Gianni Barbacetto: giornalista del Fatto m Gianni barbacetto È passato un quarto di secolo dalla più grande Quotidiano. Ha scritto per Il Mondo, L’Europeo a inchiesta giudiziaria sui finanziamenti illeciti Peter Gomez e Diario. Ha lavorato anche per la radio, la n ai partiti e la corruzione è ancora oggi un tv, il cinema, il teatro. Tra i suoi libri per Nelle ultime grandi indagini – sui furbetti i marco travaGlio cancro che divora le fondamenta, già molto Chiarelettere: Il Celeste. Ascesa e declino di P del quartierino e le scalate bancarie ed editoriali, fragili, del nostro Paese. Per questo Paper Roberto Formigoni (2012). Con Davide Milosa, u mani su Expo, sul Mose, sulle altre grandi opere, sulla P3 l First e il Fatto quotidiano hanno deciso di Le mani sulla città (2011). Excelsior, il gran ballo e sulla P4 – sono riemerse vecchie conoscenze i ripubblicare il bestseller di Barbacetto, Gomez e dell’Expo (con Marco Maroni, 2015). t Travaglio a cui è stato aggiunto un lungo saggio già inquisite o condannate per Tangentopoli, tutte e introduttivo. Peter Gomez: co-fondatore del Fatto regolarmente tornate in attività grazie alle porte aperte 2 Un libro per i più giovani, che non c’erano e Quotidiano e direttore de ilfattoquotidiano.it. 5 di una classe dirigente che non toglie il saluto neppure che non sanno nulla di Mani Pulite. Ma anche Dopo la scuola di giornalismo inizia a lavorare a ai pregiudicati: da Primo Greganti a Gianstefano n per chi c’era e ha dimenticato troppo in fretta all’Arena di Verona. Nel 1986 approda n a Il Giornale di Montanelli per poi passare Frigerio, da Luigi Grillo a Piergiorgio Baita, e per chi – la nostra classe dirigente che è la i a La Voce. Dal 1996 è all’Espresso, dove si da Luigi Bisignani a Ercole Incalza, d più inquinata d’Europa, in gran parte identica o occupa, come inviato, di tutti i più importanti Pulite a quella di 25 anni fa – ha prima pilotato da Vito Bonsignore a Flavio Carboni. P casi di corruzione politica, giudiziaria e di mafia. o l’operazione “Amnesia”, come la definiscono Tra i suoi libri per Chiarelettere ricordiamo: - i tre autori, e poi ne ha approfittato per Mani sporche (con Marco Travaglio e Gianni b continuare a fare le stesse porcherie dei tempi a Barbacetto, 2007), Se li conosci li eviti (con r di Tangentopoli. Già perché ancora oggi non Marco Travaglio, 2008). b passa giorno senza che la cronaca ci riporti a a c quel 1992, quando la legge fu per la prima volta Marco Travaglio: è direttore del Fatto e nella storia d’Italia davvero – come prevede la quotidiano, giornale che ha contribuito t t 25 anni doPo Costituzione – «uguale per tutti». a fondare. Ha lavorato con Indro Montanelli, o prima al Giornale e poi a La Voce. g Ha collaborato con diverse testate fra cui Sette, o m la Repubblica e l’Unità. È autore di molti libri e di successo, tra i quali: L’odore dei soldi z Per chi non c’era, per chi ha dimenticato, (con Elio Veltri, Editori Riuniti 2001) e Regime Pubblicazione mensile da vendersi esclusivamente t per chi ha ancora le mani sporche r (con Peter Gomez, Rizzoli-Bur 2004). in abbinamento a “Il Fatto Quotidiano” a Per Chiarelettere Bavaglio (con Peter Gomez e Supplemento editoriale Anno 2017 n° 2 v a Marco Lillo, 2008), Papi. Uno scandalo politico Direttore Responsabile Marco Travaglio g (con Peter Gomez e Marco Lillo, 2009), Viva Direttore Collana Marco Lillo l il Re! (2013). Per Paper First è autore con Iscrizione al Registro Operatori di Comunicazione al numero 18599 io Silvia Truzzi del bestseller Perché NO (2016). Art director: Fabio Corsi Copertina e illustrazione: Emanuele Ragnisco Prezzo € 10,50 + prezzo del quotidiano Es_ManiPulite_Cover_NEW.indd 1 14/02/17 15:58 Gianni Barbacetto: giornalista del Fatto m Gianni barbacetto È passato un quarto di secolo dalla più grande Quotidiano. Ha scritto per Il Mondo, L’Europeo a inchiesta giudiziaria sui finanziamenti illeciti Peter Gomez e Diario. Ha lavorato anche per la radio, la n ai partiti e la corruzione è ancora oggi un tv, il cinema, il teatro. Tra i suoi libri per Nelle ultime grandi indagini – sui furbetti i marco travaGlio cancro che divora le fondamenta, già molto Chiarelettere: Il Celeste. Ascesa e declino di P del quartierino e le scalate bancarie ed editoriali, fragili, del nostro Paese. Per questo Paper Roberto Formigoni (2012). Con Davide Milosa, u mani su Expo, sul Mose, sulle altre grandi opere, sulla P3 l First e il Fatto quotidiano hanno deciso di Le mani sulla città (2011). Excelsior, il gran ballo e sulla P4 – sono riemerse vecchie conoscenze i ripubblicare il bestseller di Barbacetto, Gomez e dell’Expo (con Marco Maroni, 2015). t Travaglio a cui è stato aggiunto un lungo saggio già inquisite o condannate per Tangentopoli, tutte e introduttivo. Peter Gomez: co-fondatore del Fatto regolarmente tornate in attività grazie alle porte aperte 2 Un libro per i più giovani, che non c’erano e Quotidiano e direttore de ilfattoquotidiano.it. 5 di una classe dirigente che non toglie il saluto neppure che non sanno nulla di Mani Pulite. Ma anche Dopo la scuola di giornalismo inizia a lavorare a ai pregiudicati: da Primo Greganti a Gianstefano n per chi c’era e ha dimenticato troppo in fretta all’Arena di Verona. Nel 1986 approda n a Il Giornale di Montanelli per poi passare Frigerio, da Luigi Grillo a Piergiorgio Baita, e per chi – la nostra classe dirigente che è la i a La Voce. Dal 1996 è all’Espresso, dove si da Luigi Bisignani a Ercole Incalza, d più inquinata d’Europa, in gran parte identica o occupa, come inviato, di tutti i più importanti Pulite a quella di 25 anni fa – ha prima pilotato da Vito Bonsignore a Flavio Carboni. P casi di corruzione politica, giudiziaria e di mafia. o l’operazione “Amnesia”, come la definiscono Tra i suoi libri per Chiarelettere ricordiamo: - i tre autori, e poi ne ha approfittato per Mani sporche (con Marco Travaglio e Gianni b continuare a fare le stesse porcherie dei tempi a Barbacetto, 2007), Se li conosci li eviti (con r di Tangentopoli. Già perché ancora oggi non Marco Travaglio, 2008). b passa giorno senza che la cronaca ci riporti a a c quel 1992, quando la legge fu per la prima volta Marco Travaglio: è direttore del Fatto e nella storia d’Italia davvero – come prevede la quotidiano, giornale che ha contribuito t t 25 anni doPo Costituzione – «uguale per tutti». a fondare. Ha lavorato con Indro Montanelli, o prima al Giornale e poi a La Voce. g Ha collaborato con diverse testate fra cui Sette, o m la Repubblica e l’Unità. È autore di molti libri e di successo, tra i quali: L’odore dei soldi z Per chi non c’era, per chi ha dimenticato, (con Elio Veltri, Editori Riuniti 2001) e Regime Pubblicazione mensile da vendersi esclusivamente t per chi ha ancora le mani sporche r (con Peter Gomez, Rizzoli-Bur 2004). in abbinamento a “Il Fatto Quotidiano” a Per Chiarelettere Bavaglio (con Peter Gomez e Supplemento editoriale Anno 2017 n° 2 v a Marco Lillo, 2008), Papi. Uno scandalo politico Direttore Responsabile Marco Travaglio g (con Peter Gomez e Marco Lillo, 2009), Viva Direttore Collana Marco Lillo l il Re! (2013). Per Paper First è autore con Iscrizione al Registro Operatori di Comunicazione al numero 18599 io Silvia Truzzi del bestseller Perché NO (2016). Art director: Fabio Corsi Copertina e illustrazione: Emanuele Ragnisco Prezzo € 10,50 + prezzo del quotidiano Es_ManiPulite_Cover_NEW.indd 1 14/02/17 15:58 Mani Pulite.indb 3 14/02/17 15:46 MANI PULITE Gianni Barbacetto Peter Gomez Marco Travaglio Mani Pulite.indb 5 14/02/17 15:46 Mani Pulite.indb 6 14/02/17 15:46 L’importanza della memoria C’era proprio bisogno di aggiornare e ripubblicare Mani Pulite 25 anni dopo i fatti e 15 anni dopo la prima edizione? Ci abbiamo riflettuto un po’, ma non troppo, poi abbiamo pensato che sì, ce n’è un gran bisogno (alme- no per i capitoli iniziali, che vanno dal 1992 al 1994, cioè dall’arresto di Mario Chiesa alle dimissioni di Antonio Di Pietro dalla Procura di Mila- no e alla quasi contemporanea caduta del primo governo Berlusconi). Per tre motivi. Perché molti, quelli più giovani di noi, non c’erano e non ne sanno nulla. Perché molti, i nostri coetanei e i più anziani di noi, c’erano e hanno dimenticato. E perché la classe dirigente più inquinata d’Europa, la nostra, in gran parte identica a quella di 25 anni fa, ha prima pilotato l’O- perazione Amnesia e poi ne ha approfittato per continuare a fare le stesse porcherie. Ma anche perché non passa giorno senza che la cronaca ci ripor- ti a quel 1992, quando la legge fu per la prima volta nella storia d’Italia davvero – come prevede la Costituzione – «uguale per tutti»: uno choc da cui i nostri padroni del vapore non si sono ancora riavuti. Il ministro degli Esteri Angelino Alfano, leader del partito più inquisi- to del Paese (il Nuovo Centro Destra), vola a spese nostre in Tunisia per deporre un mazzo di rose rosse sulla tomba dell’ex premier Bettino Craxi, morto nel 2000 ad Hammamet dove si era rifugiato, latitante, per sfuggi- re al carcere in seguito a due condanne definitive (10 anni di carcere in totale) per finanziamento illecito e corruzione, oltre a varie altre in primo e secondo grado. Il sindaco di Milano Giuseppe Sala (Pd), a sua volta indagato per falsa dichiarazione, falso in atto pubblico e falso ideologico (accuse, le ultime due, relative a carte truccate per alterare la gara del principale appalto di Expo Milano 2015 di cui era amministratore delegato e commissario straordinario), apre un alato dibattito in Consiglio comunale per dedica- re al latitante più famoso d’Italia “un luogo”, una piazza, una via, della “Capitale morale”. Il ministro della Giustizia Andrea Orlando (Pd) chiede di «riaprire la discussione» su noto statista pregiudicato e lo elogia come protagonista Mani Pulite.indb 7 14/02/17 15:46 8 Prefazione di «un’idea di innovazione di un Paese che da molto tempo non vedeva una proposta di trasformazione della politica», pur riconoscendo – bon- tà sua – «gli errori che pure ci furono» (cioè le tangenti accumulate su alcuni conti esteri che – per limitarsi a quelli scoperti dai giudici – con- tenevano 50 miliardi di lire). Negli stessi giorni, per la prima volta nella storia, l’Associazione nazio- nale magistrati, presieduta dall’ex pm di Mani Pulite, Piercamillo Davi- go, diserta l’inaugurazione dell’anno giudiziario 2017 in Cassazione perché lo stesso ministro Orlando s’è rimangiato l’impegno, assunto per iscritto, di rimediare alla legge vergogna del governo Renzi che aveva pro- rogato l’età pensionabile al primo presidente e al procuratore generale della Cassazione e a un pugno di altri papaveri togati, dopo averla abbas- sata (da 75 a 70 anni) a tutti gli altri e accusa il governo Gentiloni di «volersi scegliere i magistrati» e di minare «l’indipendenza della magi- stratura violando la Costituzione». Qualche giorno dopo Davigo, insieme all’ex collega Antonio Di Pie- tro, hanno partecipato al palazzo di giustizia, che fu teatro di Mani Puli- te, a un convegno per ricordarne l’anniversario: la sala era praticamente vuota, disertata non solo dagli avvocati (in polemica con l’Anm), ma anche dagli stessi magistrati, evidentemente molto cambiato rispetto a quella stagione magica e forse irripetibile. Guardie e ladri Il rapporto malato fra politica e affari, che era alla base dello scandalo di Tangentopoli scoperchiato dal pool Mani Pulite, è rimasto irrisolto. Anzi, si è ulteriormente deteriorato, con tecniche di corruzione e di ma- laffare molto più raffinate e inafferrabili. In questo quarto di secolo si è fatto tutto il contrario di quanto avrebbe dovuto insegnare e suggerire quell’esperienza che, per un paio d’anni, aveva messo in crisi la classe di- rigente italiana. Si sarebbero dovuti rendere i mondi della politica e degli affari più trasparenti, più separati e meno permeabili dalla criminalità, rafforzando tutti i poteri di controllo indipendente (magistratura, autho- rity, stampa), premiando chi osa denunciare e punendo più severamente chi delinque in colletto bianco e in guanti gialli. Invece si è fatto esatta- mente l’opposto: meno controlli, armi spuntate alla magistratura e alle forze dell’ordine, reati depenalizzati, processi ancor più lunghi e farragi- nosi, prescrizione assicurata per tutti. Non solo con le leggi ad personam di Berlusconi, ma anche con quelle ad personas, ad aziendas e ad mafias del centrosinistra. Fino alle vergogne del governo Renzi che, ben riparato Mani Pulite.indb 8 14/02/17 15:46 L’importanza della memoria 9 dietro la foglia di fico di Raffaele Cantone e della sua pressoché inutile Autorità Nazionale Anticorruzione, s’è molto impegnato a bastonare i magistrati (sul periodo feriale, sull’età pensionabile e sulla responsabilità civile), a depenalizzare quel poco che era rimasto di repressione penale sull’evasione fiscale, a ridurre vieppiù l’autonomia della polizia giudizia- ria (ora deve riferire qualunque indagine top secret ai massimi vertici dei corpi di appartenenza, tutti di nomina e obbedienza governativa). Poi, ciliegina sulla torta, ha inserito nella legge che dovrebbe regolamentare le lobby un codicillo che consente l’attività lobbistica anche ai pregiudicati, purché le loro condanne risalgano a più di 10 anni fa: un premio all’espe- rienza per i veterani della mazzetta. Naturalmente anche il governo Renzi si è ben guardato dal colmare le voragini di organico della magistratura (mancano mille toghe sulle 10.151 previste dalla legge), delle cancellerie dei tribunali e del personale amministrativo (così solo a Napoli ci sono 50 mila sentenze, di cui 12 mila definitive, che restano da eseguire perché manca chi le notifichi agli interessati, che naturalmente restano liberi di continuare a delinquere impunemente). E così, anche nel 2016, ben 130 mila processi sono stati falcidiati dalla prescrizione, mandando salvi e intoccabili almeno 200 mila colpevoli. Ma la legge che dovrebbe allungare i tempi della prescri- zione, solennemente promessa da Renzi nel 2014, è bloccata in Parla- mento e lì riposerà in pace fino al termine della legislatura: ha compiuto 700 giorni di impasse proprio il 17 febbraio 2017, un bel modo di solen- nizzare il 25° anniversario dell’arresto di Mario Chiesa che diede il via all’operazione Mani Pulite. Insomma: tutti i governi dal 1994 a oggi se la sono presa con le guar- die anziché coi ladri, avendo come unico scopo quello di evitare non il ripetersi di Tangentopoli, ma di Mani Pulite. E infatti, missione com- piuta. Nelle ultime grandi indagini – sui furbetti del quartierino e le scalate bancarie ed editoriali, su Expo, sul Mose, sulle altre grandi opere, sulla P3 e sulla P4 – sono riemerse vecchie conoscenze già inquisite o condannate per Tangentopoli e addirittura per la bancarotta dell’Ambrosiano, tutte regolarmente tornate in attività grazie alle porte aperte di una classe diri- gente che non toglie il saluto neppure ai pregiudicati: da Primo Greganti a Gianstefano Frigerio, da Luigi Grillo a Piergiorgio Baita, da Luigi Bisi- gnani a Ercole Incalza, da Vito Bonsignore a Flavio Carboni (scelto da Pierluigi Boschi, vicepresidente della decotta Banca Etruria e padre dell’attuale sottosegretario alla presidenza del Consiglio nonché ex mi- nistro per le Riforme costituzionali, Maria Elena, come possibile “salva- Mani Pulite.indb 9 14/02/17 15:46 10 Prefazione tore” dell’istituto, dall’alto della sua condanna definitiva per bancarotta fraudolenta). Tanti nomi e una sola conclusione, desolante: in Italia non c’è ricambio non solo fra le classi dirigenti, ma neppure fra i tangentari e i faccendieri. L’86% degli italiani, secondo un sondaggio d’inizio anno, ritiene che oggi ai piani alti si rubi tanto quanto nel 1992, o addirittura di più. Per- cezione riduttiva: all’epoca il Centro Einaudi stimava il costo sociale an- nuo delle mazzette in 10 miliardi di lire, mentre oggi è calcolato a spanne intorno ai 60 miliardi di euro. E l’ultimo rapporto (gennaio 2017) di Transparency International, l’Ong che “testa” i livelli di corruzione per- cepita nel mondo, colloca l’Italia al terz’ultimo posto nella classifica eu- ropea dei Paesi meno corrotti, davanti a Grecia e Bulgaria. E, nella hit parade mondiale, al 60° posto (nel 2016 eravamo al 61°) su 176 paesi. Nel 1992-‘93 chi era indagato per reati di corruzione, o concussione o finanziamento illecito si dimetteva seduta stante, almeno da incarichi di governo nazionale o locale. Oggi nel governo Gentiloni – fotocopia del governo Renzi – siedono un ministro, Luca Lotti, indagato (insieme al comandante generale dei Carabinieri, Tullio Del Sette) per rivelazione di segreti d’indagine e favoreggiamento, con l’accusa di aver rivelato ai ver- tici della Consip l’esistenza di un’indagine e la presenza di microspie a proposito di un appalto da 2,7 miliardi (il più grande mai visto in Euro- pa) truccato con mazzette; e quattro sottosegretari inquisiti o imputati. In Parlamento si nascondono oltre 90 fra indagati, imputati, condannati e prescritti. Nei Consigli regionali la cifra sale a 110. Nei Comuni e nelle Province (o come diavolo si chiamano da quando sono state “abolite” per finta) il loro numero è legione. Per non parlare delle grandi imprese pub- bliche, miste e private, e delle banche: percentuali da quartiere periferico degradato, tipo Scampia o Zen. Secondo l’ultimo rapporto della Fondazione Res, ai tempi di Tangen- topoli rubavano soprattutto i politici nazionali (nel 58% dei casi di cor- ruzione e malaffare) per finanziare i partiti (il 42% delle volte), mentre oggi rubano soprattutto gli amministratori locali (nel 53% dei casi), so- prattutto su appalti pubblici (45%): nei Comuni la specialità della casa è l’edilizia (83,2%), mentre nelle Regioni è la sanità (58,3%). Infatti, gli scandali e le retate si susseguono a ritmo incessante, dalle grandi opere autostradali e ferroviarie alle ricostruzioni post-terremoti (con i soliti costi triplicati, che incidono sulla spesa pubblica e sul debi- to-record del Paese), da Mafia Capitale ai piccoli lavori del Giubileo del 2016. Come ha osservato Davigo in un’intervista di qualche mese fa, ri- lanciando una battuta ripetuta infinite volte in questi 25 anni, la nostra Mani Pulite.indb 10 14/02/17 15:46
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