Jean -P ierre b V em ant L’individuo, la m orte, l’am or r n r S c i e n z a B I d e e Cloliana dirrlla ila (fhiUo (tkwtHli) Se il SI Èi beffa de) iinuino che ha paura det- • JcaO-. la sua “neometria*. cosi ,\chiHe.che odia batta^Jtifj Lindhiduo, mette in gitKo rutto se sttv«n, non ntonosce potè la morte, Tamore re vn rano sopra di sé | fVr un greco dei! aniichjta. exisa significa csderc sé Edi/ii me il:iliana a curi di stesso di fnìiiit agli alln? tVtviie negli occhi def^(t iulio(iuidorì//i l essere amato e la pmpna unnugjne che l'amante Traduzione di Arianna ( ihilan vede rillessa anne in uno specchio' (citnc e posse Wle scoprire la pn»pru idailita senza |xrdersi nel desiderio dell altro? I‘ ctmK mai si ritniva lo stesso conio a corps) nella guerra cTiine nel sestm' ,km herte Vemant, il piu insigne anudiisia vncntc, conduce il lettore tra i ducili sotto le mura di Tioia, con l ilisse sedotto da < alipso c (dice, tm i gi<isanl s|urti.iti. educali a suun di tnesiate r tra perplessi ateniesi che eominciaiKi a gusurr il imito priMbito della lllosofia. sospevi tra le Rjiiiie c la gltiria del- l'enK'.tn Enis e amikniamcnto.l iMMno greco su> pie le premevse dell Indivklualtsmo moderno. fftin Vkm' Imioiif, uno dn piu miponainl storici ikT la tivilia di quc-sio scxoio, c ptoli-woir «morirlo al • <4 lege ile Irancf Ita Ir sue opere nunduowi U</*» r clHu itrIIdnUut (imiti l'Iortno le A i lH‘WiU‘n>gmii (Moiiu l'ZM I ftu ititln r/Mtldiui. piilv Micaio ui questa mesv coUaiu i l‘WH) S c i e n z a B 1 o li e I tilUiia dlrrlla ili) «ilulln (•hm-llo !.. fi.OIMI € lb,A5 V ':%■ V;, :^ | ;ì'^'' ;■ ' ; ■. - ... V/: t V Vv A-.. • .-•■ • •■' . !t - Ai^ y\> Jean-Pierre Vemant L’individuo, la morte, l’amore Edizione italiana a cura di Giulio Guidorizzi RafjdloCortìnaEàtm www.raffaellocortina.it Titolo originale Lindividu, la mori, l'amour © 1989 Éditions Gallimard La bella morte... India, Mesopotamia, Grecia... © 1982 Cambridge University Press, Cambridge et Maison des Sciences de l’Homme, Paris La morte greca... © 1981 The Academic Press, London L’indivìduo nella città © 1987 Éditions du Seuil, Paris Pubblicato con il sostegno del ministero della cultura francese Traduzione di Arianna Ghilardottì ISBN 88-7078-633-1 © 2000 Raffaello Cortina Editore Milano, via Rossini 4 Prima edizione: 2000 INDICE Prefazione IX 1. Mortali e immortali: il corpo divino 1 2. La bella morte e il cadavere profanato 35 3. La morte greca, morte a due facce 75 4. Pania kala. Da Omero a Simonide 85 5. India, Mesopotamia, Grecia: tre ideologie della morte 97 6. Figure femminili della morte in Grecia 111 y.Uno, due, tre: Eros 133 8. Tra onta e gloria: l’identità del giovane Spartiata 151 9. L’individuo nella città 187 vn f - * J PREFAZIONE Che cosa significa, per un greco dell’antichità, essere se stesso, rispetto agli altri e ai propri occhi? In che cosa consi ste l’identità individuale nel contesto della civiltà ellenica? Quali sono le sue basi e quali forme assume? Come si manife sta il carattere particolare degli individui nel corso della vita e che cosa ne resta nell’aldilà della morte? Benché io affronti direttamente queste questioni soltanto nell’ultimo dei nove saggi che compongono U presente volu me, tutti gravitano intorno allo stesso problema. Essi cercano, per vie diverse e variando il punto di vista, d’individuare più precisamente il problema del sé rispetto all’altro, di deluci darne le implicazioni e anche di misurarne la portata per chi cerchi di comprendere il modo in cui ogni cultura procede per dotare l’individualità umana di uno statuto più o meno coerente, stabilito socialmente, con un contenuto, dei limiti e dei valori differenti a seconda dei tempi e dei luoghi. Si tratta, nel mio lavoro, di una nuova preoccupazione che avrebbe modificato la linea delle ricerche sull’uomo greco e sul suo universo mentale in cui mi sono impegnato da un quano di secolo? Sì e no. All’inizio, negli studi di psicologia storica riuniti sotto il titolo Mythe et pensée chez les Grecs,^ avevo dedicato un capitolo agli aspetti della persona nella re ligione greca. Inoltre, nell’introduzione avevo tratteggiato il quadro di quella che avrebbe dovuto essere, secondo me, 1. Tr. it. Mito e pensiero presso i Greci, Einaudi, Torino 1978. IX PREFAZIONE un’indagine sistematica sull’emergenza in Grecia, tra l’vill e il IV secolo a.C., se non della persona, quanto meno di alcuni dei tratti che la differenziano da ciò che chiamiamo l’Io al giorno d’oggi. Continuità quindi, anzi ritorno indietro? Non del tutto. Mi è apparso un elemento nuovo, che mi si è impo sto nel corso delle mie ricerche sulla raffigurazione degli dèi e la memoria dei morti. La mia riflessione suH’esperienza greca di un “sé” ne è stata al tempo stesso stimolata e influenzata. In una società del faccia a faccia, in una cultura della ver gogna e dell’onore in cui la competizione per la gloria lascia poco spazio al senso del dovere e ignora quello del peccato, l’esistenza di ognuno è posta incessantemente sotto lo sguar do degh altri. L’immagine di sé si costruisce nell’occhio di chi ci sta di fronte, nello specchio che questo ci presenta. Non esiste coscienza della propria identità senza questo altro che ci riflette e si contrappone a noi, fronteggiandoci. Il sé e l’al tro, l’identità e l’alterità vanno di pari passo e si costruiscono reciprocamente. Tra le forme diverse che l’altro ha assunto agli occhi dei Greci (gli animali, gli schiavi, i barbari, i bambini, le don ne...), ce ne sono tre che, a motivo della loro posizione estre ma nel campo deU’alterità, rivestono una particolare impor tanza per il ricercatore: la figura degli dèi, la faccia della mor te, il volto dell’essere amato. Poiché segnano i confini entro i quali s’iscrive l’individuo umano e ne evidenziano i limiti, nel momento stesso in cui destano il suo desiderio di oltrepassar li, per l’intensità delle emozioni che suscitano, questi tre tipi di confronto con l’altro servono come altrettante pietre di pa ragone per mettere alla prova l’identità, come è stata intesa e accettata dai Greci. In una religione politeista gli dèi sono individui, come gli uomini, ma immortali; ignorano tutte le imperfezioni, le lacu ne e le insufficienze che costituiscono nei mortali l’inevitabile contropartita, il prezzo da pagare per una forma di vita indi vidualizzata. Per quanto bello sia un essere umano, il suo po vero corpo non sarà mai nient’altro che un riflesso offuscato, mancante e incerto del corpo degli dèi, che brilla di un fulgo X