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L'ovale rimbalza male: Dal rugby alla vita nelle storie di tre campioni (Italian Edition) PDF

118 Pages·2014·4.1 MB·Italian
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Martìn Castrogiovanni Sergio Parisse Gonzalo Canale con Nicola Mostardini L'ovale rimbalza male Dal rugby alla vita nella storia di tre campioni 2 3 Responsabile editoriale: Roberto De Meo Cura editoriale: Studio Pym Progetto grafico: Rocío Isabel González www.giunti.it © 2014 Giunti Editore S.p.A. Via Bolognese 165 - 50139 Firenze - Italia Via Borgogna 5 - 20122 Milano - Italia Prima edizione digitale: aprile 2014 ISBN: 9788809795990 4 * «Il carattere di un uomo è il suo destino» Eraclito 5 C’è una fotografia apparsa sulla carta stampata un paio di anni fa che racchiude tutto quello di cui si parlerà in questo libro. In quell’immagine ci sono tre ragazzi grandi e grossi abbracciati insieme. Sono ritratti a mezzo busto; uno ha la mano sul cuore, l’altro gli occhi chiusi e i capelli lunghi che gli ricadono sul viso, il terzo lo sguardo fiero davanti a sé. Stanno cantando l’inno italiano, anzi, più che cantarlo, lo stanno gridando con tutta la forza che hanno in corpo. Quei tre uomini sono Sergio Parisse, Martín Castrogiovanni e Gonzalo Canale. Indossano la maglia della Nazionale – bianca con lo stemma tricolore sul petto, non la classica divisa azzurra – prima di un’importante partita del Sei Nazioni. Questa fotografia è l’essenza del rugby e della vita. Lo spirito di squadra che lega tra loro i compagni, la ferma determinazione a superare ogni difficoltà, la volontà di dare sempre il massimo, il rispetto che si instaura tra i giocatori in vista di un obiettivo più grande, un sentimento che spesso diventa vera e propria amicizia. Basta guardare con attenzione le espressioni dei tre ragazzi per capirlo, senza bisogno di tante parole. Se si potesse poi allargare l’inquadratura, vedremmo tutti i giocatori in casacca bianca continuare quell’abbraccio in una lunga catena: ognuno è sostegno del proprio vicino, ne cancella le debolezze e ne esalta la grinta, il coraggio. Ammireremmo anche gli avversari in rispettoso silenzio in mezzo al 6 terreno di gioco. Hanno già cantato il loro inno: ora è arrivato il momento di ascoltare. E attorno alle squadre uno stadio interamente dipinto di azzurro. Uomini, donne e bambini in piedi fanno rimbombare quel canto sugli spalti. Pronti ad applaudire per l’intera durata dell’incontro. Ecco, in quel momento non importa più la vittoria o la sconfitta. Conta soltanto la volontà di dare tutto. Attingere ogni più piccolo residuo di energia fisica e mentale fino a raggiungere il limite delle proprie possibilità. E superarlo anche, quel limite. Con lealtà e determinazione. È per questo che il rugby non è uno sport come tutti gli altri. È per questo che assomiglia così tanto alla vita. E allo stesso modo questo non sarà un libro sul rugby, ma un libro di rugby. Dove per «rugby» si intende non soltanto lo sport in sé, ma lo spirito che ne sta alla base. Quello spirito che lo rende così diverso da tutti gli altri. Certo, anche qui c’è una squadra che affronta un’altra squadra con l’obiettivo di batterla. C’è un pallone – e che sia ovale in questo momento non ha poi troppa importanza – che deve essere portato dentro l’area di meta avversaria in modo da marcare quanti più punti possibile o, in ogni caso, almeno uno più degli avversari. Ci sono i campionati e le coppe, squalifiche e infortuni. Ma c’è anche tutto il resto. Saranno tre dei nostri campioni più grandi a raccontarcelo. Uno sguardo dall’interno di un mondo affascinante senza mai dimenticare l’esterno. Andando ben al di là del lato prettamente sportivo, ci mostreranno come la filosofia rugbistica si possa applicare alla vita di tutti i giorni e ci riveleranno in che modo questo sport li abbia aiutati a diventare quello che sono oggi. Dentro e fuori dal campo. Ma si è parlato anche troppo, è tempo di allargare ancora l’inquadratura: lasciamo il campo, le tribune, lo stadio intero ed entriamo in quel momento di sospensione irreale che precede l’inizio della partita vera e propria. Leghiamoci idealmente prima di affrontare il campo, consapevoli che tra pochi istanti ognuno darà prova del proprio coraggio, della propria forza fisica e mentale, del proprio senso dell’amicizia e dell’appartenenza. Ora l’ovale passa a loro. Anche quando rimbalza male. 7 Sergio Parisse (Sergio) È il capitano della Nazionale e dello Stade Français, la squadra di Parigi. Occhi marroni, 110 chili distribuiti su quasi due metri d’altezza. Fisico scultoreo e sguardo acuto, Parisse è il classico uomo che nessuno vorrebbe mai avere contro. Nato in Argentina da genitori italiani, Sergio si appassiona al rugby fin da bambino. Viene convocato dalle nazionali giovanili italiane non ancora maggiorenne e nel 2002, ad appena diciannove anni, fa il suo esordio in prima squadra. Nello stesso anno si trasferisce in Italia, dove gioca per tre anni a Treviso. È del 2005 il suo trasferimento al club parigino. Quello che è stato nominato «atleta più sexy del Mondiale 2003» ha ormai superato le cento presenze in Nazionale. Gioca con il numero 8, terza linea centro. Se gli chiedete di raccontarsi in poche parole, lui risponde così: «Riflessivo, equilibrato, un ragazzo che darebbe tutto quello che ha per la sua famiglia e per i suoi cari». 8 Martín Castrogiovanni (Castro) Uno dei volti più conosciuti del rugby italiano, Castro, come viene chiamato da tutti, è l’uomo che in campo fa il lavoro sporco: gioca pilone e il pilone è quello che guida la mischia, che si scontra spalla contro spalla con gli avversari inferociti cercando di guadagnare un pugno di metri. Proprio per questo, oltre che per i capelli lunghi e la barba folta, al suo ingresso in campo sembra di vedere un gladiatore che entra nell’arena. Argentino di nascita ma italiano di adozione, ha partecipato a più di cento incontri con la nostra Nazionale, ha quindi le stesse «caps» di Parisse. Ha giocato a Calvisano, poi a Leicester (dove ha vinto due campionati inglesi). È dell’estate 2013 il trasferimento al Tolone. Cuoco provetto, è proprietario di due ristoranti italiani a Leicester. Se gli chiedete di raccontarsi in poche parole, lui risponde così: «Sono come mi vedete tutti, buono, affettuoso, solare. Un po’ il contrario di Sergio: lui riflette e riflette prima di prendere una decisione, io sono più istintivo, do fiducia a tutti». 9 Gonzalo Canale (Gonza) Canale inizia ben presto a vagabondare tra Italia e Argentina: nasce infatti a Cordoba nel 1982, ma si trasferisce in Italia a soli due anni, rimanendoci per altri otto. È in questo periodo che inizia a giocare a rugby. Poi il ritorno in Sudamerica, dove rimane fino alla maggiore età. Ingaggiato dalla Benetton Treviso, vince con questa squadra due campionati italiani. Risale al periodo trevigiano la nascita dell’amicizia tra lui, Parisse (con cui condivide una casa per un paio d’anni) e Castro. E come loro, sceglie la Nazionale italiana, di cui è ormai considerato un veterano. Dal 2005 gioca in Francia, prima a Clermont-Ferrand, dove conquista il titolo, poi a La Rochelle. Se gli chiedete di raccontarsi, lui risponde così: «Sono un ragazzo normale, quello che potreste trovarvi alla porta accanto. Educato, preciso, credo che la lealtà sia il valore fondamentale su cui si possa giudicare un uomo». 10

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