Nel 1999 Valerio Evangelisti abbandona provvisoriamente il personaggio di Eymerich e scrive, a distanza di pochi mesi l'uno dall'altro, i romanzi IL PRESAGIO, L'INGANNO e L'ABISSO. In realtà si tratta dei tre volumi di un'unica opera poderosa: MAGUS, IL ROMANZO DI NOSTRADAMUS. Un centinaio di capitoli, un migliaio di pagine. E un successo immediato: oltre 100.000 copie vendute in Italia, l'acquisto da parte degli editori di tre continenti. In realtà, Valerio Evangelisti ha scritto il romanzo su commissione della sua casa editrice, interessata a sfruttare i timori e le speranze suscitati dall'anno 2000. Tuttavia non ha ceduto troppo alle tentazioni della narrativa di facile consumo. Il rigore storico della narrazione, che pure rende esplicito omaggio al feuilleton (l'edizione italiana dell'opera è dedicata a Ponson du Terrail, quella francese a Michel Zévaco), è pari, se non superiore, a quello del ciclo di Eymerich. Le concessioni alle superstizioni che circondano le profezie di Nostradamus (su cui Valerio Evangelisti è decisamente scettico) sono scarse, per non dire nulle. Il protagonista stesso della storia, in palese violazione delle regole della letteratura di massa, risulta complesso e, almeno inizialmente, non molto simpatico. La vita di Nostradamus, fedele alle fonti, e immaginaria solo quando queste sono lacunose, viene inquadrata nello scenario di un secolo di profonde trasformazioni, culturali e sociali. Michel de Nostredame vi appare come l'interprete del cambiamento in corso, ma anche come la vittima di lacerazioni e conflitti molto più forti di lui. Tra cui, soprattutto, la terrificante guerra di religione che ha per teatro la Francia cinquecentesca, di cui i tre volumi seguono puntigliosamente la progressione. Non manca un versante fantastico, né un versante per qualche verso filosofico (la lotta di Nostradamus contro il mago malvagio Ulrico di Magonza, che intende sradicare dal mondo l'elemento femminile, si svolge tutta in una dimensione metafisica rispondente alle cosmogonie del XVI secolo e dei precedenti). Ma quello che prevale è il quadro, fosco e terribile, di un secolo insanguinato.