Un ricco insieme di documenti risalenti all’inizio del II millennio a.C. dell’area dell’antica Babilonia (nella bassa Mesopotamia, dove oggi si trova la città di Baghdad) mostra la ricchezza delle conoscenze accumulate per quanto riguarda questo calcolo o “matematica pratica”. Non si tratta però di registrazioni amministrative riguardanti casi reali, bensì proprio di raccolte di problemi destinati ad uso scolastico, sotto la forma caratteristica che ci è familiare: un enunciato con dati numerici specifici relativi a un compito pratico, e la descrizione di una serie di passi, che includono varie operazioni aritmetiche, fino ad arrivare alla soluzione. Alcuni sono facili di interpretare, in altri casi la procedura è stata oggi tradotta in forma algebrica, ma non è dato sapere in che modo si era arrivati ad individuare la procedura. Anche i pochi documenti egizi a contenuto matematico che ci sono pervenuti, scritti su papiro e risalenti allo stesso periodo, consistono in elenchi di problemi. Fra gli esempi raccolti, destinati all’esercizio degli scribi, non mancano alcuni con dati lontani dalla realtà o complicati artificiosamente, oppure enunciati scherzosi, come il famoso problema 79 del papiro Rhind (conservato presso il British Museum a Londra): «Inventario di una proprietà. 7 case. 49 gatti. 343 topi. 2401 chicchi di frumento. 16807 hekat (un’unità di capacità). Totale 19607» … un “indovinello” che scherza sugli errori di uno scolaro disattento, che sa eseguire benissimo un’addizione ma non esita a sommare gatti a topi e a chicchi di frumento! La tradizione del calcolo e la geometria pratica è proseguita nel mondo antico, nel Medioevo e fino all’Età moderna. Vi sono anche le tradizioni della Cina e dell’India, oltre a quella che ebbe origine nel Vicino Oriente antico e in Egitto. Come per tutte le conoscenze pratico-tecniche, le sue vie di trasmissione furono soprattutto orali, da padre a figlio, nei cantieri e nelle botteghe, e attraversarono anche aree culturali diverse, viaggiando con le carovane dei mercanti (come quelle sulla via della Seta) e con i tecnici e artigiani ingaggiati presso terre lontane per poter usufruire di conoscenze tecniche forestiere. Vi è stata anche una tradizione di libri su questo argomento, ancorati sempre all’esposizione basata sugli elenchi di problemi: dal Jiuzhang suanshu (Nove capitoli sui procedimenti matematici) compilato in Cina nel periodo classico dopo l’unificazione imperiale (epoca Han, 206 a-C.-220 a.C.) ai trattati degli agrimensori romani, al capitolo di matematica presente nei siddhanta, opere indiane medievali di astronomia, scritte in sanscrito in versi, come quella di Aryabhata (scritta attorno al 500 d.C.). Nel mondo islamico medievale fu introdotta un’innovazione tecnica fondamentale nel calcolo pratico: il sistema di numerazione decimale posizionale di derivazione indiana basato sui nove segni grafici oggi usati in tutto il mondo per i numeri dal 1 al 9 e sull’introduzione del numero zero con il simbolo 0, e insieme ad esso gli algoritmi per effettuare le quattro operazioni elementari grazie a tale sistema. Su questa scia si colloca il lavoro del matematico persiano di cultura arabo-islamica Muhammad ibn Musa al-Huwarizmi, uno dei grandi studiosi della Casa della Sapienza di Bagdad all’epoca del califfato di al-Ma’mum (813-833), che si interessò in particolare alla risoluzione dei problemi di ripartizione delle eredità (regolati da prescrizioni religiose). Al-Huwarizmi trovò il modo di introdurre la metodologia teorica della matematica greca, sulla quale era versato, considerando grandi gruppi di problemi che potevano essere ricondotti a una stessa formulazione generale: si individuava una quantità incognita; e si scriveva una certa condizione che essa verificava, sotto forma di uguaglianza (ciò che oggi chiamiamo equazione algebrica). Per ognuno dei tipi di equazioni ottenuto si poteva allora cercare una soluzione anch’essa generale, una formula che forniva la soluzione. Egli esprimeva questa sua teoria a parole; nel seguito, alcuni matematici europei introdussero la notazione simbolica algebrica usata oggi Così nacque una nuova branca della matematica, l’algebra, la teoria della risoluzione delle equazioni e il calcolo delle espressioni algebriche. La parola «algoritmo» deriva dal nome di al-Huwarizmi, mentre la parola «algebra» deriva dal titolo, in arabo, del libro nel quale egli presentò il suo metodo. 6 MATEMATICA E DIDATTICA DELLA MATEMATICA Ana Millán Gasca 1.4 Imparare la matematica: scopo utilitario e scopo formativo nella tradizione europea «Quando, per esempio, si discute dei fini dell’insegnamento, contrapponendo uno scopo utilitario a uno scopo formativo, ovvero quando si tratta del valore delle Matematiche come mezzo ad educare l’intuizione o la logica, mi pare che la veduta dinamica dello spirito non sia sempre presente davanti agli occhi.» Federico Enriques, Insegnamento dinamico (1921) La matematica pratica accompagnò il risveglio dell’Europa e delle sue città, la ripresa dei commerci, delle botteghe e della produzione nel corso del Medioevo, soprattutto a partire dall’anno Mille. Nelle terre che erano state parte dell’Impero romano di Occidente si ebbe una felice commistione fra l’antica tradizione pratica e le nuove tecniche di calcolo e l’algebra dei matematici delle terre dell’Islam. Agli inizi del IX secolo, su consiglio di Alcuino di York, Carlomagno decretò l’istituzione, presso conventi e cattedrali, di scuole in cui si insegnava ai fanciulli a leggere, la grammatica e il far di conto (che allora seguiva le procedure in uso in epoca romana e faceva uso dell’abaco), incluso il computo (il calcolo della data della Pasqua, che era allora un vero e proprio problema della matematica pratica). Alcuino compilò una raccolta di problemi sotto il titolo Propositiones ad acuendo juvenes (Problemi per rendere acuta la mente dei giovani), fra cui molti problemi ricreativi. In greco fu scritta invece la compilazione di problemi nota come Antologia palatina, preparata da Costantino Cefala nel X secolo. Il calcolo e l’algebra arabe furono presentate in latino nel libro Liber abaci (1202) scritto da Leonardo Pisano. Fra i secoli XIII e XIV, prima in alcune città italiane e nel seguito anche nell’area dei lingua tedesca, furono fondate – sia dai comuni sia da singoli maestri – le scuole d’abaco, dove si insegnava ai fanciulli il calcolo (facilitato dalle procedure arabe, quindi sulla carta e senza più adoperare l’abaco, nonostante il nome delle scuole) e la risoluzione dei problemi utili per le attività commerciali. L’insegnamento si svolgeva in lingua volgare, seguendo dei manuali per l’insegnamento, i libri d’abaco scritti dai maestri. La scrittura dei numeri e gli algoritmi di calcolo erano nuovi, ma i problemi risolti si collegavano all’antichissima tradizione pratica (calcolo di aree, suddivisione di rettangoli, suddivisione di vettovaglie in parti uguali o proporzionali, testamenti, riempimento di vasche), insieme a temi allora di attualità come il calcolo degli interessi oppure le tecniche di contabilità in partita doppia o a doppia entrata. Tuttavia, l’Europa medievale era anche erede della concezione pedagogica greco-latina, i cui scopi erano ben diversi dall’addestramento tecnico. L’ideale di educazione era legato alla formazione religiosa cristiana e allo studio delle sette arti liberali, il trivium (grammatica, retorica e logica) e il quadrivium (aritmetica, geometria, astronomia e musica). Con la fondazione delle università a partire dal XII secolo, questi argomenti diventarono la formazione di base per lo studio nelle facoltà. Le arti liberali erano quelle che formavano il pensiero preparandolo alla speculazione filosofica e teologica, in opposizione quindi alle arti meccaniche, ossia il sapere utile nelle attività; esse erano studiate nella facoltà minore di arti, che era propedeutica alle facoltà di teologia, di diritto canonico, di diritto civile o giurisprudenza e di medicina. Il quadrivium corrispondeva alle quattro discipline della matematica greca, così com’erano erano state riassunte in alcuni manuali scritti in latino nel periodo tardo antico (attorno al V secolo). La fine del mondo antico aveva però fortemente danneggiato lo studio della matematica: i pochi manoscritti dei testi greci giacevano nei monasteri senza che vi fossero studiosi in grado di studiarli e di trasmettere le conoscenze. Quindi nelle scuole delle cattedrali e persino nelle università, si leggeva poco più delle prime pagine del Libro I degli Elementi di Euclide, e i temi teorici venivano sostituiti proprio dall’aritmetica e dalla geometria pratica. Così molti confondevano le ricette 7 LEZIONE 1 LA MATEMATICA E IL SUO INSEGNAMENTO Ana Millán Gasca pratiche degli agrimensori romani con le costruzioni e dimostrazioni della geometria greca: tale confusione illustra la convivenza di due tradizioni diverse per scopi e contenuti, eppure legate fra di loro. Nell’Europa moderna l’eredità della matematica greca fu recuperata compiutamente e portò agli straordinari sviluppi della Rivoluzione scientifica. Sui tredici libri degli Elementi di Euclide fu condotto un accurato recupero filologico, e furono prodotte edizioni e commenti in latino e nelle lingue volgari, oltre a versioni moderne dei libri principali che adoperavano il linguaggio algebrico per parlare di punti, rette e piani (la cosiddetta geometria analitica), come i popolarissimi Elementi di geometria del matematico francese Adrien Marie Legendre (1752-1833), che ebbero innumerevoli edizioni ed erano ancora un caposaldo dell’insegnamento negli Stati Uniti alla fine dell’Ottocento. L’opera di Euclide recuperò così pienamente il suo posto come base dell’educazione matematica, e non più soltanto in Europa: si pensi che la traduzione in cinese fu un pilastro dell’introduzione della matematica occidentale in Cina e portò all’abbandono della matematica cinese (il calcolo tradizionale fu abolito definitivamente nelle scuole cinesi nel 1911). Alla matematica greca, sulla scia della tradizione del quadrivium, fu attribuito un ruolo fondamentale nella formazione intellettuale di base dei giovani: educazione alla logica e al rigore nel pensiero. Lo studio della geometria euclidea diventò, insieme allo studio del greco e del latino, un perno dell’insegnamento secondario, creato nell’Ottocento come erede degli studi della facoltà di arti, ma separato dall’università. 1. 5. La matematica sui banchi di scuola: dalle scuole d’abaco alla scuola primaria «Uno vende una sua merchatantja 14 lire più quella noì gli chostò e truovaxj ghuadangnato a ragione di 25 per centjnaio, vo’ xapere che fu il chosto. Fa’ choxj e di’: ongni 100 vale 25 lire di pro’, per 14 lire di pro’ quante n’arà? Multjpricha 14 via 100, fa 1400, e partj in 25, che ne viene 56 lire, e 56 lire fu il primo chosto, delle qualj 56 lire ghuadangnò 14 lire. Ed è fatta e chxj fa’ le ximjlj.» Paolo dell’Abbaco, Trattato d’Aritmetica, Firenze, XIV secolo Abbiamo visto come esigenze pratiche legate al lavoro di capomastri, geometri, commercianti e amministratori abbiano portato la matematica pratica sui banchi di scuola fin da tempi antichissimi. La continuità di questa tradizione si manifesta anche nei problemi ricreativi che – sorprendentemente – si ritrovano spesso con poche varianti nelle antiche raccolte orientali, nei testi in cinese, in greco in latino o in arabo. Su questa scia si collocavano i libri d’abaco italiani e tedeschi, i quali inaugurarono una tradizione europea di manuali di matematica rivolti ai fanciulli e dedicati al far di conto. Questa tradizione si è mantenuta ininterrottamente e ha mostrato una notevole stabilità, fino ad arrivare ai sussidiari per le scuole elementari della prima metà del Novecento. La tradizione europea di insegnamento del far di conto ai fanciulli includeva: – principi del sistema di numerazione posizionale decimale, – algoritmi delle operazioni elementari e dell’estrazione di radice – calcolo di aree e perimetri di figure – risoluzione di problemi basati essenzialmente sulla proporzionalità diretta e inversa e sulle equazioni di primo e secondo grado. La tradizione di addestramento al far di conto costituiva nell’Ottocento la componente fondamentale della scuola dell’obbligo nei paesi europei o di cultura europea, anche perché la loro 8 MATEMATICA E DIDATTICA DELLA MATEMATICA Ana Millán Gasca economia industriale poggiava sullo sviluppo tecnico ed era agevolata dal miglioramento della cultura matematica di base della popolazione. Quindi, era compito della scuola primaria o elementare – che le democrazie liberali dell’Ottocento concepivano come un’istituzione capace di garantire l’uguaglianza delle opportunità ai cittadini – l’“alfabetizzazione numerica”, insieme all’alfabetizzazione linguistica. Eppure, già autori come Johann Heinrich Pestalozzi (1746-1827) e Friedrich Fröbel (1782-1852) proposero un ruolo più ambizioso per la matematica anche nell’insegnamento elementare: non più soltanto un “far di conto” come strumento nella vita pratica, ma anche una riflessione consapevole sul numero, sulla misura e sulla simmetria e sul ragionamento logico come elemento fondamentale dello sviluppo intellettuale dei bambini. Tale punto di vista si è affermato nella seconda metà del Novecento. Nel mondo contemporaneo, la scuola si trova di fronte alla richiesta di un duplice impegno per quanto riguarda la matematica: come formazione tecnica di base nella nostra civiltà scientifico- tecnologica e come elemento della crescita intellettuale dei bambini e dei giovani. Questa ambivalenza è alla radice di molte delle difficoltà incontrate dai maestri nella pratica quotidiana con i loro studenti, e attorno ad essa hanno ruotato molte delle discussioni sulla riforma dell’insegnamento della matematica in tempi recenti. 1. 6 L’insegnamento della matematica elementare nella scuola primaria «Esiste la matematica elementare? C’è un inizio per la matematica?» (Stella Baruk, Dizionario di matematica elementare, p. 1) Le linee direttrici e i grandi settori della matematica come materia scolastica sono oggi giorno generalmente condivise a livello internazionale. Al contenuto della materia scolastica di matematica si fa riferimento spesso con l’espressione matematica elementare (in opposizione ai capitoli di matematica avanzata insegnati all’università, per la quale si riservava un tempo l’espressione matematica superiore). L’aggettivo «elementare» (che evoca anche l’opera di Euclide, gli Elementi) sta a indicare che si tratta delle conoscenze di base, imprescindibili per esplorare oltre le varie branche della matematica superiore, quali analisi matematica, algebra o probabilità. Dell’esperienza matematica del bambino prima della scuola dell’obbligo e del ruolo a questo riguardo della scuola dell’infanzia ci occuperemo nella lezione 2. Il triplice scopo dell’insegnamento della matematica elementare nella scuola primaria La matematica elementare della scuola primaria comprende, ma non si esaurisce nelle semplici abilità di calcolo numerico volte alle applicazioni nella vita pratica riassunte con l’espressione «far di conto». Nella scuola primaria, infatti, lo studio della matematica ha un triplice scopo: 1) la padronanza del calcolo numerico e della risoluzione dei problemi volti alla vita pratica e alle applicazioni 2) lo sviluppo di alcuni strumenti intellettuali quali astrazione, rigore, precisione, uso univoco del linguaggio, induzione, deduzione; 3) l’introduzione alla matematica come disciplina: la matematica elementare come “inizio” della matematica. 9 LEZIONE 1 LA MATEMATICA E IL SUO INSEGNAMENTO Ana Millán Gasca La matematica elementare deve combinare la matematica pratica sia con il valore formativo della matematica (scopo centrale nella scuola primaria) e l’introduzione alla matematica come disciplina (scopo che deve diventare prevalente a partire dalla scuola secondaria di primo grado). La via maestra è illustrata efficacemente in un lavoro sul calcolo nella scuola primaria scritto dal matematico francese, medaglia Fields per la matematica, Laurent Lafforgue, che presentiamo in traduzione italiana in appendice. Per avviare la riflessione e compiere un primo passo avanti individuando alcuni nodi didattici centrali (riguardanti sia l’insegnamento sia l’apprendimento) partiamo dalla prima sezione di questo lavoro, che presenta gli obiettivi e limiti dell’apprendimento del calcolo nella scuola primaria e illustra fin da principio le “tre facce” della matematica elementare nella scuola primaria: utilità, valore formativo, inizio della matematica (e delle scienze della natura). “L’obiettivo è quello di far acquisire agli alunni la conoscenza dei numeri interi naturali (0, 1, 2 , 3, …), de la loro scrittura decimale e delle loro relazioni elementari (ordine e quattro operazioni), al contempo astrattamente e nei loro utilizzi concreti legati al conteggio e alla misura: lunghezze, superfici, volumi, masse, tempi, angoli. Alla fine del corso di studi della scuola primaria, gli alunni devono possedere una padronanza agevole, esatta e sicura delle operazioni elementari dei numeri e delle grandezze e della manipolazione delle unità; devono saper redigere in modo conciso e rigoroso la soluzione di problemi di calcolo formulati nella lingua corrente, tratti dalla vita pratica, dalle scienze della natura o dalla meccanica, e che richiedano un ragionamento di natura discorsiva. Queste conoscenze – le quali sono per la maggior parte molto utili – hanno un grande valore matematico e una potenza formatrice considerabile. Esse permettono di costruire una relazione di intimità con i numeri, secondo l’espressione di René Thom, e portano al loro uso concreto. Esse non soltanto contribuiscono a strutturare la mente nel corso del suo sviluppo, ma costituiscono anche la base indispensabile di un apprendimento più spinto della matematica e delle scienze della natura, nella scuola secondaria e molto oltre. Nella matematica esistono molti tipi di numeri, di addizioni e di moltiplicazioni, e in fisica esistono molti tipi di misure. Tutte hanno la loro comune radice e si sviluppano su questo terriccio che è la conoscenza dei numeri interi naturali e delle loro operazioni elementari, conoscenza che deve diventare una seconda natura. Nella scuola primaria la disciplina del calcolo poggia sull’uso delle quattro operazioni con i numeri interi. Essa si estende alla conoscenza e a calcolo dei numeri decimali e delle frazioni, limitandosi ai numeri positivi che sono i soli a poter rappresentare misure effettive di lunghezze, di masse e così via. Il calcolo approssimato è più sottile del calcolo esatto e richiede la padronanza preliminare di quest’ultimo: il calcolo degli intervalli di errore non ha un suo luogo nella scuola primaria, mentre invece si insegna – in particolare per la risoluzione dei problemi – la stima mentale degli ordini di grandezza dei numeri tondi e la nozione di valore approssimato di un quoziente ai decimi oppure ai centesimi dell’unità scelta. Il calcolo si esegue su dei numeri, non su delle incognite astratte. Le verifiche si riferiscono a esempi e figure, coinvolgendo ragionamenti sufficienti a ottenere il convincimento, anche se essi non possono essere qualificati come dimostrazioni formali. Alla fine della scuola primaria il maestro può eventualmente andare un po’ oltre nel senso dell’astrazione, per coloro fra gli alunni che riconosce come abbastanza maturi e già sicuri nelle loro conoscenze.” Laurent Lafforgue, Le calcul à l’école primaire, §1 Obiettivi e limiti dell’apprendimento del calcolo nella scuola primaria 10 MATEMATICA E DIDATTICA DELLA MATEMATICA Ana Millán Gasca Lafforgue propone un’idea conduttrice dell’intera attività didattica tratta dal grande matematico francese, anch’egli medaglia Fields, René Thom (1923-2002), la quale che è in grado di mettere assieme i tre grandi scopi ai quali il maestro deve mirare nel suo lavoro quotidiano: la costruzione di una relazione di intimità con i numeri (alla quale si fa alle volte riferimento con l’espressione “il senso dei numeri”). Questa “relazione di intimità con i numeri” ci servirà da punto di riferimento quando ci occuperemo della matematica nella scuola dell’infanzia e del suo raccordo (forse è questo l’unico ambito nel quale vi è una questione didattica di raccordo o “continuità”) con la matematica in classe prima. Inoltre, Lafforgue suggerisce l’orizzonte del lavoro matematico nella scuola primaria: il passaggio dai “ragionamenti convincenti basati su esempi e figure” all’idea di dimostrazione, indicando così la transizione intellettuale verso la matematica elementare nella scuola secondaria di primo grado, nella quale lo scopo di introduzione alla disciplina matematica diventerà ancora più importante. In questo corso ci occuperemo di fornire la preparazione matematica, didattica e storico- epistemologica per fare fronte a questo compito molto impegnativo. Nel seguito di questa sezione proponiamo alcune riflessioni al riguardo, che converrà riconsiderare alla fine del corso dopo aver studiato approfonditamente, da un punto di vista superiore, i contenuti della matematica elementare nella scuola primaria. Partiamo proprio da una descrizione sommaria di questi contenuti; nel seguito discutiamo i tre scopi della matematica elementare nella scuola primaria, nell’ordine in cui li abbiamo introdotto. I capitoli della matematica elementare nella scuola primaria, i collegamenti interni fra di essi e il ruolo centrale dell’aritmetica I contenuti della matematica elementare corrispondenti alla scuola primaria si articolano attorno ai grandi blocchi della aritmetica elementare, della geometria elementare e della misura di grandezze. A questi tre blocchi si è aggiunto un quarto che possiamo chiamare seguendo la terminologia più usata, dati e previsioni, che punta a far intravedere ai bambini il ruolo della matematica nell’elaborazione, rappresentazione e interpretazioni dell’informazione quantitativa. Si tratta quindi di introdurre all’idea di funzione, alla statistica descrittiva e alla probabilità. NUMERI E OPERAZIONI (significati, strategie e simbolismo) MISURA (stima e calcolo di grandezze) GEOMETRIA (forme e relazioni nelle figure geometriche, rappresentazione e organizzazione dello spazio, simmetria e trasformazioni geometriche) DATI E PREVISIONI (trattamento dell’informazione quantitativa e probabilità) Vi sono molti collegamenti interni fra questi tre ambiti della matematica elementare, che girano attorno al ruolo centrale dell’aritmetica, ossia dei numeri e delle operazioni. La padronanza dell’aritmetica e della geometria sono alla base della padronanza della misura delle grandezze: – aver assimilato le idee elementari di divisibilità è essenziale a una buona comprensione dei sistemi di misura – la misura di perimetri, aree, volumi è legata alla conoscenza delle figure geometriche di cui si misurano delle grandezze – le operazioni con le grandezze richiedono la padronanza delle operazioni sui numeri. 11 LEZIONE 1 LA MATEMATICA E IL SUO INSEGNAMENTO Ana Millán Gasca È di fondamentale importanza non “far scomparire” il blocco della geometria, includendolo in quella della misura, il che equivarrebbe a ridurre la geometria elementare a una classificazione delle figure con le loro “formule” (aree e perimetro delle figure piane, area laterale e volume delle figure solide). Ecco, a titolo indicativo, alcuni aspetti importanti della geometria elementare indipendenti dalla misura delle grandezze geometriche: – disegno e costruzione geometrica (semplici costruzioni con riga e compasso, riproduzione in scala con la carta a quadretti) – verifiche di formule e operazioni con grandezze geometriche basate sul taglia e incolla – identificazione, descrizione e classificazione delle figure geometriche, inclusi i punti e rette significativi e gli assi di simmetria – uso del piano cartesiano per localizzare punti – riconoscimento di figure trasformate (ruotate, traslate, riflesse) L’aritmetica elementare è la base di partenza del blocco dati e previsioni, il quale a sua volta ha molti collegamenti con la misura; per esempio, – l’idea elementare di proporzionalità numerica (con costante di proporzionalità un numero intero naturale) fornirà un primo fondamentale esempio di dipendenza funzionale; – la probabilità permette di mettere all’opera le conoscenze sulle frazioni, ed è collegata alla disciplina matematica che studia i conteggi più complicati, la combinatoria – i dati che vengono presi in considerazioni sono spesso misure di grandezze. La matematica pratica: dal “far di conto” alla “matematica del cittadino” Il primo scopo: la padronanza del calcolo numerico e della risoluzione dei problemi volti alla vita pratica e alle applicazioni Nella seconda metà del Novecento si è registrata in diversi paesi una tendenza ad allungare il periodo dell’obbligo e ad eliminare le barriere tra le varie tappe del percorso scolastico (il governo laburista che governò la Gran Bretagna dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale introdusse l’idea di una comprehensive school). Dopo l’estensione dell’obbligo fino a otto anni totali (fino ai 14 anni), lo scopo attuale è l’estensione ai 16 anni. Alla radice di questa tendenza vi è l’influsso dell’ideale egualitario di stampo illuministico, oltre a quello delle ricerche della psicologia dello sviluppo e dell’educazione, sviluppate in parte sulla scia del lavoro con i bambini con disabilità e sotto l’influsso del pragmatismo. I conseguenti cambiamenti nella scuola hanno avuto importanti ripercussioni sulla matematica elementare della scuola dell’obbligo. In primo luogo, i contenuti assegnati ad ogni classe e ad ogni livello scolastico sono diminuiti, rallentando quindi il ritmo dello studio della matematica allo scopo di riuscire a far arrivare tutti in più anni al livello al quale arrivavano meno fanciulli in circa cinque anni. In secondo luogo, si è tentato di modificare gli scopi della matematica elementare nella scuola primaria per evitare il suo ruolo di barriera nel passaggio da un livello scolastico a quello successivo. In terzo luogo, si è tentato di modificare la metodologia dell’insegnamento della 12
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