ASSOCIAZIONE AMICI DELL’ACCADEMIA DEI LINCEI L’UNITÀ D’ITALIA dalle pagine della GAZZETTA UFFICIALE I PRIMI ANNI A cura di Pierluigi Ridolfi Prefazione di Carlo Azeglio Ciampi 1861 › 2011 › › 150° anniversario Unità d’Italia Questo libro, pubblicato dall’Associazione Amici dell’Accademia dei Lincei e con un contributo economico della Fondazione Generali, si inserisce nelle ini- ziative per il 150° anniversario dell’Unità d’Italia. Edizione non in commercio. Per il 150° anniversario dell’Unità d’Italia l’Associazione ha pubblicato anche: Canti e Poesie per un’Italia unita - dal 1821 al 1861 a cura di Pierluigi Ridolfi, con prefazione di Carlo Azeglio Ciampi © 2011 AssoCIAzIoNE AmICI dELL’ACCAdEmIA dEI LINCEI Via della Lungara, 10 00165 Roma ASSOCIAZIONE AMICI DELL’ACCADEMIA DEI LINCEI L’UNITÀ D’ITALIA dalle pagine della GAZZETTA UFFICIALE I PRIMI ANNI A cura di Pierluigi Ridolfi Prefazione di Carlo Azeglio Ciampi Ringraziamenti Questo libro è il frutto della collaborazione di molte persone. Ringrazio: • mio figlio Valerio e gli amici che hanno letto le prime bozze, fornito consigli e suggerito correzioni; in particolare sono stati preziosi i contributi dell’ing. Gian Pietro mazzoni e del dr. Giorgio Pala; • la prof.ssa Luisa Carrà (presidente della dante Alighieri di Ferrara) e la dr.ssa Cinzia Ammirati (Biblioteca Ariostea di Ferrara) per le notizie sul soggiorno di Vittorio Emanuele II in quella città; • il prof. Cosmo Colavito per l’aiuto a inquadrare lo sviluppo delle comunicazioni telegrafiche; • la ERREsoft srl, che ha realizzato un efficiente sistema di ricerca per esplorare l’enorme banca dati delle Gazzette Ufficiali; • Francesco Gherardi per il restauro grafico delle figure. Un riconoscimento particolarissimo, insieme alla mia gratitudine, va all’Avv. Vincenzo Catapano, vice presidente dell’Associazione, che non solo ha rivisto il testo con grande cura e attenzione, ma soprattutto mi è stato di continuo stimolo. Pierluigi Ridolfi INDICE Prefazione 7 Introduzione 9 Fatti e personaggi Capitolo I maggio 1860: inizia il cammino verso l’unità d’Italia 17 Capitolo II Il Re e Garibaldi: da Teano all’Aspromonte, dall’incontro allo scontro 27 Capitolo III Il fenomeno del brigantaggio 45 Capitolo IV Firenze capitale 53 Capitolo V La terza guerra di Indipendenza 63 Capitolo VI L’epidemia di colera del 1866 99 Capitolo VII La presa di Roma 103 Capitolo VIII La morte dei protagonisti 107 Infrastrutture di comunicazione Capitolo IX Il telegrafo 121 Capitolo X Le ferrovie 125 Notizie sull’Associazione Amici dell’Accademia dei Lincei 137 5 PREFAZIONE Ancora una volta ho accettato con piacere l’invito a scrivere una breve pre- messa per un volume pubblicato dall’Associazione Amici dell’Accademia dei Lincei. Con esso l’Associazione suggella l’anno celebrativo dell’unità politica della Nazione. Un piccolo libro; libro singolare, dove la storia si fa per noi cronaca, of- frendosi con una freschezza e una vivacità intatte nonostante il secolo e mezzo trascorso. scorriamo le sue pagine ed esse ci restituiscono lo “spirito del tempo”, forse più di quanto saprebbe fare un “vero” libro di storia. Fin dall’inizio si respira un clima suggestivo; c’è un fervore di cose nuove; aleggia una lieve eccitazio- ne. È lo sfondo sul quale si susseguono, indistinti, eventi divenuti poi storici ed episodi minimi che nessun manuale di storia ha mai registrato. È in questa mescolanza di cifra che sta l’attrattiva del libro. seguiamo giorno per giorno le fasi di questo “stato nascente” dell’Italia unita - come faremmo oggi leggendo il giornale - attraverso resoconti accura- ti, ricchi di particolari e di notazioni di colore. Apprendiamo così che Vittorio Emanuele II, in visita ufficiale a Bologna dopo che l’Emilia ha votato l’annessione al Regno di sardegna, viene accolto con grande entusiasmo da quelle popolazioni. molte sono le manifestazioni in onore del sovrano, che culminano con il gran ballo al Teatro Comunale. In un tripudio di applausi, mentre le orchestre suonano l’inno reale, il Re pur “nel suo aspetto maschio mostra la commozione con la quale accoglie le dimostrazioni di questo popolo”. In posizione più defilata, il Conte di Cavour e il ministro Farini “ebbero anch’essi la loro parte di applausi”. Per la “pagina politica”, viceversa, la Gazzetta sceglie, se del caso, di man- tenere un profilo basso. Per l’impresa dei mille, ad esempio, che ha appena avuto inizio, Torino sembra preoccupata di sottolineare la sua “terzietà” ri- spetto all’iniziativa garibaldina, la quale, al contrario, riceve sostegno pieno dalla stampa inglese, come attesta inequivocabilmente un articolo del Times, riportato tra i “dispacci” che la Gazzetta regolarmente pubblicava. Lo spazio ampio riservato alle note di costume, alle cronache mondane, 7 alle curiosità culturali, agli annunci pubblicitari permettono di immergersi nella realtà di questa Italia ai primi passi della sua vicenda unitaria. Certamen- te, è una Italia vista da Torino e con “occhi torinesi”. Questo non fa che mettere in risalto la complessità e le difficoltà di unifi- care una Nazione fino ad allora “congiunta di sangue, di religione, di lingua scritta ed illustre; ma divisa di governi, di leggi, d’istituti, di favella popolare, di costumi,di affetti, di consuetudini”1. Insomma, come abbiamo appreso fin da ragazzi sui banchi di scuola, dopo aver fatto l’Italia bisognava “fare gli Italiani”. In questo viaggio in una Italia sospesa tra aspirazioni e realizzazioni; tra alti ideali e dura realtà; tra slanci generosi e calcoli meschini; tra ampiezza di visione e ottusa miopia, in breve in quest’umana avventura che vede protago- nisti i nostri progenitori, impegnati nel gravoso compito di costruire lo stato unitario, ci guida con intelligenza e passione il curatore del volume, mosso da un gusto particolare per la ricerca storica condotta in ambiti meno frequentati dalla storiografia classica. Che siano i “canti e le poesie” del Risorgimento o le pagine della Gazzetta ufficiale, identico è lo spirito che Egli riversa nella sua opera. Uno spirito fortemente intriso del desiderio di scoprire dove affonda quel sentimento unitario che abbiamo felicemente verificato essere non sopito nella nostra gente, ma, al contrario, desideroso di trovare nuove ragioni per esprimersi in modi conformi al tempo che viviamo. Questo 2011, che ci ha fatto dono di una speranza, nell’assistere alla ge- nuina, convinta partecipazione della maggior parte degli Italiani a un evento simbolo della Nazione, si chiude mentre l’Italia si trova ad affrontare uno dei passaggi più difficili della sua storia recente. Le difficoltà gravi dell’economia chiamano tutti, uomini politici, autorità di governo, istituzioni, cittadini, a uno sforzo immenso, doloroso per il prezzo che esso richiede ai cittadini; e ancor più doloroso perché tra questi “militano” molti di coloro la cui condotta verso lo stato è sempre stata esemplarmente improntata a correttezza e lealtà nell’assolvimento dei propri doveri civici. Risanare le finanze pubbliche, intervenire con fermezza e decisione per riportare il Paese sul sentiero della crescita economica è impresa di portata enorme, che nessun Governo può compiere senza avere il sostegno pieno dei “governati”; senza un generale senso di responsabilità, senza l’indispensabile spirito di solidarietà che ci deve fare tutti consapevoli dell’altezza della posta in gioco. Carlo Azeglio Ciampi 1 Vincenzo Gioberti, Del primato morale e civile degli italiani Tipografia Elvetica, 1844 8 INTRODUZIONE Il 4 gennaio 1860 viene pubblicata per la prima volta la “Gazzetta Uf- ficiale del ReGno”. Quale sia il Regno non è specificato, ma è sottinteso quello di sardegna. Un Regno inconsueto, che ha una capitale, Torino, lonta- nissima, in cui risiede un Re che in sardegna non va mai. Nella Gazzetta c’è un po’ di tutto: una parte ufficiale, nella quale sono pubblicati i provvedimenti normativi, e altre sezioni con resoconti parlamen- tari, notiziari nazionali e internazionali, avvisi, cronaca, pubblicità, appendici culturali. Nel primo numero, di quattro pagine di grande formato2, c’è infatti un nuovo regolamento emanato dal ministro della pubblica istruzione per il personale amministrativo, ma si dà anche notizia che l’11 gennaio ci sarà un gran ballo in maschera, dove si potranno fumare i sigari e il ricavato andrà ai bisognosi; si riporta una corrispondenza da Parigi che informa che l’Impera- tore dà prove di ossequio alla Chiesa, stiano pertanto tranquilli i cattolici, e c’è anche questo annuncio commerciale: La “Gazzetta Ufficiale del Regno” prende il posto della “Gazzetta Piemon- tese”, giornale ufficiale del Regno di sardegna fin dal 18483. La redazione è a Torino: per le corrispondenze da altre città si fa ampio ricorso a un’agenzia di informazioni privata, la stefani, anch’essa di base a Torino, dotata di una fitta 2 All’incirca quello dell’attuale Sole-24 Ore. 3 La Gazzetta Piemontese riprende le pubblicazioni nel 1867 per trasformarsi nel 1895 nel quotidiano La Stampa. 9 rete di corrispondenti all’estero, collegata per telegrafo con la rete europea. Nel corso della giornata la Gazzetta riceve i “dispacci elettrici dell’Agenzia stefani”4, con i quali la redazione costruisce le notizie dell’ultim’ora. La chiu- sura in tipografia avviene di solito a metà pomeriggio: alla sera la Gazzetta è già in distribuzione. A quell’epoca non esistono in Italia grandi quotidiani nazionali, ma solo giornali di interesse locale, soprattutto in appoggio a gruppi politici: le fun- zioni di quotidiano nazionale sono assunte per la prima volta proprio dalla Gazzetta Ufficiale del Regno, con le caratteristiche di un organo di stampa generalista. scorrere le sue pagine oggi è molto agevole, poiché le Gazzette sono state tutte digitalizzate e rese disponibili in rete5: è un modo “nuovo” di ripercorre- re la storia del nostro Paese, attraverso il punto di vista del Governo, di cui la Gazzetta è l’organo ufficiale. Ad esempio, la mutevole evidenza con cui ven- gono presentati i fatti dal 1860 fino alla morte di Pio IX, rivela con chiarezza da una parte la prudenza con la quale il Governo si muove nei riguardi delle grandi potenze europee e dall’altra il desiderio di cercare una soluzione ami- chevole con il Papa, per indurlo a cedere pacificamente i territori dello stato pontificio, inclusa la città di Roma. Che la Gazzetta sia l’espressione della politica governativa ma non di quella dei partiti è detto chiaramente fin da uno dei primissimi numeri, e precisa- mente dal n. 9 dell’11 gennaio 1860: Torino, 11 gennaio 1860 - Da alcuni giorni era a nostra notizia, come si diffondes- sero nel paese voci che attribuivano al Governo ingerenze nelle lotte dei partiti e nelle polemiche della stampa periodica. Non ci era sembrato opportuno nè conforme alla dignità del Governo il contraddirle; ma poiché ora alcuni giornali le hanno raccolte, dichiariamo nel modo più formale, che quelle voci sono pie- namente insussistenti. 4 I numerosi “dispacci elettrici dell’Agenzia stefani”, riportati in questo libro, per brevità vengono chiamati semplicemente “dispacci”. 5 si tratta del progetto AU.GU.sTo, acronimo che sta per AUtomazione della Gazzetta Ufficiale sTorica, che nel 2005, quando ero componente del collegio direttivo del CNIPA (Centro Nazionale per l’Informatica nella Pubblica Amministrazione), proposi al ministro per l’Innovazione e le Tecnologie dr. Lucio stanca per un finanziamento, dimostrando che l’investimento si sarebbe ripagato in meno di un anno. Infatti, la disponibilità in linea di tutte le Gazzette avrebbe consentito la liberazione di spazi destinati alla conservazione delle vecchie raccolte cartacee, di solito incomplete, esistenti in numerose biblioteche locali. Il lavoro di digitalizzazione è stato imponente (oltre 600 mila pagine) e dal 2011 tutto il materiale è in linea, nel sito di digitPA, che ha raccolto l’eredità del CNIPA. 10