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Lezioni di Analisi matematica II PDF

229 Pages·2012·3.05 MB·Italian
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Capitolo 1 Brevi richiami di topologia e calcolo differenziale in piu` variabili Premessa fondamentale Siano A e B dueinsiemi. Con la scrittura f :A B si intende una funzione che associa → ad ogni elemento di A uno e un solo elemento di B. Quindi A `e il dominio di f e B `e il codominio di f. Talvolta il dominio si indica con il simbolo dom(f). Quindi se f : A B `e una funzione, allora dom(f)= A. → 1 Brevi richiami di topologia di Rn Nel seguito considereremo n N, n 1. Denotiamo con Rn il prodotto cartesiano di R ∈ ≥ per se stesso n volte, cio`e Rn = R R = (x ,x ,...,x ): x ,x ,...,x R . 1 2 n 1 2 n ×···× ∈ n volte n o E` uno spazio vettor|iale s{uz R d}i dimensione n. Per ogni i = 1,...,n denotiamo con e i il vettore di Rn avente la componente i-esima uguale a 1 e tutte le altre nulle. E` detto il vettore i-esimo della base canonica di Rn. La base (e ,...,e ) `e detta base 1 n canonica di Rn. Se v = (v ,...,v ) Rn, allora si ha che 1 n ∈ v = (v ,...,v ) = (v ,0,...,0)+ +(0,...,0,v ) = 1 n 1 n ··· =v (1,0,...,0)+ +v (0,...,0,1) = v e + +v e . 1 n 1 1 n n ··· ··· e1 en In Rn sono definiti|un p{rzodo}tto scalare| {z } x = (x ,...,x ), y = (y ,...,y ): x y = (x ,...,x )(y ,...,y ) = x y + +x y , 1 n 1 n 1 n 1 n 1 1 n n ∀ · · ··· 1 2 S. Lancelotti, Appunti di Analisi Matematica II e una norma, detta anche modulo, x = (x ,...,x ): x = √x x = x2+ +x2. ∀ 1 n k k · 1 ··· n q Introduciamo alcuni concetti di topologia dello spazio Rn. (1.1) Definizione Siano x Rn e r > 0. 0 ∈ Si chiama intorno (sferico) aperto di centro x e raggio r (o anche palla 0 aperta di centro x e raggio r) l’insieme 0 B (x )= x Rn : x x < r . r 0 0 ∈ k − k n o Questo intorno contiene tutti e soli i punti di Rn aventi distanza da x minore di 0 r. Si chiama intorno (sferico) chiuso di centro x e raggio r (o anche palla 0 chiusa di centro x e raggio r) l’insieme 0 B (x )= x Rn : x x r . r 0 0 ∈ k − k ≤ n o Per n= 1 si ha che B (x ) = x R : x x < r = (x r,x +r), r 0 0 0 0 { ∈ | − | } − B (x ) = x R : x x r = [x r,x +r]. r 0 0 0 0 { ∈ | − | ≤ } − Per n= 2 si ha che B (x ,y ) = (x,y) R2 : (x,y) (x ,y ) < r = r 0 0 0 0 ∈ k − k n o = (x,y) R2 : (x x )2+(y y )2 < r2 0 0 ∈ − − n o che `e l’insieme dei punti interni alla circonferenza di centro (x ,y ) e raggio r, mentre 0 0 B (x ,y ) = (x,y) R2 : (x,y) (x ,y ) r = r 0 0 0 0 ∈ k − k ≤ n o = (x,y) R2 : (x x )2+(y y )2 r2 0 0 ∈ − − ≤ n o che`e l’insieme deipuntidella circonferenza dicentro (x ,y )e raggio r ediquelli interni 0 0 ad essa. 1 Brevi richiami di topologia di Rn 3 y B (x ,y ) r 0 0 r y 0 (cid:1) (cid:3) (cid:0) (cid:2) x O 0 x Per n = 3 si ha che B (x ,y ,z ) = (x,y,z) R3 : (x,y,z) (x ,y ,z ) < r = r 0 0 0 0 0 0 ∈ k − k n o = (x,y,z) R3 : (x x )2+(y y )2+(z z )2 < r2 0 0 0 ∈ − − − n o che `e l’insieme dei punti interni alla sfera di centro (x ,y ,z ) e raggio r, mentre 0 0 0 B (x ,y ,z ) = (x,y,z) R3 : (x,y,z) (x ,y ,z ) r = r 0 0 0 0 0 0 ∈ k − k ≤ n o = (x,y,z) R3 : (x x )2+(y y )2+(z z )2 r2 0 0 0 ∈ − − − ≤ n o che `e l’insieme dei punti della sfera di centro (x ,y ,z ) e raggio r e di quelli interni ad 0 0 0 essa. z z Br(x0,y0,z0) 0 (cid:8) r (cid:5) O (cid:4) (cid:7)y0 y x 0 (cid:9) (cid:6) x Se n 2 non si introducono le nozioni di intorno destro e sinistro e non si ≥ introducono le nozioni di intorno di + e . ∞ −∞ 4 S. Lancelotti, Appunti di Analisi Matematica II (1.2) Definizione Siano Ω Rn e x Rn. 0 ⊆ ∈ Diciamo che x `e un punto interno ad Ω se esiste r > 0 tale che B (x ) Ω. 0 r 0 ⊆ In particolare x Ω. Si chiama parte interna di Ω l’insieme dei punti interni 0 ∈ di Ω. Si denota con int(Ω). Diciamo che x `e un punto isolato per Ω se esiste r > 0 tale che Ω B (x ) = 0 r 0 ∩ x . In particolare x Ω. 0 0 { } ∈ Diciamo che x `e un punto di accumulazione per Ω se per ogni r > 0 si ha che 0 Ω B (x ) x = , r 0 0 ∩ \{ }6 ∅ h i cio`e se ogni intorno di x contiene punti di Ω diversi da x . In tal caso non `e detto 0 0 che x appartenga ad Ω. 0 Diciamo che x `e un punto di frontiera per Ω se per ogni r > 0 si ha che 0 Ω B (x ) = e Ω B (x ) = , dove Ω `e il complementare di Ω. In tal caso r 0 r 0 ∩ 6 ∅ C ∩ 6 ∅ C non `e detto che x appartenga ad Ω. 0 Si chiama frontiera di Ω (talvolta detta anche bordo di Ω) l’insieme dei punti di frontiera di Ω. Si denota con Fr(A) oppure ∂Ω. Evidentemente ∂Ω = ∂ Ω. C Si chiama chiusura di Ω l’insieme Ω = Ω ∂Ω. ∪ Il termine punti di frontiera sembra indicare quei punti che “separano” un insieme da un altro, che in questo caso`e il complementare. In molte situazioni in effetti si tratta proprio di punti che delineano un confine fra i due insiemi. y y ∂Ω Ω ΩΩ O x ∂Ω O x Esistono per`o casi particolari ai quali mal si applica la dicitura di punti di “sepa- 1 Brevi richiami di topologia di Rn 5 razione”. Nel caso dell’insieme Ω = (x,y) R2 : x,y Q , ∈ ∈ n o si ha che il suo complementare `e (Ω) = (x,y) R2 : x y Q C ∈ ∨ 6∈ n o mentre il bordo `e ∂Ω = R2 che contiene sia Ω che (Ω). C (1.3) Definizione Sia Ω Rn. ⊆ Diciamo che Ω `e aperto se ogni punto di Ω `e interno ad Ω, cio`e se int(Ω)= Ω. Diciamo che Ω `e chiuso se Ω `e aperto. C Diciamo che Ω `e limitato se esiste r > 0 tale che Ω B (0). r ⊆ Diciamo che Ω `e compatto se `e chiuso e limitato. Per convenzione e Rn sono contemporaneamente aperti e chiusi. ∅ Si osserva che Ω `e chiuso se e solo se ∂Ω Ω. Ne segue che Ω `e aperto se e solo se ⊆ Ω ∂Ω = . Inoltre se Ω `e chiuso, allora Ω = Ω. ∩ ∅ Richiamiamo alcune semplici propriet`a degli insiemi aperti e chiusi. (1.4) Proposizione Valgono i seguenti fatti: a) l’unione di insiemi aperti `e un insieme aperto; b) l’intersezione di un numero finito di insiemi aperti `e un insieme aperto; c) l’unione di un numero finito di insiemi chiusi `e un insieme chiuso; d) l’intersezione di insiemi chiusi `e un insieme chiuso. (1.5) Proposizione Siano Ω Rn non vuoto, f :Ω R una funzione continua ⊆ → e A R. Allora valgono i seguenti fatti: ⊆ a) se A `e aperto, allora f−1(A) `e aperto; b) se A `e chiuso, allora f−1(A) `e chiuso. 6 S. Lancelotti, Appunti di Analisi Matematica II Si rammenta che f−1(A) `e la preimmagine (o controimmagine) di A tramite f definita da f−1(A) = x Ω : f(x) A . { ∈ ∈ } (1.6) Esempio 1) L’insieme Ω = (x,y) R2 : x2+y2 = 1 `e chiuso. ∈ n o Infatti, posto A = 1 e f(x,y) = x2 + y2, si ha che Ω = f−1(A). Poich´e A `e { } chiuso e f `e continua, per la Proposizione (1.5) si ha che Ω `e chiuso. Inoltre si osserva che int(Ω)= e ∂Ω = Ω. ∅ 2) L’insieme Ω = (x,y) R2 : 2x2+3y2 < 4 `e aperto. ∈ n o Infatti, posto A= ( ,4) e f(x,y) = 2x2+3y2, si ha che Ω= f−1(A). Poich´e A −∞ `e aperto e f `e continua, per la Proposizione (1.5) si ha che Ω `e aperto. 3) L’insieme Ω = (x,y) R2 : 2 x2+y2 3 `e chiuso. ∈ ≤ ≤ n o Infatti, posto A = [2,+ ), B = ( ,3] e f(x,y) = x2 + y2, si ha che Ω = ∞ −∞ f−1(A) f−1(B). Poich´e AeB sonochiusief `econtinua, perleProposizioni(1.4) ∩ e (1.5) si ha che Ω `e chiuso. 4) L’insieme Ω = (x,y,z) R3 : 1< x2+y2+z2 < 4 `e aperto. ∈ n o Infatti, posto A= (1,+ ), B =( ,4) e f(x,y,z) = x2+y2+z2, si ha che Ω = ∞ −∞ f−1(A) f−1(B). Poich´e AeB sonoapertief `econtinua, perleProposizioni(1.4) ∩ e (1.5) si ha che Ω `e aperto. 5) L’insieme Ω = (x,y) R2 : 1 x2+y2 < 4 non `e n´e aperto n´e chiuso. ∈ ≤ n o La dimostrazione viene lasciata per esercizio. 2 Brevi richiami di calcolo differenziale in piu` variabili 7 2 Brevi richiami di calcolo differenziale in piu` variabili Nel seguito n e m indicano numeri naturali maggiori o uguali a 1. (2.1)Definizione SianoΩ Rnapertononvuoto,x Ω,v Rnef :Ω Rm 0 ⊆ ∈ ∈ → una funzione. Diciamo che f `e derivabile in x rispetto a v se esiste in Rm il limite 0 f(x +tv) f(x ) 0 0 lim − , t→0 t che in tal caso si denota con il simbolo ∂f(x ) ed `e detto derivata direzionale ∂v 0 di f in x rispetto a v. 0 In particolare se v = e , i-esimo vettore della base canonica di Rn, allora questa i derivata `e anche detta derivata parziale di f rispetto a x in x e si denota i 0 con il simbolo ∂f (x ). ∂xi 0 Si osserva che il limite f(x +tv) f(x ) 0 0 lim − t→0 t `e nella sola variabile reale t. Quindi `e il limite di una funzione in una variabile, piu` precisamente fissati x e v `e il limite della funzione t f(x0+tv)−f(x0) . 0 7→ t n o (2.2) Definizione Siano Ω Rn aperto non vuoto, x Ω e f : Ω Rm una 0 ⊆ ∈ → funzione. Diciamo che f `e differenziabile in x se esiste una funzione lineare (e continua) 0 L : Rn Rm tale che → f(x) f(x ) L(x x ) 0 0 lim − − − =0. x→x0 x x0 k − k In tal caso denotiamo questa funzione L con il simbolo df(x ) (oppure df ) che `e 0 x0 detto differenziale di f in x . 0 Si osserva che il limite f(x) f(x ) L(x x ) 0 0 lim − − − x→x0 x x0 k − k `e nella variabile x di Rn, quindi `e un limite di una funzione di n variabili. 8 S. Lancelotti, Appunti di Analisi Matematica II (2.3) Proposizione Siano Ω Rn aperto non vuoto, x Ω e f : Ω Rm una 0 ⊆ ∈ → funzione. Allora valgono i seguenti fatti: 1) se f `e differenziabile in x , allora f `e continua in x ; 0 0 2) se f `e differenziabile in x , allora per ogni v Rn si ha che f `e derivabile in 0 ∈ x rispetto a v e vale la seguente uguaglianza 0 ∂f (x )= df(x )(v). 0 0 ∂v In particolare se v = e , i-esimo vettore della base canonica di Rn, si ha che i ∂f (x ) = df(x )(e ). 0 0 i ∂x i Quindi se v = v e + +v e , si ha che 1 1 n n ··· df(x )(v) = df(x )(v e + +v e ) = v df(x )(e )+ +v df(x )(e )= 0 0 1 1 n n 1 0 1 n 0 n ··· ··· ∂f ∂f = v (x )+ +v (x ). 1 0 n 0 ∂x ··· ∂x 1 n In particolare se m = 1, allora df(x )(v) = f(x ) v; 0 0 ∇ · 3) se la funzione f ammette tutte le derivate parziali ∂f per ogni i= 1,...,n in ∂xi Ω e se queste le derivate parziali sono continue inx , allora f `e differenziabile 0 in x . 0 (2.4) Osservazione Poich´e il differenziale di f : Ω Rm in x Ω Rn `e una 0 → ∈ ⊆ applicazione lineare, ad essa `e associata, rispetto alle basi canoniche di Rn e Rm, una matrice m n, detta matrice Jacobiana, denotata talvolta con il simbolo J (x ). Piu` f 0 × precisamente, se f = (f ,...,f ), allora 1 m ∂f1(x ) ∂f1(x ) ∂x1 0 ··· ∂xn 0 Jf(x0)=  ... ... ... . ∂fm(x ) ∂fm(x )  ∂x1 0 ··· ∂xn 0  Evidentemente si ha che per ogni v = (v ,...,v ) Rn 1 n ∈ ∂∂xf11(x0) ··· ∂∂xfn1(x0) v1 df(x0)(v) = Jf(x0)v =  ... ... ...  ... .  ∂∂fxm1(x0) ··· ∂∂fxmn(x0)vn 2 Brevi richiami di calcolo differenziale in piu` variabili 9 Sef `eunafunzionereale,cio`esem = 1,alloradenotatecon(dx ,...,dx )leapplicazioni 1 n lineari da Rn in R tali che 1 se i= j dx (e ) = i j (0 se i= j, 6 dove e `e il j-esimo vettore della base canonica di Rn, si ha che j n ∂f ∂f ∂f (2.5) df(x ) = (x )dx + + (x )dx = (x )dx . 0 0 1 0 n 0 i ∂x ··· ∂x ∂x 1 n i=1 i X (2.6) Osservazione Se I R `e un intervallo aperto, x I e f :I Rm `e derivabile 0 ⊆ ∈ → in x , allora f `e differenziabile in x con df(x )(x) = f0(x )x per ogni x R. 0 0 0 0 ∈ 0 In particolare f (x ) = df(x )(1). 0 0 Differenziale della funzione composta Se f e g sono due funzioni rispettivamente differenziabili in x e in f(x ), allora la 0 0 funzione composta g f `e differenziabile in x con 0 ◦ x : d(g f)(x )(x) = dg(f(x ))(df(x )(x)). 0 0 0 ∀ ◦ In termini matriciali si ha che Jg◦f(x0) = Jg(f(x0))Jf(x0). Derivata parziale della funzione composta Se f e g sono due funzioni rispettivamente differenziabili in x e in f(x ), allora la 0 0 derivata parziale i-esima della funzione composta g f in x `e data da 0 ◦ ∂(g f) ∂f ◦ (x ) = d(g f)(x )(e ) = dg(f(x ))(df(x )(e )) = dg(f(x )) (x ) . 0 0 i 0 0 i 0 0 ∂x ◦ ∂x i (cid:18) i (cid:19) In particolare se g `e una funzione reale, cio`e ad esempio si ha Rn f Rm g R, allora −→ −→ per (2.5) si ha che m ∂g dg(y ) = (y )dy 0 0 j ∂y j=1 j X e quindi, denotate con (f ,...,f ) le componenti di f, si ha che 1 m ∂(g f) ∂f m ∂g ∂f ◦ (x )= dg(f(x )) (x ) = (f(x ))dy (x ) = 0 0 0 0 j 0 ∂x ∂x ∂y ∂x i (cid:18) i (cid:19) j=1 j (cid:18) i (cid:19) X m ∂g ∂f ∂f = (f(x ))dy 1(x ),..., m(x ) = 0 j 0 0 ∂y ∂x ∂x j=1 j (cid:18) i i (cid:19) X

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