LAURA TUNDO L’UTOPIA DI FOURIER IN CAMMINO VERSO ARMONIA Nuova Biblioteca Dedalo EDIZIONI DEDALO MEPKIN ABBEY 1088 Mepkin Abbey Road Moncks Corner, S.C. 294861 de a (Pra TON Nuova Biblioteca Dedalo / 118 Serie «L’Utopia. Per una società giusta e fraterna» a cura di Arrigo Colombo ROBERT LECHNER COLLECTION GiftofRobertLechnC.ePrP.,S . 1917-1999 Teacher, philosopher, mentor, friend MEPKIN Founder and editor of Philosophy Today Contro l’opinione corrente, che dissolve l’utopia nell’irreale e nel fanta- stico; contro gli spiriti delusi, o illusi che con la caduta del comunismo (uto- pia distorta) la sfida utopica sia comunque finita; e proprio in questa età di riflusso, l’utopia riemerge dalla condizione di morte cui l’aveva condannata la declinante coscienza borghese e l’arroganza marxista. Riemerge dalla Contestazione in poi, s'impone negli anni ’70 e ’80 all'attenzione degli studiosi. S'impone nel suo vero autentico senso: l’uto- pia-eutopia (il senso già inteso da Moro), la società buona, la società giusta e fraterna, il progetto che l’umanità persegue da sempre, nella condizione d’in- giustizia in cui giace; che anima i movimenti di salvezza, genera le rivoluzio- ni, il moderno processo di liberazione. Lo persegue, lo va realizzando. L’u- topia, il progetto dell’intera storia umana. L’utopia filosofica e letteraria lo ripensa, lo sviluppa, lo formula; lo ri- formula sempre stimolandolo. Perciò è preziosa per capire, per operare, co- struire. Ed è lo scopo degli Studi e dei Testi che compaiono in questa sede: un contributo alla speranza, ma soprattutto alla comprensione e costruzione della società giusta e fraterna. Serie «L’Utopia. Per una società giusta e fraterna». Volumi già pubblicati: Arrigo Colombo, Cosimo Quarta (edd.), I/ destino della famiglia nell’utopia. Cosimo Quarta, Tommaso Moro. Una reinterpretazione dell’«Utopia». LAURA TUNDO L’UTOPIA DI FOURIER IN CAMMINO VERSO ARMONIA EDIZIONI DEDALO P# Os aiM o c“iES ESSO manKkiI ATRIR RELOWL VI $i Î RRa NA siS EAT7 er, ‘ In copertina: ritratto di Charles Fourier di Jean Gigoux, Musée du Temps, Besangon Volume pubblicato con il contributo del CNR e del MURST © 1991 Edizioni Dedalo srl, Bari Stampato in Bari dalla Dedalo litostampa srl Alla memoria di mia madre e mio padre Digitized by the Internet Archive in 2022 with funding from Kahle/Austin Foundation https://archive.org/details/lutopiadifourier0000tund Introduzione Questa ricerca intraprende il tentativo di ricostruire e capire un progetto utopico particolarmente ricco e articolato, quello di Char- les Fourier, spesso piegato a interpretazioni unilaterali, spesso mi- sconosciuto e dimenticato, quasi del tutto sfuggito all’attenzione sto- rica. Tentativo in certo senso sollecitato dal rinnovato interesse della cultura occidentale per l’utopia e mediato dalla ricomprensione e ri- definizione del suo significato, della sua portata come fenomeno sto- rico-politico, e non solo letterario, che è stata elaborata negli ultimi anni; ricomprensione alla quale un contributo decisivo è venuto dal Gruppo di ricerca sull’utopia dell’Università di Lecce, animato da Arrigo Colombo!. Questa ricerca è maturata in un continuo e sti- molante confronto critico con l’intero Gruppo al quale va tutta la mia gratitudine. 1. Capire l’utopia L’utopia è qui intesa come progetto che l’umanità va elaborando e perseguendo per tappe successive e in forme diverse (di retroproie- zione mitica, di folclore, di movimento salvifico, di rivoluzione), raccogliendo le istanze che via via s’impongono alla coscienza e ra- zionalità umane — anche se non in modo lineare e costante —; la tensione progettuale che muove la storia verso una società di giusti- 1 Sulla reimpostazione del concetto sul quale il gruppo lavora da molti anni si veda A. CoLomBo, Le società del futuro. Saggio utopico sulle società po- stindustriali, Bari 1978 e il volume di saggi Utopia e distopia (ed.) A. Colombo, Milano 1987. zia, di eguaglianza, di solidarietà; che al momento non c’è, ma ch'è in via di costruzione; verso una società buona, una società giusta e fraterna. L’utopia viene perciò sottratta all’abitudine di identificar- ne, ironicamente o anche spregiativamente, il significato con il luo- go immaginario, inesistente, sognato; inutilmente descritto e vagheg- giato; il cui vagheggiamento diventa anzi pericoloso perché allonta- na dalla realtà e dall’impellere dei problemi che richiedono soluzioni fattive, operative. In questa prospettiva si colloca perciò l’adeguata comprensione della parola introdotta da More, l’ou-topia ch'è l’«ottimo modello di stato», quindi l’eu-topia; il luogo buono dell’hexastichon? che precede la prima edizione e che convive con il nor. luogo (nusquam) che qui e ora non c’è. E si colloca altresì la comprensione della ricchissima produzione dell’utopia letteraria, come momento di quel progetto storico; che va ricercando — magari in commistione con idee fanta- stiche — quindi tentando, spesso in progetti dettagliati, le esplicite concrete soluzioni, con maggiore o minore chiarezza e lucidità; co- me momento interpretativo delle istanze di fondo del progetto com- plessivo in ordine alla loro attuazione. La mia ricerca si sviluppa dunque all’interno della più vasta area di ricerca dell'utopia come tensione e progettualità storica, ed è mossa dall’intento di ricostruire il progetto fourieriano di società ar- monica prescindendo dalle etichette nelle quali è stato talvolta co- stretto; far emergere la ricchezza delle istanze utopiche in esso rac- chiuse; cogliere la sua peculiare capacità di corrispondere ad' alcune fondamentali aspirazioni umane, di proporre soluzioni a nodi di- scussi e controversi; di saggiare la consistenza del progetto relativa- mente all’organizzazione del lavoro e della produzione, alla riparti- zione degli utili, alla strutturazione dei rapporti sociali, all’educazio- ne; valutare il suo anticonformismo etico e il suo radicalismo sul te- ma delle passioni, sulla risoluzione della famiglia, sull’intenzione so- ciale dell'amore liberamente e grandiosamente espanso; di compren- dere il senso della visione cosmogonica e del corso dei «destini uma- ? Si tratta di sei senari giambici che nella prima edizione si trovano all’ini- zio (cfr. T. More, De optimo reipublicae statu deque nova insula Utopia libellus vere aureus, nec minus salutaris quam festivus, ed. Hale, IV, New Haven-Lon- don 1965, p. 20) e che la critica si divide nell’attribuire a More e a Gilles: si ve- da per questo l’Introduzione all'edizione italiana curata da L. Firpo (Napoli, 1979, p. 67), C. Quarta, Tommaso Moro. Una reinterpretazione dell’«Utopia», Barit1991ipa7 8