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Libertà e impero. Gli Stati Uniti e il mondo 1776-2011 PDF

594 Pages·2011·4.016 MB·Italian
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DelPero_DelPero 14/12/10 13.44 Pagina I Storia e Società DelPero_DelPero 14/12/10 13.44 Pagina II DelPero_DelPero 14/12/10 13.44 Pagina III Mario Del Pero Libertà e impero Gli Stati Uniti e il mondo 1776-2011 Editori Laterza DelPero_DelPero 04/04/13 14.58 Pagina IV © 2008, 2011, Gius. Laterza & Figli www.laterza.it Prima edizione marzo 2008 Nuova edizione ampliata febbraio 2011 Edizione 2 3 4 5 6 7 Proprietà letteraria riservata Gius. Laterza & Figli Spa, Roma-Bari Anno 2013 2014 2015 2016 2017 2018 Questo libro è stampato su carta amica delle foreste Le cartine sono state realizzate da Luca De Luise. Stampato da SEDIT - Bari (Italy) per conto della Gius. Laterza & Figli Spa ISBN 978-88-420-9532-3 È vietata la riproduzione, anche parziale, con qualsiasi mezzo effettuata, compresa la fotocopia, anche ad uso interno o didattico. Per la legge italiana la fotocopia è lecita solo per uso personale purché non danneggi l’autore. Quindi ogni fotocopia che eviti l’acquisto di un libro è illecita e minaccia la sopravvivenza di un modo di trasmettere la conoscenza. Chi fotocopia un libro, chi mette a disposizione i mezzi per fotocopiare, chi comunque favorisce questa pratica commette un furto e opera ai danni della cultura. DelPero_DelPero 14/12/10 13.44 Pagina V a Veronica DelPero_DelPero 14/12/10 13.44 Pagina VI DelPero_DelPero 14/12/10 13.44 Pagina VII INTRODUZIONE Questo libro discute il modo in cui gli Stati Uniti hanno agito sul- la scena mondiale dalla loro nascita a oggi. Nel farlo, si propone di offrire una storia della politica estera statunitense, che non si limiti esclusivamente al momento diplomatico e alla discussione dell’inte- razione degli USA con gli altri soggetti del sistema internazionale. Questi aspetti sono infatti analizzati nel contesto delle idee e delle ideologie che hanno informato le scelte di politica estera degli USA, modellandone discorso e rappresentazioni. Non trattandosi di una ricostruzione storica rigorosamente fattuale, ho selezionato eventi e processi che ritenevo più rilevanti e illustrativi, tralasciandone altri, certamente importanti, ma meno utili per la mia discussione. L’o- biettivo è stato quello di offrire al lettore una cornice interpretativa e concettuale capace di contenere più di due secoli di storia degli Stati Uniti e della loro politica estera. Per raggiungere questo obiettivo ho cercato di individuare delle chiavi di lettura che permettessero di comprendere e spiegare tutta la parabola storica che ha portato le tredici colonie nord-americane della Gran Bretagna a trasformarsi col tempo nella potenza egemo- ne e dominante del sistema internazionale. Tre, in particolare, sono le tesi avanzate nel libro e usate come fi- li con cui unire le sue diverse parti. La prima è relativa al carattere per molti aspetti peculiare del nazionalismo statunitense: un nazio- nalismo eccezionalista, fondato sulla convinzione non solo che gli USA siano paese unico e diverso, ma che l’eccezione statunitense si fondi primariamente sulla loro possibilità di sottrarsi al corso ine- luttabile di un percorso storico cui tutti gli altri Stati devono invece sottostare. Se la premessa dell’eccezione risiede nell’asserita esen- zione dalle leggi della storia, il suo esito è una vocazione messianica, che spesso conferisce a questo nazionalismo eccezionalista una con- DelPero_DelPero 14/12/10 13.44 Pagina VIII VIII Introduzione notazione e un’ambizione universalistiche: il convincimento, cioè, che sia compito e destino degli Stati Uniti intervenire per plasmare, e possibilmente trasformare, l’ordine internazionale in accordo con i propri principi, valori e interessi. Le fondamenta di questa presunzione eccezionalista, e della vo- cazione universalista che ne deriva, sono assai controverse. Molti studiosi hanno evidenziato le tante somiglianze e interdipendenze che hanno legato e accomunato da subito gli Stati Uniti agli altri sog- getti del sistema internazionale1. Nondimeno, un’autorappresenta- zione eccezionalista – costantemente invocata, sollecitata e afferma- ta – ha scandito la storia dell’azione internazionale degli Stati Uniti, qualificandone il discorso e condizionandone in modo determinan- te pratiche, scelte e comportamenti. E questo mi porta alla seconda tesi che propongo nel libro. Sia tra gli storici sia, e ancor più, tra gli scienziati politici vi è la tenden- za a separare i diversi paradigmi interpretativi, facendone non di ra- do un uso esclusivo e preclusivo. Ancor oggi è comune la convin- zione che una lettura centrata sulla dimensione ideologica debba giocoforza escludere il ruolo esercitato invece da interessi tangibili e misurabili; o che, soffermandosi esclusivamente su questi ultimi, non si possa comprendere il ruolo svolto dall’identità nel plasmare la lo- ro definizione. In questo studio, ho cercato di qualificare e conte- stare questa separazione, che ritengo analiticamente debole e meto- dologicamente fallace. Tra queste diverse dimensioni vi è infatti una mutua dipendenza e un’interazione strettissima: nella storia degli Stati Uniti, identità (il modello di libertà affermatosi negli USA e la sua rappresentazione), ideali (l’ambizione a universalizzare tale mo- dello) e interessi (la convinzione che ciò fosse necessario per raffor- zare questa libertà) si sono frequentemente uniti e intrecciati, con- dizionando il processo decisionale ovvero definendo il perimetro del dibattito politico e pubblico2. Questo intreccio ha conferito una dimensione intrinsecamente espansionistica agli USA e alla loro politica estera. È questa la terza tesi del libro, da cui trae origine il suo titolo: che fra tutela e amplia- mento della libertà interna ed espansione e crescita – territoriale, commerciale, culturale – degli Stati Uniti vi sia stato sempre un le- game strettissimo; che la politica estera degli Stati Uniti abbia avuto storicamente una natura imperiale e che gli USA, di conseguenza, DelPero_DelPero 14/12/10 13.44 Pagina IX Introduzione IX possano essere caratterizzati anche nella loro storia recente come un impero3. Si tratta di una tesi – gli Stati Uniti come impero – che negli ulti- mi anni è tornata con forza, in un dibattito però altamente politiciz- zato e inevitabilmente presentista4. Alcuni colleghi che hanno gen- tilmente letto e commentato il libro durante la sua stesura hanno contestato questa caratterizzazione. Per quanto riguarda le prime due delle tre parti in cui il volume è diviso, essa non presenta in realtà grandi problemi. Nel loro primo secolo di vita gli Stati Uniti furono un impero – un «impero continentale» – e si rappresentarono come tale. La comune appartenenza all’impero aveva costituito l’unico e fondamentale fattore che univa e legava tredici colonie, dal Massa- chusetts alla Georgia, che al momento dell’indipendenza erano an- cora assai diverse da un punto di vista politico, economico, sociale e culturale. E la stessa dimensione imperiale continuò a rappresenta- re un vettore coesivo dopo l’indipendenza. Da prospettive e con mo- tivazioni diverse, vi fu infatti un ampio consenso sulla necessità di dare corso al destino imperiale del paese, tanto che per molti – a par- tire da Thomas Jefferson – impero e unione rappresentarono so- stanzialmente dei sinonimi. La costruzione di un «impero continentale» fu perseguita con modalità assai peculiari e alimentò, soprattutto dopo il 1820, tensio- ni crescenti che si legavano principalmente alla questione della schiavitù e al modello di società e di economia che sarebbe stata esportata nei territori occidentali. Nondimeno, il progetto fu realiz- zato e dopo la guerra con il Messico del 1845-48 si portò a compi- mento quella visione continentalista che da subito aveva affermato la necessità di espandere gli Stati Uniti dalla costa atlantica a quella pacifica. Analogamente, caratterizzare gli anni che vanno dalla fine del- l’Ottocento sino alla Seconda guerra mondiale come un periodo im- periale non è operazione particolarmente controversa e contestata. Fu in questi anni che gli USAsi gettarono nella competizione impe- riale e divennero, di fatto, un «impero tra gli imperi», per quanto as- sai limitato nelle dimensioni. Il modello propugnato dagli imperiali- sti statunitensi ricordava da vicino quello liberale britannico, riflet- teva visioni strategiche e geopolitiche che all’epoca accomunavano le élite delle due sponde dell’Atlantico e trovava investitura ampia nel nazionalismo democratico e di massa degli USAdi fine Ottocen-

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