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L’Italia della disfatta - 10 giugno 1940 - 8 settembre 1943 PDF

279 Pages·2013·6.02 MB·Italian
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“L’Italia che il 10 giugno del ’40 scese in campo, convinta di restarci solo poche settimane, era un’Italia stanca di retorica guerriera, e intimamente convinta che la vittoria sarebbe stata la vittoria dei Tedeschi, più pericolosa di una sconfitta.” Con la dichiarazione ufficiale del 10 giugno 1940 e poi la firma del Patto Tripartito, l’Italia prende ufficialmente parte alla Seconda guerra mondiale. A guidarla c’è l’infondata speranza di Mussolini in una soluzione rapida e favorevole; ma il Paese è impreparato, demotivato e percorso da un malcontento sempre più evidente, specie nel morale delle truppe. Male equipaggiati, guidati da comandanti più burocrati che strateghi, malvisti dagli stessi alleati, i soldati italiani conoscono poche vittorie e troppe brucianti sconfitte. Intanto lo scontro cresce: la firma del Patto Atlantico tra Stati Uniti e Inghilterra, l’attacco a Pearl Harbor, la disastrosa campagna italo-tedesca in Unione Sovietica, l’inizio del lunghissimo assedio di Leningrado, le battaglie di El-Alamein, la disfatta sul fronte africano, lo sbarco alleato in Sicilia. Di fronte allo sfacelo militare e alle tensioni interne, Vittorio Emanuele e alcuni politici tentano di fare marcia indietro: il 25 luglio 1943 il Duce viene sfiduciato e arrestato. A sostituirlo è chiamato Badoglio, che incomincia subito i trattati per quell’armistizio definito da Montanelli uno “spettacolo miserando”. Gli autori ci presentano in questo volume la ricostruzione di anni difficili e densi, animati da figure imponenti quali Hitler, Churchill, Roosevelt, Eisenhower, Rommel, Montgomery. Un resoconto puntuale, cui la precisa posizione di Montanelli dona carattere e forza. Indro Montanelli, è stato il più grande giornalista italiano del Novecento: inviato speciale del “Corriere della Sera”, fondatore del “Giornale nuovo” nel 1974 e della “Voce” nel 1994, è tornato nel 1995 al “Corriere” come editorialista. Ha scritto migliaia di articoli e una cinquantina di libri. Tra gli ultimi volumi pubblicati da Rizzoli ricordiamo Morire in piedi e La sublime pazzia della rivolta nel 2006, L’impero bonsai nel 2007, I conti con me stesso nel 2009 e Ve lo avevo detto nel 2011. Mario Cervi (Crema 1921) per molti anni è stato inviato speciale del “Corriere della Sera”, articolista e inviato de “il Giornale” e de “la Voce”. Dal 1997 al 2001 è stato direttore de “il Giornale”. Tra le sue opere, pubblicate da Rizzoli, ricordiamo Storia della guerra di Grecia, Mussolini – Album di una vita, I vent’anni del “Giornale” di Montanelli. Storia d’Italia 1. L’Italia dei secoli bui 2. L’Italia dei Comuni 3. L’Italia dei secoli d’oro 4. L’Italia della Controriforma 5. L’Italia del Seicento 6. L’Italia del Settecento 7. L’Italia giacobina e carbonara 8. L’Italia del Risorgimento 9. L’Italia dei notabili 10. L’Italia di Giolitti 11. L’Italia in camicia nera 12. L’Italia littoria 13. L’Italia dell’Asse 14. L’Italia della disfatta 15. L’Italia della guerra civile 16. L’Italia della Repubblica 17. L’Italia del miracolo 18. L’Italia dei due Giovanni 19. L’Italia degli anni di piombo 20. L’Italia degli anni di fango 21. L’Italia di Berlusconi 22. L’Italia dell’Ulivo STORIA D’ITALIA INDRO MONTANELLI MARIO CERVI L’Italia della disfatta 10 giugno 1940-8 settembre 1943 Premessa di Sergio Romano Proprietà letteraria riservata © 1966 Rizzoli Editore, Milano © 1994 R.C.S. Libri & Grandi Opere S.p.A., Milano © 1997, 2010 RCS Libri S.p.A., Milano ISBN 978-88-586-4300-6 Per la parte aggiornata: Testi appendice e inserto a colori – Massimiliano Ferri Ricerca iconografica – Silvia Borghesi Mappe – Angelo Valenti Prima edizione digitale 2013 da edizione aggiornata BUR Storia d’Italia settembre 2010 In copertina: Maestro della Pala di Polling, Altare della Croce: il Duca Tassilone a caccia (part.), XV secolo, Alte Pinakothek, Monaco © BPK, Berlin/Foto Scala, Firenze Progetto grafico di Giona Lodigiani per Mucca Design Per conoscere il mondo BUR visita il sito www.bur.eu Quest’opera è protetta dalla Legge sul diritto d’autore. È vietata ogni duplicazione, anche parziale, non autorizzata. Premessa Questo volume, anche se il più anziano dei due autori non parla mai di se stesso, è drammaticamente autobiografico. Quando racconta come l’Italia entrò in guerra e come ne uscì, Montanelli non riesce a trattenere due sentimenti presenti in ogni pagina del libro: l’indignazione e la rabbia. Prova indignazione per la leggerezza, la superficialità e il cinismo con cui il regime dichiarò una guerra che le forze armate non erano in grado di combattere e a cui il Paese era contrario. Prova altrettanta indignazione per le confuse trame con cui la corona, il governo e i comandi militari trattarono le condizioni dell’armistizio e gestirono la fase cruciale in cui l’Italia avrebbe cambiato di campo. La rabbia, in queste circostanze, è il naturale sentimento di un trentenne che era stato profondamente nazionale, aveva creduto nelle sorti del suo Paese, aveva riposto le sue speranze, per un certo periodo, nel fascismo e in Mussolini, e si sentiva ora personalmente tradito. I sentimenti di Mario Cervi non erano diversi. Come inviato di guerra, Montanelli aveva constatato di persona quali fossero le condizioni delle forze armate e la tempra dei loro comandanti nei diversi fronti del conflitto. Ma Cervi aveva vissuto personalmente l’esperienza della campagna di Grecia ed era giunto alle stesse conclusioni. Questo volume, quindi, è un ritratto impietoso dei vertici dello Stato e una lunga sequenza di battaglie perdute e occasioni mancate. Vi sono anche pagine nobili dove gli autori descrivono azioni coraggiose e avventure spericolate: il Savoia Cavalleria a Isbušenskij, gli alpini della Tridentina a Nikolajevka, la Folgore a El Alamein, i maiali di Durand de la Penne ad Alessandria. Ma questi episodi hanno soltanto l’effetto di rendere il resto del quadro ancora più desolante. Buona parte del volume, quindi, si svolge sui campi di battaglia. Ma il dramma, dalla primavera del 1943, si sposta nelle sale, nei corridoi e nelle anticamere dei palazzi romani. Il regime si era proclamato giovane, audace e, soprattutto, un blocco di volontà e di fede. Ma muore come un vecchio malato afflitto da divisioni, paure e da una sorte di precoce senilità. Gli autori si chiedono se Mussolini sia stato abbattuto dai suoi camerati durante la storica seduta del Gran Consiglio del fascismo a Palazzo Venezia, nella notte fra il 24 e il 25 luglio 1943, dai militari, ormai convinti che la guerra fosse irrimediabilmente perduta, o dal Re e dalla sua Corte. Ma neppure Montanelli e Cervi possono dare una risposta a questa domanda. I fascisti più lungimiranti furono i primi a prendere l’iniziativa ma non ne trassero alcun vantaggio, e alcuni fra i più coraggiosi perdettero la vita a Verona per mano dei loro compagni. I militari e il Re, dal canto loro, colsero un’occasione creata da altri e ne fecero, come sappiamo, un pessimo uso. Nei grandi rivolgimenti vi sono generalmente un vinto e un vincitore. Dal grande dramma italiano del 1943 tutti uscirono in qualche modo perdenti. E questo, come vedremo, ebbe un’influenza anche sugli eventi che saranno la materia del prossimo volume. Sergio Romano L’ITALIA DELLA DISFATTA

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“L'Italia che il 10 giugno del ’40 scese in campo, convinta di restarci solo poche settimane, era un’Italia stanca di retorica guerriera, e intimamente convinta che la vittoria sarebbe stata la vittoria dei Tedeschi, più pericolosa di una sconfitta.”Con la dichiarazione ufficiale del 10 giu
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