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L'Ottimo Commento alla Commedia. Paradiso PDF

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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI TRENTO Facoltà di Lettere e Filosofia DOTTORATO DI RICERCA IN STUDI LETTERARI, LINGUISTICI E FILOLOGICI Letterature Europee del Medioevo e del Rinascimento XXV ciclo L’Ottimo Commento alla Commedia. Paradiso Saggio di edizione critica Tesi di dottorato di Vittorio Celotto Tutore Coordinatore Prof. Claudio Giunta Prof. Fulvio Ferrari Anno accademico 2011-2012 INDICE 1. INTRODUZIONE………………………………………………………………………...IV 2. NOTA AL TESTO……………….………………………………………………….......XVI 2.1 I manoscritti e le edizioni....………………………………………………........XVI 2.2 La tradizione dell’Ottimo……………………………………………………..XXIII 2.3 Il commento al Paradiso……………………………………………………....XXX 2.4 Il testimone S…………………………………………………………….......XXXII 2.5 L’archetipo……………………………………………………………...........XXXV 2.6 I subarchetipi α e β……………………………………………………………..XLI 2.7 L’articolazione interna del ramo α……………………………………………XLIX 2.8 L’articolazione interna del ramo β……………………………………………..LVII 2.9 Il rifacimento di Par., XXVIII-XXXIII e i rapporti tra P e S…………………LXXXVI 2.10 Conclusioni…………………………………………………………………..XCV 3. CRITERI DI EDIZIONE……………………………………………………………...XCVII 3.1 Criteri generali…………………………………………………………….....XCVII 3.2 Costituzione degli apparati e delle appendici…………………………………….C 3.3 Nota linguistica e criteri grafici………………………………………………....CII BIBLIOGRAFIA…………………………………………………………………………...CV L’Ottimo Commento alla Commedia. Paradiso Proemio generale…………………………………………………………………......2 Capitolo 1……………………………………………………………………………..5 Capitolo 2……………………………………………………………………………20 Capitolo 3……………………………………………………………………………32 Capitolo 4……………………………………………………………………………40 Capitolo 5……………………………………………………………………………56 Capitolo 6……………………………………………………………………………64 Capitolo 7……………………………………………………………………………96 Capitolo 8…………………………………………………………………………..105 Capitolo 9…………………………………………………………………………..118 Capitolo 10…………………………………………………………………………128 II Capitolo 11…………………………………………………………………………139 Capitolo 12…………………………………………………………………………152 Capitolo 13…………………………………………………………………………165 Capitolo 14…………………………………………………………………………174 Capitolo 15…………………………………………………………………………182 Capitolo 16…………………………………………………………………………193 Capitolo 17…………………………………………………………………………205 Capitolo 18…………………………………………………………………………217 Capitolo 19…………………………………………………………………………228 Capitolo 20…………………………………………………………………………239 Capitolo 21…………………………………………………………………………248 Capitolo 22…………………………………………………………………………258 Capitolo 23…………………………………………………………………………266 Capitolo 24…………………………………………………………………………274 Capitolo 25…………………………………………………………………………284 Capitolo 26…………………………………………………………………………293 Capitolo 27…………………………………………………………………………303 Capitolo 28…………………………………………………………………………314 Appendice cap. 28………………………………………………………………….324 Capitolo 29…………………………………………………………………………327 Appendice cap. 29………………………………………………………………….340 Capitolo 30…………………………………………………………………………348 Appendice cap. 30………………………………………………………………….356 Capitolo 31…………………………………………………………………………360 Appendice cap. 31………………………………………………………………….368 Capitolo 32…………………………………………………………………………372 Appendice cap. 32………………………………………………………………….383 Capitolo 33…………………………………………………………………………389 Appendice cap. 33………………………………………………………………….400 III 1 INTRODUZIONE 1.1. L’Ottimo Commento alla Commedia dantesca viene identificato per la prima volta nel 1612 dagli Accademici della Crusca, che nell’editio princeps del loro Vocabolario ne ri- cavano circa 1400 lemmi, selezionati in virtù della pregevole qualità del toscano “aureo” at- testato in quell’apparato di chiose, che viene così definito: «Comento sopra Dante da alcuni chiamato l’ottimo».1 La designazione di Ottimo è stata poi codificata definitivamente nella prima e unica edizione a stampa del commento, curata da Alessandro Torri nel 1827-1829,2 e con essa si continua a indicare il primo commento fiorentino all’intera Commedia, redatto con ogni probabilità negli anni ’30 del XIV secolo da un autore che, talvolta riconosciuto o confuso con Iacomo della Lana, talaltra con il notaio e volgarizzatore fiorentino Andrea Lancia, bisognerà probabilmente rassegnarsi a considerare anonimo. Anche in epoca precedente al recupero filologico degli Accademici della Crusca non mancano riferimenti al commento dell’Ottimo, citato sempre in forma anonima e identifica- to in modi diversi. Secondo le indicazioni fornite da Luigi Rocca nel suo ancora fondamen- tale volume sull’antica esegesi della Commedia,3 la prima menzione dell’Ottimo risalirebbe a Giorgio Vasari, il quale nella seconda redazione della sua Vita di Cimabue riporta un passo della chiosa relativa alla terzina di Purg., XI 94-96, attribuita a «un comentatore di Dante, il quale scrisse nel tempo che Giotto vivea dieci o dodici anni dopo la morte d’esso Dante», e ascritta intorno al 1334.4 Lo stesso Vasari dichiara inoltre che, negli anni in cui scrive, il commento si trova «appresso il molto reverendo don Vincenzio Borghini, priore degl’Innocenti». E infatti sarà proprio il Borghini che nel 1573, insieme agli altri «Deputati fiorentini» preposti alla correzione del Decameron, attingerà all’Ottimo – chiamato ora «il buono» ora «l’Antico Comentatore», e lodato «per dottrina et per notitia di molte proprietà 1 Vocabolario degli Accademici della Crusca, Venezia, appresso Giovanni Alberti, 1612. Ora è consul- tabile la ristampa anastatica con presentazione di G. NENCIONI, Firenze, Le Lettere, 1987. 2 L’Ottimo Commento della ‘Divina Commedia’. Testo inedito d’un contemporaneo di Dante citato da- gli Accademici della Crusca, a cura di A. TORRI, Pisa, presso Niccolò Capurro, 1827-29, 3 voll. Ora in ristam- pa anastatica, con prefazione di F. MAZZONI, Bologna, Forni, 1995, 3 voll. 3 L. ROCCA, Di alcuni commenti della ‘Divina Commedia’ composti nei primi vent’anni dopo la morte di Dante, Firenze, Sansoni, 1891, in particolare cfr. il cap. L’Ottimo Commento, pp. 229-342. 4 Cfr. G. VASARI, Le vite de’ più eccellenti pittori scultori e architettori nelle redazioni del 1550 e 1568, a cura di R. BETTARINI, Firenze, Sansoni, 1967, 2 voll., vol. II, p. 43. IV di que’ tempi» ‒ per numerosi esempi linguistici destinati alle celebri Annotazioni sul testo del Boccaccio.5 Da questi pochi indizi appare subito evidente che la prima circolazione del commento avvenne in forma anonima, e già i suoi primi lettori cinquecenteschi ignoravano chi fosse il responsabile di un progetto ermeneutico pur dotato di indubbia autorevolezza.6 Colpisce in questo senso anche la totale assenza di riferimenti nelle rassegne dei più antichi interpreti del poema dantesco messe a punto tra Tre e Quattrocento: in particolare, gli elenchi forniti nel Prologo del commento all’Inferno di Guglielmo Maramauro (1369-1373), nell’edizione milanese della Commedia curata da Martino Paolo Nibia, detto il Nidobeato (1477-1478), e del commento di Cristoforo Landino (1481). Bisognerà aspettare la fine del XVIII secolo per vedere pubblicati i primi excerpta trat- ti dall’Ottimo,7 mentre soltanto negli anni ’20 dell’Ottocento Alessandro Torri, come si è accennato, comincia a dedicarsi all’edizione integrale del commento. L’edizione del Torri è condotta sulla base dei due soli codici che gli erano a disposizione: il ms. Laur. Plut. 40 19 (P nella presente edizione), già utilizzato dal Dionisi per la pubblicazione del primo canto infernale, e il ms. Laur. Plut. 40 2 (P¹ nella presente edizione), segnalatogli da Karl Witte, contenente il solo Paradiso. La stampa pisana si configura dunque nelle prime due cantiche come una trascrizione, peraltro spesso imprecisa, del testo tràdito da P, mentre per la terza cantica, vengono registrate in apparato anche le principali varianti riportate da P¹, che negli ultimi sei canti diventano così capillari ed estese da costringere l’editore ad accoglierle in apposite appendici collocate alla fine di ciascuno dei canti XXVIII-XXXIII. L’edizione Torri si rivela particolarmente scorretta in molti punti, gravata da pesanti omissioni o letture errate che in più di un brano compromettono la compiutezza del senso. Già nel 1830 infatti Gio- vanni Maria Picciòli redige un Saggio di correzioni all’Ottimo Commento della Divina Commedia, in cui viene severamente biasimato il «trascurato modo» in cui Torri aveva con- dotto la sua edizione, e vengono avanzate proposte emendatorie a un consistente numero di passi: 5 Cfr. Le Annotazioni e i Discorsi sul ‘Decameron’ del 1573 dei deputati fiorentini, a cura di G. Chiec- chi, Roma-Padova, Antenore, 2001, pp. 35-36. Massimiliano Corrado ha identificato i codici dell’Ottimo com- pulsati dai Deputati fiorentini nel ms. Laur. Ash. 832, contenente le prime due cantiche, e nel ms. Ginori Ven- turi 3, conservato nella Biblioteca del Centro Dantesco dei Frati Minori Conventuali di Ravenna, contenente il solo Paradiso: cfr. M. CORRADO, Per l’identificazione di un nuovo esemplare borghigiano dell’Ottimo Com- mento alla Commedia: il ms. Laur. Ash. 832, in «Rivista di Studi Danteschi», V, 2005, pp. 161-181. 6 Cfr. M. CORRADO, Lettori cinquecenteschi dell’Ottimo Commento alla Commedia (Giambullari, Gelli, Vasari, Borghini, Salviati, Piero del Nero), in «Rivista di Studi Danteschi», VIII, 2008, pp. 394-409. 7 Il solo primo canto dell’Inferno, trascritto dal ms. Laur. Plut. 40 19, fu pubblicato da G. J. DIONISI in Serie di Aneddoti Num. v. De’ codici fiorentini, Verona, per li eredi Carattoni Stampatori Vescovili, 1790, in particolare cap. XXI, Si dà il Comento dell’Anonimo dal principio a tutto ’l primo capitolo dell’Inferno, come giace nel codice Laurenziano, regolata solo l’interpunzione, pp. 128-136. Altre chiose tratte dall’Ottimo, an- che qui chiamato «Antico Comento» e confuso con Iacomo della Lana, furono stampate nella celebre edizione del poema dantesco detta Dell’Ancora: cfr. La ‘Divina Commedia’ di Dante Alighieri, a cura di A. RENZI, G. MARINI, G. MUZZI, Firenze, nella Tipografia all’Insegna dell’Ancora, 1817-1818, 4 voll., vol. IV, Annotazioni alla ‘Divina Commedia’. V Colla pisana edizione si appagò finalmente il comun voto; ma solo in parte: poiché il tra- scurato modo con cui fu quella eseguita lascia ancor molto a desiderare. Di fatti gli errori dell’antico copiatore del codice uniti a quelli del moderno Editore vi abbondano talmente, che poche sono le pagine, per non dire i periodi, ne’ quali il lettore non trovi qualche ostacolo a coglierne il senso. E rispetti ai primi, essi sono tali quali erano da aspettarsi da un amanuense, uomo senza lettere al sommo grado ignorante. I secondi sono, quali esser doveano gli errori di un Editore di testi antichi, che toglie, cangia e arbitrariamente cor- regge quanto, o non gli piace, o non intende.8 Nonostante le sue carenze e le riserve espresse da molti dei suoi lettori, l’edizione pro- curata da Torri rimane ancora oggi l’unico testo integrale disponibile per chiunque voglia av- vicinare il commento dell’Ottimo.9 Appare dunque ovvio che un tentativo di proporre al let- tore moderno un testo affidabile presupponga l’allestimento di un’edizione critica fondata su una completa escussione del testimoniale e su criteri ecdotici rigorosi che conducano a una precisa ricostruzione della storia della tradizione dell’Ottimo. È per rispondere a questa esi- genza che è stato concepito il progetto della «Edizione Nazionale dei Commenti Dante- schi»,10 che prevede appunto una nuova edizione integrale di questo fondamentale apparato esegetico. La ricerca che qui si presenta fornisce i risultati di un nuovo studio della tradizione manoscritta, con alcune proposte di soluzioni editoriali, messe provvisoriamente in atto in un tentativo di edizione critica del testo integrale della sezione di commento relativa al Paradi- so. 1.2. L’adespotia con cui il commento dovette circolare fin dall’inizio è, come è stato già ampiamente osservato dalla critica recente, probabile conseguenza della natura del tutto par- ticolare dell’Ottimo nel quadro della prima esegesi dantesca.11 Primo commento organico al- le tre cantiche prodotto a Firenze, l’Ottimo è infatti programmaticamente concepito come 8 Cfr. Saggio di correzioni di G. B. PICCIÒLI all’Ottimo Commento della Divina Commedia, Firenze, nella Tipografia all’Insegna di Dante, 1830, pp. 3-4. 9 Vale solo la pena ricordare che, a seguito dell’edizione Torri, vennero pubblicati nuovamente i primi tre canti infernali, secondo la lezione del ms. San Daniele del Friuli, Biblioteca Comunale Guarneriana 200, in G. GRION, Commento volgare ai primi tre canti della Divina Commedia, non mai fin qui stampato, Bologna, Fava e Garagnani, 1868. Un numero consistente di brani dell’Ottimo è stato poi pubblicato, fondato su corre- zioni apportate al testo Torri tramite la consultazione di altri codici fiorentini, nella monumentale antologia del “secolare commento” allestita da Guido Biagi: cfr. La Divina Commedia nella figurazione artistica e nel seco- lare commento, a cura di G. BIAGI, G. L. PASSERINI, E. ROSTAGNO, U. COSMO, Torino, Utet, 1924-1939, 3 voll. 10 La presentazione del progetto si legge in S. BELLOMO, L’«Edizione Nazionale dei Commenti Dante- schi», in «Rivista di Studi Danteschi», a. I, 2001, pp. 9-26; e cfr. anche E. MALATO, Il «secolare commento» alla Commedia. Il Censimento e l’Edizione Nazionale dei Commenti Danteschi, in «Rivista di Studi Dante- schi», a. V, 2005, pp. 273-314. 11 Per un profilo organico dei principali tratti distintivi del commento si rimanda alle analitiche trattazio- ni di S. BELLOMO, Ottimo Commento, in ID., Dizionario dei commentatori danteschi. L’esegesi della ‘Comme- dia’ da Iacopo Alighieri a Nidobeato, Firenze, Olschki, pp. 354-374; e di M. CORRADO, Ottimo Commento, in Censimento dei Commenti Danteschi. I commenti di tradizione manoscritta (fino al 1480), a cura di E. MALATO e A. MAZZUCCHI, Roma, Salerno Editrice, 2011, pp. 371-406. VI un’organizzazione summatica delle esperienze esegetiche antecedenti. L’intenzione compila- toria dell’anonimo autore viene d’altronde esplicitamente esposta nel proemio generale dell’opera (non trascritto da Torri per via della caduta di una carta al principio del ms. base della sua edizione): Intendendo di sponere le oscuritadi che sono in questo libro intitolato Comedia, composta per Dante Alleghieri fiorentino, e narrare le storie e lle favole della presente opera, e dare più piena notizia delle persone nominate in essa, delle c‹hi›ose d’i più valenti huomini che a isponerle puosono loro utile fatica, accolte le [ms. acciò le] infrascritte e aggiunte- vene alquante, cominceròe questo comento (ms. BNCF Conv. Soppr. J V 8, c. 1r). Il progetto ermeneutico dell’Ottimo appare dunque fin dall’accessus votato a una gene- rale ricognizione e al bilancio complessivo di quanto la tradizione esegetica intorno al poema dantesco aveva prodotto negli anni precedenti. Questa strategia compilatoria rivela dunque i debiti ingenti che l’Ottimo contrae con i suoi predecessori, al cui vasto materiale ricorre sen- za troppi scrupoli mediante una tecnica che, come ha spiegato Saverio Bellomo, talvolta con- siste in un assemblaggio delle voci esegetiche secondo una disposizione unitaria e organica, più spesso in una vera e propria giustapposizione «con un metodo centonistico “a mosaico” che rappresenta un aspetto caratterizzante del commento».12 È soprattutto la prima cantica a esibire fitti e diffusi rapporti con gli altri chiosatori. In particolare, si rilevano brani tratti dalle chiose in volgare all’Inferno di Jacopo Alighieri (tra- scritte nella stessa lezione tràdita dalle Chiose Palatine), e dal commento latino del cancellie- re bolognese Graziolo Bambaglioli, compulsato mediante il testo del volgarizzamento tosca- no A.13 Ma il commento di gran lunga più consultato dall’Ottimo, con riprese letterali anche di ampie porzioni di testo, è senza dubbio il primo commento esteso all’intera Commedia, re- datto dal notario bolognese Iacomo della Lana tra il 1323 e il 1328.14 Sebbene manchino espliciti richiami al nome dell’autore, il commento del Lana costituisce la fonte privilegiata dell’Ottimo – l’unica, peraltro, che l’anonimo commentatore poteva avere a disposizione per il Purgatorio e per il Paradiso. Gli ingenti accorpamenti e l’altissimo numero di citazioni prelevate letteralmente dalle chiose del Lana hanno per lungo tempo indotto a identificare completamente l’Ottimo con il commento bolognese. Sebbene tra Sette e Ottocento sia il Dionisi che Karl Witte avessero tentato di mettere in luce la natura dei rapporti tra i due apparati esegetici, chiarendone le dif- 12 Cfr. S. BELLOMO, Ottimo Commento, cit., p. 357. 13 Cfr. J. ALIGHIERI, Chiose all’Inferno, a cura di S. BELLOMO, Padova, Antenore, 1990; Chiose Palati- ne: ms. 313 della Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, a cura di R. ABARDO, Roma, Salerno Editrice, 2005; G. BAMBAGLIOLI, Commento all’Inferno di Dante, a cura di L. C. ROSSI, Pisa, Scuola Normale Superio- re, 1998. I rapporti dell’Ottimo con l’esegesi pregressa sono indagati nel dettaglio da L. ROCCA, Di alcuni commenti, cit., pp. 242-256; un nutrito elenco di passi desunti da altri commenti è stato recentemente redatto da G. DE MEDICI, Le fonti dell’Ottimo Commento alla ‘Divina Commedia’, in «Italia Medioevale e Umanistica», vol. XXVI, 1983, pp. 71-123. 14 Cfr. IACOMO DELLA LANA, Commento alla ‘Commedia’, a cura di M. VOLPI, con la collaborazione di A. TERZI, Roma, Salerno Editrice, 2010, 4 voll. VII ferenze e dimostrando l’originalità del commento fiorentino,15 l’editore ottocentesco del commento del Lana, Luciano Scarabelli scriveva nella sua premessa: «Signori, l’Ottimo è il Lana nella grandissima parte con giunte e intersecazioni di Commenti sincroni […]. Chi fos- se ora per riprodurre quell’Ottimo nol potrebbe così titolare».16 Indagando anch’egli sulla vessata questione attributiva, alla luce di uno studio comples- sivo che comprendeva anche gli altri commentatori antichi, Luigi Rocca tentò di esibire so- prattutto le vistose differenze tra i due commenti nelle rispettive strategie espositive, così da dimostrare la sostanziale alterità dell’Ottimo sulla base di un motivato raffronto stilistico. L’indagine del Rocca metteva in risalto tre aspetti fondamentali. Sul piano dell’elucidazione del dettato dantesco, secondo il Rocca, l’Ottimo si presenta più accurato e scrupoloso del commento lanèo: «l’esposizione letterale […] oltre ad essere più compiuta, è spesso anche più giusta: sia perché il commentatore, mettendo a profitto l’opera de’ suoi predecessori, ar- riva più facilmente a comprendere il concetto del Poeta; sia perché come toscano, anzi fio- rentino, meglio dell’altro ne intende il linguaggio».17 D’altro canto, sul piano dottrinale e fi- losofico, «l’Ottimo non è più esteso del Lana; lo segue anzi molto da vicino»; il Rocca osser- va correttamente che l’anonimo commentatore fiorentino «non possiede come il Lana la dia- lettica scolastica, e non sa intavolare le questioni con quel metodo sempre uguale di proposi- zioni pro e contro, di obiezioni e di prove […] che il Lana conosce e adopera da maestro».18 Il tratto precipuo e originale dell’Ottimo emerge invece in tutta evidenza nell’uso puntuale delle fonti storiche e cronachistiche: l’esposizione del chiosatore, infatti, si diffonde partico- larmente sugli eventi della storia, soprattutto recente, cui allude il poema, offendo particolari preziosi anche in merito alla biografia dantesca. Come scrive ancora il Rocca, «che nella par- te storica del commento l’Ottimo riesca molto migliore del Lana […] è facile congetturarlo, quando si tenga conto, da una parte la trascuratezza del Lana nel ricercare la verità storica, e dall’altra, della diligenza colla quale l’Ottimo va in cerca di fonti più attendibili anche in fat- to di cose antiche».19 Il carattere fondamentale di summa delle pregresse esperienze ermeneutiche non na- sconde, dunque, un profilo autoriale abbastanza definito da poter escludere che il commento 15 Contraddicendo per la prima volta l’idea, già diffusa da tempo, che sosteneva l’identificazione tra i due commenti, il Dionisi ipotizzava che l’Ottimo fosse da identificare con un autore toscano, presumibilmente ghibellino, attivo intorno al 1334. Sebbene ammettesse l’impiego spregiudicato di materiale desunto dal Lana, l’erudito veronese sosteneva che «chi il crede di nazion bolognese e con Jacomo della Lana il confonde total- mente s’inganna» (J. DIONISI, Serie di Aneddoti, cit., p. 88). Sulla stessa linea espressa dal Dionisi, cfr. K. WITTE, Quando e da chi sia composto l’Ottimo Commento a Dante, in Id., Dante-Forschungen. Altes und neues, Halle, Barthel, 1869, 2 voll., vol. I, pp. 399-417. 16 Cfr. la Premessa a Commedia di Dante degli Allagherii col commento di Jacopo di Giovanni della Lana bolognese, a cura di L. SCARABELLI, Milano, Giuseppe Civelli, 1865, p. XII. Il debito innegabile dell’Ottimo nei confronti del Lana, di cui vengono riprodotte intere chiose e da cui l’anonimo commentatore ricava il metodo esegetico e dottrinale di fondo, venne stigmatizzato anche da Giosuè Carducci, che lo liquida- va sbrigativamente definendolo un «rabberciatore elegante» (cfr. G. CARDUCCI, Della varia fortuna di Dante [1866-1867], in Edizione Nazionale delle Opere, Bologna, Zanichelli, 1936, vol. X, Dante, pp. 253-420, p. 333. 17 Cfr. L. ROCCA, Di alcuni commenti, cit., pp. 256-257. 18 Ivi, pp. 256 e 257-258. 19 Ivi, pp. 270-271. VIII sia opera di un semplice copista, e non di un commentatore con uno specifico programma ermeneutico, che, se da un lato si avvale largamente di materiale allotrio, dall’altro conserva sempre una fisionomia caratterizzante. È stato ampiamente notato come l’autore intervenga spesso in prima persona nel corpo delle sue chiose per riportare esperienze personali in qual- che modo utili alla spiegazione del testo dantesco, oppure per rimarcare la sua personale opi- nione rispetto alle posizioni di altri chiosatori citati.20 Tra questi interventi, il caso più clamo- roso è senz’altro rappresentato da due ormai celebri passi del commento alla prima cantica in cui l’autore attesta la sua conoscenza diretta di Dante. Si tratta delle chiose a Inf., X 85-87 e a XIII 146-147. Nella prima il commentatore, volendo difendere l’adozione del vocabolo in ri- ma «tempio» in luogo di «chiesa» («tal orazion fa far nel nostro tempio», v. 87), riporta, a sostegno della sua tesi, una personale testimonianza del poeta, il quale avrebbe in sua presen- za rivendicato la sua completa libertà espressiva rispetto agli obblighi formali imposti dalla metrica: Io scrittore udii dire a Dante, che mai rima nol trasse a dire altro che quello ch’avea in suo proponimento; ma ch’elli molte e spesse volte facea li vocaboli dire nelle sue rime al- tri che quello, ch’erano appo gli altri dicitori usati di sprimere. (ediz. Torri, vol. I, p. 183)21 Nella seconda chiosa invece l’anonimo commentatore ricorda di aver interpellato Dante stesso per avere notizie riguardo al monumento di Marte sul Ponte Vecchio a Firenze, e di aver appreso direttamente da lui la falsa credenza del popolo fiorentino secondo cui alle tra- sformazioni subite dalla statua corrispondessero altrettanti cambiamenti nella città. Nonostante la presenza di uno stigma autoriale evidente a comprovare l’autonomia del commentatore e l’originalità della sua opera, gli appellativi con cui essa fu sempre designata in passato (il Buono, l’Antico, l’Anonimo) dimostrano che evidentemente la diffusione del commento sia da sempre avvenuta senza una specifica attribuzione. Già gli Accademici della Crusca e i Deputati fiorentini guidati dal Borghini erano convinti che l’autore del commento fosse toscano, e anzi, ne trassero ampiamente materiale linguistico proprio in virtù dell’eccellente qualità del volgare adoperato. I primi a suggerire la fiorentinità dell’autore fu- rono Karl Witte e Luigi Rocca, i quali poggiavano la propria tesi sulla base di alcuni riferi- menti interni al commento, in cui vengono fornite notizie dettagliate intorno alla cronaca tre- centesca di Firenze e alla biografia di molti personaggi fiorentini allusi nella Commedia. I due storici riportavano inoltre due passi in cui l’autore confermava indirettamente la sua pro- 20 Per fare solo un esempio, si prenda il caso della chiosa a Par., XXXIII 65, in cui riporta brevemente l’opinione del Lana, secondo cui la sibilla sarebbe «quello che suono che fanno le foglie su li arbori mosse dal vento ch’aduce le fogliette» (cfr. Lana, vol. IV, p. 2679b-2681b), e la rigetta immediatamente: «un’altra opi- nione è di queste foglie falsa e erronea, cioè che sibilla sia uno suono». 21 È appena il caso di ricordare le parole di Maria Corti riguardo a questa dichiarazione dell’Ottimo, che trasmette al lettore moderno «la sensazione di essere sulle soglie di un miracolo», facendo intravedere «incon- tri dell’autore del commento con Dante vivo e la riserva di risposte infallibili» del poeta. Cfr. M. CORTI, Il sor- tilegio di un commento, in L’Accademia della Crusca per Giovanni Nencioni, presentazione di F. SABATINI, Firenze, Le Lettere, 2002, pp. 37-41, p. 38. IX venienza: la glossa a Purg., XIII 112 («Oh quante volte in questa provincia di Toscana cotali prieghi sono stati fatti per mali cittadini, però che non hanno lo stato che elli vorrebbono», cfr. ediz. Torri, vol. II, p. 118), e quella su Geri del Bello, a Inf., XXIX 31, in cui è riportato un motto cittadino, presumibilmente fiorentino («[…] onde è tra noi un motto, che vendetta di cento anni tiene [denti] lattaiuoli, siccome il fanciullo che allatta», cfr. ediz. Torri, vol. I, p. 498).22 Se, come si è detto, il Dionisi aveva ipotizzato l’appartenenza dell’autore al partito ghibellino, sulla base della sua partecipazione al supplizio di ventidue seguaci dell’eretico fra Dolcino a Padova (chiosa a Inf., XXVIII 55), Alessandro Torri propendeva invece a credere che il commento fosse opera di un religioso, forse dell’ordine domenicano, non solo per le numerosi citazioni scritturali e patristiche, ma anche per le «molte lodi e la particolare affe- zione con che parla più volte dell’Ordine dei Predicatori».23 Sempre fondandosi sul ricorso alle fonti, Karl Witte smentì la proposta dell’editore del commento, per suggerire, visti i mol- teplici riferimenti al diritto romano e agli statuti comunali fiorentini, quella di un autore di professione notarile.24 Il Witte recuperava un’antica supposizione dell’erudito settecentesco Lorenzo Mehus, che aveva intravisto il nome del notaio e volgarizzatore fiorentino Andrea Lancia nella sigla A. L. N. F., apposta nell’explicit del Paradiso di due testimoni trecenteschi del commento: il ms. Conv. Soppr. J I 30 (C nella presente edizione) e il ms. Vat. Lat. 4776 (V).25 Secondo il Mehus, la sigla non sarebbe altro che un acronimo per “Andrea Lancia No- taio Fiorentino”.26 Accolta prima dal de Batines, e successivamente dal Witte e dal Rocca, la supposizione di Lorenzo Mehus divenne comunemente accettata dagli studiosi, e passò a lungo in giudicato. In anni più recenti, Saverio Bellomo è tornato sul problema dell’attribuzione, offrendo efficaci argomentazioni a sostegno dell’assegnazione del commento ad Andrea Lancia. 27 Mettendo a confronto il testo del commento con il volgarizzamento dell’Eneide elaborato dal notaio fiorentino intorno al 1316, Bellomo ha rinvenuto un errore interpretativo sul passo virgiliano relativo all’inganno di Sinone e alla conseguente caduta di Troia (Aen., II 189- 22 Cfr. K. WITTE, Quando e da chi sia composto l’Ottimo Commento, cit., p. 417, e L. ROCCA, Di alcuni commenti, cit., p. 330. 23 Cfr. A. TORRI, Ai lettori benevoli, in L’Ottimo Commento della Divina Commedia, cit., vol. I, pp. V- XIV, p. XIII. 24 Cfr. K. WITTE, Quando e da chi sia composto l’Ottimo Commento, cit., pp. 416-417. 25 «Finiscono le glose accolte e compilate per A.L.N.F. sopra la Commedia di Dante Alleghieri fiorenti- no. In laude di Cristo Amen» (C, c. 141r), e «Finite le chiose accolte e compilate per A.L.N.F. sopra la Com- media di Dante Alleghieri della cittade di Firenze. Ad onore e laude di Cristo Amen» (V, c. 349r). Per alcune considerazioni sulle due sottoscrizioni, si veda la Nota al testo. 26 Cfr. L. MEHUS, Estratti di manoscritti e di rare edizioni, riportato in P. COLOMB DE BATINES, Biblio- grafia dantesca, ossia catalogo delle edizioni, traduzioni, codici manoscritti e commenti della ‘Divina Com- media’ e delle opere minori di Dante, seguito dalla serie de’ biografi di lui, Prato, Tipografia Aldina, 1845- 1846, 2 voll., vol. I, p. 596. Il bibliografo francese peraltrò appoggiò l’ipotesi attributiva del Mehus in Appunti per la storia letteraria d’Italia ne’ secoli XIV e XV. I. Andrea Lancia, scrittore fiorentino del Trecento, in «L’Etruria. Studj di Filologia, di Letteratura, di Pubblica Istruzione e di Belle Arti», I, 1851, pp. 18-27, pp. 25- 26. 27 Cfr. S. BELLOMO, Primi appunti sull’Ottimo Commento dantesco. I. Andrea Lancia «ottimo» com- mentatore trecentesco della Commedia, in «Giornale Storico della Letteratura Italiana», CLVII, 1980, pp. 376- 380. X

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ticolare dell'Ottimo nel quadro della prima esegesi dantesca.11. Primo commento gratia di Dio avea facto lucido e chiaro il cuore e tutto illuminato
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