impaginato N. Russo 0 avant 1-06-2007 18:24 Pagina 1 Strumenti e Ricerche 38 impaginato N. Russo 0 avant 1-06-2007 18:24 Pagina 2 impaginato N. Russo 0 avant 1-06-2007 18:24 Pagina 3 L’uomo e le macchine Per un’antropologia della tecnica a cura di Nicola Russo Guida impaginato N. Russo 0 avant 1-06-2007 18:24 Pagina 4 Collana di elevato valore culturale Ministero per i Beni Culturali e Ambientali, L. 5agosto 1981, n. 416art. 34 Stampato con il contributo della Regione Campania, L.R. n. 5del 28/03/02 2007© Alfredo Guida Editore Napoli - Via Portalba, 19 www.guidaeditori.it [email protected] Il sistema di qualità della casa editrice è certificato ISO9001/2000 ISBN 978-88-6042-270-5 L’Editore potrà concedere a pagamento l’autorizzazione a riprodurre una porzione non su- periore al 15% del presente volume. Le richieste di riproduzione vanno inoltrate all’Associazione Italiana per i Diritti di Ripro- duzione delle Opere dell’ingegno (AIDRO). Corso di Porta Romana, 108- 20122Milano - [email protected] impaginato N. Russo 00 pref 1-06-2007 18:25 Pagina 5 Prefazione I saggi raccolti in questo volume sono, per la maggior parte, il primo frutto della collaborazione di un gruppo di giovani studiosi e ri- cercatori della “Federico II”, che è da alcuni anni impegnato nel trac- ciare le linee di una nuova sintesi delle riflessioni filosofiche sulla tec- nica e sull’uomo, riattualizzando e riconfigurando tradizioni di pen- siero europee – soprattutto quelle tedesca e francese – che non han- no in genere goduto di particolare attenzione nel contesto italiano, entro il quale, al di là di qualche significativa eccezione, una “filoso- fia della tecnica” integralmente articolata non ha trovato espressione. Comprendere a fondo le ragioni di questa disattenzione o addirittura impermeabilità è certo molto complesso: qui si può solo ipotizzare che abbiano a che fare, almeno in parte e per dirla molto all’ingrosso, con l’eccessiva dicotomizzazione che si è data, entro la considerazio- ne filosofica dell’umano, tra l’approccio storico-materiale e quello storico-culturale, dicotomizzazione che ha fatalmente spinto ai mar- gini le impostazioni irriducibili all’alternativa, come appunto la filoso- fia della tecnica e l’antropologia filosofica. Una spiegazione di questo tipo, volutamente generica e vaga per impaginato N. Russo 00 pref 1-06-2007 18:25 Pagina 6 6 Nicola Russo poter essere abbastanza ampia da comprendere in sé una grande va- rietà di posizioni differenti, più che per il suo limitato valore storio- grafico è qui utile in vista di una determinazione, ancora una volta ampia, di quanto questo nostro gruppo napoletano si propone, met- tendo a frutto la capacità di penetrazione storica e critica degli stru- menti teorici che eredita dalla sua tradizione nel confronto con un ambito tanto vasto e complesso come è quello di una filosofia del- l’uomo tecnico. “Antropologia della tecnica” è la formula sintetica che si è scelta – non ignorando certo quanto di convenzionale, incomple- to e provvisorio ha in sé – per indicare un’impostazione al cui fondo è la considerazione che non si dà una comprensione adeguata della dimensione culturale a prescindere dall’analisi di quella tecnico-ma- teriale e viceversa, ove nessuna delle due può essere integralmente intesa come oggettivazione o proiezione dell’altra, essendo di fatto due facce della stessa medaglia. L’antropologia, insomma, è sempre anche “tecnologia” – tanto più, quanto più si comprende l’unità ori- ginaria, o se non altro l’estrema prossimità durante le fasi di omina- zione in cui presero forma, di tecnica, arte e rito. Questo riferimento al concetto di “ominazione” non intende in alcun modo restringere il discorso ad uno stadio, che si ritenga de- terminato e concluso e che grosso modo coinciderebbe con il passag- gio dal paleolitico al neolitico, durante il quale l’uomo avrebbe acqui- sito i tratti fondamentali – i cosiddetti universali antropologici – e ten- denzialmente astorici che lo qualificano come questo ente determi- nato che ognuno di noi è. L’ominazione, infatti, intesa nel senso più vasto e al tempo stesso più denso, non è solo un momento antece- dente la stessa preistoria, ma è anzi il significato profondo di tutta la storia dell’uomo, che è costantemente la storia del divenire uomini, storia rispetto a cui proprio gli ultimi secoli, e in particolare proprio le nuove forme che in essi assumono le determinazioni tecniche del vivere umano, hanno mostrato indizi molto consistenti di una nuova accelerazione in direzione di un mutamento, anche radicale, di cui è ancora difficile e forse impossibile farsi un’immagine chiara. La consapevolezza di vivere ai margini di un rivolgimento di di- mensioni antropologiche e di portata imprevedibile emerge in tutta la sua chiarezza per la prima volta proprio nell’ambito del pensiero filo- impaginato N. Russo 00 pref 1-06-2007 18:25 Pagina 7 Prefazione 7 sofico, nella duplice caratterizzazione che Nietzsche, a seconda della prospettiva da cui guarda il fenomeno, dà di questa soglia: il «nichili- smo» o il «meriggio dell’umanità». Ed è proprio in strettissima rela- zione al tema del nichilismo, che la «questione della tecnica» assume la centralità che ha nel percorso heideggeriano, per citare solo due dei momenti cruciali intorno a cui, o contro cui, si sono per lo più ar- ticolate le riflessioni novecentesche sull’uomo e la tecnica. Nietzsche stesso, d’altro canto, aveva già scritto nell’aforisma 278de Il viandan- te e la sua ombra (Umano troppo umano II) che «la stampa, la mac- china, la ferrovia e il telegrafo sono premesse da cui nessuno ha an- cora osato trarre la conclusione che se ne avrà fra mille anni». Il suo percorso doveva però portarlo a trascurare questo spunto, a favore di un’impostazione entro la quale pose le sue domande – e osò le sue ri- sposte – fondamentali nei termini della genealogia della morale e quindi perlopiù in riferimento alla dimensione sociale e psicofisiolo- gica dell’ominazione, piuttosto che a quella tecnica. Secondo varie modalità e per vie diverse, è questo un tratto co- mune alla riflessione filosofica, che, anche laddove abbia acquisito la consapevolezza della centralità della storia della tecnica per la storia dell’ominazione, si è perlopiù limitata a configurare le sole strutture generali della relazione, sulla base di ipotesi e assunzioni più o meno condizionate dal contesto teorico o ideologico entro cui nascevano, fi- nendo così quasi sempre per esaurire il discorso su di un piano uni- versalmente antropologico o di storia universale, in riferimento al quale era poi sempre agevole operare una traduzione, e neutralizza- zione teorica, della tecnica in altri termini: economici, psicosociali, weltanschaulich, sociologici, politici e così via. Non fanno eccezione né Marx, cui pure dobbiamo intuizioni essenziali sullo statuto delle macchine, né lo stesso Gehlen, che a dispetto di quanto pur ricono- sce con chiarezza sul significato antropologico della tecnica, non ri- esce ad operare rispetto al suo dato ciò che pure gli era riuscito ri- spetto alla paleontologia, alla fisiologia e all’antropologia culturale. È invece in contesti non immediatamente filosofici, penso in- nanzitutto alla grandiosa opera di Leroi-Gourhan, che la storia mate- riale della tecnica viene presa approfonditamente in considerazione rispetto al suo significato culturale, storico e ovviamente antropologi- impaginato N. Russo 00 pref 1-06-2007 18:25 Pagina 8 8 Nicola Russo co, ma solo entro lo spazio ristretto di discipline specializzate, che nel momento in cui provano orizzonti più ampi fanno perlopiù i conti con i propri limiti strutturali. È tale soprattutto il caso in cui sia “il proprio tempo” ciò di cui si cerca di rendere ragione, con risultati che, muta- tis mutandis, ricordano molto il malriuscito ibrido con la cui immagi- ne, nella prefazione alla Genealogia della morale, Nietzsche si pren- deva gioco dei genealogisti alla maniera inglese, nelle cui ipotesi «la bestia darwiniana e la modernissima modesta creaturina morale che “non morde più” si danno garbatamente la mano». Una metafora nel- la quale è adombrato quel che egli riteneva un principio fondamen- tale di ogni genealogia, e ossia che l’origine e lo scopo, l’origine e il si- gnificato non coincidono, principio che è poi cruciale per compren- dere in che senso l’antropologia debba essere storica, anche l’antro- pologia filosofica, così come la storia, affrontata con intenzioni filoso- fiche, non possa evitare di confrontarsi e talora confondersi con l’an- tropologia. Ogni indagine antropologica, infatti, se priva di senso sto- rico non può che generare ibridi generalmente poco vitali, così come una storia che non guardi al processo di ominazione che la sostanzia non ha alcun significato propriamente filosofico. Tutto ciò, riportato nell’ambito di quanto qui direttamente inte- ressa, è solo un piccolo cenno in direzione del senso in cui si vuole in- tendere l’“antropologia della tecnica”, ossia come disciplina stretta- mente filosofica che, per parafrasare ancora il Nietzsche della Ge- nealogia della morale, mira a comprendere qualcosa di quel che è ri- masto della «modernissima modesta creaturina morale» – che nel se- colo e mezzo intercorso tra questa sua definizione e oggi si è dimo- strata peggiore di qualsiasi «bestia darwiniana» – non a partire da ipo- tesi su ciò che è generalmente umano o da assunzioni su ciò che è universalmente storico, ma guardando «il grigio, il documentato, l’ef- fettivamente verificabile, l’effettivamente esistito, insomma tutta la lunga, difficilmente decifrabile, scrittura geroglifica del passato tecni- codell’uomo». In conclusione, a integrazione di quanto solamente accennato all’inizio, va menzionato che tra i saggi che compongono l’antologia ne sono stati accolti due provenienti dall’ambito accademico tedesco – l’uno, quello di Joachim Fischer (uno degli animatori dell’Istituto di impaginato N. Russo 00 pref 1-06-2007 18:25 Pagina 9 Prefazione 9 Sociologia della Technische Universität di Dresda, diretto da un al- lievo di Gehlen: il prof. Karl-Siegbert Rehberg) di ispirazione ples- sneriana e quindi antropologico-filosofica (teso ad approntare una cornice anzitutto epistemologica entro la quale coltivare un approc- cio al tema antropologico finalmente “nuovo”, scevro, cioè, da retag- gi e ipoteche dualistiche); l’altro, di Bernhard Irrgang, titolare della cattedra di Filosofia della Tecnica presso lo stesso ateneo, che è un chiaro esempio della tendenza sociologizzante della filosofia della tecnica tedesca contemporanea –, saggi che rappresentano tradizioni di pensiero molto significative in vista del progetto di una rinnovata antropologia della tecnica, oltre ad essere un segno tangibile di rela- zioni di collaborazione e amicizia. Napoli, 01/02/2007 Nicola Russo