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Manoscritti economico-filosofici del 1844 PDF

285 Pages·2018·0.678 MB·Italian
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G e r m a n i c a Volume XXIII  Direzione scientifica Roberto Garaventa (Università “G. d’Annunzio” di Chieti-Pescara) Comitato scientifico Stefania Achella (Università “G. d’Annunzio” di Chieti- Pescara), Giuseppe Cacciatore (Università di Napoli “Federico II”), Gerardo Cunico (Università di Genova), Anna Donise (Università di Napoli “Federico II”), Michael Eckert (Eberhard Karls Universität Tübingen), Jean-Claude Gens (Université de Bourgogne), Anton Hügli (Universität Basel), Marco Moschini (Università di Perugia), Giovanni Sgro’ (Università e-Campus) Karl Marx Manoscritti economico-filosofici del 1844 Edizione commentata a cura di Ferruccio Andolfi e Giovanni Sgro’ Nella collana Germanica Orthotes Editrice pubblica esclusivamente testi scientifici valutati e approvati dal Comitato scientifico-editoriale. I volumi sono sottoposti a peer review. Tutti i diritti riservati Titolo originale: Ökonomisch-philosophische Manuskripte aus dem Jahre 1844 Prima edizione: 1932 Marx-Engels-Verlag, Berlin Copyright © 2018 Orthotes, Napoli-Salerno Traduzione dal tedesco di Ferruccio Andolfi e Giovanni Sgro’ isbn 978-88-9314-162-8 (cartaceo) isbn 978-88-9314-174-1 (e-book pdf) Orthotes Editrice www.orthotes.com Introduzione di Ferruccio Andolfi Introduzione Un evento editoriale divide gli animi – La teoria del reddito netto – L’alie- nazione religiosa e quella mondana – Divisioni a sinistra – L’alienazione del lavoro e le sue figure – Fenomenologia dell’alienazione – L’essenza umana perduta – Il trascendimento del singolo – Dominio e assenza di solidarietà – Tra Feuerbach e Hegel: lo spazio tollerante e il tempo dispotico. Un evento editoriale divide gli animi. I Manoscritti economico- filosofici sono appunti di lettura presi a Parigi, tra il marzo e il settembre 1844, da un giovane e colto tedesco, appena ventise- ienne, che era sul punto di varcare il confine tra critica filosofi- ca e lotta politica. Nella capitale francese Karl Marx era giunto dall’ottobre dell’anno precedente per curare l’organizzazione degli Annali franco-tedeschi, cioè della rivista attorno a cui si rac- colsero per breve tempo i Giovani hegeliani di sinistra. Le sue note di lettura rappresentano il risultato di un primo intenso studio dell’economia politica e di un confronto con la filosofia di Hegel, vista come elaborazione speculativa dello stesso punto di vista dell’economia politica. Ma attestano insieme una va- sta conoscenza delle teorie socialiste e comuniste e delle relative esperienze associative. Da quando, quasi un secolo più tardi, queste note furono pubblicate per la prima volta, nel 1932, di- vennero uno dei testi più dibattuti da studiosi e militanti comu- nisti di diverso orientamento.1 Il carattere frammentario dei Manoscritti, il fatto che non fossero destinati a formare un libro, l’incompiutezza delle ar- gomentazioni – tutto ciò non ne rende agevole la lettura, ed è abbastanza sorprendente che in genere gli editori si siano poco impegnati a fornire strumenti che aiutassero a ricostruire i con- 1 I manoscritti furono pubblicati nel 1932 due volte a distanza di pochi mesi: dapprima in una versione incompleta da S. Landshut e J.P. Mayer nella raccolta Der historische Materialismus. Die Frühschriften (Leipzig), poi in una versione criticamente più affidabile, nella prima Marx-Engels-Gesamtausgabe (MEGA), vol. 3/1, a cura di V. Adoratski, da cui ricevettero il titolo attuale. 7 8 Ferruccio Andolfi testi discorsivi delle lunghe trascrizioni e il senso dei commenti che le accompagnano. Tuttavia alcune parti, le pagine sul lavoro alienato, sul comunismo e quelle finali sulla critica della filoso- fia hegeliana, di comprensione relativamente immediata, sono diventati, insieme alla parte iniziale dell’Ideologia tedesca, uno dei mezzi privilegiati per l’accesso al pensiero filosofico di Marx. Alcuni celebri esponenti del marxismo critico occidentale salutarono l’evento della pubblicazione come occasione per rin- novare l’immagine di Marx appiattita per decenni sul suo opus magnum, il Capitale. I Manoscritti ebbero ugualmente una rece- zione entusiasta da parte dei dissidenti dei paesi comunisti, che utilizzarono le tesi sull’alienazione che vi erano contenute per denunciare il carattere alienato dei regimi da cui erano oppres- si. Sul fronte opposto gli ideologi dei paesi comunisti dell’area sovietica, e, in Occidente, i rappresentanti del cosiddetto antiu- manesimo teorico relegarono l’opera nella preistoria del marxi- smo, che si inaugurerebbe invece proprio con quella specie di ritrattazione che assai presto, negli anni 1845-46, Marx avrebbe fatto, nelle Tesi su Feuerbach e nell’Ideologia tedesca, del proprio passato filosofico. Con la nota tesi «L’essere [Wesen] umano è l’insieme dei rapporti sociali» Marx, secondo l’opinione di uno dei principali campioni di quest’ultimo fronte, Louis Althus- ser, si sarebbe decisamente immesso sulla via della «scienza» dei rapporti sociali, abbandonando ogni elucubrazione intorno alle essenze.2 Su queste polemiche mi sono soffermato nell’introduzione all’edizione dei Manoscritti che ho curato nel 1976 per la New- ton Compton, mentre più di recente una buona ricostruzione di questa vicenda è stata fatta da Marcello Musto.3 Devo ag- giungere che per quanto possa essere istruttivo occuparsene da 2 Cfr. L. Althusser, Per Marx (1965), trad. F. Madonia, Editori Riu- niti, Roma 1967. 3 F. Andolfi, Introduzione a K. Marx, Manoscritti economico-filosofici, Newton Compton, Roma 1976, spec. pp. 8-19; M. Musto, I “Manoscritti economico-filosofici del 1844” di Karl Marx. Vicissitudini e interpretazioni cri- tiche, «Studi storici» XLIX, 3 (2008), 249-270. Introduzione 9 un punto di vista storiografico, le polemiche sul giovane Marx e sul Marx della maturità hanno perso l’attrattiva che esercitavano cinquant’anni fa. Dobbiamo allora congelare gli entusiasmi per limitarci a se- gnalare il carattere frammentario di questi testi? Sono convinto che le pagine dei Manoscritti, pur non essendo riportabili a un disegno unitario, affrontino temi importanti che continuano a essere meritevoli di riflessione e gravidi di conseguenze pratiche. Ciò avviene, a ben vedere, anche per le parti più aride, che in al- cune edizioni sono state arbitrariamente espunte. Vorrei provare a fissare l’attenzione sui principali nodi teorici dell’opera. La teoria del reddito netto. Partirei proprio da queste parti meno discorsive, corrispondenti a letture e studi fino a quel momento così poco familiari a Marx ch’egli sente la necessità di riportare nei suoi quaderni lunghe trascrizioni di economisti classici (Smith, Ricardo, Say, Sismondi ecc.) e di analisti della vita sociale del tempo come Edmund Buret, Charles Pecqueur, Walter Schulz. In negativo, coloro che espungono i Manoscritti dal canone del marxismo vero e proprio, si basano sul fatto che il loro autore non è ancora giunto ad accettare la teoria ricardiana del valore- lavoro, su cui avrebbe innestato la propria teoria del pluslavoro e del plusvalore. Con uno strano accanimento essi sostenevano, e in alcuni casi continuano tuttora a sostenere, che una teoria dell’alienazione in cui lo sfruttamento non sia associato al fe- nomeno del plusvalore non ha senso né soprattutto efficacia, e finisce per risolversi in una vuota denuncia del carattere “disu- mano” del capitalismo. Far dipendere la purezza ed efficacia pratica di un’intera vi- sione del mondo dall’accettazione di un singolo “dogma” quale quello della teoria del valore, è abbastanza curioso e fa ricordare le battaglie teologiche per l’ortodossia cristiana, quando si ra- gionava sul “filioque”, ovvero sul giusto modo di intendere la processione dello spirito santo dal padre e dal figlio.

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