©2015 luca sossella edizioni Vito Campanelli [email protected] www.lucasossellaeditore.it Finito di stampare L’utopia di una società dialogica nel mese di aprile 2015 da XXXXXX Vilém Flusser e la teoria delle immagini tecniche Art direction Alessandra Maiarelli In copertina XXXXXX ISBN 978-88-89829-13-3 Indice a Katia 7 Prefazione 10x Rainer Guldin 13 Introduzione 32 1. Un modello “ontologico” 41 2. In cammino verso le immagini tecniche 46 3. Uni-formare 53 4. Significato delle immagini tecniche 57 5. Una filosofia della fotografia 67 6. Per una teoria del video 71 7. Usi, abusi e prospettive dialogiche della televisione 92 8. Il politico nell’epoca delle immagini tecniche 103 9. Verso una società dialogica 108 10. Per una cultura del remix 114 11. Automazione degli apparati e marginalità dell’essere umano contemporaneo 5 125 Note Prefazione Rainer Guldin Le style c’est l’homme même. Georges-Louis Leclerc, conte di Buffon In una lettera del 27 settembre 1974 indirizzata alla pittrice e 7 amica brasiliana Mira Schendel, Vilém Flusser, che dopo un sog- giorno di piú di trent’anni in Brasile viveva di nuovo in Europa, definisce tre forme specifiche di stile, a ognuna delle quali corri- sponde una tematica precisa. Dato che stile e tema si presuppongono a vicenda (ogni tema ha il suo stile e ogni stile ha il suo tema), e dato che il mio problema è lo stile, non scelgo temi, ma stili. Al momento ne ho tre: (A) lo sti- le oggettivo, che mi permette di fluttuare al di sopra delle lingue, (B), lo stile soggettivo, nel quale mi sento controllato dalla lingua, e (C) lo stile intersoggettivo, che uso per esempio scrivendo que- sta lettera. Fino a un certo punto posso decidere quale dei tre stili voglio usare. I temi, poi, vengono per conto loro. Nel primo caso (A) sono i temi della teoria della comunicazione […] nel secondo (B) sono i temi della fenomenologia delle cose, che mi circonda- no […]. Ma è il caso (C) (intersoggettivo) che mi interessa di piú, perché è il mio “autentico” stile. Questo breve passaggio ci porta nel vivo dell’opera e della vita di Vilém Flusser. Nella lettera Flusser usa la nozione di stile per descrivere il suo lavoro di teorico della comunicazione, di feno- menologo e di scrittore. Per Flusser però “stile” è molto di piú di questo. Non è solo un modo di vedere il mondo e di descriverlo, è innanzitutto un modo di vivere. Per Flusser questi due aspetti L’utopia di una società dialogica IntProredfuazziioonnee sono indissolubili. In tedesco e in francese “essay”, saggio, implica chiamo definiscono i nostri rapporti con le cose che ci circondano anche l’idea di tentativo, esperimento, prova. La vita di Flusser e con gli altri. Possiamo muoverci da uno stile all’altro e possiamo può essere letta come un tentativo di trovare uno stile di vita adat- confrontare i diversi stili tra di loro. to per scrivere saggi di carattere intersoggettivo e dialogico che a Ogni autore ha differenti stili a sua disposizione la cui impor- loro volta vengono reintrodotti nella vita creando una profonda tanza e la cui relazione può variare nel tempo, a seconda degli reciprocità tra i due aspetti. interessi e dei contesti. Flusser suggerisce che la scelta di uno stile, Ogni stile stabilisce una specifica relazione intenzionale tra sog- l’insieme degli stili disponibili e la loro relazione possono cambia- getto e oggetto, una Lebenswelt all’interno della quale una specifica re nel corso della carriera di uno scrittore. esperienza di se stessi e del mondo diventa possibile. In questo Nella lettera, Flusser definisce lo stile intersoggettivo come l’e- senso la nozione di stile è legata a quella di modello. I modelli, spressione piú autentica del suo stare nel mondo, perché questo come anche le metafore, strutturano la relazione con il mondo è intimamente legato alla sua condizione di nomade senza patria. in cui viviamo, evidenziando taluni aspetti e nascondendone altri. Lo stile intersoggettivo è fondamentalmente dialogico e espressio- Dal punto di vista dello stile la forma e il contenuto di un testo non ne della condizione esistenziale dell’essere umano. Nella visione al possono mai essere separati l’uno dall’altro. Se scelgo uno stile sag- contempo individuale e cosmica della comunicazione, che Flusser gistico piuttosto che uno stile scientifico non solo il testo cambierà elabora nel corso degli anni settanta, gli esseri umani comunicano radicalmente, ma anche la mia relazione con il tema e il lettore. tra di loro per opporsi alla morte, intesa come morte dell’indivi- Queste considerazioni valgono anche per le lingue che utiliz- duo e della società, e come morte dell’intero universo. ziamo nelle nostre descrizioni del mondo. Per Flusser le differenti Come si è visto la nozione di stile è legata ad altri concetti chia- lingue definiscono punti di vista diversi. Ogni lingua può essere ve dell’opera di Flusser: punto di vista, modello, metafora, saggio, considerata come un modello interpretativo, uno stile specifico. traduzione, plurilinguismo. Nei suoi testi Flusser praticava sistema- 8 In un testo portoghese scritto piú o meno nella stessa epoca della ticamente la moltiplicazione dei punti di vista possibili come un 9 lettera a Mira Schendel, Flusser attribuisce a ognuna delle quattro fotografo che si muove attorno al suo oggetto scattando una foto lingue che utilizza una tendenza diversa. Questo comporta stili di dopo l’altra. Invece di riscrivere i suoi testi nella stessa lingua, li carattere diverso che però si definiscono in opposizione alla ten- traduceva e ritraduceva continuamente, passando dal portoghese denza generale. Il tedesco seduce per la sua profondità e oscuri- al tedesco, dal tedesco al francese e dal francese all’inglese. In un tà, e proprio per questo esige chiarezza e semplicità. Il francese è testo dedicato al filosofo tedesco Edmund Husserl, Flusser descri- una lingua caratterizzata da uno stile brillante. Quando si scrive ve la volontà di vivere secondo un modello come la caratteristica in francese bisogna quindi andare contro corrente, attenuando il essenziale della cultura ebraica e come una delle ragioni princi- suo virtuosismo. Il portoghese tende alla digressione e alla libera pali per l’antisemitismo. L’opera e la vita di Flusser propongono associazione. Per questa ragione richiede uno stile che lo tenga a diversi modelli, diversi stili, uno dei quali, a mio avviso uno dei piú freno. L’inglese cumula stili di lingue diverse: la profondità del importanti, è quello di vivere in un perenne stato di traduzione. tedesco, l’eleganza del francese e la genialità del portoghese. La Lo spirito anarchico e antiaccademico di Flusser che rifiuta di sfida per chi scrive in inglese è quella di raggiungere un massimo posizionarsi all’interno di una disciplina specifica, è stato a lungo di economia, riducendo il testo all’essenziale. rinchiuso nella camicia di forza della teoria dei media. Negli ultimi Un altro aspetto fondamentale quando si parla di stile, stili di anni questa situazione è cambiata drasticamente. Ne sono una pro- vita e stili di scrittura, è la nozione di traduzione. La pluralità degli va le numerose pubblicazioni di e su Flusser apparse in Germania, stili, delle lingue, dei punti di vista, dei modelli e delle metafore negli Stati Uniti e nel Brasile. Flusser è molto di piú di un teorico richiede un principio attivo che permetta di passare da uno stile dei nuovi media. La sua opera rivela una quantità sorprendente all’altro, da un punto di vista e da un modello all’altro, di trasfor- di stili diversi, che evolvono nel corso degli anni, si contaminano mare uno stile in un altro, e facendo questo, di legare i diversi stili mutuamente e si mescolano: la filosofia del linguaggio, la fenome- tra di loro, assicurando una coerenza interna e creando una fitta nologia, la teoria della comunicazione, l’esistenzialismo, la teoria rete di corrispondenze basate su rapporti di feedback reciproco. della traduzione. Flusser ha scritto centinaia per non dire migliaia Flusser sottolinea la pluralità degli stili e la possibilità di sceglie- di lettere in quattro lingue diverse. Ha scritto saggi sperimentali re tra di loro. La questione dello stile è quindi direttamente legata sulla frontiera tra filosofia e letteratura. Ha sviluppato un gene- all’idea di libertà. Lo stile, o meglio gli stili, che viviamo e prati- re letterario nuovo, la favola filosofica, in cui contrariamente alla L’utopia di una società dialogica favola classica gli animali non compaiono come semplici rappre- L’utopia di una società dialogica sentanti dell’uomo, ma come esseri con un punto di vista proprio. In Italia sono stati pubblicati finora quattro volumi di Flusser dedicati alla filosofia della fotografia, alla cultura dei media, alla filosofia del design e all’universo delle immagini tecniche. Molto ci sarebbe ancora da scoprire. Per esempio, un’edizione italiana Se alla fine dovete proprio dire la vostra non dello splendido volume Vampyroteuthis infernalis che mette in scena dite, come loro: “È una magia, maledetta e mor- un perverso mollusco cefalopode e cannibale a cavallo tra la scien- tale”, e neppure “È una benedizione”. Dite solo: za e la finzione. Oppure una traduzione del volume sulle differenti “È qui”. forme di gestualità che spazia dal gesto del distruggere fino al ge- Stephen Vincent Benét, John Brown’s Body sto del radersi. Visto dal punto di vista dello stile, che ho scelto per questa cor- Il presente non è decadenza, bensí emergenza di ta prefazione, il libro di Vito Campanelli si rivela come un’abile una nuova forma sociale. ricostruzione di alcuni momenti centrali dell’opera di Vilém Flus- Vilém Flusser, Immagini ser a partire dalla sua teoria dell’immagine. Campanelli non si sof- ferma unicamente sullo stile oggettivo, come lo ha definito Flusser nella lettera, ma cerca di esplorare altri stili connessi con questo. Ne risulta un’affascinante percorso tra passato presente e futuro che lega sapientemente tra di loro gli aspetti piú diversi dell’opera permettendo al lettore di avvicinarsi allo stile combinatorio e asso- 10 ciativo di Vilém Flusser. Lugano, dicembre 2014 Introduzione Chi è Flusser? 13 Flusser nasce a Praga il 12 maggio del 1920 da una famiglia di intellettuali ebrei tedeschi. La madre, Melitta Basch, discendeva da una famiglia nobile, il padre Gustav, fisico all’università di Praga (studia con Einstein durante gli anni che questi trascorre in Ceco- slovacchia) insegna matematica e siede in Parlamento tra i social- democratici.1 Un cugino, David, diventerà un importante studioso di storia ebraica e un apprezzato accademico presso la Hebrew University di Gerusalemme. Il giovane Flusser trascorre un’adole- scenza borghese tra la casa di Praga e quella che il padre compra sull’estuario della Moldava, egli cresce imparando contemporane- amente il ceco e il tedesco e acquisendo una completa formazione umanistica (studia latino e greco e si forma solide basi filosofiche). Lo stimolante ambiente intellettuale ebreo e mitteleuropeo avrà un’influenza decisiva sulla formazione della sua personalità e ne determinerà il modo di pensare.2 Nel 1938 Flusser inizia a studiare filosofia a Praga (Univerzita Karlova) ma nel marzo 1939, in seguito all’occupazione nazi-tede- sca, scappa a Londra con la famiglia di Edith Barth, colei che due anni dopo diventerà sua moglie. Per un semestre riesce a conti- nuare i propri studi presso la London School of Economics ma nel 1940 abbandona l’Europa per il Brasile dove trascorrerà gran parte della sua vita. Tra il 1940 e il 1941 perde tutta la famiglia nei campi di concentramento nazisti (il padre a Buchenwald, i nonni, la madre e la sorella tra Auschwitz e Theresienstadt). L’utopia di una società dialogica Introduzione Lavora in una ditta di import/export con la Cecoslovacchia e nità di confrontarmi con gli studiosi di tutto il mondo che hanno in seguito presso la Stabivolt, una piccola azienda manifatturiera frequentato l’archivio negli stessi mesi. di radio e transistor. In questi primi anni trascorsi nel paese suda- Un altro elemento di difficoltà è rappresentato dalle traduzioni: mericano, le notti e il poco tempo libero sono dedicati allo studio Flusser era un autentico poliglotta, parlava e scriveva correttamen- di Husserl e della filosofia del linguaggio. te in tedesco, portoghese, inglese e francese, ciò gli permetteva di A partire dai primi anni Sessanta comincia a collaborare con dedicarsi personalmente alla traduzione dei suoi testi; a volte poi l’Istituto Filosofico Brasiliano (IBF) di San Paolo, con alcune rivi- scriveva nello stesso tempo in lingue diverse. A Flusser si addice ste scientifiche (in particolare con la Revista Brasileira de Filosofia) perfettamente la metafora del fotografo che inquadra il proprio e con la Biennale di San Paolo. Approda in seguito all’università oggetto da diverse prospettive allo scopo di guadagnare nuovi pun- dove insegnerà filosofia della scienza (presso la Escola Politécnica ti di vista, per il filosofo dei media boemo, infatti, le diverse lingue dell’Universidade de São Paulo) e filosofia della comunicazione rappresentano l’opportunità di accedere a differenti punti relati- (presso la Escola Dramática e la Escola Superior de Cinema) fino vi a uno stesso oggetto culturale. Flusser considera la traduzione agli anni Settanta quando l’inasprirsi del quadro politico successi- una metafora applicabile non solo alla sua esistenza nomadica tra vo alla presa del potere da parte dei militari lo induce a prendere continenti e culture ma anche all’attraversamento dei campi della la decisione di tornare in Europa dove, dopo aver soggiornato bre- ricerca (nel suo caso soprattutto la linguistica, la filosofia e la teoria vemente anche in Italia (a Merano nel 1972), si stabilisce in Fran- dei media). Come sostiene in Bodenlos (la sua autobiografia filoso- cia a Robion (1973). Gli anni Ottanta sono quelli della piú intensa fica), la dolorosa condizione di chi è senza radici (appunto “boden- attività come pubblicista e come apprezzato conferenziere (soprat- los”, senza suolo) è anche fonte di una nuova libertà: la “libertà del tutto in Germania dove diventa uno tra i piú autorevoli teorici dei migrante”; da tale punto di vista è possibile dire che l’esilio apre a media). Torna a Praga solo nel 1991, per tenere un intervento (Pa- un mondo di possibilità.4 Nel tentativo di cogliere alcune di queste 14 radigmenwechsel – Cambio di paradigma) presso il Goethe-Institut. possibilità, il modo di pensare dello studioso nato a Praga diventa 15 Il giorno successivo (27 novembre) muore in seguito allo scontro nomadico, proprio nel senso che egli rifiuta strenuamente ogni dell’automobile su cui viaggiava con un camion. radicamento in territori predefiniti. Scrive a tal proposito Rainer Guldin: “Il pensiero nomadico, cosí come lo pratica Flusser, con- Difficoltà di lavorare su Flusser siste nell’abbandonare posizioni territoriali o disciplinari fisse allo Lavorare su Flusser presenta molte difficoltà, la prima delle scopo di generare nuove sorprendenti combinazioni”.5 quali è costituita dall’enorme quantità di materiale inedito – ba- Si tratta di un nomadismo il cui processo non è immune da sti pensare al monumentale epistolario (in particolare sono assai aspetti ritualistici e ripetitivi, siamo quindi di fronte a viaggi che densi di spunti gli scambi con Abraham Moles e Milton Vargas) si muovono lungo alcune tracce e che “tornano sempre dove già del quale quasi nulla è stato pubblicato. Da uno studio (per ironia sono stati” (in tal senso li possiamo considerare circolari). In defi- della sorte, anch’esso inedito) realizzato da Klaus Sander emerge nitiva è un modo di pensare nomadico del tutto specifico (molto una stima molto attendibile che attribuisce a Flusser 406 titoli in distante ad esempio dal concetto di nomadismo sviluppato da De- tedesco, 352 in portoghese, 90 in inglese e 60 in francese (oltre a leuze) che è “intimamente linkato” alla pratica della traduzione. un numero minore di scritti in lingue differenti).3 La gran mole Tradurre per Flusser è soprattutto l’opportunità di sottoporre a di materiale inedito rende indispensabile accedere agli scritti critica un testo attraverso lo scoprimento di significati nascosti e originali e dunque nessuno studio approfondito di Flusser può l’aggiunta di punti di vista supplementari; il filosofo dei media tra- aversi senza trascorrere qualche tempo tra librerie e faldoni del duce e ritraduce i suoi testi per analizzare criticamente il suo stesso Vilém Flusser Archiv (presso la Universität der Künste di Berlino) modo di pensare, si tratta in definitiva di un “processo duplice” dove sono conservati i manoscritti originali di quasi tutti i suoi (twofold process): da un lato vi è un movimento evolutivo che cumu- lavori. È questo dunque il senso del semestre di ricerca berlinese la differenti punti di vista e nuove informazioni in nuove sintesi; (1 marzo-31 agosto 2012) che mi ha permesso di accedere ai ma- dall’altro un movimento inverso (o involutivo) che torna sui pre- noscritti originali dello studioso praghese (in realtà non sarebbe cedenti assunti per contraddirli attraverso nuove traduzioni.6 corretto parlare di “manoscritti” perché Flusser utilizzava sempre “I processi di traduzione e ri-traduzione – scrive ancora Guldin la macchina per scrivere, anche per lettere personali e bozze di – ruotano su se stessi incorporando nuove idee mentre si muovo- interventi da tenere in conferenze) oltre che offrirmi l’opportu- no nel tentativo di creare una sintesi che, tuttavia, risulta sempre L’utopia di una società dialogica Introduzione essere solo un sosta momentanea in una spirale fluida che divo- intellettuale di Flusser che, invece di provare a porre le fondamenta ra se stessa al fine di aprire a nuove possibilità. Nessuna sintesi è di una teoria organica e sistematica dei media, preferisce giocare conclusiva, come un cerchio, una spirale o un campo di particel- a scacchi secondo la celebre metafora wittgensteiniana. Egli inol- le”.7 Come annota Francesca Rigotti, traducendo se stes so Flusser tre gioca non solo con gli oggetti teorici, le teorie e gli studiosi al introduce il “principio di molteplicità” nel pro cesso di scrittura centro dei propri interessi, ma anche con alcuni dei propri assunti e “decentralizza l’autorità centralizzante dello scrittore”. In tale precedenti, predilige infatti spostare i pezzi sulla scacchiera per interpretazione, la traduzione diventa “la pratica che permette di favorire lo stabilirsi di nuove e inaspettate relazioni tra loro; da ciò allacciare rapporti tra i discorsi piú eteroge nei (tra scienza, arte e deriva che è del tutto sbagliato andare alla ricerca di continuità e filosofia), tra lingue e culture diverse, ma anche tra le differenti coerenza nei suoi scritti. fasi di una stessa vita”.8 La formazione non accademica e gli anni trascorsi – letteral- Il problema per chi lavora su Flusser è che, in ossequio a tale mente – nell’altra parte del mondo, in un momento nel quale l’Euro- impostazione, nel processo di traduzione/ritraduzione (soprattut- pa è ancora centro pulsante della cultura mondiale, hanno indub- to quando trascorreva qualche tempo tra originale e traduzione) biamente favorito lo svilupparsi di un pensiero “originale” che pre- egli era solito modificare notevolmente il testo originale al punto senta forti connotati di arbitrarietà. In particolare la condizione di che oggi è quasi impossibile trovare una completa corrispondenza migrante si riflette anche sul suo modo di pensare e di scrivere e tra ciò che può essere considerato un manoscritto originale e le in quel rompere con le discipline e le metodologie, semplicemente, sue diverse traduzioni. Proprio per tale motivo, piú che traduzioni, ignorando tanto le une quanto le altre12: “Non esistono bianchi è forse corretto considerarle differenti versioni o declinazioni, dif- né neri, non esistono culture pure (reinen Kulturen), né discipli- ferenti output a partire da un nucleo iniziale di riflessioni.9 ne pure. Ogni ragionamento sistematico è un falso ragionamento, L’esistenza di diverse traduzioni/versioni ha comportato lo ogni sistema è una violazione. [...] Ogni modo di pensare cartesia- 16 sforzo di leggere testi scritti in diverse lingue (italiano, tedesco, no che crea ordine è fascista”.13 Ne deriva che di fronte all’opera di 17 inglese e portoghese); riguardo al mio lavoro, ho provato ad ave- Flusser l’atteggiamento adeguato è quello di cogliere le profonde re sempre come riferimento la versione tedesca (ove disponibile) intuizioni che rendono il suo pensiero tanto interessante e attuale, perché mi sembra che proprio in questa lingua si esprima al me- evitando al contempo di cadere nel tranello di cercare in esso una glio la notevole capacità di Flusser di giocare con le parole e di dar coerenza di fondo. Del resto, Flusser ritiene che in una società te- vita a neologismi.10 lematica l’obiettivo non è la creazione di nuove informazioni che La principale difficoltà che pone la labirintica opera di Flusser possano essere considerate “conchiuse, compiute, perfette” bensí è rappresentata dalla sua discontinuità, un concetto che va inter- il processo di creazione dell’informazione in sé. Proprio tale prin- pretato in un duplice senso: da un lato, la spiccata preferenza per cipio mi sembra descrivere al meglio l’opera del filosofo della cul- lo stile saggistico (per Flusser la stessa vita è da interpretare come tura, si tratta infatti di un gioco dialogico con teorie e autori che un saggio per scrivere saggi)11 ha condotto Flusser a produrre una non ha alcun approdo predefinito: piú che un gioco finalizzato al notevole mole di brevi scritti ma non molti libri (si aggiunga che raggiungimento di un obiettivo (ad esempio, una teoria organica alcuni tra i libri disponibili sono raccolte di saggi). Da ciò deriva e coerente) i suoi scritti sono un invito rivolto ad altri affinché si che per ricostruire il pensiero di Flusser relativamente a uno spe- uniscano al gioco e lo proseguano estendendolo ad altri oggetti, cifico argomento è necessario accedere a numerosi testi (in dif- altri campi di ricerca, altri filoni di pensiero. ferenti lingue), spesso scritti in un arco di tempo di oltre venti Altri due aspetti problematici dei quali occorre tenere conto anni, per poi dedicarsi al faticoso lavoro di ricucitura di tali scritti. sono l’assenza di riferimenti e quella di esempi. Rispetto al primo Flusser inoltre – come detto – rifiuta ogni steccato disciplinare e si aspetto è agevole constatare come nei testi di Flusser sia quasi im- diverte a sfidare le categorie interpretative della linguistica, della possibile trovare una nota bibliografica. Lo studioso praghese ten- biologia, della fisica, della filosofia, delle scienze sociali ecc.; anche de a non citare nessuno dei suoi riferimenti, a meno che non si tale molteplicità di approcci impone spesso la necessità di ricucire tratti di riferimenti “classici” (quali ad esempio quelli a Platone o a tra loro spunti che appaiono in diversi contesti disciplinari (anche Kant), e ciò impone una difficile ricerca delle fonti del suo pensie- se la mia scelta è stata quella di concentrarmi quasi esclusivamente ro. Volendo provare a offrire una ricostruzione assolutamente sche- sui testi dedicati alla teoria dei media). Dall’altro lato, una ma- matica del panorama dei principali riferimenti flusseriani è possibi- nifestazione di discontinuità può essere colta anche nell’anarchia le dire che esso è costituito da Heidegger, Husserl, Ortega y Grasset L’utopia di una società dialogica Introduzione e (sopra tutti) da Martin Buber. Quanto all’assenza di esempi, si le possibilità offerte dagli apparati grazie a un nuovo tipo di imma- tratta di un elemento caratteristico di un autore che, salvo pochissi- ginazione (definita Einbildungskraft).14 Flusser respinge con forza mi casi, tende a non compiere il percorso che va dal livello teorico a la metafora della luce sulla quale si regge la modernità, egli ritiene quello dell’esemplificazione pratica. In ragione di tale difficoltà, la che la scienza, dimostrando che il mondo degli oggetti non è per nulla gran parte degli esempi che compare nel presente saggio sono stati da rischiarare (si tratta di un “tessuto luminoso” costituito da campi scovati nei testi nei quali prevale uno stile piú divulgativo, come elettromagnetici che si intersecano tra loro), ha ribaltato la posi- quelli di preparazione a convegni, conferenze e nelle interviste. zione ontologica della luce, oggi, infatti, la luce non irradia piú dal soggetto sugli oggetti ma a partire dagli oggetti. La scienza (la fisica Comunicazione come dimensione esistenziale dei quanti) ha inoltre dimostrato che nulla è fermo e che la materia Piú che indagare la specificità dei media o l’impatto che questi e gli oggetti sono in realtà scomposti in “sciami di particelle”. Muo- hanno sulla società (aspetti che sono comunque tutti presenti nei vendo da tali conoscenze Flusser giunge a sostenere che non esiste suoi scritti) Flusser predilige un approccio esistenziale, il centro alcun “mondo oggettivo”, esiste solo la concreta relazione “essere del suo interesse non sono i media ma gli esseri umani e la sua umano-ambiente”. Tale relazione ha una struttura proiettiva, ciò si- domanda chiave è sempre: per quale motivo comunichiamo? gnifica che l’essere umano diviene concreto, si attualizza attraverso Volendo azzardare una risposta secca (ma è chiaro che tutto la proiezione nel mondo là fuori di una delle innumerevoli virtualità il saggio può essere considerato come un tentativo di rispondere che si trovano intorno e dentro gli esseri umani: non piú soggetti di alla domanda fondamentale di Flusser) si può dire che gli esseri mondi oggettivi ma progetti di mondi alternativi. umani comunicano per opporsi alla morte, la quale va intesa non In tale nuova condizione esistenziale ognuna delle virtualità solo come morte dell’individuo bensí come morte termica ovvero rappresenta per gli esseri umani un’opportunità di divenire con- come morte dell’universo. Un presupposto centrale di tutto il pen- creti in base a uno specifico progetto. Come osserva Rafael Capur- 18 siero di Flusser è infatti il secondo principio della termodinamica: ro, per Flusser la cosiddetta information technology ha trasformato il 19 l’universo procede verso l’entropia ovvero il dissolvimento e la di- soggetto moderno in un oggetto di informazione ma, ed è questo sgregazione di ogni informazione, sicché l’impegno degli esseri l’aspetto da rimarcare, si tratta di un processo che non conduce umani è quello di produrre situazioni informative che possano necessariamente al dominio della tecnologia sull’umanità, esso, sottrarre l’umanità a tale fine molto probabile. infatti, consente anche la trasformazione del soggetto moderno Due sono i presupposti che si pongono alla base della teoria dei in progetto.15 La svolta ontologica individuata da Flusser è, in de- media di Flusser e che lo spingono a immaginare l’utopia di una so- finitiva, quella che ha trasformato l’essere umano da “soggetto” cietà telematica: da un lato la fisica quantistica (la realtà comincia a (schiavo del mondo oggettivo) a “progetto” (Entwerfer, colui che esistere nel momento in cui è rilevata, misurata, registrata); dall’al- progetta), un ribaltamento che apre alla possibilità di progettare – tro il dialogismo di Martin Buber (la realtà assume consistenza solo attraverso le “immagini tecniche” – mondi alternativi. nell’interrelazione tra soggetti). In forza di tali presupposti Flusser guarda al mondo come a un campo relazionale nel quale risuona- Orizzonti teorici no infinite virtualità/possibilità; tra queste vi è anche l’essere uma- Volendo ora stringere il fuoco su autori che rientrano nell’am- no che si attualizza (ossia inizia una vita reale) solo quando entra in pio orizzonte culturale (a dire il vero, implicito piú che esplicito) relazione dialogica con l’altro. Come in Buber, è la relazione con il di Flusser, bisogna far riferimento a Husserl, Buber e Ortega. Ai Tu a rendere l’Io reale, cosí per Flusser, gli esseri umani sono nodi fini della ricostruzione della cornice teorica dalla quale prende di relazioni che diventano reali solo in rapporto agli altri. le mosse Flusser mi sembra possa essere utile un breve scritto di L’approccio esistenziale alla comunicazione spinge Flusser a Riccardo Venturini che (imperniato sul problema dell’io che, maturare un rilevante interesse per l’impatto delle principali mu- rapportandosi all’altro, accede all’intersoggettività, cardine della tazioni antropologiche; da tale punto di vista si può affermare che realtà sociale) analizza in chiave fenomenologica il radicalismo l’approdo dello studioso dei media è rappresentato da una con- monadico di Ortega y Gasset nonché l’approdo pienamente so- cezione in forza della quale la condizione soggettiva si è trasfor- ciologico di Alfred Schütz.16 L’intersoggettività come dimensione mata nella contemporaneità in una “condizione proiettiva” che precedente l’io e il tu è una teoria di Max Scheler,17 a cui piú o – come osservano Andrea Soto Calderon e Breno Onetto – può meno si mantiene fedele la sociologia novecentesca, la quale – se- essere interpretata come l’avvento di un homo ludens che gioca con condo Schütz – si fonda sulla tesi scheleriana, implicante la presa