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Lo spartachismo Gli ultimi anni di Rosa Luxemburg e Karl Liebknecht PDF

252 Pages·1976·12.869 MB·Italian
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Gilbert Badia Il movimento spartachista Gli ultimi anni di Rosa Luxemburg e Karl Liebknecht SAVELLI Copyright 1976 Savelli spa - 00193 Roma - via Cicerone 44 I edizione 1970 Titolo originale: Le Spartakisme. Les dernières années de Rosa Luxemburg et de Karl Liebknecht Traduzione di Anna Laura Casadei Copertina «Davif» Illustrazione: G. Spadari, Berlino sotto le bandiere rosse (1972) 0 Finito di stampare nel mese di marzo 1976 nella tipografìa della Savelli spa Indice 7. Premessa 12. 4 agosto 1914, sera... 22. Karl Liebknecht, Rosa Luxemburg, Franz Mehring e Klara Zetkin riaffermano la loro divergenza con la Direzione del Partito socialdemocratico 31. Liebknecht vota conno i crediti militari 44. La rivista «Die Internationale» 51. «Il nemico principale...» (fine del 1915) 63. Nascita di Spartaco 78. Liebknecht: «Abbasso la guerra!» 87. Fondazione del Partito socialdemocratico indipendente 95. I primi segni premonitori 103. Gli scioperi del gennaio 1918 113. La conferenza nazionale del 7 ottobre 1918 120. Spartachisti e bolscevichi 129. La rivoluzione di novembre 140. L'urto tra spartachisti e maggioritari 163. Fondazione del Partito comunista di Germania 179. La campagna antispartachista 188. La Settimana di sangue 198. La forza effettiva del movimento 211. Origine sociale degli spartachisti 218. Caratteristiche essenziali dello sparrachismo 241. Epilogo 245. Riferimenti biografici 249. Riferimenti cronologici Premessa Spartaco! Quali echi risveglia nel lettore di oggi questo nome? Quali personaggi gli richiama alla mente? Vien fatto di intra wedere, pronunciandolo, l’immagine di uno schiavo romano ribelle? Oppure, avanzando di molto nel tempo, ci si delineano dinanzi i volti di Rosa Luxemburg e di Karl Liebknecht, assassinati a Berlino la notte del 15 gennaio 1919? Per molto tempo, negli anni tra le due guerre, il sacrificio di queste due vittime della controrivoluzione è stato commemorato associando il loro nome a quello di Lenin, scomparso anch’egli in un mese di gennaio. Le « tre L » ricevevano il tributo degli stessi sentimenti: poiché i rivoluzionari del mondo intero vedevano nella loro lotta una lotta sola. Ma oggi, indubbiamente, la gloria del dirigente bolscevico ha finito per offuscare la memoria dei combattenti spartachisti. ★ * * Cosa strana, più che gli storici di professione sono stati alcuni militanti a mantenere vivo il ricordo dello spartachismo, nel quale vedevano una specie di modello allo stato puro della rivoluzione. In Francia, ad esempio, continuò a lungo ad essere pubblicata una rivista dal titolo « Cahiers de Spartacus ». Il nome di Spar­ taco incarnava, per alcuni di essi, una particolare concezione rivo­ luzionaria, una via diversa alla rivoluzione, che essi contrappone­ vano a quella attuata dai bolscevichi. Lo spartachismo rappresentava, per i suoi accesi sostenitori, la rivoluzione senza compromessi, priva di quelle deformazioni che — si diceva — l’esercizio del potere aveva introdotte in Russia. Le mani di Rosa Luxemburg e di Karl Liebknecht erano rimaste sempre pulite. Ma ove si voglia dare allo spartachismo una precisa collocazione, ove si in­ tenda dame anzi un giudizio di merito, è necessario innanzitutto metterlo esattamente a fuoco, descrivendolo minuziosamente e cer­ cando di afferrarlo in tutta la sua complessità. 8 * * * In questo libro ci siamo innanzitutto prefissi di dare al lettore una relazione esatta dei fatti: come nasce e si espande lo sparta- cbismo? Che cosa fa Karl Liebknecht e che cosa Rosa Luxemburg dal 1914 al 1918? Come definiscono il loro atteggiamento, come precisano le loro concezioni? Nello spartachismo si volle vedere, da parte di molti contem­ poranei, una specie di spettro, ma una volta scomparso, esso ha assunto le sembianze di un mito. Noi vorremmo invece esporre le condizioni storiche reali della sua nascita e del suo sviluppo. Dal nostro lavoro di ricerca si delineeranno a poco a poco le figure dei dirigenti, non più personaggi da leggenda, ma rivolu­ zionari in carne ed ossa trascinati nel turbine della lotta e che proprio questa lotta farà risaltare in tutta la loro grandezza, anche ove sorgano dubbi sulle effettive possibilità di successo del movi­ mento cui essi diedero vita e che cercarono di guidare. Ancor oggi, le figure di Karl Liebtfnecht e di Rosa Luxemburg risplendono di una luce e di una purezza non offuscate dal tempo. Da parte nostra, ambiremmo non già a farne scemare l’ammira- zione, bensì ad accrescerne la comprensione; vorremmo mostrare il loro coraggio e il loro disinteresse, senza per questo rinunciare a considerarli criticamente, senza astenerci anzi dal porre in discus­ sione certe loro scelte politiche. Le date entro le quali abbiamo racchiuso essenzialmente la nostra analisi dello spartachismo sono il 1914 e il 1919. Questa seconda data potrà sembrare discutibile: indubbiamente il Partito comunista tedesco, che nel gennaio del 1919 ha preso il posto della Lega spartachista, presenta ancora certe caratteristiche tipi­ camente spartachiste. Ma è il nome che è mutato, non la natura del movimento. Tuttavia, con Passassinio di Rosa Luxemburg e di Karl Liebknecht si apriva un nuovo periodo. La rivoluzione tedesca non era certo finita: negli anni successivi, infatti, la Germania verrà scossa da più di un sussulto rivoluzionario. Ma lo spartachismo, schiacciato a Berlino e privato dei suoi capi più popolari, aveva già perso ogni reale possibilità, se non ancora ogni speranza, di impadronirsi del potere e persino di influenzare in modo sensibile Pevoluzione politica della Germania. Il partito comunista, in preda a profonde divisioni intestine che lo porte­ ranno a una scissione, solo a poco a poco andava creandosi una sua fisionomia, aumentando il proprio seguito finché, nell'ottobre del 1920, la maggioranza del Partito socialista indipendente deci­ derà di fondersi con i comunisti. A questo punto non si può più parlare di spartachismo: il Partito comunista tedesco (KPD) di­ ventava un partito di massa. Il suo nome mutava, ed esso diven­ tava una sezione della Terza Internazionale. Ma anche la Germania era mutata. La Repubblica, nonostante tutto, si consolidava; sor­ 9 gevano raggruppamenti politici e si era alquanto ridotta la possi­ bilità di un mutamento di regime. Siamo oramai più lontani di quanto possa sembrare dai rivolgimenti di novembre-dicembre del 1918. Il nuovo periodo che si apre nel 1919 richiederebbe un’analisi a parte, che abbiamo la speranza di poter un giorno intraprendere, ma che andrebbe oltre i limiti di questo libro. * * * Se gli storici non hanno sinora posto in luce con esattezza l’importanza dello spartachismo, può darsi che ciò sia in parte dovuto al suo fallimento finale. Il successo dei bolscevichi ha respinto nell’ombra i tentativi non riusciti dei rivoluzionari di diverso orientamento; ma le condizioni e le ragioni di tale falli­ mento meritano di essere analizzate da vicino. Indubbiamente, si tende troppo a pensare che lo spartachismo non avrebbe potuto vincere — poiché rimase alla fine sconfitto — , limitandone in tal modo l’importanza. Ma d’altronde, dato che gli spartachisti inten­ devano basare il socialismo sulla più ampia democrazia possibile, non vengono a collocarsi proprio per questo nel cuore di un dibat­ tito oggi oltremodo sentito? Ed è proprio per questo, dunque, che ci sembra utilissimo esaminare le loro concezioni. Il loro fallimento, del resto, assume una notevole importanza da un altro punto di vista: era appunto dalla strada imboccata dalla Germania nel 1918 che dipendeva l’evoluzione politica del­ l’Europa intera. Senza pretendere di scrivere la storia con i « se », è chiaro che una Germania spartachista — alleata con una Russia sovietica — avrebbe influito in maniera decisiva sulle scelte poli­ tiche dei paesi vicini. Per converso, sarà la lotta allo spartachismo a determinare l’orientamento della Repubblica di Weimar. Nel 1918, due strade si aprivano davanti alla Germania: le due pro­ clamazioni di Berlino del 9 novembre le riassumevano simbolica- mente. In quel giorno, il socialdemocratico maggioritario Philipp Scheidemann proclamava la Repubblica dal balcone del Reichstag, mentre quasi nello stesso istante, dal balcone del Castello, Liebk­ necht annunciava la nascita della Repubblica socialista. Ma questa non sarebbe sopravvissuta: le sue possibilità di vita, infatti, ca­ dranno nel momento in cui verrà annientato lo spartachismo. Per sgominare lo spartachismo i socialdemocratici maggioritari avevano accettato l’appoggio attivo dell’esercito imperiale, rappre­ sentato da Hindenburg e da Groener. Avevano accettato del resto l’appoggio di tutta la borghesia tedesca, la quale si era resa per­ fettamente conto — con estrema lucidità — che sostenere l’azione di quelli che venivano detti allora « socialisti moderati », cioè i maggioritari, guidati da Ebert, Sheidemann e Noske era il solo modo di salvare la maggior parte delle strutture del defunto regime. 10 Questa alleanza consentirà alla reazione tedesca di mantenere intatte o quasi le sue basi politiche, ideologiche e militari. Passerà ancora qualche anno, e anche i maggioritari saranno allontanati dal potere. Emblematicamente, sarà proprio il maresciallo Hindenburg a succedere come presidente del Reich a Friedrich Ebert. Il fatto che il conservatorismo tedesco abbia potuto mantenere intatte le proprie basi è la spiegazione, a nostro avviso, della ful­ minea ascesa del nazionalsocialismo, dodici anni dopo la liquida­ zione dello spartachismo. Nel 1933, come nel 1945, la Germania pagherà molto care le omissioni del 1918. In quell’anno, infatti, essa mutava di regime conservando però intatta l’essenza del regime precedente. Gli uomini del passato e le idee del passato non cessarono mai di essere visti, per tutta la durata della Repubblica di Weimar, come glorie e valori nazionali: sia per aver vinto la battaglia di Tannenberg, quanto per aver schiacciato la rivolta di Spartaco. Già il 31 gennaio del 1918, Romain Rolland scriveva in un articolo pubblicato nell’« A venir intemational »: « Gli Scheidemann e gli Ebert sono, al momento attuale, prigionieri loro malgrado della reazione, invischiati da quelle fonte conservatrici cui essi sono ricorsi per combattere i loro fratelli nemici . . . ». E, in una lettera al conte di Montgelas aggiungeva tre settimane più tardi: « In Germania ha ripreso il sopravvento una casta militare. Finché non sarà spezzata, non vi sarà alcuna democrazia, alcuna Repubblica possibile ». Infine, Rolland annotava nel suo diario: « Il regime che sta per instaurarsi [in Germania] sarà quello di una borghesia capitalistica e militare o di una dittatura di un uomo dal pugno di ferro » *. Romain Rolland aveva visto giusto: quest’evoluzione era già implicita, infatti, nella coalizione che era stata messa in piedi per schiacciare Spartaco. Ci si chiede spesso quali siano state le cause che impedirono, nel 1932, l’unione delle forze operaie contro il nazismo. Non biso­ gnerebbe, per comprendere appieno tali cause, risalire alla Setti­ mana di sangue del 1919? Senza pretendere che lo spartachismo e le sue vicende consen­ tano di spiegare tutta la storia tedesca degli anni successivi, rite­ niamo che le sue conseguenze si facciano sentire ben oltre il 1918 e che gli orientamenti politici di questo periodo-chiave abbiano sul successivo evolversi della situazione tedesca ripercussioni la cui importanza non è in alcun modo il caso di sottovalutare. * * * Gli storici, però, l’hanno sin qui sottovalutata. Le stesse figure di Rosa Luxemburg e di Karl Liebknecht non sono state sottoposte a un’analisi esauriente. Persino in Germania lo spartachismo è staro preso in considerazione solo nella parte orientale del paese, 11 nella Repubblica democratica tedesca. È pur vero però che da alcuni anni i problemi connessi alla nascita della Repubblica di Weimar hanno cominciato a destare ad Ovest, nella Repubblica federale, un interesse documentato da nuove e serie analisi2. Ma lo spartachismo resta pur sempre un movimento cui ci si avvicina con sentimenti contrastanti: lo si affronta solo indirettamente, spesso per condannarlo, e in ogni caso per sottolinearne prima di tutto le ombre, come ha fatto ad esempio Eberhard Kolb \ Fuori d’Europa, le analisi più ricche hanno visto la luce negli Stati Uniti4. * ♦ * È necessario a questo punto precisare il carattere di quest’opera. Destinandola a quanti abbiano interesse alla storia della Germania, abbiamo cercato di evitare ogni inutile appesantimento erudito. Al fine di consentire al lettore di trarre dei giudizi motivati, abbiamo fatto seguire alla esposizione una parte dedicata alla documenta­ zione, relativamente estesa, e comprendente materiali inediti anche in Germania (come il rapporto Eberlein, alcune lettere di Karl Liebknecht e di Rosa Luxemburg). Scorrendo quelle lettere o quelle pagine di diari, il lettore potrà rendersi conto più da vicino come questi rivoluzionari siano vissuti, abbiano lottato e siano morti. Non ci resta che ringraziare tutti coloro che hanno reso possi­ bile la realizzazione di questo lavoro e, in particolare, tutti i nostri amici tedeschi che ci hanno consentito di accedere ai loro archivi. NOTE BIBLIOGRAFICHE 1 Le citazioni qui riportate sono riprese dalla tesi di Romain r. cheval, Rolland, l’Allemagne et la guerre, Paris, 1963, pp. 688-690. 2 Cfr. la bibliografia orientativa alla fine del volume. 3 Die Arbeiterräte in der deutschen Innenpolitik 1918-1919, E. kolb, Düsseldorf, 1962. Lo stesso dicasi di Chronik der F. osterroth-d. schuster, deutschen Sozialdemokratie, Dietz, Hannover, 1963 e di Die deutsche Heidegger, Sozialdemokratie und der nationale Staat (1870-1920), Göttingen, 1936. Oster- roth, nella sua opera di 600 pagine, accenna allo spartachismo una sola volta. 4 Oltre a c. German Social Democracy 1905-1917, The Deve­ E. schorske, lopment of thè Great Schism, Harvard University Press, 1935 — opera che comprende una preziosa bibliografia analitica (pp. 330-352) — si potrà utilmente consultare The German Social Democratic Party, 1914-1921, New j. a. berlau, York, 1949.

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