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L'immagine del nemico. Storia, ideologia e rappresentazione tra età moderna e contemporanea PDF

217 Pages·2009·1.462 MB·Italian
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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI ROMA TRE DIPARTIMENTO DI STUDI STORICI GEOGRAFICI ANTROPOLOGICI STUDI E RICERCHE 20 Comitato scientifico Stefano Andretta, Paolo Apolito, Marcella Arca Petrucci, Mario Belardinelli, Francesca Cantù, Giuliana Di Febo, Fabio Fabbri, Sergio La Salvia, Jean-Claude Maire Vigueur, Roberto Morozzo della Rocca, Andrea Riccardi, Francesco Paolo Rizzi, Adriano Roccucci, Roberto Rusconi, Gaetano Sabatini Segreteria di redazione Maria Rosaria Folchetti e-mail: [email protected] tel. 06 57338469 - fax 06 57338490 L’immagine del nemico Storia, ideologia e rappresentazione tra età moderna e contemporanea a cura di Francesca Cantù, Giuliana Di Febo e Renato Moro viella Copyright © 2009 - Viella s.r.l. Tutti i diritti riservati Prima edizione: maggio 2009 ISBN 978-88-8334-357-5 (carta) ISBN 978-88-6728-054-4 (e-book) Questo volume è stato pubblicato con il contributo del Dipartimento di Studi internazionali e del Dipartimento di Studi storici geografici antropologici dell’Università degli studi Roma Tre viella libreria editrice via delle Alpi, 32 I-00198 ROMA tel. 06 84 17 758 fax 06 85 35 39 60 www.viella.it Indice Francesca cantù, Giuliana Di Febo, renato Moro Introduzione 7 Identità e alterità. Rappresentazione e conflitti in età moderna Jean-clauDe Maire ViGueur Forme del conflitto e figure del nemico nel Medioevo: alcune riflessioni 23 steFano anDretta Note sulla natura dell’immagine del nemico in età moderna tra identità e alterità 31 GioVanni ricci Il nemico ufficiale. Discorsi di crociata nell’Italia moderna 41 María Victoria lópez-corDón cortezo Enemigos, rivales y contrarios: formas de antagonismo en los tiempos modernos 57 ricarDo García cárcel El enemigo francés en la historia moderna de España 77 José álVarez Junco La construcción de la anti-España 97 6 Indice Nemici ideologici in età contemporanea anDrea riccarDi Religione e ideologia del nemico nel XX secolo 115 roberto Morozzo Della rocca La guerra come nemico: Chiesa cattolica e conflitti nel Novecento 123 luiGi GoGlia La rappresentazione del nemico coloniale nella cartolina postale illustrata coeva 129 santos Juliá Imágenes del enemigo en la guerra civil española 145 bianca saletti Immagini contro nella guerra civile spagnola 169 leopolDo nuti Il nemico nella guerra fredda. Alcuni spunti di riflessione sulla dimensione ideologica della politica estera americana 185 Indice dei nomi 203 Francesca cantù, Giuliana Di Febo, renato Moro Introduzione* Il tema della rappresentazione del nemico, oggi di grande attualità, è al centro di un complesso dibattito storiografico1 in forte interazione con la questione della guerra, riemersa con rinnovato vigore negli ultimi anni. I saggi qui pubblicati sono il frutto di una riflessione tra studiosi spa- gnoli e italiani tesa a rinvenire, da una prospettiva storica, i modelli che nel corso dei secoli hanno accompagnato la costruzione del nemico, tenendo conto dei numerosi rinvii culturali, simbolici, ideologici che li attraversa- no. Ciò indubbiamente favorisce l’intreccio delle discipline e dei metodi e motiva la presenza, in questo volume, di competenze che abbracciano i diversi campi della storia: da quella religiosa a quella delle istituzioni, dalla storia politica a quella internazionale, fino alla storia dell’arte. La trasversalità del tema certamente permette la riflessione incrociata su due linguaggi, quello della scrittura e quello dell’iconografia, entrambi veico- lati da una scelta diacronica che mira a favorire il confronto con i risultati conseguiti nei diversi contesti e attraverso la molteplicità degli apparati interpretativi. L’attenzione è stata rivolta alla Spagna e all’Italia, ma con si- gnificative aperture verso altri paesi, accogliendo suggestioni più generali e includendo aspetti meno conosciuti legati alla situazione odierna. L’analisi del discorso sul nemico si muove a livello di percezioni, rap- presentazioni, costruzioni. In quest’ambito resta comunque centrale la ri- flessione sulla guerra, innanzitutto come evento-esperienza dove si fondo- no nemico reale e nemico rappresentato, e poi perché è dalla guerra e dalla cultura che essa ha prodotto che la categoria del nemico è stata applicata * Questo libro è il risultato delle Giornate di studio L’immagine del nemico tenute a Roma dal 29 al 31 gennaio 2007 e realizzate in collaborazione tra la Real Academia de España a Roma e l’Università degli studi Roma Tre. 1. Si veda, a questo proposito, la nota bibliografica posta alla fine dell’Introduzione. 8 Francesca Cantù, Giuliana Di Febo, Renato Moro ad altre realtà, ha invaso altri linguaggi, compreso quello della politica. La configurazione del nemico è evidentemente legata a contesti storici, ad eventi a volte epocali, a volte rispondenti a dinamiche interne ai paesi. Ci è sembrato dunque importante suggerire un percorso che non vuole essere esaustivo, e che tuttavia raccoglie elaborazioni su alcuni snodi fondamen- tali di due epoche, l’età moderna e quella contemporanea, ma con un’aper- tura all’età medioevale, proprio perché in questa appare centrale il nesso tra tipologie belliche e configurazione del nemico come alterità inventata e in funzione di una contrapposizione identitaria – una costante, questa, che si ripropone in forme e significati diversi lungo i secoli. Le riflessioni di Jean-Claude Maire Vigueur tendono a una riconfigu- razione di quella visione delle forme del conflitto in età medioevale, che è stata veicolata tradizionalmente dalle storiografie nazionali dell’Otto e del Novecento e che si fondava sull’archetipo del confronto/scontro militare tra due Stati o nazioni. Ad ognuna delle tre grandi fasi periodizzanti che strutturano la storia politica del Medioevo corrisposero, infatti, non solo determinati tipi di conflittualità, ma anche modalità diverse di condurre le azioni belliche e conseguenti cambiamenti nella costruzione della figura del nemico. Nell’alto Medioevo, ad esempio, la gradazione del senso di estraneità provata dai franchi di Carlomagno nell’affrontare i pagani del- la Frisia e della Sassonia, i longobardi o i saraceni di Spagna non bastò a fare dell’alterità religiosa e culturale il principale motivo dei conflitti, nonostante il tentativo del papato d’innestare nello scontro ragioni di na- tura antropologica e religiosa. Nell’Italia dei Comuni, stretta tra la mi- croconflittualità che costituiva la trama quotidiana dei rapporti tra signo- ri, tra città, tra signori e città, e la macroconflittualità che caratterizzava invece l’antagonismo tra papato e impero, tale tentativo venne ripreso ulteriormente proprio da un papato impegnato ad elevare il contenuto ide- ologico dello scontro chiamando in causa una duplice contrapposizione identitaria: quella etnico-nazionale e quella religiosa. Questa operazione, che il romano pontefice non giunse a condurre in porto, riuscì invece alle grandi monarchie nazionali della fine del Medioevo, che assunsero dalla dimensione dei conflitti privati forme di rigetto nei confronti del nemico «esterno e pubblico». L’immagine del nemico venne così a rivestirsi di tratti tipicamente propagandistici, che costruivano spesso un’alterità fitti- zia in grado di trasferire sul nemico reale quell’intenso grado di inimici- zia ed incolmabile risentimento che era stato fino ad allora caratteristica dell’«inimicus privato». Introduzione 9 Anche Stefano Andretta coglie nell’antinomia identità/alterità una chia- ve concettuale idonea per accedere all’analisi della crescente potenzialità conflittuale veicolata dall’intenso mutamento avvenuto in età moderna con l’espansione planetaria dell’Europa e il connesso, incipiente fenomeno di una globalizzazione mondiale. Alla ridefinizione di identità consolidate e alla scoperta di nuove identità contribuiscono sia un nuovo sviluppo della coscienza politica europea, che si basa su sistemi di valore differenziati e contraddistinti dalle diverse articolazioni dei sistemi istituzionali (basti pen- sare alla confessionalizzazione degli Stati dopo la Riforma protestante o alla contrapposizione dei modelli costituzionali quali la monarchia assoluta, la monarchia parlamentare, la repubblica), sia la scoperta del Nuovo Mondo, abitato da società apparentemente inconciliabili con i livelli di civiltà e di autocoscienza del mondo occidentale, nonché l’espansione del cristianesimo fino ai lontani antipodi dell’estremo Oriente e dell’estremo Occidente. Tra nemici reali e nemici immaginari l’età moderna si costruisce come un’età so- stanzialmente di inimicizie, dove si svela la natura assoluta del potere tesa a costruire egemonie politiche, sociali, religiose, che non arretrano di fronte al brutale «spegnere» i nemici (Machiavelli), eletto a sistema di dominazione. Nella sua analisi, Giovanni Ricci attira l’attenzione sulla figura del «nemico ufficiale», quello “costruito” per antonomasia dalle guerre di reli- gione, che egli ripercorre attraverso i gesti di crociata ravvisabili nell’Italia della prima età moderna. Il caso italiano emerge infatti con singolare evi- denza nel quadro generale dei rapporti tra cristianità e islam. Ricci sotto- linea come la crociata possa considerarsi la variante cristiana del concetto di «guerra santa», alimentato dai «monoteismi contrapposti». L’analisi del linguaggio carico di odi, di paure, d’oltraggio e di rifiuto con cui vengono definiti per contrapposizione gli appartenenti ai due diversi fronti, dove c’è sempre un «Dio degli eserciti» a capeggiare il «nemico religioso» (il cristiano, l’islamico, l’ebreo), costruisce progressivamente stereotipi che rifiutano a priori qualsiasi riconoscimento dell’alterità. Tuttavia, alcuni fat- tori – il confronto con la complessità e il peso dell’evoluzione storica, il presentarsi dell’eretico dell’età della Controriforma e del confessionalismo quale inquietante nemico interno, le impreviste alleanze politiche nutrite dai progetti egemonici degli Stati, che superano la divisione religiosa per perseguire interessi strategici, le città cosmopolite (come Venezia) che cre- ano situazioni di ibridazione culturale e, infine, l’affermarsi della morale naturale illuministica e il progressivo passaggio dell’Italia da baricentro della cristianità latina a periferia dell’Europa politica – contribuiscono al

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