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L'individuo senza passioni. Individualismo moderno e perdita del legame sociale PDF

225 Pages·2001·3.934 MB·Italian
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Elena Pulcini L'individuo senza passioni Individualismo moderno e perdita del legame sociale Bollati Boringhieri Prima edizione marzo 2001 © 2001 Bollati Boringhieri editore s.r.l., Torino, corso Vittorio Emanuele II, 86 I diritti di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento totale o parziale con qualsiasi mezzo (compresi i microfilm e le copie fotostatiche) sono riservati Stampato in Italia dalla Stampatre di Torino ISBN 88-339-1320-1 Il volume è frutto di una ricerca svolta presso il Dipartimento di Filosofia dell'Univer sità degli Studi di Firenze, e beneficia per la pubblicazione di un contributo a carico dei fondi Murst ex 40% Schema grafico della copertina di Pietro Palladino e Giulio Palmieri Stampato su carta Palatina delle Cartiere Miliani Fabriano Indice 9 Introduzione L'individuo senza passioni r. Dall'etica dell'onore all'autoconservazione 2I 1. «Siamo tutti cavi e vuoti», 21 2. La passione della gloria e il suo declino, 28 3· Una vita comune, 35 4· Il saggio-spettatore, 42 5· L'Io generoso, 45 6. L'individuo autoconservativo e la passio ne dell'utile, 51 6r 2. Homo ceconomicus: tra passione acquisitiva e passione dell'Io 1. L'individuo proprietario e il «IÌesiderio di possedere più del ne cessario», 61 2. Il desiderio di migliorare la propria condizione, 65 3· La passione della ricchezza e il desiderio di riconoscimento, 75 90 3· La critica dell'individualismo acquisitivo e la ricerca dell'autenticità 1. L'Io mimetico e il desiderio di apparire, 90 2. Autenticità, felici tà, philia, 97 3· L'individuo femminile e la passione per l'altro, 109 4· Autenticità e narcisismo, 118 r27 4· La scomparsa delle passioni: homo democraticus 1. «Passione del benessere» e individualismo, 127 2. Homo a? qualis: uguaglianza e indifferenza, 142 3· L'individuo senza pas sioni: narcisismo e assenza di legame, 157 r76 5. Homo reciprocus: la passione del dono e l'individuo comunitario 1. La passione del dono, 176 2. Dono e reciprocità, 198 3· L'indi viduo comunitario, 2 1 2 227 Indice dei nomi L'individuo senza passioni A Dario, per avermi donato il suo tempo RINGRAZIAMENTI Per le loro preziose osservazioni nella delicata fase di progettazione del libro, desidero rin graziare Ferruccio Andolfi, Remo Bodei, Pietro Costa, Franco Crespi e Carlo Galli. Per aver avuto la pazienza di leggere e discutere puntualmente l'intero dattiloscritto, vorrei inoltre espri mere la mia gratitudine a Dimitri D'Andrea, ad Alessandro Ferrara e in particolare a Roberto Esposito per la sua stimolante fiducia. In questi anni ho potuto trarre importanti spunti di riflessione da alcuni ambiti di discussio ne collettiva: il Seminario di Teoria critica e filosofia sociale, diretto da Marina Calloni, Ales sandro Ferrara e Stefano Petrucciani, insostituibile esperienza decennale di passione teorica e di amicale reciprocità; il Collegio di Filosofia sociale coordinato per più di due anni da Giacomo Marramao, in cui ho vissuto l'appagante sensazione di una condivisione di prospettive; infine il Seminario interuniversitario di Filosofia politica, diretto da oltre un decennio da Furio Cerutti e Danilo Zolo, che ha consentito un costante confronto di posizioni all'insegna di un fecondo plu ralismo. Vorrei inoltre ringraziare Alfredo Salsano per aver ospitato questo lavoro nel progetto edito riale di Bollati Boringhieri. Infine, e soprattutto, alla mia adorata bambina, Bharti, va un ringraziamento speciale per tutto il tempo che le ho sottratto. Introduzione Per chi voglia oggi tentare di definire l'individualismo, risulta ancora fortemente attuale l'esortazione weberiana a tener conto della complessità di questo concetto, 1 investito di significati diversi e proteiformi, a seconda, come precisa Steven Lukes, 2 del contesto storico, ideologico, o addirittura geografico nel quale viene usato. Oggetto di volta in volta di esaltazione o di condanna, nucleo reti colare di problematiche antropologiche e politiche, sociali e mora li, l'individualismo sembra passibile di una molteplicità di posizio ni e di interpretazioni in cui è tutt'altro che facile collocarsi, a me no che non si scelga un punto di vista privilegiato a partire dal qua le avviare una rilettura. Ora, è indubbio che nel dibattito più recente, la rinascita di in teresse per questo tema è legata essenzialmente a una riflessione critica sulla modernità e sulle sue patologie. «Essenza della civiltà occidentale», «epicentro della modernità»3 della quale l'individua lismo incarna, forse nel modo più efficace, il progetto emancipati va, esso ne racchiude anche, infatti, le intrinseche degenerazioni patologiche, sempre più visibili nella erosione del tessuto relazio nale e comunicativo e nella perdita del legame sociale: o, in una pa rola, nell'indebolimento della comunità. 1 M. Weber, Die protestantische Ethik und der Geist des Kapitalismus, Mohr, Tiibingen 1922 (trad. it. L'etica protestante e lo spirito del capitalismo, Sansoni, Firenze 1977 [r" ed. 1945], p. 180, nota 2). 2 S. Lukes, The Meaninf!.s o/ «lndividualism», in «Journal of Ilistory of Ideas>>, XXXII, 1971 (trad. il. l sif!,nificati dell'individualismo, in «La società degli individui>>, Angeli, n. 7, 20oo/ r ). 1 A. l .aun:nl, llistoire dc !'individualisme, PUF, Paris r993 (trad. i t. Storia dell'individualismo, il Mulino, Bologna "l'H· p. !'j). IO INTRODUZIONE Questo aspetto problematico è emerso tanto più nettamente quanto più il concetto di individualismo è stato sottoposto a una maggiore e più articolata differenziazione. Sottratto alla identifi cazione tout court con il paradigma dell'homo reconomicus che ha visto a lungo convergere voci anche molto diverse - dalla tradizio ne liberale a Max Weber a Louis Dumont -, esso ha subìto una scansione epocale, di cui è forse legittimo trovare una prima testi monianza nella distinzione simmeliana tra un individualismo uni versalistico e un individualismo dell'unicità o della differenza, di origine tardosettecentesca. 4 L'idea di modelli diversi di individualismo corrispondenti alle di verse fasi della modernità sembra oggi essere in particolare al centro della riflessione sociologica, da Richard Sennett a Christopher Lasch a Robert Bellah,5la quale tende per lo più a contrapporre a un indi vidualismo utilitaristico e razionale, peculiare della prima moder nità; un individualismo edonistico (o espressivo o narcisistico), ca ratteristico della seconda modernità. 6 Mentre il primo modello pre suppone un individuo mosso da una razionalità strumentale, teso al perseguimento del proprio interesse e capace di autolimitazione, il secondo riflette l'immagine di un individuo edonistico e irrazionale, narcisisticamente ripiegato su se stesso e teso a un'autoaffermazione senza limiti. All'homo reconomicus della prima modernità, prudente e lungimirante, capace di coniugare l'interesse individuale e il bene comune, subentra l'homo psichologicus postmoderno, unicamente preoccupato della propria autorealizzazione e privo di senso del fu turo; volto alla ricerca di un'autenticità che lo spinge a psicologizzare la realtà, riducendola a puro specchio dei propri desideri, nonché a estraniarsi dalla sfera pubblica e sociale. Questa scansione riesce indubbiamente a rendere conto di una trasformazione profonda del rapporto tra la configurazione antro pologica dell'individuo e le forme del legame sociale, ma rischia di essere troppo semplicistica. In primo luogo, essa pone una frattura '1 G. Simmel, Die beiden Formen des lndividualismus, 1901-02 (tra d. i t. Le due forme dell'indi vidualismo, in Id., La legge individuale e altri saggi, a cura di F. Andolfi, Pratiche, Parma 1995). 5 Ma anche Daniel Beli, Philip Rieff, David Riesman, Gilles Lipovetski ecc.: cfr. in/ra, cap. 4· 6 Cfr. anche, in una prospettiva squisitamente filosofica, A. Renaut, L 'Ère de l'individu, Gal limard, Paris 1989, che ripropone questa lettura attraverso l'opposizione autonomia/indipen denza. INTRODUZIONE I I troppo netta tra i due modelli di individualismo i quali hanno inve ce, come si vedrà, una matrice comune; in secondo luogo, essa pro pone una visione riduttiva di entrambi i modelli in quanto sembra non solo ignorare la complessità delle motivazioni dell'homo ceco nomicus, ma anche voler negare ogni potenziale emancipativo al l'individualismo dell'autenticità, per lo più sommariamente identi ficato con il narcisismo patologico. L'introduzione del tema delle passioni, 7 che resta sorprendente mente ai margini di queste diagnosi, confermando il fatto che le passioni, come dice Jon Elster, sono «il figliastro delle scienze so ciali», 8 consente invece di restituire a questa differenziazione la sua legittima complessità; aprendo inoltre, allo stesso tempo, pro spettive normative inconsuete. In primo luogo, ciò permette di smentire la presunta autonomia e razionalità dell'individuo moderno, avvalorata dalla tradizione li berale (dalla teoria dell'individualismo possessivo, fino all'indivi dualismo metodologico e alla teoria della scelta razionale). Emerge infatti, già a partire da Montaigne, l'immagine di un Io debole e ca rente, conscio delle proprie inedite possibilità ma anche della pro pria vulnerabilità e imperfezione; vale a dire l'immagine di un Io es senzialmente ambivalente. Con Montaigne nasce propriamente l'in dividualismo moderno dalla crisi irr~versibile e definitiva dell'indi vidualismo premoderno: dal declino cioè dell'Io eroico-aristocrati co, ispirato dall'etica dell'onore, mosso dalla passione «disinteres sata» della gloria e capace, come traspare ancora dalle riflessioni di Descartes, di generosità e di spesa di sé (cfr. infra, cap. I). Si delinea un'antropologia del vuoto e della mancanza che resta a fondamento, da" Hobbes a Locke fino alla Politica! Economy di Mandeville e Smith, del paradigma dell'homo ceconomicus e del l'individualismo utilitaristico della prima modernità. Basta infatti rileggere attentamente il pensiero liberale classico per accorgersi che l'homo ceconomicus non è affatto riducibile a un agente razio nale e calcolatore, unicamente mosso da uno strumentale e freddo interesse. Esso appare spinto, al contrario, da un insieme comples- 7 Sul concetto di «passione» cfr. E. Pulcini, Passioni, voce dell'Enciclopedia del pensiero poli tico (a cura di R. Esposito e C. Galli), Laterza, Roma-Bari zooo; e S. Vegetti Finzi (a cura di), Storia delle passioni, Laterza, Roma-Bari 1995. ~ J. Elster, Sadder but Wiser? Rationality and Emotions, in <<Social Science Information>>, r<J93. n. 24 (trad. il. Più tristi ma più saggi? Razionalità ed emozioni, Anabasi, Milano 1994). 12 INTRODUZIONE so di motivazioni che si possono riassumere in due costellazioni emotive fondamentali: la passione acquisitiva e la passione dell'Io, vale a dire il desiderio di possedere ricchezza e beni materiali e il desiderio di distinguersi dall'altro e di ottenerne il riconoscimento. Passioni con le quali egli risponde allo stato di carenza e di paura, di debolezza e di sradicamento che lo caratterizza a dispetto della sua autonomia; o meglio, proprio a causa della sua autonomia, qua le origine allo stesso tempo di sovranità e carenza, di autoafferma zione e vulnerabilità. La stessa tesi di Hirschman, 9 che vede la modernità come pas saggio dalle passioni «calde» al «freddo» e calmo interesse, deve allora essere in parte corretta. È infatti legittimo affermare che l'in te.r esse .s."i '.o ppone all.e pas.s ion.i «disinteressate» prem. oderne; .t u.t.t a- vta esso·st presenta m pnma tstanza come una passtone acqutstttva intensa e aggressiva, intrinsecamente capace di creare conflitto e disordine sociale: si pensi al desiderio di potere in Hobbes che, pur avendo finalità essenzialmente autoconservative, innesca lo stato di guerra, o alla commistione tra passione acquisitiva e passione del l'Io, che in Mandeville e Smith dà origine all'accesa competitività della società mercantile. Sarebbe quindi più opportuno affermare, come fa Jean-Pierre Dupuy, che gli interessi sono «contaminati» dalle passioni; e che questa contaminazione emotiva, verrebbe da aggiungere, contribuisce a spiegare, almeno in parte, l'egemonia e la forza persistente del modello utilitaristico (cfr. infra, cap. 2). È pur vero tuttavia che l'interesse agisce anche, in questo mo dello, come momento finale della dinamica emotiva, come dimen sione normativa- suggerisce Stephen Holmes -,10 che spinge in ul tima istanza gli individui a controllare gli impulsi distruttivi al fine di preservare se stessi e migliorare la propria condizione. In altri termini, nell'individualismo della prima modernità, le passioni ge nerano forme di relazionalità conflittuale nelle quali l'altro viene visto essenzialmente come il nemico (Hobbes) o il rivale (Smith), ma anche come la realtà imprescindibile con la quale venire stru- ~A. O. Hirschman, The !'assions and the lnterests, Princeton University Press, Princeton 1977 (trad. i t. Le passioni e gli interessi, Feltrinelli, Milano 1979). 10 S. Ilolmes, Passions and Constraints. On the Theory of Libera! DemocracJ>, The University of Chicago Press, Chicago, Il. 1995 (trad. it. Passioni e vincoli. I fondamenti della democrazia li berale, Comunità, Torino 1998; in particolare il saggio Storia se11.reta dell'interesse individuale). INTRODUZIONE 13 mentalmente a patti per perseguire i propri scopi individuali. Di qui nasce il politico moderno come pure l'equilibrio economico della società civile borghese, i quali presuppongono entrambi la formazione di un legame sociale solo strumentale. Questa prospettiva strumentale, proprio in quanto emotivamen te fondata, comporta tuttavia costi che investono sia il piano socia le sia quello individuale. Come mostra emblematicamente la rifles sione rousseauiana, l'individualismo acquisitivo sancito dall'Eco nomia politica sfocia non solo nella creazione di una società ingiu sta e disuguale, ma anche nella genesi di patologie dell'Io che ne in quinano alla radice ogni vocazione sovrana. Non si tratta tanto di un problema di autorepressione e di sacrificio pulsionale su cui ha prevalentemente insistito una certa tradizione critica, da Max W e ber a Sigmund Freud a Norbert Elias. Rispetto al modello repressi vo, Rousseau mostra piuttosto che le passioni acquisitive e compe titive generano, in virtù della coazione all'appropriazione alimenta ta dal bisogno di distinzione e di riconoscimento, la nascita di una falsa identità, di un'identità distorta e inautentica. A questa, Rous seau oppone l'immagine di un Io autentico, che è capace di dar vita a un legame sociale fondato su uguaglianza e giustizia, uscendo dal la dinamica delle passioni acquisitive e riattivando quelle che si pro pone qui di chiamare passioni comunitarie. La ricerca dell'autenticità, considerata da molti autori come l'o rigine di quella inversione narcisistica che caratterizza l'individua lismo della seconda modernità (Sennett, Beli, Lasch ecc.), si pre senta in tal modo come un progetto critico ed emancipativo teso al la prefigurazione di un mondo migliore e di legami più giusti e uguali tra gli uomini. Essa nasce come reazione e risposta ai guasti dell'individualismo utilitaristico in quanto genera la mobilitazione di passioni altre, nelle quali la fedeltà a se stessi, la capacità di sot trarsi alle derive alienanti della dinamica acquisitiva, si coniugano con una inedita attenzione all'altro; diventano anzi la precondizio ne per riconoscere nell'altro non solo il nemico o il rivale ma l'ami co, l'alleato, il fratello: l'autenticità in altri termini può essere fon damento della philia. È vero che il modello rousseauiano resta percorso da indubbie aporie. In primo luogo, la possibilità di fondare legami sociali ami chevoli appare limitato alla piccola comunità separata dalla «grande

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