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Mai fidarsi della mente. N+1 esperimenti per capire come ci inganna e perché PDF

129 Pages·2011·6.714 MB·Italian
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Della Sala Sergio Michaela D e w a r Mai fidarsi della m ente N+l ESPERIMENTI PER CAPIRE COME CI INGANNA E PERCHÉ E co n o m ica Attenzione, prova a NON pensare a un orso bianco. Ci riesci o Torso bianco è nella tua mente? Probabilmente ti renderai conto che stai proprio pensando a un orso bianco. Come molti, pensi di poter controllare i tuoi pensieri, ma non è completamente vero, in realtà è il tuo cervello che li Sergio Della Sala controlla. Il cervello è professore di non è un organo come Neuroscienze Cognitive gli altri. È molto più Umane presso TUniversità complesso delle più di Edimburgo. Ha complicate macchine costruite pubblicato oltre 350 articoli su dall’ uomo. Crea la nostra mente, riviste scientifiche internazionali, è ci rende umani, è noi’. Eppure la editor della rivista scientifica “Cortex” conoscenza del suo funzionamento è e autore di Tall Tales about the M ind nettamente inferiore rispetto a quella and the Brain (Oxford 2007). Ha che possediamo delle altre parti vinto il Premio Tam Dalyell, un del corpo. Questo libro è una sorta riconoscimento a scienziati per il di laboratorio per scoprire i trucchi loro sforzo di comunicare scienza. e le meraviglie di questa sorprendente scatola magica, Michaela Dewar è neuropsicologa ad esempio capire come è possibile e ricercatrice presso TUnità di fare quello che stai facendo in Neuroscienze Cognitive Umane questo momento: leggere quello dell’Università di Edimburgo. Il suo che è scritto su questa pagina. lavoro è rivolto principalmente allo O studio di problemi di memoria B R E C associati a lesioni o malattie cerebrali. A O ISBN 9 7 8 -8 8 -4 2 0 -9 7 3 9 -6 HI C C E R In copertina: Illustrazione di Luca Caimmi. O >) O C FI A 9 788842 097396 R G O T T E G O € 8,50 (i.i.) R P Sergio Della Sala Michaela Dewar Mai fidarsi della mente n + 1 esperimenti per capire come ci inganna e perché con Silvano Fuso E d ito ri L a te rza © 2010, Gius. Laterza & Figli Nella «Economica Laterza» Prima edizione 2011 Edizioni prevedenti: «i Robinson/Letture» 2010 www.laterza.it Questo libro è stampato su carta amica delle foreste, certificata dal Forest Stewardship Council Proprietà letteraria riservata I disegni sono di Michaela Dewar Gius. Laterza & Figli Spa, Roma-Bari Le fotografie sono state scattate Finito di stampare nel giugno 2011 da Colin MacDonald SEDIT - Bari (Italy) per conto della Gius. Laterza & Figli Spa ISBN 978-88-420-9739-6 È vietata la riproduzione, anche parziale, con qualsiasi mezzo effettuata, compresa la fotocopia, anche ad uso interno o didattico. Per la legge italiana la fotocopia è lecita solo per uso personale purché non danneggi l’autore. Quindi ogni fotocopia che eviti l’acquisto di un libro è illecita e minaccia la sopravvivenza di un modo di trasmettere la conoscenza. Chi fotocopia un libro, chi mette disposizione i mezzi per fotocopiare, chi comunque favorisce questa pratica commette un furto e opera ai danni della cultura. ai ragazzi di Genova Premessa Questo libro ti dimostrerà che non conosci appieno la tua mente, e che essa è sede di prodigi. Pensa che proprio ora il tuo sistema visivo sta traducendo luci e ombre che si staglia­ no sulla tua retina in milioni di impulsi nervosi e li ridistribui­ sce alle appropriate aree cerebrali, che li riassemblano in im­ magini significative. Così riesci a trasformare macchie di in­ chiostro su una pagina in parole e frasi con significato, e tut­ to in un istante. Non male se pensi che condividi il 90 per cento del Dna con una mucca! E non finisce qui. Il mondo esterno viene continuamente filtrato dalla nostra mente attraverso una serie di elaborazioni implicite, cioè non coscienti. Ciò significa che quanto percepiamo, quello che ci appare, spesso è solo il risultato di un'illusione, di una rap­ presentazione basata sulle nostre conoscenze, sui nostri pre­ giudizi, sui paradossi di un sistema estremamente complesso che lavora innescando il pilota automatico. Insomma, il cervello non è un organo come gli altri. Crea la nostra mente, ci rende umani, è «noi». Eppure, la cono­ scenza che abbiamo del suo funzionamento è di gran lunga inferiore a quella che abbiamo delle altre parti del corpo VII umano. Il punto è che il cervello risulta essere molto più com­ plesso delle più complicate macchine costruite dall’uomo. A complicare le cose contribuisce lo scollamento informa­ tivo prodotto dall’enorme divario tra ciò che gli scienziati co­ noscono sul funzionamento del cervello e ciò che sull’argo­ mento si legge su giornali e riviste o viene proposto in televi­ sione. Riflettiamo, a titolo esemplificativo, sull’idea che co­ munemente si ha della psicologia. L’immagine pubblica del­ la psicologia non riflette affatto ciò che la psicologia è, né co­ sa essa può offrire. La maggior parte di noi, infatti, farebbe difficoltà a disgiungerla dalla pratica terapeutica volta a risol­ vere difficoltà individuali, più o meno gravi, nella gestione della propria vita. Mentre la psicologia è una scienza finaliz­ zata alla comprensione del pensiero umano, della memoria, della percezione e del comportamento. E una scienza speri­ mentale che ha sviluppato metodi scientifici suoi propri. Il suo sforzo maggiore sta nella comprensione di come e perché noi pensiamo e di come ci comportiamo. Fonda tale com­ prensione sulla base di esperimenti e osservazioni sistemati­ che piuttosto che su speculazioni a tavolino. Questo librettino vuole dimostrare che la scienza può esse­ re altrettanto interessante, se non addirittura più intrigante, sorprendente e curiosa, delle credenze popolari. Ha l’ambi­ zione di scardinare l’idea che scienza è una brutta parola, un’attività svolta da persone strane, fredde, distaccate che la­ vorano in torri d ’avorio senza alcuna comprensione e contat­ to con il mondo esterno. Questa rappresentazione trova pro­ babilmente la sua spiegazione nell’incapacità che hanno m o­ strato nella comunicazione con il pubblico dei non-scienziati. I media ne hanno occupato lo spazio. Quanti credono a cose bizzarre quali che il «teletrasporto» sia possibile grazie a Star Trek, quanti credono che un danno al cervello possa generare Vili serial killers, che gli uomini usino solamente il 10 per cento del proprio cervello, che si possa imparare mentre si dorme o che si possa essere un manager migliore usando la creatività del proprio emisfero destro? Circa 15 anni fa la Royal Society esortò gli scienziati della Gran Bretagna e di tutto il mondo a prestare maggiore considerazione alla comunicazione. Nac­ que così il movimento conosciuto come Pus (Public Under­ standing o f Science, ovvero «Il pubblico capisca la scienza»). Il primo passo consistette nel delineare i confini della scienza, spiegare ciò che la scienza può fare e ciò che non può fare. In- somma, una dichiarazione dei limiti della conoscenza scienti­ fica. Ma Ralph Levinson, in un divertente articolo pubblicato su «The New Scientist», propose di cambiare il ridicolo acro­ nimo Pus in Sup (Scientists Understanding People, ovvero «Gli scienziati capiscano il pubblico»). Imparare la scienza dovrebbe essere fonte di continua sor­ presa. Marie Curie una volta disse che «gli scienziati nei loro laboratori non sono solo tecnici ma sono simili a bambini po­ sti di fronte a fenomeni naturali che li entusiasmano come una fiaba incantata». Noi speriamo che questo libro ti con­ vinca che la scienza della psicologia è divertente e al tempo stesso importante per lo sviluppo di una società sana e curio­ sa. Siamo consci che un libriccino avrà solo un impatto limi­ tato e non potrà modificare le convinzioni del pubblico. Sap­ piamo anche che le persone che lo compereranno sono pro­ babilmente già ben disposte nei confronti della scienza. Tut­ tavia noi speriamo di offrire la possibilità, specialmente ai giovani, di sperimentare la creatività della scienza e soprattut­ to la libertà alla quale essa ci educa. Come si legge nell’intro­ duzione dell’ultimo libro di Carl Sagan, Il mondo infestato dai demoni'. «E meglio accendere una candela piuttosto che ma­ ledire il buio». Noi saremo soddisfatti se il nostro operato sti­ IX

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