Cultura storica Giorgio Caravale Libri pericolosi Censura e cultura italiana in età moderna Editori Laterza © 2022, Gius. Laterza & Figli L'Editore è a disposizione di tutti gli eventuali proprietari di diritti sulle immagini riprodotte, là dove non è stato possibile rintracciarli per chiedere la debita autorizzazione. Edizione digitale: febbraio 2022 www.laterza.it Proprietà letteraria riservata Gius. Laterza & Figli Spa, Bari-Roma Realizzato da Graphiservice s.r.l. - Bari (Italy) per conto della Gius. Laterza & Figli Spa ISBN 9788858148686 È vietata la riproduzione, anche parziale, con qualsiasi mezzo effettuata Indice Introduzione Nel mondo del libro I. Proteggere il libro 1. Il libro a stampa: un nuovo inizio 2. Il fragile statuto del libro 3. Una (parziale) protezione commerciale II. Controllare il libro 1. Stampare con licenza 2. Un sapere per pochi 3. Della necessità della censura III. Un sistema di censura 1. Meglio proibire che prevenire 2. Il libro che sorveglia gli altri 3. Le frontiere del contagio 4. Libri al rogo IV. Roma e gli altri 1. Un’alleanza elitaria 2. L’altra Europa Libri sotto controllo V. Anticlericalismo 1. Il «fomentatore di tutte le heresie» 2. Le «piccole scritture» 3. L’anticlericalismo della Controriforma VI. Il lungo luteranesimo 1. «Difficilia fidei» in pasto al «volgo indocto» 2. L’ombra di Lutero VII. La ragion di Chiesa 1. Un «ordine illegittimo» 2. Machiavelli e i suoi (infedeli) discepoli 3. Una «ragion di Stato» ecclesiastica VIII. Dalla filosofia alla scienza 1. Il fragile filo della doppia verità 2. Atomismo, corpuscolarismo e ateismo 3. Un nuovo nemico 4. La scienza sotto giudizio Verso il basso IX. L’offensiva contro il volgare 1. Roma e l’impero del latino 2. Oltre i confini del sacro 3. Sui banchi di scuola 4. «Favole et novelle» X. Censura e «senza lettere» 1. Fogli volanti, libelli famosi e orazioni superstiziose 2. «Historiette», «filastroccole» e pronostici astrologici XI. L’occhio sotto tutela 1. Un’arte senza eresia 2. La «custodia degli occhi» 3. L’irriverenza del quotidiano e la «regola dell’historico» 4. Al servizio dei «semplici» XII. L’oralità censurata 1. Un intreccio inestricabile 2. Controllare l’oralità, indirizzare l’oralità Il libro mutilato XIII. Espurgare 1. «Pulire» e «rassettare» 2. Censura e filologia 3. Censura e riscrittura XIV. Riscrivere per correggere 1. Riscrivere 2. Plagiare 3. Tradurre 4. Correggere XV. Riscrivere (per correggere) il passato 1. Controllare la storia 2. Riscrivere la storia 3. Memoria individuale e censura XVI. Contrattare 1. Negoziazioni cinquecentesche 2. Contrattazioni familiari 3. Cattolici all’indice 4. Politica e diplomazia 5. Negoziazioni ecclesiastiche XVII. Autocensura e dissimulazione 1. La costrizione volontaria 2. L’«industria di non far veder le cose come sono» XVIII. Pubblicare manoscritti 1. Oltre la tipografia 2. Manoscritti clandestini 3. Censurare manoscritti XIX. Una repubblica delle lettere in esilio 1. Ginevra e dintorni 2. Basilea 3. Londra Leggere, nonostante tutto XX. Mercato clandestino e «fingimenti» 1. Libri d’oltralpe 2. Circuiti cittadini 3. Diplomazia clandestina XXI. Resistenze di librai e lettori 1. Librai contro 2. Leggere di nascosto, leggere obliquamente XXII. Leggere diversamente, leggere con diffidenza 1. «Ci ridurremo solamente a stampar i Missali e breviari» 2. La colpa di leggere XXIII. Leggere con licenza 1. Il privilegio di leggere 2. Le biblioteche e i loro eredi XXIV. Ideologia del libro 1. Un doppio indice 2. Proibire e suggerire 3. La biblioteca minima del perfetto illetterato 4. Utilitas vs. curiositas 5. A ciascuno il suo XXV. L’autunno della censura 1. L’Europa alle porte 2. La censura di Stato 3. Libertà di stampa e diritto d’autore Ringraziamenti Abbreviazioni A Giulio, che riempie le mie giornate di gioia con il suo sguardo curioso e il suo sorriso dolce Introduzione 1. Questo libro si occupa di un frammento di un lunghissimo racconto, un segmento di una vicenda che attraversa l’intera storia dell’umanità. Da Giustiniano fino all’età contemporanea la storia della censura coincide con la storia del potere. Ancora oggi, in alcune regioni del globo, le autorità di governo utilizzano strumenti repressivi. In Cina, e in misura minore in Russia e in India, i detentori del potere politico sottopongono il flusso di informazioni e di scambi epistolari al filtro di un sistema censorio predisposto a intercettare parole sensibili e termini chiave, evitando – così auspicano i censori digitali – che il web e i social network si trasformino in strumenti di lotta antigovernativa, luoghi virtuali nei quali organizzare azioni di dissenso e rivolta nei confronti del governo1. Anche le democrazie liberali occidentali, pur senza utilizzare meccanismi apertamente coercitivi, dispongono di strumenti che condizionano e in qualche modo costringono le scelte dei cittadini: meccanismi più raffinati ma non per questo privi di efficacia, forme di pressione che si riverberano sulla sensibilità del pubblico, sulle mode culturali e sulle logiche del mercato editoriale e comunicativo, indirizzando il pensiero e l’azione degli individui. La tirannia sulle persone e sulle cose, è stato scritto, non coincide necessariamente con una figura o un regime dittatoriale: essa si identifica anche con le tante piccole e grandi costrizioni alle quali siamo sottoposti o ci sottoponiamo, costrizioni che limitano le nostre esistenze e il nostro modo di pensare. Il conformismo, l’opportunismo, l’egoismo, la debolezza, il timore o l’insicurezza sono altrettante ragioni di «omologazione delle anime» che insidiano «liberamente» la libertà, dall’interno del carattere degli esseri umani2. Questo volume tratta dell’età aurea della censura, di un’epoca nella quale la nascita e la diffusione del libro a stampa indussero le autorità di governo di tutta Europa a ripensare e rafforzare i loro sistemi di controllo. In questo contesto, la censura ecclesiastica – oggetto specifico della ricerca – si distinse per l’ampiezza degli obiettivi e la rigidità degli strumenti di sorveglianza. Attraverso gli indici dei libri proibiti, lunghe liste di volumi ritenuti pericolosi o anche solo sospetti, Roma si propose nei primi secoli dell’età moderna (secoli XVI-XVIII) di controllare l’intera produzione libraria, individuando di volta in volta i titoli e gli autori dei testi da intercettare, sequestrare ed eliminare dalla circolazione. Fu un disegno ambizioso, esplicitamente coercitivo, segnato da un tratto inequivocabilmente totalizzante: un disegno che, giudicato con i parametri di oggi, appare utopico, grottesco, forse ridicolo, sicuramente velleitario. Pur disponendo di motori di ricerca universali come Google e di una straordinaria quantità di strumenti conoscitivi digitali, l’uomo del XXI secolo non potrebbe neppure immaginare di acquisire, e dunque controllare, nel corso della sua breve esistenza, anche solo una percentuale irrisoria delle conoscenze sul mondo e sul suo funzionamento. Nel Cinquecento, invece, a pochi decenni di distanza dall’invenzione della stampa, la conquista di un sapere universale appariva agli eruditi come un obiettivo difficile ma non impossibile da realizzare. Pur lamentandosi del fatto che esisteva «troppo da sapere»3, l’uomo della prima età moderna pensava alla conoscenza come a un’entità definita e circoscritta: quando il filosofo e scienziato René Descartes scrisse che «sebbene tutto il sapere possa essere trovato nelle pagine dei libri, [...] ci vorrebbe più tempo per leggere quei libri di quanto non ne disponiamo nella nostra intera vita»4, egli parlava dei limiti oggettivi frapposti alla sua aspirazione ma rivelava anche che quell’aspirazione era percepita dagli uomini del suo tempo come perfettamente legittima e realizzabile. Complice un numero sempre crescente ma ancora limitato di volumi in circolazione, i grandi umanisti e letterati del Cinquecento e del Seicento concepivano il sapere come qualcosa di afferrabile nella sua interezza e complessità. I numerosi dizionari, enciclopedie e raccolte di citazioni pubblicati tra Quattro e Seicento furono ideati non tanto come strumenti di consultazione, bensì come mezzi in grado di offrire all’uomo di cultura la convinzione di possedere la maggior quantità di informazioni nel più alto numero di campi del sapere. L’idea di elaborare uno strumento come l’indice dei libri proibiti, capace di contenere nelle sue pagine tutto il sapere dannoso alla crescita spirituale dei fedeli, trasse origine dalla condivisione di quell’orizzonte mentale e conoscitivo. Come vedremo, con il passare dei decenni le autorità ecclesiastiche furono costrette a fare i conti con