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M. Piscitelli PDF

31 Pages·2013·0.7 MB·Italian
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IL RISPETTO DELLE REGOLE….FRA TRADIMENTI E LEALTÀ Maria Piscitelli In quarta elementare abbiamo optato per la regolazione interpersonale e la sua articolazione in alcune forme testuali, sia perché queste ultime costituiscono uno spaccato della nostra civiltà con i quali i ragazzi sono quotidianamente in rapporto, sia perché la frequentazione assidua, da parte dei bambini, incide fortemente nel determinare comportamenti automatici e inconsapevoli. Questo tipo di testi, che riveste una particolare portata culturale, offre difatti l’occasione di riflettere, attraverso la discussione in classe e la ricerca personale di messaggi regolativi, sugli obblighi e sui modelli generali di condotta, diffusamente praticati e proposti dalla famiglia e dalla società civile. Far capire il perché della regola, la bontà di essa quando questa stabilisce norme fondamentali di convivenza civile e di rispetto reciproco; il ragionare sulle violazioni inopportune, educando alla legalità, senza rinunciare a far meditare quando la norma è frutto di autoritarismo o di asservimento al profitto o a logiche di potere; il soffermarsi ad esempio sul fatto che esiste una tendenza alla trasgressione e un desiderio-bisogno di trasgredire, liberatorio e inconscio, che, in alcuni casi, s'identifica con un pensiero critico e divergente. Tutti questi aspetti costituiscono un' efficace opportunità formativa, che ci porta a rivalutare questi testi, in quanto, molti di questi, sono portatori sì di abitudini e di necessità, ma soprattutto di valori e di tendenze. In questo percorso1 si è partiti dalla ricerca, in situazioni concrete, di comandi, divieti e regole in casa, fuori e a scuola, che quotidianamente invadono la vita di ognuno di noi, con l’obiettivo di capire e di discutere se questi hanno un senso (motivazione) e se svolgono una funzione civile e sociale significativa. Insieme alla ricerca è stata trattata, in maniera organica e flessibile, una varietà di forme testuali2, legate alla problematica della regolazione/informazione (istruzioni, ricette, comunicati, avvisi, regolamenti, statuti, leggi), collocata poi in una dimensione immaginaria, aperta alla costruzione di mondi possibili e impossibili L’apertura all’immaginario ha avviato il discorso sulla narrazione e sul “ fare poesia” e su un nuovo capitolo di riflessione, che ha riguardato la trasgressione della regola e della legge (E’ possibile trasgredirla? Perché si trasgredisce? Quando?). Il principio ispiratore di questo percorso è stato quindi quello di far capire al ragazzo l’importanza delle regole, dei principi e delle leggi, dentro qualsiasi società (Senza regole non si può neanche giocare!). Tuttavia si è voluto anche mettere in risalto che le regole e le leggi, seppur necessarie, rispecchiano il loro tempo (società, cultura, tradizione, etc.) e sono soggette a cambiamento e a trasformazioni, in vista del rispetto (sempre maggiore) dei valori universali dell’uomo. Sul piano linguistico-testuale si è mirato a far cogliere i significati riposti in questo tipo di testo, dove la lingua esercita una forte azione sociale, condizionando i comportamenti altrui. Per cui si è cercato frequentemente di mettere in rapporto l’analisi delle caratteristiche linguistico-pragmatiche e testuali con la portata dei significati trasmessi, mirando a far emergere il nesso che sussiste tra gli elementi linguistici e extralinguistici. Si è fatto rilevare che nei testi in questione si incita a fare qualcosa o a usare qualcosa (ricette, istruzioni d’uso di creme di bellezza o di 1 Il percorso, proposto con caratteristiche e focalizzazioni diverse nella 2a classe della scuola secondaria di I grado, è stato sperimentato dalle docenti: M. Giorgetti e G. Meini ( sc. sec. I grado Poggibonsi). 2 Testi a dominanza regolativa, informativa, espositiva e argomentativa. Maria Piscitelli, 2007 medicine); in essi si agisce sui comportamenti, indirizzando in vario modo e in maniera implicita o esplicita, le azioni del lettore/ ascoltatore. Nella maggioranza dei casi si forniscono regole di condotta e istruzioni da seguire, proponendo principi da rispettare e chiedendo interventi, attraverso forme differenziate (consigli, ordini, istruzioni, raccomandazioni, prescrizioni, elenchi), che ricoprono una varietà di funzioni (espressivo-poetica, informativa, persuasiva, argomentativa); come del resto viene utilizzata una varietà di strategie operative (ad esempio nella pubblicità, procedure argomentative, forme allusive, ambiguità, giochi di parole, etc.). Non di rado gli alunni, soprattutto della scuola secondaria di I grado, hanno notato che la sequenza di azioni da compiere è finalizzata non solo ad informare, ma anche a controllare e a uniformare comportamenti in funzione di scopi precisi e differenziati, espressi secondo formulazioni linguistiche opportunamente scelte per raggiungerli. Ad esempio nella pubblicità o nel fornire istruzioni per le ricette, i cui atti si riferiscono agli oggetti e alle operazioni richieste, la finalità può essere data da una piena riuscita di un buon piatto, come dalla conservazione e dalla trasmissione di un complesso di abitudini e tradizioni culturali. Mentre per i documenti storico-giuridici (regolamenti, principi, leggi) l’intenzione risiede sia nell’adeguare comportamenti secondo rapporti sociali e istituzioni, stabiliti dall’ordine sociale in funzione di un modello politico-culturale, sia nell’esercitare, in maniera più efficace, forme di controllo. Ragionare intorno a questi aspetti, a seconda del livello di scolarità (intenzionalità finalizzata alla pianificazione dei comportamenti) è stato prioritario per far scoprire agli alunni i meccanismi sottesi, le strategie messe in atto e i linguaggi usati, tesi a indicare o a condizionare l’agire sociale. Il percorso, che riportiamo quasi per intero3, è stato sperimentato, con sviluppi e caratteristiche diverse, nella classe seconda della scuola secondaria di I grado. 3 Per il percorso integrale vedi Idee per il curricolo verticale, cit. (Itinerario modulare Le regole nella scuola) Maria Piscitelli, 2007 COMANDI, DIVIETI E REGOLE Comandi e divieti ITINERARIO MODULARE 1 ITINERARIO MODULARE 2 Comandi e divieti in.. Capire comandi e divieti in.. 14h, quattro fasi 14h, due fasi Le regole Giocare con le regole ITINERARIO MODULARE 1 ITINERARIO MODULARE 1 ITINERARIO MODULARE 2 Le regole dei giochi La circolare n°.. Il gioco dei doppi sensi 16h, due fasi 6h, due fasi 8h, una fase Maria Piscitelli, 2007 Comandi e divieti ITINERARIO MODULARE 1 Comandi e divieti in.... Questo primo itinerario, svolto in meno di un mese (14h), è costituito da quattro fasi: La ricerca (2h) La comprensione globale ( 4 h) L’apertura all’immaginario (4h) La finestra di riflessione (4h) PRIMA FASE LA RICERCA Obiettivi - comprendere consegne e istruzioni per l’esecuzione di attività scolastiche ed extrascolastiche - prendere in considerazione il mondo linguistico circostante - sviluppare capacità di osservazione 1. La raccolta del materiale 4 Comunichiamo ai bambini il lavoro da svolgere, spiegandone il motivo. In particolare, per la scelta dei comandi e dei divieti, è opportuno fare capire la significatività di questa scelta, non solo sul piano linguistico, ma anche personale, perché offre la possibilità di discutere se i comandi e i divieti, che quotidianamente invadono la nostra vita, hanno o non hanno un senso; senso che viene ricercato non solo verbalmente in classe, ma nella concretezza delle situazioni e della pratica linguistica. Si concorda che è importante documentarsi e disporre di dati che consentano di avviare la discussione e l'analisi. 5 Una possibile via è quella di raccogliere comandi (espliciti/ impliciti) e divieti formulati da adulti in ambienti diversi , senza tuttavia escludere i segnali e le indicazioni presenti nelle strade, nei luoghi pubblici e privati. La consegna è: State attenti a tutto quello che la mamma o il babbo vi dicono e che a voi sembra un comando o un divieto. Ascoltate bene e annotate. Rispetto a questa consegna i bambini dimostrano di avere già un'idea personalizzata di comando e di divieto. Tuttavia l'insegnante cerca di discutere meglio, con i bambini, questi due concetti. Si riproduce uno stralcio della discussione: 4 Questo itinerario, insieme agli altri di questo percorso sul rispetto delle regole, è stata sperimentato dall'insegnante Attilia Greppi, nell'Istituto Comprensivo di San Polo, Greve in Chianti (4 elementare). 5 In casa (famiglia, amici, etc.), in luoghi pubblici (esterni/interni): giardini, parchi, autostrada, campo sportivo, piscina spiaggia, etc. Cinema, negozi, mercato, ambulatori, stazione, autobus, ascensore, scuola etc. Maria Piscitelli, 2007 Insegnante: Bambini, sapete cos'è un comando o un divieto? Al. 1: Il comando è una cosa che dobbiamo fare, ma anche non.... fare. (..). Al. 2: È una cosa che ci obbliga la mamma o il babbo. Al. 3: Sì, è qualcosa che la mamma ci obbliga a fare (..). Al. 4: Ma anche a non fare, il mio babbo non mi fa mai fare certe cose. Per esempio giocare a palla in casa. Al. 5: È vero, spesso non ci fanno fare le cose che ci piacciono... Insegnante: Allora per voi il comando è un obbligo, un ordine che dà la mamma, il babbo o l’insegnante per fare o non fare certe cose? Al. 1: Sì, è come avevo detto io!.. Insegnante: Quindi è una prescrizione, un ordine che ci dice di fare una cosa; come per esempio lavati i denti, vai a fare la cartella! mangia la frutta! Ma ci dice anche di non fare una cosa; per esempio: non fare rumore, non sporcare, non guardare troppo la televisione, non mettere in disordine etc. Al. 1: Sì, sì la mamma mi dice sempre di non guardare la televisione dopo cena e non me la fa proprio guardare! Al. 3: E a me dice di non mettere in disordine e se lo fo mi fa mettere sempre a posto! Al. 2: Io non posso mai fare la capriola sul letto!! Eppure mi piacerebbe tanto! Insegnante: Allora quando la mamma o il babbo vi danno un ordine, vi impongono qualcosa, vi dicono di fare o non fare qualcosa; questo è un comando. Quando però vi dicono di non fare per esempio la merenda ogni cinque minuti, vi proibiscono di mangiare troppo spesso...... Al. 4: La mia mamma non vuole che faccia la merenda subito dopo mangiato. Al. 3: A me che non vada a letto tardi ! Al. 5: E il mio babbo non vuole che dica le parolacce! Al. 3: E io non posso dire mai una bugia! Neanche una... se no se ne accorgono! Insegnante: Vi impediscono di fare queste cose. Ve le vietano: vi vietano per esempio di mettere in disordine, di fare la capriola sul letto, di guardare la televisione in certe ore. Insomma il comando diventa un divieto, quando proibisce di compiere determinate azioni o di svolgere alcune attività. I bambini soddisfatti di questa "chiacchierata" che li ha portati a riflettere sul vissuto personale dei loro comandi e divieti, ritornano ai problemi organizzativi, ponendo domande sul "come si deve fare" per raccogliere i comandi. L'insegnante consiglia di seguire le stesse operazioni indicate per la raccolta dei dialoghi: – dotarsi di blockes notes, lapis, fogliettini; – annotare quanto detto, di nascosto, su un bigliettino; – inserire i messaggi in scatole di cartone diverse (comandi e divieti). Maria Piscitelli, 2007 SECONDA FASE LA COMPRENSIONE GLOBALE Obiettivi - individuare le informazioni essenziali e l'intenzionalità comunicativa nel testo proposto - conoscere gli elementi fondamentali della comunicazione - individuare gli elementi che rinviano al contesto situazionale - riflettere sui possibili significati del testo - comunicare con frasi semplici e compiute, strutturate in brevi testi, che rispettino le convenzioni ortografiche e i segni di interpunzione – confrontare testi per coglierne alcune caratteristiche specifiche – riconoscere se una frase è o no completa, costituita cioè dagli elementi essenziali (soggetto, verbo, complementi necessari) 1. Lettura a puntate dei bigliettini 1.1. Le prime osservazioni Leggiamo i testi prodotti dai bambini, che generano talvolta alcune difficoltà, legate sia alla forma che ai contenuti; difficoltà che danno adito ad una discussione vivace ed animata. Alcuni messaggi non sono completi e richiedono l'intervento dell'insegnante e di una parte della classe. 1.2. La riscrittura dei testi Insieme ai bambini arricchiamo i testi, aggiungendo nuove informazioni ed esplicitando soprattutto i significati riposti in numerosi sottintesi, presenti nei messaggi. Molteplici sono i confronti tra le diverse opinioni che conducono ad approfondire alcuni elementi della comunicazione, con particolare riguardo allo scopo comunicativo, sovente non chiaro. Come nel percorso relativo ai dialoghi sintetizziamo i contenuti della discussione (prendendo appunti) che, sotto forma di verbale, dettiamo poi alla classe. Se ne riproduce un estratto: Abbiamo letto i bigliettini che abbiamo portato a scuola. E' nata una discussione, perché non riuscivamo a comprendere bene " i comandi" scritti sui bigliettini. Per esempio il comando: "Sofia, non fare il pipistrello!" ci ha creato qualche problema. Abbiamo allora deciso di capire meglio, ponendo delle domande e aggiungendo delle informazioni relative a: – chi parlava (la mamma); – la persona (Sofia) con la quale il "chi", cioè la mamma, parlava ; – dove la mamma diceva a Sofia di non fare il pipistrello (alle corde dei giardini); – quando la mamma parlava (di pomeriggio); – perché la mamma diceva a Sofia di non fare il pipistrello (perché è pericoloso stare appesi a testa in giù). Alla lavagna abbiamo schematizzato quanto avevamo osservato per ricordarci che quando parliamo dobbiamo stare attenti : – a chi parla (emittente); – con chi si parla (destinatario); – dove e quando si parla; – perché (scopo) si parla. Abbiamo anche scoperto che nei comandi ci sono dei sottintesi, cioè delle parole non dette che non "abbiamo sempre bisogno di dirle. Si possono capire...". Ad esempio nel comando: "Fabio fai i compiti! se no... non vai fuori.. che c'è l'Ermini e gli altri.." la mamma di Fabio voleva dirgli: "se non ti "spicci", diventa buio e non puoi uscire, per di più fuori ci sono i tuoi migliori amici...." Maria Piscitelli, 2007 Verifichiamo se l’alunno sa: – riconoscere gli elementi fondamentali della comunicazione (dato il messaggio cercare l' emittente, il destinatario, lo scopo della comunicazione); – identificare le informazioni essenziali in un breve testo. TERZA FASE L’APERTURA ALL’IMMAGINARIO Obiettivi - Mobilitare le conoscenze - elaborare in modo creativo forme testuali riconducibili a diversi tipi di testo - scegliere, nel narrare, le informazioni in modo pertinente (senza omettere informazioni importanti per avere un quadro chiaro della situazione) - raccogliere le idee, organizzarle per punti, pianificare la traccia di un racconto o di un’esperienza - rielaborare testi e redigerne di nuovi - produrre testi creativi sulla base di modelli dati 1. Creare testi Per facilitare processi di interiorizzazione di quanto appreso (la forma del comando: non fare, non dire, smetti di, vai a..) e per stimolare i bambini a elaborare forme testuali diverse (storie), tramite la mobilitazione delle conoscenze 6 precedentemente attivate, l'insegnante ricorre all'immaginario che si rivela estremamente efficace da ogni punto di vista. 1.1. L'incipit e l'explicit Insieme ai bambini si "pescano" nelle scatole di cartone i comandi o divieti che sono piaciuti di più o su cui si è riso maggiormente, con la consegna di far costruire, partendo dai comandi "pescati", storie fantastiche. L'avvio alla costruzione di storie si concentra sull'inizio e sulla fine di una storia. Diamo alcune indicazioni su come avviare una storia "irreale e fantastica". Prima di tutto suggeriamo di arricchire il messaggio con l'aggiunta di alcuni elementi della storia (il tempo, lo spazio, i personaggi, l'azione) e secondariamente di apportare cambiamenti che favoriscano il passaggio dal reale al fantastico. Per esempio si consiglia di: – capovolgere la situazione; – dire il contrario; – sfiorare l'impossibile, usando parole od espressioni inusitate (aiutarsi con il vocabolario); 6 Per questa problematica si rinvia a Piscitelli M., L'immaginario nell’espressione orale e scritta in L'arcipelago dei saperi a cura di Cambi F. (2000), Firenze, Le Monnier, IRRE Toscana, vol. I e Braccini A. M., Piscitelli M., Introduzione. L’arcipelago dei saperi. Area linguistica a cura di Cambi, F., Braccini A.M., Piscitelli M., Testi C., ( 2001) Firenze, Le Monnier, IRRE Toscana, vol. II. Maria Piscitelli, 2007 – giocare con il senso delle parole (ambiguità, doppi sensi, sottintesi, etc.); – creare suspense, introducendo l'inatteso; – condurre il racconto soprattutto alla prima persona. 1.2. La rielaborazione individuale Riprendendo e rielaborando l'incipit o l'explicit di fiabe o di storie già lette si sollecita il principio di 7 contaminazione tra storie conosciute (insalata di storie) e di imitazione e si introducono cambiamenti (un nuovo personaggio, un oggetto misterioso, una chiusura tragica o comica, etc.). L'insegnante fornisce esempi, facendo vedere ai bambini che un comando di tipo pragmatico, che molti di loro conoscono o hanno conosciuto quale La minestra, la devi mangiare!, può diventare: Avevo due anni. Due anni e un amore già: la finestra, tutte le finestre. Due anni e già un odio implacabile: la minestra, tutte le minestre. Ma soprattutto una che mi veniva imposta alle quattro ogni giorno con puntualità sconcertante (...). "Deve mangiare la minestrina. Non ha mangiato la minestrina. Quando avrà mangiato la minestrina." (..). Bisognava mangiarla "tutta", gnorsì. Soltanto dopo averla mangiata "tutta" si poteva scendere a patti col rimanente vivere, ottenere qualche cosa al mondo, prima signornò. Palazzeschi, A. (1964), La minestrina in Il piacere della memoria, Milano, Mondadori. Da questa attività nascono storie interessanti che impegnano gli alunni a cercare funzioni e scopi diversi nel testo. Scopi che inducono l'insegnante a far osservare che nei comandi quotidiani si tende a pianificare i comportamenti, cioè a far sì che una determinata cosa sia fatta; è il caso della minestra che devi mangiare perché fa bene e fa crescere, perché abitua a pasti regolari e ad acquisire abitudini di vita e stili di comportamento sani e igienici rispetto alla propria vita. Mentre nel comando riportato dal brano letto lo scrittore vuole soprattutto evocare momenti del proprio passato, ormai lontani nel tempo, ma profondamente presenti e radicati nella sua memoria. Un bambino Zeno ha così trasformato il comando scelto: Zeno chiudi la finestra, c'è troppa aria!! Zeno e l'aria C'era una volta una mamma di nome Amalia. A suo figlio Zeno raccomandava sempre di chiudere la finestra per paura che si raffreddasse e per paura che i barboni gli entrassero in casa. Un giorno Zeno si dimenticò di chiudere la finestra. L'aria si alzò, ma Zeno non sentiva freddo. Dopo un po' si alzò e chiuse la finestra. Andò in bagno, si lavò la faccia e si guardò allo specchio. Gli prese un colpo... Non riusciva a vedersi e pensò che lo specchio non era pulito bene. Lo pulì che luccicava e non riuscì a vedersi, e riprovò, e riprovò ma... niente. Era diventato.... aria. Era disperato non sapeva cosa fare. Si addormentò. Ora era molto tranquillo, era immobile. Il giorno dopo... Verifichiamo se l’alunno sa: – produrre un testo a dominanza narrativa partendo da un comando. 7 Vedi Rodari G. (1973), Insalata di favole, Le fiabe a rovescio in Grammatica della fantasia, Torino, Einaudi. Maria Piscitelli, 2007 QUARTA FASE LA FINESTRA DI RIFLESSIONE Obiettivi - riconoscere alcuni tempi e modi verbali (l'infinito, l'indicativo, l'imperativo) - individuare alcune peculiarità linguistiche (l'infinito alla forma negativa) 1. Le forme verbali ricorrenti Le operazioni precedentemente effettuate hanno offerto ai bambini l'occasione di praticare una varietà di modi verbali, presenti nei comandi/ divieti e nella narrazione. Ciò ha permesso di aprire una parentesi sulla riflessione sulla lingua, in particolare sul modo: – indicativo, frequentemente usato nella narrazione; – imperativo e infinito, fortemente ricorrenti nella regolazione. L'insegnante ha fatto ricopiare alla lavagna alcuni verbi individuati nei testi a dominanza narrativa e altri tratti dai cartellini dei divieti e dei comandi. Sulla base dell'osservazione, dell'analisi e del confronto, la classe è giunta ad una definizione provvisoria del tipo: Il modo imperativo e in alcuni casi anche il modo infinito, sono i modi del comando; l'infinito però è il modo del comando "allargato", perché si rivolge ad un pubblico più ampio e non ben precisato e non specifica il tempo in cui l’azione si compie. Invece il modo indicativo è il modo della realtà, della certezza, della narrazione. Racconta un fatto che avverrà nel futuro (porterà); racconta un fatto che avviene nel presente (porta), racconta un fatto che è avvenuto nel passato (ha portato). Verifichiamo se l’alunno sa: - riconoscere alcuni tempi e modi verbali (indicativo, imperativo e infinito); - riconoscere se una frase è o no completa; - scrivere un testo creativo a partire da un modello dato. Per approfondmenti vedi il contributo Gnorsì…signornò di M. Piscitelli, ( cl. 2a, sc. sec. I grado), Didatticamente “Gulliver” n.0 aprile 2008, vedi in questo sito http://www.fucinadelleidee.eu/redazione/?id_pagina=300 Maria Piscitelli, 2007 ITINERARIO MODULARE 2 Comandi e divieti in.... L’itinerario di questo percorso, svolto in meno di un mese (14h), è costituito da due fasi: Capire il perché dei comandi e dei divieti (10h) L’esplorazione del mondo esterno ( 4 h) PRIMA FASE CAPIRE IL PERCHÉ DEI COMANDI E DEI DIVIETI Obiettivi - interagire in modo cooperativo in una discussione su argomenti di esperienza diretta formulando domande, dando risposte e fornendo spiegazioni ed esempi - cogliere in una discussione le posizioni espresse dai compagni ed esprimere la propria opinione su un argomento in modo chiaro e pertinente - comprendere il tema e le informazioni essenziali di un argomento discusso in classe - usare, nella lettura di vari tipi di testo, opportune strategie per analizzare il contenuto; porsi domande all’inizio e durante la lettura del testo, cogliere gli indizi utili a risolvere i nodi della comprensione - ricercare informazioni in testi di diversa natura per scopi pratici o conoscitivi, applicando tecniche di supporto alla comprensione (quali ad esempio, sottolineare, annotare informazioni, costruire mappe e schemi, ecc.) - rielaborare testi e redigerne di nuovi - confrontare testi per coglierne alcune caratteristiche specifiche Questa fase si presenta la più delicata e difficile, poiché ha come compito principale quello di far comprendere ai bambini il perché di certi comandi e divieti che abbondano nella loro vita; comandi e divieti che, nell'agire quotidiano, si trasformano in vere e proprio regole di comportamento da rispettare. Naturalmente si è cercato di evitare, in questo tipo di lavoro, l'indottrinamento, cioè la "retorica" della pratica assoluta e indiscussa dell' obbedienza. Difatti un'obbedienza non sufficientemente ragionata e compresa può, col tempo, generare ribellioni e disagi eccessivi, come può produrre menti acritiche e povertà di valori sul piano della diversità. Ragionare con i bambini sui motivi e sull'opportunità di impartire certi comandi e divieti, orientati, nei loro ambienti abituali, a regolare comportamenti, non è stata un'operazione semplice, sia per la complessità dell’argomento che per l'età dei bambini. Tuttavia è stato possibile suscitare una forte sensibilità e curiosità al problema, che hanno stimolato il pensiero a riflettere e ad argomentare, conducendo a buoni risultati. Al fine di realizzare gli obiettivi fissati l'insegnante si è mossa su due versanti: 1. il versante della ricerca, della discussione e della testimonianza; momenti in cui si è fatto parlare bambini e genitori per capire cosa c'era dietro ad un comando o divieto. Entrambi hanno espresso il loro punto di vista su fatti realmente accaduti. I bambini si sono interrogati sul: perché la mamma tutte le sere mi dice di lavarmi i denti? ma perché me li devo proprio lavare? Maria Piscitelli, 2007

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cadere il fazzoletto” del buon tempo antico: è ancora un divertente, facile, .. Un delitto di lesa Facoltà per il quale non esiste pena bastevole.
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