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Lo storytelling nella comunicazione d'impresa PDF

14 Pages·2009·0.36 MB·Italian
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Tigor: rivista di scienze della comunicazione - A.I (2009) n.2 (luglio-dicembre) issn 2035-584x Lo storytelling nella comunicazione d’impresa* Gabriele Qualizza Abstract Parole chiave Il presente contributo propone una ricerca esplorativa, advergame; focalizzata su aziende italiane, che hanno sviluppato infotainment; la formula dello storytelling per la comunicazione con stakeholder; i propri stakeholder. È una soluzione innovativa, che storytelling; implica il superamento degli approcci tradizionali, basati corporate branding; sulla trasmissione unilaterale del messaggio: invece di comunicazione istituzionale. proporre una manifestazione egocentrica della corporate identity, si tratta di realizzare un modello d’interazione più evoluto, che dia all’interlocutore un ruolo attivo, basato non solo su un più intenso coinvolgimento emozionale, ma anche sulla sua attiva partecipazione come partner del processo comunicativo. Dalla metà degli anni Novanta lo storytelling, fondatore della Apple (la storia di un ragazzo ossia l’arte di raccontare storie, incontra povero, che dopo aver abbandonato l’Università un sorprendente successo in molteplici ambi- si trova a frequentare un corso di calligrafia: un ti della vita sociale: dalla politica al marketing, imprinting che orienta il suo interesse verso la dalla pubblicità alla formazione, dalla progetta- comunicazione visiva), la seconda è una vicenda zione dei parchi a tema ai videogiochi. In questo di amore e di abbandono (la creazione del primo contesto, numerose aziende – da Geox a Nike, Macintosh nel garage dietro casa, l’incontro con da Apple a Microsoft – cominciano a ricorrere la futura moglie, l’allontanamento dall’azienda a formule narrative per la costruzione e per la e il successivo rientro), la terza è una storia di comunicazione della propria identità istituzio- morte e di resurrezione (la diagnosi di una ter- nale1, inserendo il corporate theme e la mission ribile malattia, alla quale sopravvive per mira- aziendale nella trama di un racconto, in modo colo). La conclusione è un invito a credere nel che la fredda logica del business lasci spazio ai domani, sempre e comunque. significati, alle intenzioni, alle emozioni. Steve Jobs parla con voce rotta dall’emozio- Un esempio eloquente è il discorso pronun- ne, in maniera coinvolgente e appassionante. ciato il 12 giugno 2005 da Steve Jobs all’Univer- In realtà, la performance è attentamente pre- sità di Stanford. È un “racconto” articolato in tre parata a tavolino: nel raccontare la sua storia parti: la prima è il romanzo di formazione del di vita, il titolare della Apple si adegua alle nor- me dello storytelling management. Non parla di 1 B. Czarniawska, Narrating the organization. Dramas of business, di dati, di argomentazioni noiose. institutional identity, Chicago, 1997; trad.it. di L. Morra, Lascia spento il PowerPoint. Per introdurre i Narrare l’organizzazione. La costruzione dell’identità istitu- suoi ascoltatori in un cosmo ricco di miti e di zionale, Torino, 2000. 4 Lo storytelling nella comunicazione d’impresa Tigor: rivista di scienze della comunicazione - A.I (2009) n.2 (luglio-dicembre) issn 2035-584x simbologie, abitato da eroi e anti-eroi, che spe- È su questo tema che intendiamo focaliz- rimentano passioni antiche come il mondo, zare l’attenzione, con particolare riguardo per universali. Come nelle fiabe e nei romanzi. quanto si sta muovendo nel nostro Paese. Sembra dunque attualizzarsi un’inedita al- Gli obiettivi del presente studio si possono leanza tra letteratura e impresa. La crisi delle ricondurre a tre principali esigenze: innanzi- moderne meta-narrazioni di emancipazione2 tutto, offrire dati ed elementi di riflessione, apre il varco a una proliferazione di micro- utili a mettere in luce le caratteristiche e a in- narrazioni, riferite ad ogni ambito dell’espe- dividuare le specificità di questo fenomeno; in rienza umana: in questo senso, anche il mon- secondo luogo, comprendere le motivazioni do dell’impresa sembra investito dall’inatteso che giustificano l’ampio e crescente ricorso da revival del racconto3. In realtà, lo storytelling parte delle aziende a formule narrative per la promette molto di più: si propone come forma comunicazione istituzionale; infine, valutare discorsiva dell’azienda post-moderna4, un’im- il ruolo acquisito dagli stakeholder di volta in presa allo stato gassoso, liquida e plurale, in volta coinvolti nel processo comunicativo. continuo cambiamento, che declina la propria Per raggiungere tali obiettivi, seguiamo un comunicazione di corporate secondo i criteri percorso di tipo induttivo, mediante la tecnica dell’emotional branding5. dello studio di casi: a partire da concreti esem- È vero che piccole fiction e slice of life erano pi di “racconti aziendali” utilizzati a livello presenti in pubblicità fin dai tempi del Caro- istituzionale, cerchiamo di trarre considera- sello, con l’obiettivo di catturare l’attenzione zioni trasversali, utili a “leggere” tale forma di dello spettatore, ma l’advertising in quel mo- comunicazione nel suo complesso. mento ruotava per intero attorno al prodotto, L’analisi dei casi aziendali è preceduta da un alle sue funzionalità e alle sue prestazioni. inquadramento teorico e si conclude con l’esame Nell’era post-pubblicitaria siamo invece delle implicazioni manageriali e con l’indicazio- posti di fronte a un doppio movimento: la pri- ne di possibili percorsi per la ricerca futura. ma novità è lo sviluppo narrativo a partire dal brand. Ciò presuppone che la marca abbia una 1. Riferimenti teorici: due diversi ap- personalità, un carattere, un temperamento, procci allo storytelling che possono evolvere e cambiare nel corso del tempo6. La seconda novità è che le narrazioni Il tema dello storytelling è stato finora af- vengono sempre più spesso collegate alla co- frontato a partire da due diversi approcci: municazione istituzionale, elaborata secondo - il primo filone, quello dello storytelling ma- il concetto del corporate branding 7. nagement, prende le mosse da un interesse pre- 2 J.F. Lyotard, La condition postmoderne: rapport sur le valentemente strumentale8. L’arte di raccon- savoir, Paris, 1979; trad.it. di C. Formenti, La condizione tare storie è intesa come tecnica, espediente post-moderna, Milano, 1981. utilizzabile per rendere la comunicazione più 3 Si pensi al romanzo collettivo Le Aziende In-visibili, coinvolgente e accattivante. A tal fine, diventa scritto da un centinaio di personalità dell’economia e oggetto di interesse tutto ciò che può incorpo- della cultura, che utilizzano la metafora dell’azienda per rare al proprio interno un elemento narrativo, parlare del mondo contemporaneo. Cfr. M. Minghetti (a cura di), Le aziende in-visibili, Milano, 2008. traducibile a sua volta in un artefatto simbo- lico, capace di “parlare” a pubblici diversi9: in 4 C. Salmon, Storytelling. La machine à fabriquer des his- toires et à formater les esprits, Paris, 2007; trad.it. di G. corporate brand, in “European Journal of Marketing”, Gasparri, Storytelling. La fabbrica delle storie, Roma, 2008. n. 7/8 (2003) pp. 1041-1064; E. Scholes, D. Clutterbuck, 5 M. Gobé, Emotional Branding. The new paradigm for con- Communication with Stakeholders. An Integrated Approach, necting brands to people, New York, 2001. in “Long Range Planning”, 31(2), 1998, pp. 227-238. 6 M. Lombardi (a cura di), La marca, una come noi, Milano, 8 A titolo di esempio, cfr. S. Denning, Squirrel Inc. A fa- 2007. ble of leadership through storytelling, San Francisco, 2004; 7 Cfr. M.J. Hatch, M. Schultz, Are the strategic stars aligned trad. it. di N. Gaiarin, Scoiattoli SpA. SSttoorriiee ddii nnooccii ee lleeaaddeerr-- for your corporate brand?, in “Harvard Business Review”, ship, Milano, 2005. 79/2 (2001), pp. 128-134; Id., Bringing the corporation into 9 A. Fontana, Manuale di Storytelling. Raccontare con ef- 5 Lo storytelling nella comunicazione d’impresa Tigor: rivista di scienze della comunicazione - A.I (2009) n.2 (luglio-dicembre) issn 2035-584x questa prospettiva, possono diventare “storie” sone che operano in azienda, a ciò che rimane tutti i discorsi con cui la direzione strategica nell’ombra dietro i discorsi e i comportamen- cerca di orientare l’opinione pubblica, ma pos- ti ufficiali. L’analisi delle storie organizzative, sono essere rielaborati in termini narrativi an- raccolte dalla viva voce dei protagonisti, por- che i messaggi diffusi all’interno dell’organiz- ta alla luce un complesso e polifonico intrec- zazione, così come i processi comunicativi tesi cio di racconti che si parlano, si scambiano, si a presidiare i significati che le persone attribu- contraddicono14. Emergono narrazioni paral- iscono alle proprie esperienze di consumo. Un lele, diverse e alternative rispetto a quelle ca- meeting, un commercial, un comunicato stam- noniche: tracce, rumori di fondo, materiali di pa, il design di un prodotto, una newsletter, un scarto, frammenti, nei quali si depositano le logo aziendale, un programma di infotainment, vite personali, con tutto il carico di desideri e un advergame, le dichiarazioni valoriali conte- vissuti inconsapevoli, spazi interstiziali in cui nute nei documenti che definiscono l’identità si annida la storia profonda dell’organizzazio- d’impresa: tutte queste espressioni possono ne15. Si evidenzia come le narrazioni offrano trasferire all’interlocutore un elemento narra- agli individui e ai gruppi «uno spazio poetico tivo, che può essere anche soltanto accennato, in cui la fantasia prevale sulla realtà»16, per il non necessariamente sviluppato in forma or- forte contenuto immaginifico ed emozionale ganica e compiuta. che sono in grado di esprimere. Non mancano, all’interno di questo filone, le All’interno di questo filone di ricerche si applicazioni originali: basta pensare alle cam- sviluppa inoltre una crescente consapevolezza pagne pubblicitarie sviluppate in forma di fic- delle rilevanti implicazioni di carattere teori- tion a puntate (Barilla, Tim, Lavazza), secondo la co, che il tema dello storytelling sottende. logica dell’advertainment10. Tuttavia, il prezzo da In prima istanza, l’attenzione si focalizza pagare per l’uso sempre più largo e comprensi- sulla necessità di un approccio “narrativo” alla vo del termine è la banalizzazione del concetto conoscenza, a partire dalla nota distinzione stesso di narrazione, che rischia di trasformarsi introdotta da Bruner tra comprensione para- in una marca fonetica priva di significato11; digmatica e comprensione narrativa17. La prima - il secondo filone, quello dell’organizational modalità cognitiva procede in modo lineare, storytelling12, si sviluppa nell’ambito degli studi logico-scientifico, puntando a separare, a in- organizzativi: il punto di partenza è l’idea che dividualizzare, a comparare, a calcolare. Essa storie, saghe, miti, riti e cerimoniali possano ammette solo un’unica rappresentazione della essere considerati espressioni del nucleo pro- realtà alla volta, in quanto è orientata alla va- fondo di una cultura organizzativa13. Da lì, l’at- lidazione secondo il criterio del vero e del fal- tenzione si dilata al vissuto concreto delle per- so. Il pensiero narrativo consente invece una ficacia prodotti, marchi e identità d’impresa, Milano, 2009, 14 DD..MM.. BBoo��ee,, The Storytelling Organization: A Study of Story p. 26. Performance in an Office-Supply Firm, in “Administrative Science Quarterly”, n. 36 (1991), pp. 106-126 10 P. Musso, I nuovi territori della marca. Percorsi di senso, discorsi, azioni, Milano, 2005. 15 YY.. GGaabbrriieell,, Organizations and their Discontents: A Psychoanalytic Contribution to the Study of Corporate Culture, 11 CC.. SSaallmmoonn,, Storytelling. La fabbrica delle storie, cit., p. 10. in “Journal of Applied Behavioural Science”, n.27 (1991), 12 PPeerr uunn qquuaaddrroo dd’’iinnssiieemmee,, ccffrr.. CC.. RRhhooddeess,, AA..DD.. BBrroowwnn,, pp. 38-336. Narrative, organization and research, in “International 16 Op.cit., p. 333. Journal of Management Review”, 7 (3), 2005, pp. 167-188. 17 J. Bruner, J., The narrative construction of reality, in 13 II..II.. MMiittrrooffff,, RR..HH.. KKiillmmaannnn,, Stories managers tell: a new “Critical Inquiry”, n. 18 (1991), pp. 1-21; trad.it. “La co- tool for organizational problem solving, in “Management struzione narrativa della realtà”, in M. Ammaniti, D.N. Review”, 67(7), 1975, pp. 18-28; E. Schein, Coming to Stern (a cura di), Rappresentazioni e narrazioni, Laterza, a New Awarness of Organizational Culture, in “Sloan 1991. Simile è la distinzione tra paradigma del mondo Management Review”, 25(4), 1984, pp. 3-16; trad.it. razionale e paradigma narrativo proposta da W.R. Fisher. “Verso una nuova consapevolezza della cultura organiz- Cfr. Id., Narration as a human communication paradigm: zativa”, in P. Gagliardi (a cura di), Le imprese come culture. the case of public moral argument, in “Communication Nuove prospettive di analisi organizzativa, Torino, 1995², Monographs”, n. 51 (1984). pp. 395-415. 6 Lo storytelling nella comunicazione d’impresa Tigor: rivista di scienze della comunicazione - A.I (2009) n.2 (luglio-dicembre) issn 2035-584x pluralità di rappresentazioni contemporanee sciano anzi spazio ad un ampio set di variazio- del mondo, dal momento che il suo criterio ni intermedie: in definitiva, per essere effica- di validazione è la plausibilità. Questa moda- ce, l’astratto potere del pensiero narrativo deve lità cognitiva si nutre dunque di simboli, di comunque tradursi in oggetti fisici, in simboli, miti, di metafore e di analogie, occupandosi in manifestazioni e artefatti concreti. di ciò che muta un semplice comportamen- to in un’azione umana, dotata di intenzioni 1.1 - La fabbrica delle storie e di significati18. In particolare, la conoscenza narrativa consente di stabilire un legame tra Del resto, come nota Barthes23, «il racconto l’eccezionale e l’ordinario: attraverso le narra- comincia con la storia stessa dell’umanità; non zioni le persone cercano dunque di elaborare esiste, non è mai esistito in alcun luogo un spiegazioni, interpretazioni e giustificazioni popolo senza racconti». Le narrazioni rispon- per quanto di imprevedibile avviene nella vita dono infatti a una molteplicità di compiti e di quotidiana. funzioni, che risultano centrali per l’identità In seconda battuta, «la nozione di sapere dei singoli e dei gruppi: narrativo si accosta alla metafora del mondo- - fin dalla notte dei tempi, le storie (orali, come-testo»19. Si assiste dunque ad uno shift: poi scritte, oggi multimediali) si propongono dallo stoytelling visto in chiave epistemologi- come dispositivi di organizzazione del pensie- ca allo storytelling come ontologia20, via per ro e di conservazione della memoria24; costruire un’identità “narrativa” della stessa - per un verso, in quanto schemi cognitivi impresa. La crisi del fordismo mette in di- (di carattere narrativo), le storie allestiscono scussione i significati prescritti e prevedibili: la “cornice di riferimento” entro cui i sogget- si tratta allora di ripensare l’organizzazione ti possono trovare un senso alla propria espe- come comunità di pratiche e di discorsi, sfor- rienza professionale e di vita, partecipando in zo collettivo di generazione del senso, secon- prima persona al processo di generazione dei do la prospettiva del sensemaking disegnata da significati (sense co-makership)25. Le strutture Weick21, dunque come racconto in costante narrative sono dunque le forme attraverso cui cambiamento. All’identità organizzativa, inte- le persone comprendono la realtà, le proprie sa come sostanza, si sostituisce un nuovo mo- vite, le proprie azioni26: l’inserimento in una dello, nel quale l’identità è vissuta invece come trama, «rende ciascun evento comprensibile racconto: non più una struttura monolitica, ma alla luce della totalità in cui esso si colloca e che, un filo che continuamente si dipana nel tem- al tempo stesso, contribuisce a generare»27; po, attraverso le storie dei diversi stakeholder - per un altro verso, lo storytelling è in stret- con cui l’azienda interagisce22. to rapporto con la memoria “autobiografica”, I due filoni non si escludono a vicenda, la- individuale e collettiva: questa agisce infatti come un “dispositivo narrativo”, chiamato a 18 Come spiega Barbara Czarniawska, «all’interno del restituire il filo della coerenza agli atti unici modo logico scientifico di sapere si ottiene una spiega- della nostra vita, in connessione con quella de- zione riconoscendo un evento come un caso di una leg- ge generale, o come appartenente a una certa categoria. All’interno del modo narrativo di sapere, una spiegazione 23 RR,, BBaarrtthheess,, RR.. ((11996666)),, ““IInnttrroodduuccttiioonn ttoo tthhee SSttrruuccttuurraall consiste nel collegare un evento a un progetto umano». Analysis of Narratives”, in S. Heath, Image – Music – Cfr. B. Czarniawska, Narrare l’organizzazione, cit. p. 27. Text, Glasgow, 1966, pp. 79-124; trad.it. “Introduzione 19 B. Czarniawska, Narrare l’organizzazione, cit. p. 9. all’analisi strutturale dei racconti», in R. Barthes et al., L’analisi del racconto, Milano, 1969, pp. 7-46, p. 7. 20 C.G. Cortese, L’organizzazione si racconta. Perché occu- parsi di cose che effettivamente sono “tutte storie”, Milano, 24 WW.. OOnngg,, Orality and literacy. The technologizing of the 1999, p. 9. word, New York, 1982; trad.it. di A. Calanchi, Oralità e scrittura. Le tecnologie della parola, Bologna, 1986. 21 K.E. Weick, Sensemaking in Organizations, Thousand Oaks, Cal., 1995; trad.it. di L. Formenti, Senso e significato 25 A. Fontana, Manuale di Storytelling, cit., p. 29. nell’organizzazione, Milano, 1997. 26 B. Czarniawska, Narrare l’organizzazione, cit. p. 19. 22 A. Fontana, Manuale di Storytelling, cit., p. 59. 27 G.C. Cortese, L’organizzazione si racconta, cit., p. 13. 7 Lo storytelling nella comunicazione d’impresa Tigor: rivista di scienze della comunicazione - A.I (2009) n.2 (luglio-dicembre) issn 2035-584x gli altri28. Da questo punto di vista, ogni comu- per narrativi, imprenditori e manager cercano nità umana è formata e mantenuta in vita da dunque di presidiare le “posizioni di confine” storie che si diffondono, si ripetono e si cristal- nell’intento di definire l’universo di senso con- lizzano nelle tradizioni e nelle realtà sociali29: trollato dalle proprie imprese34. D’altro canto, l’emergere di un’organizzazione è legato alla ogni organizzazione vive di tante storie: quelle possibilità per i suoi membri di riconoscersi canoniche sostenute dalla coalizione dominan- in schemi interpretativi condivisi, che diventano te, quelle apocrife proposte da sottogruppi di la base della cultura collettiva30; minoranza e quelle nascenti, ancora in forma- - in questo senso, lo storytelling si propone zione e alla ricerca di un audience35. Le storie come potente dispositivo di allineamento tra i non danno necessariamente luogo ad un coro tanti racconti del business: le costellazioni di unitario, ma si dispongono più spesso secon- storie proposte dalle persone che vivono in do linee alternative e contrastanti36; azienda, l’ “autobiografia” dell’impresa e i mol- - non rientra invece tra i compiti dello sto- teplici discorsi sviluppati nell’interazione con rytelling la registrazione fedele di una (suppo- i mercati di riferimento31; sta) realtà oggettiva, esterna all’osservatore37: la - considerando nello specifico la comunica- trama di un racconto non è intrinseca agli even- zione diretta agli stakeholder interni dell’im- ti, ma imposta dall’autore attraverso la narra- presa, la declinazione in chiave narrativa del zione38. Ogni storia può dunque proporre un corporate theme32 consente di ottenere ricadute mix di fatti accaduti e di fatti immaginati, ove positive in termini di commitment, tensione l’obiettivo è riconoscere, ricostruire e concet- al cambiamento, responsività, integrazione tualizzare le esperienze vissute. Insomma, lo tra le diverse parti dell’organizzazione, clima, storytelling non è un mezzo per nascondere la senso di appartenenza e partecipazione; realtà sotto un velo di invenzioni ingannevo- - i costrutti narrativi rappresentano infat- li: un racconto non è né vero, né falso, ma può ti un sofisticato mezzo retorico di presidio e essere “autentico”, nella misura in cui rende scambio di potere: chi possiede le chiavi d’ac- cesso ai “cancelli del senso”, cioè ai processi di 34 A. Fontana, Manuale di Storytelling, cit., p. 39. Come nota Azzoni, le visionary companies, imprese di eccellenza carat- generazione dei significati, plasma e definisce terizzate da una cult-like culture, tracciano netti confini tra la percezione del reale e dunque anche i piani che è dentro e chi è fuori dall’organizzazione: l’appartenen- d’azione che sono possibili in un determinato za all’azienda e la professione del “credo” aziendale diven- contesto33. Assumendo la funzione di gatekee- tano dunque tutt’uno. Cfr. G. Azzoni, Le religioni aziendali, relazione presentata al Convegno di Sociologia del Diritto 28 A. Fontana, Manuale di Storytelling, cit., pp. 14-16. su “Diritto/Diritti, Morale/Morali, Religione/Religioni”, 29 B. Poggio, Mi racconti una storia? Il metodo narrativo organizzato dall’Associazione di Studi su Diritto e Società, nelle scienze sociali, Roma, 2004. Cagliari, 19-20 settembre 2003, p. 14 (testo dattiloscritto). 30 LL.. SSmmiirrcciicchh,, ““OOrrggaanniizzaattiioonn aass SShhaarreedd MMeeaanniinnggss””,, iinn Va per altro notato che fusioni, acquisizioni, reti digitali, L.R. Pondy, P.J. Frost, G. Morgan, T. Dandridge (a cura di), società transnazionali rendono sempre più inconsistente Organizational Symbolism: Monographs in Organizational l’idea di un confine da presidiare (B. Czarniawska, Narrare and Industrial Relations, vol. 1, Greenwich, 1983, pp. 55-56. l’organizzazione, cit., p. 6). Nei nuovi modelli organizzati- vi le linee di confine tendono infatti a sciogliersi, trasfor- 31 R. Noceti, “Di che storia sei? Lo storytelling nelle attivi- mandosi in ampi e variegati territori di frontiera: luoghi tà di head hunting secondo l’esperienza Key2People”, in fluidi, mobili, dinamici, in continua evoluzione. A.Fontana, Manuale di Storytelling, cit., pp.159-167, p. 162. 35 DD.. SSiimmss,, ““OOrrggaanniizzaattiioonnaall LLeeaarrnniinngg aass tthhee 32 U. Collesei, V. Ravà, “La comunicazione integrata”, in Development of Stories: Canons, Apocrypha and Pious Id. (a cura di), La comunicazione d’azienda, Torino, 2004, Myths”, in M. Easterly-Smith, J. Burgosue, L. Arayo pp. 47-61 (a cura di), Organizational Learning and the Learning 33 PP.. GGaagglliiaarrddii,, The creation and change of organizational cul- Organization, London, 1999. ture. A conceptual framework, in “Organizational studies”, n. 36 DD..MM.. BBBooo���eee,,, Stories of the storytelling organization: a post- 7 (1986), pp. 117-134; trad.it., “Creazione e cambiamento modern analiysis of Disney as “Tamara-land”, in “Academy delle culture organizzative: uno schema concettuale di ri- of Management Journal”, 38(4), 1995, pp. 997-1035. ferimento”, in Id. (a cura di), Le imprese come culture. Nuove prospettive di analisi organizzativa, Torino, 1995, pp. 417- 37 B. Czarniawska, Narrare l’organizzazione, cit. 438. 38 G.C. Cortese, L’organizzazione si racconta, cit., p. 16. 8 Lo storytelling nella comunicazione d’impresa Tigor: rivista di scienze della comunicazione - A.I (2009) n.2 (luglio-dicembre) issn 2035-584x conto del mondo organizzativo così come è In maniera analoga a quanto avviene nelle esperito, vissuto, dai diversi attori39. altre narrazioni, pure lo storytelling aziendale Una delle ipotesi più suggestive, formulate presuppone l’esistenza di un conflitto, di un dagli studiosi, è che tutte le narrazioni ricorra- paradosso, di uno scontro tra visioni diverse no ad alcuni topoi o schemi narrativi perma- della realtà, che la ragione solo calcolante non nenti, che rappresentano altrettanti vettori di è in grado di tenere insieme e di rimarginare. senso, attraverso i quali le culture umane co- In altri termini, «si racconta perché i conti non struiscono le esperienze di vita personale e or- tornano»44, perché c’è un vuoto che il racconto ganizzativa40. In altri termini, gli elementi di è chiamato a riempire. L’esistenza di un con- ogni narrazione, variamente combinati, ven- flitto esclude la possibilità di una lettura uni- gono sempre posizionati entro un format di voca delle realtà: richiede piuttosto l’attivazio- base, una sorta di meta-copione, che riprende ne di un processo di interpretazione, orientato le caratteristiche dello schema narrativo canoni- a ridefinire continuamente le cornici di senso co41: ogni racconto parte da una situazione ini- con cui persone e organizzazioni ricostruisco- ziale di equilibrio, che viene all’improvviso in- no gli eventi narrati. franto dall’emergere di una mancanza, di una Bisogna inoltre sottolineare che, mentre la minaccia, dal prefigurarsi di una realtà poten- logica scientifica si propone di stabilire con- zialmente ostile. Il quadro, che così si delinea, nessioni rigide, causali, tra i fatti osservati, la pone il protagonista di fronte ad una difficile narrazione lascia aperta la natura della con- sfida, che egli affronta acquisendo innanzitut- nessione: questo significa che «lo stesso insie- to le competenze necessarie e successivamente me di eventi può essere organizzato intorno a affrontando vari ostacoli e peripezie, fino allo trame differenti»45. scontro decisivo con il principale antagonista. Con la vittoria ottenuta sul campo il protago- 2. Definizione del campo d’indagine nista porta a termine la sfida ed è in grado di ri- stabilire, su nuove basi, l’equilibrio perduto42. Alla luce di queste considerazioni, la pre- Non si tratta tuttavia di un ritorno alla status sente indagine focalizza l’attenzione su una quo precedente, in quanto la nuova situazione specifica dimensione dello storytelling azienda- presuppone un reframing del campo percetti- le, ossia sulla possibilità di ricostruire e comu- vo. Il cerchio non si chiude: anche l’Ulisse che nicare in chiave narrativa, a fini strategici e isti- ritorna ad Itaca è diventato nel frattempo un tuzionali, l’identità e l’immagine dell’impresa, altro Ulisse, che ritrova un’altra Penelope43. a prescindere dalla ricerca di immediati ritor- ni di carattere commerciale. L’ipotesi sottesa è 39 Op.cit., p. 146. che la diffusione dello storytelling istituziona- 40 In genere, nelle narrazioni personali e professionali le non sia soltanto una moda passeggera, ma si ritrovano i seguenti elementi: un eroe alla ricerca di se possa essere collegata a nuove modalità di fare stesso; un’impresa da compiere, un insieme di gesta stra- ordinarie; un avversario che ostacola l’eroe; un conflitto, impresa, nelle quali è implicito un più forte una battaglia tra i soggetti eroici e i loro antagonisti; un coinvolgimento dei diversi stakeholder. tesoro da scoprire; un trauma, una violenza gratuita da Siamo dunque nell’ambito della comuni- cui l’eroe deve riprendersi; uno o più oggetti magici, che cazione istituzionale: un’attività indirizzata a aiutano l’eroe nella realizzazione dell’impresa; alcuni costruire, diffondere, consolidare – secondo aiutanti, che sostengono l’eroe nella sua esperienza di vita; le nozze finali, che rappresentano metaforicamen- un orientamento strategico di lungo periodo te il coronamento dell’impresa eroica (cfr. Fontana, – un’immagine forte e attrattiva dell’impresa Manuale di Storytelling, cit., p. 19). con l’obiettivo di generare consensi sociali, il 41 G. Marrone, Il discorso di marca, Roma-Bari, 2007. 42 V. Propp, Morfologija skazki, Sankt Peterburg, 1928; pp. 119-176. trad.it. Morfologia della fiaba, Torino, 1966 44 G.P. Quaglino, “Di ciò di cui si narra nelle organizza- 43 V. Jankélévitch, L’irreversible et la nostalgie, Paris, 1974; zioni”, saggio introduttivo a C. Cortese, L’organizzazione trad.it. (parziale) di A. Serra, “La nostalgia”, in A. Prete (a si racconta, Milano, 1999, pp. IX-XVI, p. XIII. cura di), Nostalgia. Storia di un sentimento, Milano, 1992, 45 B. Czarniawska, Narrare l’organizzazione, cit. p. 26. 9 Lo storytelling nella comunicazione d’impresa Tigor: rivista di scienze della comunicazione - A.I (2009) n.2 (luglio-dicembre) issn 2035-584x cui accumularsi possa riverberarsi nuovamen- rytelling non sono un semplice espediente reto- te sulla stessa immagine46. È un compito, svi- rico, finalizzato ad incrementare l’appeal della luppato in staff con la direzione generale, che comunicazione, ma assumono una valenza sviluppa uno specifico elemento del valore: le strategica, incorporando al proprio interno un relazioni con l’ambiente e con i portatori di modello di razionalità “narrativa” che è affine risorse47. I suoi interlocutori sono dunque gli a quello utilizzato dal vertice istituzionale per stakeholder, così come definiti da Freeman: negoziare con gli stakeholders i valori e i signifi- cati che legittimano l’organizzazione: ne conse- Any group or individual who can affect or is affected gue che «la reputazione (positiva o negativa) e by the achievement of the organization’s ob�ectives48. il ricordo coinvolgente o irritante delle aziende Non semplici “pubblici”, destinatari passivi derivano da un complesso gioco di interscam- del massaggio, ma portatori attivi di interessi bio tra le storie interne e le storie esterne»53. (attuali o potenziali): i clienti, i dipendenti, la L’implicito sottointeso di questa imposta- comunità in cui l’impresa è inserita, gli azioni- zione è una lettura più ampia del concetto di sti. Questa relazione non ha necessariamente accountability, da intendersi non solo come carattere formale, ufficiale e contrattuale, né “responsabilità”, ma anche come capacità di identifica un qualche potere di condizionamen- “offrire un resoconto” di ciò di cui si è auto- to, esercitato dall’una o dall’altra parte49, ma va ri, situando le azioni in un racconto denso di fondamentalmente intesa come base per la le- significati54. CCoommee ssuuggggeerriissccee lloo sstteessssoo FFrreeee-- gittimazione delle attività dell’impresa50, tenen- man, «our task is to take metaphors like the do presente che tale legittimazione è sempre stakeholder concept and embed it in a story “negoziata” attraverso uno scambio comunica- about how human beings create and exchange tivo51. Per usare il modello di Thompson, que- value»55 (corsivo nostro). sto è l’aspetto della comunicazione sviluppato In questo senso, l’attività di corporate storytel- a livello istituzionale, cioè dal vertice dell’orga- ling non coincide con l’allestimento di fatti e di nizzazione, incaricato di definire le strategie e sequenze cronologiche, ma prevede la formu- di controllare le fonti dell’incertezza, operando lazione di racconti che consentano il presidio secondo criteri di razionalità limitata52. e la rielaborazione di vissuti esperienziali e In questo contesto le attività di corporate sto- l’immaginazione di territori ancora inesplo- 46 V. Coda, Identità e immagine nella strategia dell’impresa, rati. Non sono dunque pertinenti cronache e Torino, 1991. p. 8. giornali d’impresa, diari aziendali in forma di 47 R. Fiocca, Relazioni, valore e comunicazione d’impresa, blog, cronologie e bilanci, concorsi letterari Milano, 1993, p. 43. rivolti a stakeholders e dipendenti, books con 48 RR..EE.. FFrreeeemmaann,, Strategic management: a stakeholder elencazione delle tappe della storia azienda- approach, Boston, 1984, p. 46. Notiamo per inciso che Freeman parla di affect e non di influence: già nella de- le, commemorazioni di eventi, musei allestiti finizione di “stakeholder” si introduce dunque una con esclusivi criteri catalografici. componente emozionale, che va oltre il calcolo raziona- le e il linguaggio formale ispirato al paradigma logico- 2.1. Approccio metodologico scientifico. 49 RR.. MMMiiitttccchhheeellllll,,, BBB... AAAgggllleee,,, DDD... WWWooooooddd,,, Towards a Theory Data la novità del tema, ci preme sottoline- of Stakeholder Identification and Salience: Defining the are il carattere eminentemente esplorativo del Principle of Who and What Really Counts, in “Academy of Management Review”, 22(4), 1997, pp. 853-886, p. 862. presente contributo. La ricerca è partita da una 50 TT.. DDDooonnnaaallldddsssooonnn,,, JJJ...EEE... PPPrrreeessstttooonnn,,, The stakeholder theory of fase di desk analysis, che si è focalizzata sulla the corporation: concepts, evidence and implications, in letteratura riguardante il tema prescelto (cor- “Academy of Management Review”, 20(1), 1995, pp. 65- 91. 53 A. Fontana, Manuale di Storytelling, cit., p. 30. 51 RR.. MMMiiitttccchhheeellllll,,, BBB... AAAgggllleee,,, DDD... WWWooooooddd,,, Towards a Theory of 54 B. Czarniawska, Narrare l’organizzazione, cit. Stakeholder Identification and Salience…, cit., p. 867. 55 RR..EE.. FFFrrreeeeeemmmaaannn,,, The politics of stakeholder theory: some fu- 52 JJ.. TThhoommppssoonn,, Organizations in Action, New York, 1967; ture directions, in “Business Ethics Quarterly”, 4 (4), 1994, trad.it. L’azione organizzativa, Torino, Isedi, 1988. pp. 409-421, p. 418. 10 Lo storytelling nella comunicazione d’impresa Tigor: rivista di scienze della comunicazione - A.I (2009) n.2 (luglio-dicembre) issn 2035-584x porate storytelling e sue implicazioni nell’am- - la “teatralizzazione” degli ambienti di la- bito della stakeholder theory), alla quale ha fatto voro, investiti da una pressante richiesta di vi- seguito una fase di analisi empirica (field work), sibilità e di trasparenza; basata su studi di caso56, riferiti ad aziende che - la trasformazione dell’impresa in un “regi- utilizzano questa formula innovativa. A tal sta di esperienze”, nelle quali coinvolgere – in fine, abbiamo ritenuto di concentrare l’atten- veste di co-autori – i diversi stakeholders. zione sul nostro Paese, considerando gli ulti- mi cinque anni: un arco di tempo, nel corso 3.1. Reti di racconti e costellazioni di del quale è emerso un crescente interesse per imprese questo format comunicativo, non sempre so- stenuto da un adeguato sforzo di approfondi- C’è un evidente parallelismo tra le “reti nar- mento e di concettualizzazione. rative” che avvolgono le imprese e le formule I materiali raccolti derivano da varie fonti di organizzative più evolute57. La crisi del fordi- informazione, quali stampa specializzata, siti smo va infatti di pari passo con l’affermazio- internet, strumenti audiovisivi, pubblicazioni ne di nuovi modelli organizzativi ispirati alla aziendali, dialoghi con esperti e professionisti metafora della “rete”: un insieme di soluzioni del settore, visite e sopralluoghi, nell’ambito basate non più sull’integrazione verticale del dei quali abbiamo fatto ricorso alla metodo- processo, ma sull’interdipendenza organica tra logia dell’osservazione partecipante. In alcuni imprese diverse, collegate nella supply chain58. casi siamo stati direttamente coinvolti, per at- Possiamo parlare a questo proposito di tività di consulenza professionale, nella pro- “reti del valore”59 e di “costellazioni”, gene- gettazione di specifici strumenti di comunica- rate dal fitto intreccio di relazioni fra «attori zione ispirati a logiche di corporate storytelling. economici diversi - fornitori, partner in affa- ri, alleati, clienti - che operano insieme nella 3. I risultati dell’indagine co-produzione del valore»60. Nelle strutture di questo tipo i presupposti della comunicazione Il risultato di questo lavoro è una sorta di e della cooperazione devono essere continua- work in progress, che si arricchisce continua- mente ricostruiti attraverso le relazioni tra gli mente di nuovi materiali. Tra i numerosi casi attori: in altri termini, la comunicazione non aziendali raccolti, segnaliamo di seguito quelli è soltanto un mezzo attraverso cui si veicola- più significativi, raccordandoli a sei chiavi di no i messaggi, ma è anche un dispositivo di lettura, che possono spiegare il crescente suc- creazione del senso, un ambito nel quale «si cesso dello storytelling istituzionale: mettono a punto il linguaggio e i significati in - l’analogia tra reti narrative e costellazioni modo appropriato rispetto agli usi pratici»61. d’imprese e l’emergere della nuova “azienda Sullo sfondo, emerge la nuova prospetti- cognitiva”; va dell’azienda cognitiva, che non ha più come - il ruolo di collante organizzativo assunto principale obiettivo la produzione delle merci, in tali contesti dal discorso di marca, sempre ma «la condivisione delle conoscenze, la cir- più spesso sviluppato in forma di racconto; 57 G.P. Quaglino, “Di ciò di cui si narra nelle organiz- - la ricerca di storie contestuali, di esempi di zazioni”, cit. vita densi di significato, come via per superare 58 R. Grandinetti, Reti di marketing. Dal marketing delle l’impasse decisionale, generata dall’eccesso di in- merci al marketing delle relazioni, Milano, 1993. formazioni disponibili sul tavolo dei manager; 59 C. Parolini, Rete del valore e strategia aziendale, Milano, - il ricorso a “tradizioni inventate” come ga- 1996. ranzia e giustificazione degli avvenimenti del 60 RR.. NNoorrmmaannnn,, RR.. RRaammiirreezz,, From value chain to value constellation: designing interactive strategy, in “Harvard presente; Business Review”, luglio-agosto, 1993, pp. 65-77, p. 66. 56 CCffrr.. KK..MM.. EEEiiissseeennnhhhaaarrrdddttt,,, Building Theories From Case 61 R. Grandinetti, Evoluzione del distretto industriale e delle Study Research, in “Academy Of Management Review”, sue formule imprenditoriali, in “Economia&Management”, 14(4), 1989, pp. 532-550. n. 4 (1998), pp. 79-98, p. 81. 11 Lo storytelling nella comunicazione d’impresa Tigor: rivista di scienze della comunicazione - A.I (2009) n.2 (luglio-dicembre) issn 2035-584x colazione delle informazioni, la gestione delle quista il ruolo di collante organizzativo, fino a emozioni»62. In questo contesto la narrazione diventare un riferimento essenziale per le atti- si propone – insieme – come modalità di cono- vità di comunicazione a livello di corporate66. scenza e come modalità di comunicazione63. Il presupposto è uno slittamento dei termi- Ci sembrano interessanti, a questo proposi- ni e dei significati, per cui non si parla più di to, le esperienze di incentive e di team building marchio (semplice “etichetta” applicata ad un realizzate da alcune aziende (Insiel, Kpmg) con prodotto), ma di marca, intesa come disposi- il supporto di “Log607”, giovane agenzia, nata tivo che assicura la produzione e la messa in da una costola di H-Farm, centro per la ricerca e forma del senso, condensando un insieme di l’innovazione con sede vicino a Venezia: si trat- contenuti complessi in una Gestalt immedia- ta di veri e propri urban games, che integrano in tamente riconoscibile e di facile accesso. Ogni un sistema cross-mediale una molteplicità di marca presidia dunque un territorio, elabora strumenti, dal catalogo a stampa all’audiovisivo, un universo simbolico, propone una visione dall’instant messaging alla performance dal vivo. del mondo, si esprime con una propria estetica Il filo conduttore è un racconto dato per fram- e una propria etica: così, Barilla rappresenta la menti, che i giocatori sono invitati a dipanare, casa e gli affetti familiari, Alfa Romeo la spor- identificando – come in una “caccia al tesoro” tività, Mulino Bianco il ritorno alla natura, Le- - originali punti di connessione con le persone vissima l’archetipo dell’onestà e della purezza. e con i luoghi. A questo filone si può ricollegare D’altro canto, il discorso di marca diventa anche la convention di rilancio del brand Buito- efficace nella misura in cui i valori vengono ni, realizzata a gennaio del 2007: tutto ruota at- declinati in racconto, prendendo a prestito e torno al tema dell’inizio, che i partecipanti (oltre ricombinando immagini, frammenti di storie 250 dipendenti) vengono sollecitati a vivere in e suggestioni, sedimentati nei vasti territo- presa diretta, confrontandosi con il racconto di ri dell’immaginario collettivo67. Come spiega avventure esistenziali, sportive ed umane – dal Semprini, una marca non enuncia mai diretta- Cirque du Soleil alla campionessa di ginnastica mente i propri valori, che restano dei principi Vanessa Ferrari – nelle quali traspaiono i valori astratti e fortemente sintetici, dotati di un’esi- del brand (innovazione, perseveranza, ricerca stenza esclusivamente concettuale, ma li inse- dell’eccellenza, spirito di squadra). risce nel contesto di «narrazioni più o meno Mettendo in scena valori, lo storytelling in- strutturate, all’interno delle quali i valori pos- tende favorire la connessione a livello emoti- sono attivarsi e sviluppare tutti i loro sensi»68. vo fra le persone, prospettando un’interpreta- In definitiva, ogni marca «narra delle storie»69. zione condivisa e condivisibile del contesto e Cfr. anche G. Azzoni, Le religioni aziendali, cit., p. 6. dell’identità degli attori coinvolti64. 66 MM..JJ.. HHaattcchh,, MM.. SScchhuullttzz,, Are the strategic stars aligned for your corporate brand?, cit.; Id., Bringing the corporation into 3.2. Racconti di marca corporate brand, cit. 67 V. Codeluppi, Verso la marca relazionale, relazione L’obiettivo di trascendere la frammenta- presentata al convegno “Le tendenze del marketing in zione e di consolidare le relazioni tra i diversi Europa”, Università Ca’ Foscari, Venezia, 24 novembre 2000. partner del network conferisce un risalto par- 68 A. Semprini, La marca. Dal prodotto al mercato, dal mer- ticolare alle risorse simboliche di cui un’organiz- cato alla società, Milano, 1996, p. 135. zazione dispone65: in tale contesto la marca ac- 69 Ibidem. Come nota Azzoni, la forze normativa delle cosiddette “religioni aziendali” non risiede nei principi 62 C. Salmon, Storytelling. La fabbrica delle storie, cit., p. 38. astratti a cui fanno riferimento, ma nel fatto che i valori 63 B. Czarniawska, Narrare l’organizzazione, cit. p. 24. dichiarati possono “prendere corpo” in una storia, che li at- 64 PP.. GGaagglliiaarrddii,, The creation and change of organizational tualizza e li rende efficaci (riemerge dunque il concetto di culture. A conceptual framework, cit. Wirkungsgeschichte). Esemplare è in questo senso la gestio- 65 MM..JJ.. HHaattcchh,, Organization Theory: Modern, Symbolic ne del caso Tylenol da parte di Johnson&Johnson: in quel and Postmodern Perspectives, Oxford, 1997; trad.it. di A. momento «si è creata una storia di cui J&J è la protagoni- Visentin, Teoria dell’organizzazione, Bologna, 1999, p. 192. sta positiva» e che dà legittimazione pubblica al “credo” 12 Lo storytelling nella comunicazione d’impresa Tigor: rivista di scienze della comunicazione - A.I (2009) n.2 (luglio-dicembre) issn 2035-584x Si potrebbe citare a questo proposito il caso pretativo unitario71. Come suggerisce Smorti, di Enel: nel 2006 l’azienda realizza una campa- il pensiero narrativo usa un tipo di logica mossa gna corporate, per raccontare tutto quello che dall’esigenza di arrivare a una rappresentazione il va oltre il lavoro di produzione e distribuzione più verosimile del mondo a partire dal minor nume- dell’energia, con l’obiettivo di dare un forte se- ro possibile di esempi di questo mondo. Il pensiero narrativo si svolge nella vita quotidiana, dove innan- gnale della propria responsabilità verso il Pae- zitutto è indispensabile fare delle scelte. E per poter se, presso istituzioni, opinion leaders, cittadini, fare una scelta non si può aspettare di poter ispezio- azionisti, clienti. L’idea si traduce in tre spot, nare le complesse concatenazioni logiche di un pen- che assumono la forma di “favole poetiche”, rac- siero deduttivo72. contate dall’attore Giancarlo Giannini. Al cen- Quello che può sembrare un elemento di tro, i valori chiave dell’azienda: l’impegno verso debolezza (l’inclusione nelle narrazioni del un progresso rispettoso e naturale (“Il cervo”), punto di vista soggettivo), si rivela adesso un l’attenzione per la ricerca e il potere delle idee punto di forza, in quanto consente l’accesso a (“Il cuoco”), la responsabilità verso le comunità “storie locali”, cioè a informazioni contestuali, nelle quali opera (“Lo studioso”). Il pay-off uni- concrete, lontane dall’astratta generalità delle fica in un unico concetto il tema chiave di que- leggi e dei principi scientifici73. sta campagna di comunicazione istituzionale: A questo approccio fa riferimento anche «L’energia va oltre quello che vediamo». Franke Italia. Alla fine del 2006 l’azienda re- alizza un book, interamente scritto dai di- 3.3. L’impatto dei nuovi media pendenti – con il supporto editoriale di un consulente esterno – per “raccontare” i primi Il tema dell’overload informativo acquista quarant’anni di attività. Il cuore di queste pagi- particolare rilevanza in un contesto caratteriz- ne è la testimonianza diretta dei protagonisti, zato dalla proliferazione dei media e dei mes- che raccontano i vissuti e le emozioni, i sogni saggi. Ogni giorno le scrivanie dei manager e i progetti, ma anche i dubbi e le difficoltà, sono “sommerse” da una quantità di dati su- che hanno fatto da sfondo ai brillanti risultati periore a quella che essi stessi sono in grado di conseguiti in questi anni. Il documento non elaborare70. La situazione produce effetti para- ha un carattere agiografico e memorialistico: dossali, come il ritardo nelle decisioni cruciali punta piuttosto a far emergere ed attualizzare legato all’eccesso di informazioni disponibili. le “tracce di futuro” depositate nel racconto del Ai dati tradizionali si aggiungono poi le infor- passato, assumendo una prospettiva di lungo mazioni veicolate attraverso i nuovi media. periodo, nella quale si fondono creativamente Non più asettiche tabelle fornite dalla Nielsen, tradizione e innovazione. non più eleganti rapporti relativi ai focus group, ma messaggi spontaneamente generati dai 3.4. Tradizioni “inventate” clienti: file audio e filmati, blog ed immagini. L’analisi delle informazioni veicolate dai diver- Muovendosi in ambienti caratterizzati da si media richiede nuove chiavi di lettura, che elevata turbolenza, le aziende assomigliano sfuggono alla “gabbie” di carattere quantitativo sempre più a entità usa e getta, spazi di aggre- solitamente utilizzate nel mondo manageria- gazione temporanea per nomadi, pronti ad an- le. In definitiva, solo una ricostruzione di tipo dare continuamente incontro a nuove sfide74. narrativo è in grado di offrire l’accesso a una molteplicità di fenomeni e di osservazioni, che 71 Op.cit. sembrano altrimenti sottrarsi a un filo inter- 72 A. Smorti, Narrazioni. Cultura, memoria, formazione del sé, Firenze-Milano, 2007, p. 145. 73 Cfr. F. La Cecla, Mente locale, Milano, 1993; B. aziendale. Cfr. G. Azzoni, Le religioni aziendali, cit., p. 18. Czarniawska, Narrare l’organizzazione, cit., p. 33; G.C. 70 A. Boaretto, G. Noci, F.M. Pini, Marketing reloaded. Cortese, L’organizzazione si racconta, cit., p. 21. Leve e strumenti per la co-creazione di esperienze multicanale, 74 JJ.. RRiiddddeerrssttrr��llee,, KK.. NNoorrddssttrr��mm,, Funky Business. Talent Milano, 2007, p. 212. makes capital dance, Stockholm, 1999; trad.it. di R. 13 Lo storytelling nella comunicazione d’impresa

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Development of Stories: Canons, Apocrypha and Pious. Myths”, in M. Easterly-Smith . Non si tratta tuttavia di un ritorno alla status quo precedente, in
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