«L’autore di questo lavoro deve confessare che il suo solo merito consiste nella pazienza con la quale egli ha, nel corso di alcuni anni, consultato i libri pubblicati su Napoleone, la collezione del “Moniteur” e i più piccoli scritti dove la parola di questo grande sovrano è stata attestata. Un altro merito è di aver compreso l’importanza dell’opera che ne sarebbe risultata, e che sta a Napoleone come il Vangelo a Gesù Cristo. [...] Agli occhi delle masse, questo libro sarà come un’apparizione; l’anima dell’Imperatore gli si porrà davanti; ma per qualche spirito eletto, esso sarà la sua storia sotto una forma algebrica: vi vedrà l’uomo astratto, l’Idea al posto dell’Azione». «Da sette anni circa – scriveva Balzac nel 1838 –, ogni volta che leggevo un libro in cui si trattava di Napoleone e che trovavo un pensiero sorprendente e nuovo pronunciato da lui, lo trascrivevo subito su un libro di cucina che non abbandonava mai la mia scrivania». Dal libro di cucina questo libro tipicamente balzachiano. Del gran numero di Massime e pensieri di Napoleone, alcuni non sono riportati con piena fedeltà, altri sono di dubbia autenticità, altri ancora infine appartengono quasi certamente alla penna di Balzac stesso. Per cui il Napoleone di queste pagine è decisamente una creatura letteraria. Un Napoleone come lo scrittore l’adorava. Con queste 525 «sue» citazioni Balzac contribuì a costruirne il mito durevole.