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Machiavelli e gli storici antichi. Osservazioni su alcuni luoghi dei «Discorsi sopra la prima deca di Tito Livio» PDF

226 Pages·1998·3.491 MB·Italian
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QUADERNI DI « FILOLOGIA E CRITICA» XIII MARIO MARTELLI MACHIAVELLI E GLI STORICI ANTICHI OSSERVAZIONI SU ALCUNI LUOGHI DEI DISCORSI SOPRA LA PRIMA DECA DI TITO LIVIO SALERNO EDITRICE ROMA ISBN 88-8402-234-7 Tutti i diritti riservati - Ali rights reserved Copyright © 1998 by Salerno Editrice S.r.l., Roma. Sono rigorosamente vietati la ripro duzione, la traduzione, l'adattamento, anche parziale o per estratti, per qualsiasi uso e con qualsiasi mezzo effettuati, compresi la copia fotostatica, il microfilm, la memorizzazione elettronica, ecc., senza la preventiva autorizzazione scritta della Salerno Editrice S.r.l. Ogni abuso sarà perseguito a norma di legge. MACHIAVELLI E GLI STORICI ANTICHI Dei Discorssio pral ap rima decad i TitoL ivio abbiamo, ormai dat empo, al cuni commenti, 1 che, fondandosi su quello del Walker, arricchendolo in varia misura ed evitando - come, quando a stenderlo siano studiosi seri e preparati, è proprio del commento - di far capo ai soliti luoghi comuni dei saggi e delle monografie, hanno concretamente illuminato vari loro aspetti. Gli accertamenti del Walkerp rima e degli altri poi hanno fornito informazioni tanto preziose quanto sorprendenti sulla qualità e sul livel lo della cultura machiavelliana.2 E tuttavia, le precisazioni che in questo settore gli studiosi ci hanno messo a disposizione, disseminate come so no nelle singole note e quindi non collegate l'una all'altra in un discorso continuato e compatto, finiscono inevitabilmente per non dire tutto quello che hanno da dire se non a chi legga i loro commenti da un capo ali'a ltro. Si aggiunga a questo che tutti, in qualche misura condizionati nella redazione delle loro note dalla riverenza dovuta tanton omini,t esero ora a scivolare leggeri leggeri su questo o quel punto, ora a darne spiega zioni onorevoli bensf per Machiavelli, ma difficilmente accettabili da chi sa che medico pietoso fa purulenta la piaga e che qui, per salire dal pro verbio alla citazione dantesca, vive la pietà quand'è ben morta, sempre a minimizzare quanto la loro onestà di studiosi e l'acutezza della loro vista non potevano ad ogni modo astenersi dal rilevare e dal portare alla luce. Soprattutto, impeditine e da quello che ho detto e da altro che forse a me 1. Cfr. The Discourseosf NicolòM acchiavelltir, anslated from the Italian with an lntroduc tion and Notes by L.JW. ALKERS, J., London, Roudedge & Kegan, 1950; N. M., Discorssi o pra la prima decadi Tito Livio, a cura di C. VIVANTIT, orino, Einaudi, 1983; N. M., Discorssio pra lap rimad ecadiT ito Livio,i ntroduzione di G. SAsso, note di G. INGLESEM, ilano, Rizzoli, 1984; N. M.,Legrandi operep olitichea, cura di G.M.ANSELMI e C. VAROTTIc, on la collabora zione di P. FAZIONe d E. MENETTI,I I. Discorssio pral ap rima decadiT ito Livio [introd. e com mento di C. VAROTT]I, Torino, Bollati Boringhieri, 1993. Devo qui aggiungere che, quando questo lavoro era già in bozze, è uscito MACHIAVELLOI,p ere,1 , a cura di C. VIVANTIT, orino, Einaudi-Gallimard, 1997, in cui il commento ai Discorsèi offerto in una nuova redazione. Quando sarà necessario citarlo lo indicherò con V1vANT21• 2. Ai commenti veri e propri citati nella nota precedente si dovranno aggiungere tre importanti contributi di R.T. RioLEY: Machiavellai nd Roman Historyi,n « Quaderni di sto ria•• XVIII 1983,p p.19'1'219; Machiavelli'Es ditiono fLivy, in« Rinascimento•• II s., xxvn 1987, pp. 321-41;E choeso fjustin in Machiavelli''sD iscorsii'n, « Critica Storica•• xxv 1988, pp. u3-18. 7 Mario Martelli non appare, essi, non so se piu cristianamente caritatevoli o deferente mente accomodanti, hanno ritenuto di non porre la domanda fonda mentale: perché ed in che modo al Machiavelli fosse possibile incappare in tanta e tale serie d'inesattezze e d' errori e quale concezione della sto ria o degli studi gli consentisse di trascurare la realtà dei fatti e di proce dere talora alla loro piu sconcertante manipolazione. Il presente saggio si propone, intanto, di coordinare e collegare i risul tati conseguiti nei precedenti commenti, arricchendo (non, certo, com pletando) e, quando mi sia sembrato necessario, precisando le loro acqui sizioni. È ovvio che molto resta ancora da fare: soprattutto, appurare, ca so per caso, di quali fonti Machiavelli effettivamente si servisse; come procedesse nell'elaborazione di questa sua opera; quali fossero gli stru menti di lavoro a sua disposizione. Da qualche parte, tuttavia, bisognava pur cominciare; e non mi sembra che sia momento eludibile quello di cominciare ad identificare e a circoscrivere con esattezza l'oggetto del la voro che ci attende. I 5 15-173 I Ab love principium.C ome dubitare che Machiavelli conoscesse Livio direttamente ed a lungo lo avesse meditato? E tuttavia, per questo stesso capitolo della cultura machiavelliana, le osservazioni da fare sono moltis sime. E proprio Livio riguarda la prima delle osservazioni che costitui s scono il presente lavoro. A I 15-17: Ma per tornare a discorrere quali uomini siano in una republica piu nocivi, o quelli che desiderano d'acquistare, o quelli che temono di non perdere l' acqui stato, dico che sendo creato Marco Menenio dittatore e Marco Fulvio maestro de' cavagli, tutti a due plebei, per ricercare certe congiure che si erano fatte in Capova contro a Roma, fu data ancora loro autorità dal popolo di potere ricerca re chi in Roma per ambizione e modi straordinari s'ingegnasse di venire al con solato e agli altri onori della città. E parendo alla nobiltà che tale autorità fusse data al dittatore contro a lei, sparsono per Roma che non i nobili erano quelli 3. La paragrafatura è quella dell' ed. INGLESE. 8 Machiavellie gli storicia ntichi che cercavano gli onori per ambizione e modi straordinari, ma gl'ignobili, i qua li, non confidatisi nel sangue e nella virtu loro, cercavano per vie straordinarie venire a quelli gradi, e particularmente accusavano il dittatore. E tanto fu poten te questa accusa che Menenio, fatta una concione e dolutosi delle calunnie date gli da' nobili, depose la dittatura e sottomessesi al giudizio che di lui fusse fatto dal popolo; e dipoi, agitata la causa sua, ne fu assoluto; dove si disputò assai quale sia piu ambizioso, o quel che vuole mantenere o quel che vuole acquistare, per ché facilmente l'uno e l'altro appetito può essere cagione di tumulti grandissimi. Si tenga presente in primo luogo che il dittatore, di cui parla Machiavelli, non si chiamava Marco Menenio, 4 ma Gaio Menio, e che il suo maestro dei cavalli, non era Marco Fulvio, ma Marco Folio. 5 Oltre a questo, non il popolo, una volta conclusasi la missione capuana con il suicidio dei capi della congiura, dette loro l'ulteriore incarico d'indagare su coloro che avessero cospirato in Roma; si trattò al contrario di una questione d' in terpretazione, sostenendo Gaio Menio e Marco Folio che l'incarico ri guardava non soltanto Capua ma qualunque luogo, che gli accordi segre ti per impadronirsi degli onori erano stati fatti contro la repubblica, e che l'indagine doveva estendersi sia quanto alle cose sia quanto alle persone, non negando il dittatore che era legale non segnare limiti alla sua indagi ne {1x2 6 5-9): 4. La forma Menenio,m a preceduta dal prenome Claudio,s i trova nel Livio volgare edito a Venezia nel 1498 (d eca I, libro ix, cap. 27).Q uesto volgarizzamento - che certaménte, pe raltro, non fu utilizzato da Machiavelli-verrà altre volte citato (d'ora in poi, non essendo le carte dell'incunabolo numerate, come Liv. ven. {=L ivio veneto],s eguito dalla sola indica zione della deca, del libro e del capitolo), quando le sue alterazioni abbiano qualche ana logia con quelle dei Discorsio, ne mettano in evidenza, anche sul versante del volgare, la singolarità o siano comunque, anche in se stesse, degne di notizia. Non altro che questo stesso volgarizzamento, ma tratto da un ms. fiorentino (d i cui l'editore non dette gli estre mi archivistici), è quello pubblicato alla metà del secolo scorso e depurato dai piu vistosi errori dall'editore stesso (cfr. Le deched i T. Livio. Volgarizzamentdoe l buons ecoloc, orrettoe ri dottoa migliorl ezioned al P. FRANCESCPO1 zzoRNOd elle scuole Pie, Savona, Luigi Sarnboli no, 1842, d'ora in poi indicato come Liv. sav. [= Livio savonese]). 5. Non Folio, ma Foslio, è nel testo Teubner, e una antichissimagens Foslial emmatizza l' Onomasticond el Forcellini. Di un Fulvio, informa il Ridley (Machiavellia nd Roman Histo ,y,c it., p. 202), parla in quest'occasione Diodoro Siculo (xix 76). Comunque, che si tratti di un Foslio o di un Folio (per quest'ultimo, cfr. l'opera e il luogo ora citati del Ridley), am bedue - contrariamente all'affermazione di Machiavelli che fossero « tutti a due plebei» - appartenevano invece al patriziato. 9 Mario Martelli Eodem anno [314a .C.), cum omnia infida Romanis essent, Capuae quoque oc cultae principum coniurationes factae. De quibus cum ad senatum relatum es set, haudquaquam neglecta res: quaestiones decretae dictatoremque quaestioni bus exercendis dici placuit. C. Maenius dictus; is M. Folium magistrum equitum dixit. Ingens erat magistratus eius terror; itaque sive timoris seu conscientiae vi, Calavios Ovium Noviumque - ea capita coniurationis fuerant - priusquam no minarentur apud dictatorem, mors haud dubie ab ipsis conscita iudicio subtraxit. Deinde, ut quaestioni Campanae materia decessit, versa Romam, interpretan do res: non nominatim qui Capuae, sed in universum, qui usquam coissent co niurassentve adversus rem publicam quaeri senatum iussisse; et coitiones hono rum adipiscendorum causa factasa dversus rem publicam esse. Latiorque et re et personis quaestio fieri, haud abnuente dictatore sine fine ulla quaestionis suae ms esse. Si aggiunga a questo che Gaio Menio e Marco Folio non furono giudicati dal popolo, come dice il M., ma, come rileva l'Inglese, dai due consoli (ibid., 20): «A bdicat inde se dictatura et post eum confestim Folius magi sterio equitum; primique apud consules - iis enim ab senatu mandata res est - rei facti adversus nobilium testimonia egregie absolvuntur ». Quanto infine alle nutrite e prolungate discussioni che, intorno al problema su cui verte il capitolo, avrebbero, secondo M., seguito i fatti narrati, di esse Livio non fa parola. 2 7 19 I Un episodio famoso - quello che, secondo la leggenda, avrebbe dato origine, nel 391 a.C., alla calata dei Galli, con la conseguente sconfitta dei Romani e il sacco della città nel 390 - è discorso da Machiavelli a 1 7 19, al fine di dimostrare come, a mantenere in libertà una repubblica, sia ne cessario che i cittadini abbiano chi renda loro giustizia: E benché gli esempi soprascritti siano assai sufficienti a provarlo, nondimeno ne voglio addurre un altro, recitato da Tito Livio nella sua istoria: il quale riferisce come, sendo stato in Chiusi, città in quelli tempi nobilissima in Toscana, da uno locumone violata una sorella di Arunte, e non potendo Arunte vendicarsi per la potenza del violatore, se n'andò a trovare i Franciosi, che allora regnavano in quello luogo che oggi si chiama Lombardia, e quelli confortò a venire con arma- IO

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