ebook img

L'idea di mondo. Intelletto pubblico e uso della vita PDF

99 Pages·2015·16.341 MB·Italian
Save to my drive
Quick download
Download
Most books are stored in the elastic cloud where traffic is expensive. For this reason, we have a limit on daily download.

Preview L'idea di mondo. Intelletto pubblico e uso della vita

Qiodlibet Paolo Virno L'idea di mondo Intelletto pubblico e uso della vita l l l Indice f \ t I 7 Avvertenza alla auova edizione accresciuta 9 Premessa (1994) 13 Mondanità Contesto sensibile e sfera pubblic.1 15 1. Meraviglia e sicurezza 1.1. li miracolo secondo Wiugcnstein {p. q); 1.2. Esistenz.a del mondo, esistenza del linguaggio (p. 18); 1.3. li sublime secondo K.an1 (p. 20); 1.4. Grandezza e potenza (p. 14); 1.5. lconoclastia (p. 27); 1.6. Sublime Tractacus (p. 29). B La radice emotiva della cosmologia 1. 2. 1. U principio incondizionato (p. 33); 2.2. «L'impossibilità di rag giungere la natura» (p. 37); 2.3. li mondo nell'Ultimo Giorno (p. 40); 2,4, Totalità o contesto? (p. 41). 45 3. Natura grezza J.l· Noiac felicità (p. 45); 3.2. Contesto sensibile (p. 50); 3-3. Padre e Figlio (p. 58); 3+ L'inserzione del linguaggio (p. 61); 3-5. Chiasmo (p. 69); 3.6. «Un pudore così indolente• (p. 73). © 201 5 Quodlibet srl Macerata. via Santa Maria della Porta, 43 77 4. Sfera pubblica www.quodlibcc.ie 4. 1. La minaccia sen,.a nome (p. 77); 4.2. Timore e riparo (p. 80); 4-3. U I perturbante (p. 85); 4-4-Ancora una volta (p. 89); 4.5. Luoghi comuni e pubblicità della mente (p. 93); 4.6. Lo spazio dell'intelletto (p. 101) . 6 IN.OICE Avvertenza alla nuova edizione accresciuta 113 Virtuosismo e rivoluzione La teoria politic.i dell'esodo 1. Azione, lavoro, intelletto (p. 11 s); 1. Attività senza opera (p. 117); 3. L'intelletto pubblico, spartito dei virtuosi (p. u s); 4. Esodo (p. t 30); S· La virtù dell'intemperanza (p. 131); 6. Elogio della moltitudine (p. 137); 7. Diritto di resistenza (p. 141); 8. Atteso imprevisto (p. 148). L'uso della vita IS3 1. Tatto (p. qs); 2. Preposizioni (p. 156); 3. Tavoletta di cera (p. 157); 4. Quel che l'uomo può fare di se scesso (p. 16o); S· L'animale malde stro (p. 161); 6. Avere (p. 163); 7. Fenomeni istituzionali (p. 165); 8. li I primi due saggi compresi in questo libro, Mon pronome 'noi' (p. 168); 9. Limiti e crisi dell'uso (p. 169); 10. La cura di sé (p. 172); 11. Sul palcoscenico (p. 176); 12. Effetto di straniamen• danità e Virtuosismo e rivoluzione, furono pubblicati to (p. 179); 13. Gli appunti di regia di Wittgeos1ein (p. 18,). originariamente nel 1994 dalla casa editrice manife stolibri, in un volume intitolato Mondanità. L'idea 189 Bibliografia ' l di "mondo" tra esperienza sensibile e sfera pubblica. Sono testi avvinghiati l'uno all'altro come fratelli sia ! mesi: sul loro contenuto e sulla loro indissolubilità dà qualche ragguaglio l'antica "Premessa", leggibil~ qui • l di seguito. Li ripropongo con innumerevoli modifi l cazioni stilistiche che, senza nulla aggiungere e nulla togliere alla trama argomentativa, mirano a rendere più limpida e precisa l'esposizione. La nuova edizione include un terzo saggio, L'uso i della vita, scritto nell'estate del Esso riprende e 2014. I approfondisce, sia pure da un diverso angolo prospet tico, alcuni dei temi discussi nei due testi che lo prece dono. Ma non ci si inganni: più che un contrappunto al canovaccio teorico elaborato venti anni or sono, L'uso della vita è l'enunciazione stenografica, scandita da tesi perentorie, di un programma di ricerca ancora I / da realizzare. Tutte le questioni lì nominate (dallo sta I tuto del pronome 'noi' alla recitazione teatrale come I • I 8 AVVERTENZA banco di prova della filosofia del linguaggio) merite Premessa (1994) rebbero degli affondo rigorosi e spregiudicati. Lungi dal tirare le somme, il saggio finale riapre la partita. ,' Il libro raccoglie due saggi. Il primo, schiettamente filosofico, prende avvio dall'esame degli stati d'animo j da cui siamo pervasi, secondo Kant e Wittgenstein, quando pensiamo al mondo nel suo insieme, al sem I plice fatto che esso esiste e che noi vi apparteniamo. Per Kant, pensieri di tal genere sono inseparabili dal sentimento del sublime; per Wittgenstein, vanno di J pari passo con una meraviglia che nulla può smor ;, zare. Ma questo è soltanto lo spunto iniziale. Il resto j vorrebbe abbozzare una idea di mondo niente affat to metafisica: capace, dunque, di produrre un attrito con le posizioni di Kant e di Wittgenstein, che, pure, l si adottano quale esemplare falsariga. Una idea, se possibile, né roboante né squisita, che contribuisca a chiarire il significato implicito di espressioni consuete come 'il corso del mondo', 'stare al mondo', 'gente di I mondo'. Il secondo saggio, già pubblicato dalla rivista «Luogo comune» nel 1993, ha invece le sembianze di un piccolo - minimo, per carità - trattato politico. Se leziona concetti e parole-chiave (intelletto pubblico, moltitudine, intemperanza, esodo ecc.) in grado di af frontare la tempesta magnetica che ha messo fuori uso • PREMESSA PREMESSA II le bussole cui si è affidata, dal Seicento in poi, la ri determinati (q uestione ontica o fattuale, preciserebbe ; flessione sulla "cura degli affari comuni". L'obiettivo con sussiego il medesimo filosofo). Deve imitare, cioè, è perimetrare il terreno in tutta la sua estensione: con la sollecitudine per i fenomeni empirici, le procedure strumenti rudimentali, certo, ma senza eludere nessu operative, la variazione dei rapporti di forza di cui dà no dei problemi cruciali e spinosi che pone, oggi, l'a prova Spinoza nel Trattato politico, allorché si soffer zione collettiva. Questo secondo testo, sia detto per i ma a lungo su quante e quali siano le cariche elettive patiti delle guerre tra bande, è anche una resa dei conti che è opportuno istituire in una repubblica. con l'opera di Hannah Arendt. Questo libro è dedicato a Anna e Elio, i miei genitori. I due saggi sono autonomi, li si può leggere sepa ratamente. Tuttavia, sotto un profilo concettuale, essi si implicano a vicenda come le parole 'sopra' e 'sotto' o 'fuori' e 'dentro'. E sono concatenati. Basti pensa re che il secondo, Virtuosismo e rivoluzione, ha per tema principale la nozione di sfera pubblica, discu tendo della quale il primo, Mondanità, termina. Il punto è, semmai, che i due testi si collocano in ge neri letterari nettamente distinti, anzi eterogenei. Tra ì filosofia e teoria politica non manca mai uno scarto, spesso prevale l'incommensurabilità. È uno scarto da esibire senza infingirnenti. Se lo si vela, si partecipa con successo al festival della futilità: per esempio, ap prontando una definizione filosofica di "politica", che della politica effettiva si sbarazzi una volta per tutte. Quando si passa da un piano all'altro, è inevitabile cambiare lingua, premesse, unità di misura: il rifiuto di sottostare a questo mutamento dimostra solo la propria estraneità alle indagini logiche o alle sommos se proletarie, non di rado a entrambe. Chi scrive di politica, deve ricondurre per intero la questione del senso e della libertà (questione ontologica, direbbe il filosofo) alla possibile trasformazione di stati di cose J \ i ) Mondanità ComeSto sensibile e sfera pubblica J ! ! J I I. Meraviglia e sicurezza r. Il miraco'-o secondo Wittgenstein 1. «L'etica, se è qualcosa, è sovrannaturale», afferma Wittgenstein nella Conferenza sull'etica (1965, p.11), tenuta a Cambridge nel 1930 presso il circolo "The Heretics". Del significato della vita nulla trapela dalle proposizioni con cui. si descrive la miriade di fatti che avvengono nel mondo. Tuttavia, ciascuno di noi può addurre esperienze nel corso delle quali gli è sembra to, almeno per un momento, di cogliere tale significa to (come pure di capire che cos'è una 'condotta inec cepibile' o il 'valore di un uomo'). Non riferendosi né poco né punto a stati di cose spaziotemporali, esse .. andrebbero considerate "esperienze sovrannaturali". Ma è concepibile un ossimoro tanto stridente? Una esperienza sovrannaturale non equivale forse a un < • miracolo? In un certo senso, è proprio così: l'etica ha un'intima parentela con il miracolo. Purché, aggiunge Wittgenstein, si intendano rettamente i tratti carat teristici di quest'ultimo, onde sottrarlo all'orizzonte positivistico in cui la stessa tradizione religiosa per lo più lo inscrive. 16 L'rOEA or MONDO MONDANITÀ nimo che attesta, insieme, uno slancio e il suo falli L'autentico miracolo non è un fatto prodigioso, mento: slancio a guardare il mondo dal di fuori (come che sovverta le leggi fisiche e si discosti dalle aspet un tutto, per l'appunto), così da scorgerne il significa tative psicologiche. «Supponiamo che a uno di voi to; fallimento dovuto ai limiti del campo visivo, ossia cresca improvvisamente una testa da leone e cominci all'impossibilità di raffigurare l'ambito nel quale si è a ruggire. Sarebbe certamente una cosa straordina racchiusi. Se non vi fosse lo slancio, o se esso trovasse ria davvero. Ora, una volta rimessici dalla sorpresa, adempimento, in entrambi i casi non ci sarebbe alcuna la prima cosa che suggerirei, sarebbe di chiamare un meraviglia. Quest'ultima sorge dall'urto, mette radi dottore e di fargli esaminare il caso in modo scientifi ci in una frustrazione istruttiva. Il miracolo adombra co, e, se non fosse per non fargli male, vorrei che fosse l'illimitato, proprio e soltanto attraverso la percezione vivisezionato. Ma dove se ne sarebbe andato il mira colo?» (ivi, p. 16). Un evento senza precedenti, della di un limite invalicabile. Wittgenstein menziona poi una seconda esperienza cui imminenza non avevamo sentore, stupisce, certo, etica, cioè sovrannaturale: «l'esperienza, si potrebbe ma si tratta di uno stupore provvisorio, destinato ad affievolirsi e poi a svaporare. Poiché accade nel mon dire, di sentirsi assolutamente al sicuro. Intendo lo stato d'animo in cui si è portati a dire "Sono al sicu do, anche il prodigio è pur sempre un fatto passibile ro, nulla può recarmi danno, qualsiasi cosa accada"» di descrizione e di analisi, a proposito del quale non (ivi, p. 13). Miracolosa non è l'eliminazione dell'una si può escludere in linea di principio una spiegazione o delJ'altra minaccia incombente, ma la certezza che scientifica. Inutile cercare un significato etico in ciò nessun pericolo fattuale può compromettere il senso che sorprende e sconcerta: «qualsiasi fatto voi possiate della nostra vita (giacché tale senso non dipende da ciò immaginare, non è miracoloso in se stesso, nel senso che nel mondo avviene.). Il sentimento della sicurezza assoluto del termine» (ivi, p. 17). Che cosa merita, dunque, il titolo di miracolo? assoluta è il lato convesso, o il risvolto positivo, della proposizione 6. 5 del Tractatus logico-philosophicus Secondo Wittgenstein, la stessa esistenza del mondo 2 (1921): «Noi sentiamo che, persino nell'ipotesi che come totalità dei fatti reali o possibili. Più precisa tutte le possibili domande scientifiche abbiano avuto mente, l'esperienza del miracolo consiste nel provare meraviglia per questa esistenza, nel trovare straordi risposta, i nostri problemi vitali non sono ancora nep nario non già come il mondo è, ma che esso sia. In pure sfiorati». Da questo giudizio consegue: anche se le domande scientifiche rimanessero tutte inevase, e questione, ora, è una meraviglia inestinguibile, dalla la natura esercitasse su di noi un potere smisurato e quale non ci si può rimettere. Che accade a colui che terrificante, ciò che rende la vita degna di essere vissu la sperimenta, mentre la sperimenta? La «meraviglia per l'esistenza del mondo» (ivi, p. 12) è lo stato d'a- ta non risulterebbe pregiudicato e nemmeno scalfito. 18 L'IDEA DI MONDO MONDANITÀ Non solo si mantiene al riparo, ma proprio esso è l'as dei termini adatti a trattare del mondo come totalità. soluto riparo. Ma proprio questo, secondo Wittgenstein, non è pos Non diversamente dalla meraviglia, anche la sicu sibile: il linguaggio non arriva mai a rendere ragione di rezza trae origine dalla constatazione che vi è un mon sé medesimo. Pertanto, «trasferendo l'espressione del do. Con una differenza: il primo stato d'animo scatu miracoloso da una espressione per mezzo del linguag risce dall'inutile tentativo di rappresentare l'esistenza gio alla espressione per l'esistenza del linguaggio, ho del mondo; il secondo, invece, dall'inclinazione a sai-· detto solo, di nuovo, che non possiamo esprimere ciò varsi correlando il proprio destino a questa esisten che vogliamo esprimere e che tutto ciò che diciamo za miracolosa, anziché ai "fatti". La meraviglia può sul miracoloso assoluto rimane privo di senso» (ibid.). sempre convertirsi in sicurezza, e viceversa: a proteg Se l'etica mette radici nella questione cosmologica gere durevolmente è soltanto ciò che durevolmente (non come il mondo è, ma che esso è), quest'ultima, a sua stupisce. Wittgenstein (1965, p. 15) osserva che i sen volta, condivide per intero struttura e aporie dell'auto timenti etici, suscitati dalla pura e semplice esistenza riferimento linguistico (nel quale non è in gioco ciò che del mondo, si manifestano allegoricamente nei modi si dice, ma il fatto stesso che si parla). Quando si tenta di dire della religione, soprattutto nelle .formule più {vanamente) di asserire qualcosa di sensato sull'esisten trite e ingenue. La meraviglia «è, secondo me, esatta za del mondo, si sta provando nel medesimo tempo ( e mente l'esperienza cui si fa riferimento quando si dice non meno vanamente) a fissare la nuca del linguaggio, a che Dio ha creato il mondo; mentre l'esperienza di si raffigurarlo come un tutto. Reciprocamente, ogni auto curezza assoluta è stata descritta dicendo di sentirci riferimento ha un immediato valore cosmologico, l'in sicuri nelle mani di Dio». finito regresso dei metalinguaggi testimonia dell'inutile impulso a guardare il mondo dal di fuori. Equivalenti e addirittura interscambiabili, i due ordini di discorso Esistenza del mondo, esistenza del linguaggio 1.2. si illustrano a vicenda in una guisa negativa: ciascuno offre una immagine (anzi, la sola perspicua) al fallimen È possibile un adeguato resoconto linguistico del to dell'altro. Tuttavia, tanto le (insensate) proposizioni miracolo? «Sono ora tentato di dire che l'espressio cosmologiche, quanto le (insensate) proposizioni me ne giusta nella lingua per il miracolo del!' esistenza del talinguistiche, presuppongono già sempre che vi sia la mondo, benché non sia alcuna proposizione nella lin parola. Il vero miracolo, in ultimo, scocca allorché ci si gua, è l'esistenza del linguaggio stesso» (Wittgenstein meraviglia per l'esistenza del linguaggio. 1965, p. 17). Se riuscissimo a rappresentare con le pa Durante un colloquio con Friedrich Waismann, role la nostra facoltà di parlare, allora disporremmo avendo costui domandato: «L'esistenza del mondo è 20 L'IDEA DI MO~O MONDANITÀ 21 connessa con l'etico?», Wittgenstein rispose: «Che si dismisura, piegato a un uso metaforico. Ma, per Wit dia qui una connessione, gli uomini l'hanno sentit0 e tgenstein (cfr. 1965, p. 15), autentica metafora è solo l'hanno espresso così "Il Padre ha creato il mondo, il quella che si può riesporre "in prosa", accertando Figlio (o la Parola, che da Dio procede) è l'Etico"» ne il contenuto descrittivo. Invece, espressioni come (Wittgenstein 19676, pp. 107 sg., corsivo mio). In «sentirsi assolutamente al sicuro» non ammettono quanto rende possibile ogni singola enunciazione, l'e traduzione di sorta: sono traslati irreversibili, privi di sistenza della Parola (il puro e semplice disporre della un equivalente letterale. La dilatazione, in realtà, pro facoltà di linguaggio) duplica la creazione del mondo, duce nonsensi. Ma l'insensatezza così ottenuta non è attualizzandola sempre di nuovo. Grazie alla Parola, un nulla: la sua «essenza peculiare» consiste nel do l'evento della creazione si manifesta nella vita degli cumentare una fondamentale «tendenza dell'animo uomini, sicché è dato ravvisare una rassicurante giun umano» (ivi, p. 18). Inoltre, le pseudo metafore, pro tura tra il proprio destino e il creat0re. prio perché attestano l'impossibilità di rappresentarlo come un fatto, esibiscono «ciò che è più alto» nella sua trascendenza (in quanto è veramente «più alto», I. 3. Il sublime secondo Kant dunque). Questa esibizione negativa o per difetto, che si giova di un nonsenso, è il miracolo. Lungi dall'e L'esperienza del miri\colo, di cui parla Wittgenstein ludere i limiti dell'esperienza, il miracolo sorge pre nella Conferenza sull'etica, non è cosa diversa dal senti cisamente dall'esperienza del limite. O meglio, esso mento del sublime analizzato da Kant nella Critica del consiste nell'intendere lo scacco come un segno (del giudizio. Non si tratta di una semplice analogia, ma di resto, semeion, non teraton - segno, non prodigio - è una identità costatabile fin nei dettagli. Miracolo e su chiamato-il miracolo nel vangelo di Giovanni). blime sottendono un medesimo stato d'animo o, se si Accostiamoci ora, nel modo più piano e senza evi preferisce, mettono capo alla stessa idea del mondo. tare qualche stereotipo, alla riflessione kantiana sul su Ricapitoliamo brevemente il fenomeno del mira blime. Questo sentimento scaturisce dall'inclinazione colo, così da predisporre lo sguardo al cambio di sce a cogliere nella natura una immagine di ciò che dalla na. La meraviglia e la sicurezza attengono, di solito, natura esula; fa tutt'uno con lo sforzo di rappresen all'ambito dei fatti: mi stupisco di un colore, sono al tare intuitivamente le idee trascendenti della ragione. riparo da una slavina. Che accade quando questi sen L'esibizione sensibile dell'incondizionato sembra tro timenti intramondani vengono riferiti alla stessa esi vare appiglio in quei fenomeni empirici che danno a stenza del mondo, dunque a ciò che trascende i fatti? pensare la natura come illimitata e onnipotente: «l'im Il significato di 'meraviglia' e di 'sicurezza' è dilatatO a menso oceano sollevatO dalla tempesta» (Kant 1790;

See more

The list of books you might like

Most books are stored in the elastic cloud where traffic is expensive. For this reason, we have a limit on daily download.