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L'imbroglio della semplificazione. Perché siamo noi le vittime della guerra alla burocrazia PDF

157 Pages·2016·6.674 MB·Italian
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Andrea Carapellucci L'IMBROGLIO DELLA SEMPLIFICAZIONE Perché siamo noi le vittime della guerra alla burocrazia CAST ELVE RX CCHI PAMPHLET Semplificare è stata la parola d’ordine centrale di tutte le iniziative riguardanti la pubblica amministrazione. I cittadi­ ni avrebbero dovuto essere i beneficiari del cambiamento. Ma le cose non sembrano essere andate come previsto. Il mezzo è diventato un fine in sé, con esiti a volte imbaraz­ zanti. Il libro, con un linguaggio insieme chiaro e solidamente basato su studi e esperienze concrete, e sull’analisi di do­ cumenti poco noti, affronta il tema sfidando tabù e luoghi comuni e proponendo un radicale cambio di prospettiva. Non senza una (notevole) dose di ironia, a proposito di alcuni degli effetti più paradossali e assurdi delle riforme. «Se qualcosa può andar male, lo farà in triplice copia» Arthur Bloch Andrea Carapellucci È nato a Torino nel 1985. Dopo il dottorato in Diritto ammini­ strativo presso l’università di Milano, ha lavorato per alcuni anni come avvocato ed è ora funzionario pubblico. È autore di diverse pubblicazioni scientifiche e ha collaborato con «Termometro Politico», «YouTrend» e «Pandora. Rivista di Teoria e Politica». Euro 17,50 Pamphlet Editing: Francesca Carbone I edizione: gennaio 2016 © 2016 Lit Edizioni Srl Tutti i diritti riservati Castelvecchi è un marchio di Lit Edizioni Srl Sede operativa: Via Isonzo 34, 00198 Roma Tel. 06.8412007 - fax 06.85358676 [email protected] www.castelvecchieditore.com Andrea Carapellucci L’IMBROGLIO DELLA SEMPLIFICAZIONE Perché siamo noi le vittime della guerra alla burocrazia CASTELVECCHI “Ogni problema umano ha una soluzione semplice e plausibile, che è sbagliata” (H.L. Mencken) Introduzione La parola d’ordine è “semplificare”. Che si tratti di iscrivere un figlio a scuola, aprire un’officina o risollevare le sorti del paese, la richiesta, avanza­ ta a gran voce, è sempre la stessa, così come la ricetta. Confindustria chiede di semplificare, sfilando a braccetto con il sindacato. I cittadini chiedono di semplificare, per una volta d’accordo con gli economisti alla moda, l’Unio- ne europea e la Banca mondiale. Nei programmi elettorali, destra e sinistra si incontrano sull’ineluttabile esigenza di semplificare: un imperativo cate­ gorico, un bisogno primario, una verità così evidente che non necessita di essere dimostrata. E così, anno dopo anno, massicce dosi di semplificazione vengono som- ministrate ad ogni settore dell’amministrazione pubblica, mentre non esiste ormai legge o decreto che non ne contenga traccia. Grazie alla parola ma­ gica, decine di riforme “a costo zero” si susseguono e si affastellano le une sulle altre, senza mai essere realmente attuate, tra il plauso degli editorialisti e i sospiri di sollievo della Ragioneria Generale dello Stato. È forse questa la ragione per cui, a vent’anni dalle prime leggi di sempli­ ficazione amministrativa, sembra poco più di un dettaglio che per pochi la vita e il rapporto con la burocrazia siano divenuti più semplici. In fondo, non conta che ottenere un certificato per mandare un figlio a studiare all’estero sia ormai una costosa impresa. Così come non importa che per iscriversi all’università venga ormai chiesto di completare una pro­ cedura online e poi autocertificare (rigorosamente su carta) agli stessi uffici di averla completata. Non importa che per aprire un lucernario ci venga chiesto di dichiarare, sotto la nostra penale responsabilità, che l’intervento è compatibile con una mezza dozzina di regolamenti e delibere, pagando di tasca nostra un profes­ sionista per i relativi controlli e rischiando, a lavori finiti, di subire pesanti sanzioni nel caso in cui uno dei regolamenti sia stato interpretato male. A maggior ragione, non conta che tutte le decisioni più sensibili per la vita di intere comunità - come l’apertura di una discarica, di un inceneri­ tore, o la costruzione di un’autostrada - vengano ormai assunte in fumose “conferenze” dove le amministrazioni competenti giocano al mercante in fiera con gli avvocati di questa o quell’impresa, dando vita a delibere inde­ cifrabili e a conseguenti contenziosi davanti ai Tar. Non importa neppure

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