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Magia e Civiltà PDF

284 Pages·1976·14.284 MB·Italian
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. -. .. ' w ~ genio~~[ aefa-Fl(:)s-sL ames . · - ,,,- ' ,r . igmun --·.~Q. . Jung éa,n~~g · -~G ea Er -. 'bert Vo( .. · ypm:i~taw~~ uoe Lév;r- e, Nella collezione I Garzanti · Argomenti I edizione : maggio 197 6 Le traduzioni dei brani :finora inediti in italiano sono di Clara Gallino © Aldo Garzanti Editore, 1962 Printed in Italy Introduzione La presente raccolta antologica sulla ma.gia non si propone di illustrare il carattere dei diversi com portamenti magici nelle civiltà umane a.ttraverso quan to ne riferiscono gli etnologi e gli storici delle reli gioni: una antologia del genere avrebbe necessaria mente offerto una congerie di dati senza unù;à, tranne quella di trovarsi materialmente ammassa.ti in uno stesso libro e di riferirsi. apparentemente ad uno stesso argomento. La presente raccolta ha uno scopo rculical.mente diverso, e cioè quello di contribuire alla storia del concetto di magia nella civiltà occiden tale, dalla polemica cristiana contro la magia pagana a quella della Nuova Scienza contro la magia cerimo niale e la magia naturale, sino aUe moderne interpre tazioni maturate sotto lo stimolo diretto e indiretto del materiale etnologico e storico-religioso accumu r latosi dopo epoca delle scoperte geogra1fiche e dopo la nascita della etnofogia e della sto,riograrfi,a religiosa oome scienze. Senza dubbio una storia del concetto di magia in Occidente è oggi ancora prematura, e non certo un'antologia come la presente vi può provve dere: tuttav-ia. sarebbe già un risultroto apprezzabile se a'ttraverso le pagine degli autori prescelti, e soprat tutto a.ttraverso il commento che le accompagna., essa giovasse a dare una forma più precisa al problema storico come tale e ne sottolineasse l'importanza per l'avanzamento della consapevolezza dello stesso uma nesimo occidentale. La presa di coscienza della storia del concetto di magia in Occidente è di grande momento sia per la migliore comprensione delle singole epoche storiche dell'Occidente, sia - e in un certo senso ancora di più - per la ricerca particolare sul ca rattere e sulla funzione della magia nelle civiltà ex traeuropee impartecipi dello sviluppo storico deU' oc cidente, dalla civiltà greca ai giorni nostri. La civiltà 5 occidentale si è venuta plasmando com-e civiltà mo- , derna in una assìdua polemicq, antima.gica, le cui varie istanze e modalità operano inconsapevolmente in chi si appresta a giudicare i comportamenti magici delle civiltà extraeuropee: ora proprio questa incon-. sapevolezza racchiude molteplici rischi. È oggi per suasione comunemente accettata che, nel giudicare le civiltà extraeuropee - o anche le manifestazioni del cosiddetto « folklore religioso » europeo - il ricer catore occidentale debba proteggersi daj_p_ropri -~< pr_fi giudizi etnocen!.,-Jci » : l' antropplogia culturale in par ticolare ha-iv~lto con insistenza qÙesto tema nella sua pr._Q~ReJtiva relgtivistica delle culture umane. Tutta via nè la an:fropQlogia culturale, nè altri domini dello studio- dei -nwndi storici non occidentali o resistenti al processo di occidentalizzazione, hanno messo a pun to un metodo valido per proteggere il ricercatore oc cidentale _dct_i suoi_ propri etnocentrismi, e addirittura non si sa bene quale significato dare allo stesso con cetto di etnocentrismo. Nel caso della magia, un inge nuo oggettivismo induce spesso a credere che, per de finirla, basti la osservazione dei comportamenti ma gici nelle diverse culture umane, la determùwzione della funzione che la magia assolve nella totalità or ganica di ciascuna di queste culture, la comparazione dei risultati ottenuti: ma, in realtà, nella stessa scelta dei comportamenti magici, nel circoscriverli in un mo do piuttosto che in un altro, nello stabilire ciò che in essi è meno o più importante per la definizione, l' an tropologo è continuamente espos,to al pericolo di pro iettare acriticamente in determinati fenomeni cultu rali extraeuropei i problemi, le scelte, e i significati che appartengono esclusivamente a singole epoche del la storia interna della civiltà occidentale. Accade così che se il mago lascia defluire n-ella natura e nella so cietà la. voce delle sue passioni, anima.udo natura e società mediante questa inconsapevole aHenazione di sè, l'antropologo incorre sostanzialmente nello stesso 6 comportamento quando fa inconsapevolmente e im mediatamente gravare sulla magia delle civiltà non. europee il p?so di problemi, di scelte e di significati, che hanno senso soltanto nella storia interna della sua .patria europea. Per proteggersi da così evidente mistificazione l'u nico mezzo idoneo è di orientare le ricerche partico lari sulla magia extraeuropea (o folklorico-europea) in modo che esse includano la metodica presa di co scienza dei vari momenti della polemica antimagroa dell'Occidente. Solo per questa via sarà possibile in terdire ad una ad una le immediate proiezioni etno centriche del nostro nell'altrui, e pene·trare nel do cumento etnologico mediante nuove e pertinenti do mande, cui f anno seguito nuove e pertinenti risposte, 1 e non già mediante la inconsapevole r~petizione delle vecchie domande e delle vecchie risposte della pole mica antimagica ocèidenta.le. D'altra parte solo per questa via i comportamenti magici delle civiità extra europee torneranno ad essere « nostri », non già come possibilità operative attuali valide oggi per noi, ma oome realtà culturali umane di çui comprend,ia.mo la genesi, la struttura e la funzione' nel quadro di de terminate condizioni. Le polemiche del Cristianesimo contro il mondo pagano, della magia nàturale contro la magia cerimonixile, della Nuova Scienza contro la magia, del protestantesimo contro I' opus operatum del sacramentalismo cattolico, della soci-età europea contro la stregoneria nelI' epoca dei processi e delle persecuzioni, hanno così profo nda mente modella.to il nostro modo di giudicare la, ma.gia, d'ovunque essa si presenti - o crediamo che si presenti - da orientare inconsapevolmente e . immediatamente la identifica zione e la interpretazione dei comportamenti magici anche in quelle oiviltà · che non esperirono mai tali polemiche specificamentè nostre, e che tuttavia eb bero le loro, che noi dobbiaimo pur intendere se vo gliamo allargare i confini della « provincia » occiden- 7 taZe. Senza dubbio noi non possiamo prescindere, se . siamo europei, dalle esperienze culturali euro,peè quan do ci volgiamo a ciò che non è Europa: da una impos sibile e stupula ascesi, da . un conato di oblio di sè, non profitterebbe certo nè il ricercatore n~ I' oggetto della ricerca. Ma ci.ò che si richiede è il consapevole e metodico possesso di tali esperienze, un ricordarsene deliberato, nell'intento di guadagnare rispetto all'og getto quella «distanza» senza la quate non si riesce mai a distinguere ciò che appa.rtiene a noi e ciò 'che appartiene all'oggetto, e a otten,ere quell'incremen to di noi e dell'oggetto che costituisce il carattere del sapere storico. Le domande sul « chi siamo noi » e sul chi sono gli altri » formano due momenti dia << lett'ici della ricerca storiografica, tanto più di rilievo qua.ndo gli «altri» sono « le a.ltre civiltà», il non europeo: ed è grave errore metodologico, quando neUa ricerca si assume il « chi siamo noi » come tan to ovvio da poter esser lasciato nell'ombra de,lla inconsapevolezza, o della consapevolezza non meto dica e superficiale. Nel caso specifico che ci interessa, quando ha luogo 'l'incontro con i comportamenti magici etnologici, f olklorz"ci, storico-religiosi, il ricercatore occidentale tende a prenderre le mo,sse dalla magia come pregiu dizio, poichè tale è il riisultato immediato della sua. civiltà; un'analisi sistematica dei pregiudizi occi dentali contro la magia non sembra un argomento che concerna in questo caso il ricercatore. Ora p·ro prio qui mette radici il seme della boria etnocen trica, o - se si vuole - di quel crudo colonialismo r mentale che è equivalente conoscitivo del colonia lismo politico•: e p,rop,rio qui si fa valere l'esigenza cata;rtica di una presa di coscienza della storia del concetto di magia in Occidente come momento fon da mentale della presa di coscienza dei comporta,. menti magici nei mondi culturali non occidentali o non occidentalizzati. Se l'etnologo e lo storio,grafo 8 .della vita religiosa non voglionio chi-udersi nell-e an gustie corporative del loro mestiere, non · possono sottrarsi al compito di mettere in· causa non soltanto i comportamenti magici come t;aJ;i, ma a.nche - e al tempo stesso - "le fasi e i modi della polemica anti magica della loro civiltà. Non possono cioè sottrarsi cdl' esigenza di instaura,re su questo punto un dialogo oggettivante e una oggettivazione dialogante fra "l' oc cidente e le altre genti e civiltà del nostro pianeta: esigenza .particolarmente avvertita in un'epoca come la nostra, in cui· si raccorciano le distanze fra tutte le civiltà ( o addirittura fra il nostro pianeta e gli astri), e in, cui il monologo colonialistico e missiona'!"io della vecchia Europa va diventando di giorno in giòrno sempre più solitario· e delirante, e di giorno in giorno si pone con crescente chiarezza per la vecchia Europa 'l'alternativa di istituire altri modi di essere e di comu nicare. o di. adattarsi al silenzio e al rigore della morte. D'altra parte la storia del concetto di magia in Occi dentJe vale come misura protettiva a1nche da quel di verso malanno che è la infe de~tà radicak alla pole mica antvmagica della nostra · civiltà, con la conse guente abdicazione da.vanti ai prestigi della magia. Ogni civiltà sceglie una sua propria «fedeltà», e la nostra ha scelto la fedeltà alla ragione e alla storia: in virtù di questa scelta, quando la ragione in nostro possesso appare troppe angusta davanti ai nuovi pro blemi della vita e della storia, swmo tenuti a sce gliere consapevolmente una ragione più ampia .e più umana, non mai a ripudvare il tipo di fedeltà nel quale siamo culturalmente e storica.mente inseriti. La nostra civiltà ha scelto la fedeltà alla ragione e alla storia: non nel senso .dogm.atico di una. scelta avvenuta una volta per sempre in una data epoca., ma n:el senso di una scdta che viene sempre di nuovo rimessa in ca;usa, provata e riprovata, modificata e corretta, o addirittura reinterpretata in una nuova 9 luce, via via. che mutano le situazioni storiche parti colari. La magia delle civiltà non europee costituisce una eccellente occasione per tale cimento, tanto più in un'epoca come la nostra in cui l'attenzione si ap punta sulle angustie della ragione tradizionale, e rina sce la tentazione di liquidare senz'altro la ragione stessa, in lu,ogo di renderla più ampia e più umana, più comprensiva della vita. La verità è che per le tra- -dizioni culturali non esistono casseforti blindate cu stodite in banche che nòn possono fallire: e per quan to concerne la tradizione occidentale sussiste sem pre il pericolo che, in un modo o nel"/: altro, la. ·sua polemica antimagica si attenui e vada perdendo me moria di sè, sino al punto che, nel! oblio, l.a stessa oiviltà occidentale smarrisca per sempre il proprio telos. La. nascita del Cristianesimo pose nel modo piu netto la magia sotto il segno della polemica confes sionale: paga.ni e cristiani si scambiarono l'accusa di « arti magiche», cioè di operazioni eccezionali conse guite con l'aiuto di dèmoni. Così il pagano Celso accu sò gli ebrei, Gesù e i cristiani di magia, e a sua volta On:geroe, nella sua fa.mosa oP'era contro Celso, accomunò in una stessa condanna maghi e pagani. ll Cristianesimo vittorioso e in espansione svolse largamente il tema del sa.lmista secondo cui « tutti gli dèi pagani sono dèmoni » e praticamen,.te si avvalse del termine « magia » per gettare il discredito su quanto avanzava o resisteva della religione sconfitta. È tuttavia da osservare che, in generale, i padri della Chiesa impugnarono la magia di« fa:lsità » non già nel senso che le arti magiche f assero senza alcuna efficacia e si riducessero a pretese illusorie di maghi e stregoni, ma nel senso che maghi e stregoni producevano i loro effetti reali continu.ando ad evocare quei dèmoni che Cristo aveva definitivamente posto sotto la su.a signo ria. L'esercizio delle arti magiche valeva quindi come IO non riconoscimento del messaggio di salvezza di Cristo, come scelta di cacciare Satana mediante Sa tana e non mediante Dio, come decisione di prolun gare I' efficacia del mondo demoniaco oltre i limiti concessi nell'epoca del mondo iniziatasi con Cristo e oltre i mezzi sacramentali trasmessi da Cristo unica mente alla. sua Chieisa: la falsità. della magia era non già nella sua inefficacùi, ma. nello scandaloso rifiuto delfordine cristwno, nella opzione per l'indovino piuttosto che per il profe ta, per i prestigi di questo o quel dèmone piuttosto che per i miracoli che solo lddw può operare, per le abilità del'lo stregone piut tosto che per l'esorcismo amministrabile solo dal sa cerdote in nome del Padre, del Figliuolo e dello Spi rito Santo. Ma i padri della Chiesa impugnarono di falsità la magia anche in un secondo senso, particolar mente ·a datto a screditarla: essi dettero un vigoroso accento al carattere perverso, egoistico, tenebroso delle arti magiche, all'assenza di scrupoli morali che carat terizza la stregoneria. e che matura in vere e proprie r azioni delittuose, al suo tentativo di sovvertire ordine naturale e sociale custodito da Dio e dalla sua legit tima Chiesa. Questa tendenza ad assimilare la magia a · magia nera, a stregoneria, si delinea chiara.mente nella lette ratura cristiana sin dai primi secoli: se Agostino riprende la distinzione fra magia perversa o goetia, e teurgia o magia benefica, atta a purgare l'anima e a prepararla a riceve,:e spiriti e a vedere Dio (per quanto le accomuni entrambe nella condanna di" es sere il frutto di un equivoco insegnamento demo niaco)~ per Isidoro di Siviglia i M a,gi sono Sf!nz' altro identificati con i malefici, cioè con coloro che possono uccidere per forza di incantesimo, senza ricorrere a filtri avvelenati. Tale condanna della magia. come tentazione al disordine, alla eversione, al caos, giunge proprio in Agostino a coinvolgere quel « vano e cu rioso desiderio di esperimenti » che va sotto il nome I I di scien,za, e che, al pari dellfÌl•·.magia, 'r_ischia di atten tare allo st.a;bile universo,, ..c h'iuso T1:?lfe _. Sf!,e definitive gerarchie, inaugurato da Cristo'-unà_-vo~ta 'per sempre, e protetto dalla sua Chiesa fino al giorno_, della seconda parusia. I vm:i temi della polemica /invimagica cri ra stiana - la realtà delle arti magiche; derivazione della loro efficacia dal residuo pote, e concesso da Dio ai dèmoni dopo l'avvento del Cri.sto, lo scandalo dello scegliere questa efficacia residua piuttosto che quella trionfante delfordine cristiano, il carattere eversivo e perverso della magia e delle sue pratiche - trovarono infine la loro sistemJ..zione nella Summa di Tommaso d'Aquino, acquistando in tal modo un pre stigio storico che, sia pure nfJll' ambito della orto dossia cattolica, perdura ancor oggi. Ovviamente questa coscienza. polemica antimagica della lettera:tura cristiana non ci offre nessun criterio interpretativo valulo per lo stesso mondo medievale, nel senso che lo storiografo moderno di quel mondo non può ripeterne i limiti storici, facendo proprie le istanze che furono sue, e rinnovando la valutazione della magia. medievale come sfera di reali operazioni demoniache promosse da empi operatori umani scan dalosamente impegnati a riproporre l'antico potere di Satana ne-l mondo redento da Cristo. Ancor meno lo storiografo delle civiltà extraeuropee, e in partico la.re l; etnologo, potranno lasciar valere acriticamente i termini della polemica antimagica medievale a pro posito di mondi culturali cui essa è completamente estranea, e scegliere e valutare i fatti magici secondo categorie inconsapevolmente analoghe a quelle di un Agostino o di un Tommaso. Tutto ciò è, come si è detto, ovvio: ma l' oovietà non è poi tanta e l' avver tenza metodologica non suona interamente a vuoto se si pone mente che il materiale etnolog-ico relativo alla magia è stato in larga misura raccolto da missionari o da etnografi cattolici, la cui formazione culturale dipendeva immediatamènte da quella tradizione, e 12

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