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Lettera alla Scuola PDF

319 Pages·2001·3.36 MB·Italian
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Claudio Bettinelli L L E T T E R A E T T E R A AALLLLAA S S C U O L A C U O L A ovvero: nessuno fa il suo vero mestiere Edizioni CO.LORTEK CREMONA - 1999 Nonostante la massima cura posta nella redazione di quest'opera, né l'editore né l'autore possono assumersi alcuna respon- sabilità per le informazioni fornite nel testo. Si consiglia, in caso di problemi specifici di ogni singolo lettore, di consultar- si con persona qualificata per ottenere le informazioni più complete, più precise e più aggiornate possibili. La proprietà letteraria dello scritto è riservata all'autore, che se ne assume, a tutti gli effetti, la piena responsabilità. L'eventuale riproduzione parziale o totale è subordinata alla preventiva autorizzazione scritta dell'autore e dell'editore ed alla citazione della fonte. Edizioni CO.LORTEK - CREMONA 1999 Via Mantova, 73/B - 0372 433869 - [email protected] LETTERA ALLA SCUOLA A tutti i miei ex studenti, ma in particolare a quelli degli ultimi anni, che hanno visto il loro profes- sore andarsene senza un perché. INTRODUZIONE «MA PERCHE' LO DICI A NOI? COSA CI POSSIAMO FARE ??!» Ho lavorato per tredici anni nella scuola media In pratica: statale come professore di Educazione Musicale. «Caro collega! NON STAI FORSE SBAGLIAN- La mia carriera è stata semplice e fortunata: gra- DO INDIRIZZO? Noi possiamo anche essere d'ac- zie al raddoppio delle ore di musica attuato agli cordo con te, e capirti. Ma cosa c'entriamo? Se inizi degli anni '80 (portate da una, a due ore la qualcosa non va, rivolgiti al preside; vai dal prov- settimana), non ho dovuto fare anni di strazian- veditore; scrivi ai giornali... Ma non venire da ti supplenzine; ma ho subito iniziato con incari- noi». chi annuali. Dunque, un banale equivoco. Un insegnante All'inizio è stato entusiasmante; ma poi qualco- accusa l'organizzazione della propria scuola d'es- sa ha cominciato a non funzionare, e man mano sere d'ostacolo al lavoro, ma - nella presentazio- è andato tutto sempre peggio. Alla fine - arreso- ne della denuncia - sbaglia indirizzo; e si rivolge mi all'evidenza che tutti i miei progetti di lavo- ad una assemblea che non c'entra per niente. ro, inevitabilmente sempre più articolati, veniva- Fin qui niente di eccezionale. Può capitare a tutti no in un modo o nell'altro sabotati dalla nullità di sbagliare. dell'istituzione - mi sono licenziato. Ma prima, C'è però un fatto: siccome dal preside non è poi con una denuncia letta e commentata al partita alcuna segnalazione verso il provveditore, Collegio Docenti della mia scuola (sessanta inse- né‚ da quest'ultimo è stata effettuata (neppure gnanti oltre al preside), mi sono totalmente dis- alla mia successiva lettera di licenziamento) sociato dal lavoro svolto nei precedenti tredici un'indagine per appurare un fatto così insolito, anni. In quella occasione ho accusato esplicita- nemmeno questi due personaggi segnalati mente la mia scuola di insufficienza organizzati- dall'Assemblea come ovvi referenti erano di fatto va, e rifiutato qualsiasi valutazione, positiva o l'indirizzo giusto. negativa che fosse, di tutto il mio operato. Come Ma allora? Con chi avrei dovuto parlare? Col se non fosse mai esistito. sindaco? Col Presidente della Repubblica? Ebbene, sentito questo, l'assemblea dei professo- ri non si è minimamente scomposta. Qualcuno, D'accordo che nella scuola ci sono tante figure insegnante come me di materie pratico-operati- di riferimento, tanti possibili indirizzi, e tanti ve come lo sono la ginnastica, il disegno, l'edu- responsabili. Ci sono i presidi, ci sono i provve- cazione tecnica e la musica, ha preso la parola ditori, ci sono gli insegnanti, c'è l'organo del per darmi ampiamente ragione di certe oggetti- Collegio Docenti, i Consigli di Classe, le ve difficoltà che i colleghi delle cosiddette mate- Assemblee dei Genitori, i Circoli di Distretto, i rie astratte neppure si immaginano. Circoli Nazionali, i Consigli d'Istituto, ci sono i Qualcun altro, invece, esprimendo perfettamen- sindacati, i sindacalisti, gli ispettori, l'ufficio tale, te il pensiero della maggioranza, ha finalmente l'ufficio tal altro... esclamato: D'accordo che con tanti indirizzi, nessun indi- 3 rizzo. Con tanti referenti, nessun referente. Ma ca è la soluzione migliore (vedi il cap. 4) come può un Collegio Docenti arrivare al punto - informare su quanto di positivo si sta già di non sentirsi responsabilizzato di fronte ad una facendo (si veda il cap. 5 dedicato alle ottime denuncia didattica? Come è possibile che dei riforme del ministro Berlinguer) normalissimi (e bravi) insegnanti, giungano - e quindi anche dare un mio messaggio sul istintivamente a liquidarla con la più serafica probabile futuro della didattica e dei rappor- delle risposte? ti scuola-lavoro (vedi i cap. 8 e 9 dedicati al Se l'atteggiamento dei miei colleghi fosse stato computer ed alla paga per gli studenti). intenzionale per via di attriti o malumori, o per Dovendomi rivolgere a tutte le componenti sco- urgenze troppo importanti, la cosa avrebbe lastiche, poi, ho dovuto anche spiegare questio- avuto un senso. Ma la spontaneità, serena e quasi ni perfettamente risapute nell’ambiente e addi- divertita, è stata la stessa di un gruppo di lavora- rittura - non per sfiducia nell’intelligenza del tori in riunione, di fronte ad uno di loro che Lettore, quanto piuttosto per l’incapacità di una cominciasse a lamentarsi delle troppe tasse, e ne certa parte della classe insegnante ad afferrare facesse una questione contro la ditta. nuovi modi di lavorare - anche esporre molti Questa LETTERA parte quindi da un atto di concetti di immediata comprensione sotto le più spontaneità. Da delle "ovvietà". E pertanto, si svariate angolature. assume l'incarico - assai pesante - di tentare di far La LETTERA è così risultata piuttosto lunga. mutare un'intera ottica. Di mutarla nello spirito. Quasi un romanzo. E infatti esce con un anno di ritardo. «La gente non ha più il tempo di leggere!».Nessuna casa edi- NOTE PER IL LETTORE trice ha così accettato di far uscire il testo a sue spese. «Troppo lunga». La LETTERA è chiaramente puntata sul Speriamo che si sbaglino. Collegio dei Docenti, organo tecnico da decen- Comunque, lunghezza a parte, la LETTERA ha ni latitante e fortemente vacante nello spirito. il difetto di non trattare della componente colle- Impaurito ed intimidito dalla sua stessa nullità, giale studentesca, oggi è chiamata ad un ruolo il Collegio deve invece trovare la forza di riscat- sempre più attivo e dinamico all’interno della tarsi. Soprattutto oggi, che rischia di essere a scuola. Soprattutto alle Superiori, dove – addi- parole investito di chissà quali poteri, ma nei rittura! - viene felicemente stimolata ad essere fatti ulteriormente scavalcato. maestra dei propri stessi compagni (vedi la Peer La LETTERA (ecco il perché del suo curioso Education, cioè l’educazione tra pari). titolo) avrebbe dovuto essere composta da appe- Ma ho ritenuto di dovermi occupare di quello na un paio di capitoli, e precisamente da quel che ho visto e capito come professore delle sesto e settimo – L’ASSIEME e LA DECISIONE Medie Inferiori, e parlare quindi di un ambiente - dedicati al Collegio Docenti e al lavoro collet- dove la componente studentesca è assai meno tivo degli Insegnanti. incisiva per motivi d’età. Ma non ho potuto limitarmi a questi due soli E comunque, a mio avviso, l’auspicata e giustis- argomenti. Il mondo scolastico è troppo assur- sima sinergia tra le varie componenti scolastiche do. Centinaia di migliaia di persone sono tal- resterà sempre un po’ utopia se la classe inse- mente abituate ad un mondo di carte che è stato gnante non si deciderà a prendere in mano le necessario fare ogni sforzo per: redini della didattica; e se non sarà messa dallo - demolire e far chiarezza(vedi il cap. 1 a pro- stesso Ministero nella giusta condizione econo- posito di presidi e provveditori) mica e lavorativa. - far riflettere (vedi il cap. 2 e 3 sugli enormi costi morali di una scuola lasciata in mano agli amministrativi) - precisare che in ogni caso la scuola pubbli- 4 CAPITOLO PRIMO A M M I N I S T R A T I V I ! Premessa: a volte, nelle imprese, può succedere che un dipendente vada dal capo dell'Ufficio Personale per cer- care di salvarsi il posto, o per rimediare in qualche modo ad infelici questioni aziendali. Quando i dirigenti dello specifico lavoro vengono a saperlo, in genere puniscono ferocemente l'incauto; e per lui il destino è segnato. A scuola no. La pratica è anzi caldamente raccomandata. E sorrisi e strette di mano fanno da contorno all'in- fame costume. Al cittadino è capitato spesso, agli sportelli ra dal direttore del direttore del direttore, senza dello Stato, di sentirsi gratificare da com- arrivare all'indirizzo giusto. menti più che solidali: gli impiegati - o addirit- A volte, però, il cittadino ha l'impressione tutta tura il direttore di quel servizio - sono perfetta- contraria. A qualcuno è infatti certamente capi- mente d'accordo con lui che quella tal normati- tato di andare a protestare da un funzionario va è un vero e proprio sopruso. statale, e di uscire poi da quell'ufficio con la «Lei ha ragione, sa?! E' una legge - pensi - del netta sensazione di aver detto la cosa giusta alla 1904! Incredibile, ma dobbiamo applicarla anche persona giusta. Certissimo, quindi, di non aver se assurda.» sbagliato indirizzo. Se il cittadino, così amorevolmente gratificato Ma in genere si tratta di equivoci. Succede ogni da tanta comprensione, si lascia alla fine scap- qualvolta gli impiegati o i direttori danno corda pare una frase del tipo: «Bene! Ma allora che si all'interlocutore, mostrandosi pienamente fa?», subito per lui, tra ambigui e sofferti sorri- coscienti del problema e disponibili a fare il pos- si di circostanza, c'è pronto un ritornello: sibile per risolverlo. Si crea allora, nel cittadino, «Lei ha ragione... ma non deve venire a dirlo qui. una nefasta aspettativa di buon senso, che può Noi non c'entriamo! E' la circolare. E' la disposi- andare avanti anche per tempi incredibilmente zione. Noi siamo solo degli esecutori; siamo l'ulti- lunghi. ma ruota del carro; siamo "bestie da soma" (una Tali equivoci, però, sono abbastanza rari negli volta, in posta, mi han detto così). E' il Ministero, uffici dello Stato. Agli sportelli, in genere, gli è la norma, è la burocrazia, è il sindacato. impiegati fan subito capire bene che loro non Purtroppo noi non possiamo farci niente. Anche se c'entrano proprio per niente. siamo d'accordo con Lei, noi non c'entriamo». Nella scuola, invece, queste situazioni sono La più vistosa e palpabile differenza tra l'am- all'ordine del giorno. biente pubblico e quello privato è proprio que- Insegnanti, presidi, provveditori, sono infatti sta: appena si fa mostra di chiedere del buon pagati anche per ascoltare cosa vuole l'utente; e senso, subito si scopre che non è lì che si dove- hanno anche l'incarico, in qualche occasione, va protestare. di verbalizzarne critiche e richieste. E salire di livello non serve molto. Si può infat- Da anni, così, tanto per citare una situazione ti andare dal direttore del direttore, e poi anco- classica, il genitore che interviene nei Consigli AMMINISTRATIVI! 5 di Classe per lamentarsi di un certo problema, que, sei, sette anni se ci sono figli in rotazione... spesso resta piacevolmente sorpreso dal plauso E non cambia niente. che gli tributano gli insegnanti: «E' vero! Bravo! Il genitore non capisce. I professori lo ascolta- Lei ha proprio ragione! Anche noi ci lamentiamo no sempre con serietà; prendono scrupolosa- sempre». mente atto delle sue dichiarazioni; le trascrivo- Il genitore è molto contento che la sua dichia- no sul verbale della riunione; gli danno anche razione sia stata messa a verbale. Insomma: più ragione; il preside poi, nel suo ufficio, rincara la di così! dose con calorose strette di mano in segno di Passa però un intero anno, due anni, tre anni, pieno appoggio al problema... E non succede quattro anni se il figlio è ripetente. Anche cin- niente! Assolutamente niente. Una professoressa, esasperata dalla stupidità dell'organizzazione, durante un Collegio Docenti annuncia il pro- prio pensionamento anticipato. Il preside ne prende atto. Anche i colleghi ne prendono atto. Il provveditore non sappiamo, ma ne avrà preso sicuramente atto anche lui. Ebbene: cosa vuol dire nell'ambiente scolastico di oggi la grave e solenne espressione di "prendere atto"? Avete presente quando si sente dire alla TV che un aereo è caduto fra i ghiacci del Polo? Il cittadino cosa può farci? Niente. Però ne prende atto. E se per disgrazia, dopo dieci anni, questo geni- responsabilità, autonomia decisionale e buon tore ritornasse di nuovo sull'argomento, tutti senso. gli darebbero ancora ragione. E ci sarebbero altrettanti applausi. E altri scritti a verbale. Il genitore non capisce. Eppure è semplice. Ma vediamo meglio la questione. Come mai Come dicevamo prima, tragicamente confuso l'esperienza insegna ai genitori che nella scuola dai modi gentili e dalla partecipazione al proble- non esiste un indirizzo giusto per segnalare e ma, e innocentemente travolto dalla piena con- risolvere quel che non va? sapevolezza e disponibilità degli interlocutori, La domanda è più che lecita, soprattutto quan- non si accorge di parlare con gente che dà asso- do si pensi a presidi e provveditori. lutamente per scontato di "non c'entrarci per Finché un genitore parla infatti ad una assem- niente di niente". blea di altri genitori, magari con un certo Gli basterebbe infatti dire chiaro e tondo: numero di insegnanti presenti, può anche non «Abbiamo dunque visto che il problema è questo aspettarsi più di tanto: ci sono molte teste, a e quest'altro. Ebbene! Siete voi - professori riuniti volte di differenti opinioni politiche, gli incon- in Consiglio, e Lei sig. Preside - i responsabili che tri sono magari a mesi di distanza l'uno dall'al- lo possono e lo debbono risolvere?», che subito, fra tro... visi tirati e sorrisi di circostanza, in soli venti Anche quando si trova a parlare con singoli secondi verrebbe finalmente a scoprire il miste- professori il genitore può immaginare che i suoi ro di tutti quegli anni passati ad aspettare. discorsi cadano presso gente che conti abba- «Ma noi non c'entriamo, caro genitore! Anzi, stanza poco. Gente che, relativamente all'orga- anche noi ci lamentiamo. Il responsabile è il nizzazione scolastica, conterebbe un po’ come Ministero che ha emanato la circolare. Noi siamo gli impiegati addetti ai vari sportelli degli uffici solo dei poveri esecutori! Siamo delle pedine». statali o privati. Scoprirebbe, insomma, che dove abitano sim- Ma è quando si tratta di persone fisiche, in patia, calorose strette di mano, e ampie assicu- carne ed ossa, pagate proprio per stare in uffi- razioni, non necessariamente prosperano cio con tanto di scrivania e seggiola per chi 6 AMMINISTRATIVI! viene a parlare, che allora la mancanza di indi- in banca, dove un impiegato rende conto al suo rizzo diventa assai meno facile da comprendere. diretto funzionario, che a sua volta rende conto La gente dà per scontato che a scuola ci sia più al funzionario capo, che a sua volta rende conto o meno la stessa struttura che c'è in banca. I al direttore della filiale, che a sua volta rende presidi e i Provveditori (con tanto di scrivania e conto al direttore generale, che a sua volta orario per ricevere il pubblico) sarebbero, rende conto al presidente». «Quindi» continua secondo loro, dei funzionari magari un po’ rigi- a ragionare la gente «se in banca l'impiegato di, legati a molti schemi e norme, ma tutto allertato da un cliente su una grave disfunzione sommato dei diretti responsabili di quel che corre immediatamente a parlarne con il suo succede. capo; e lui, a sua volta, se la cosa è troppo gros- E' vero o no che la gente pensa in questo sa, ne parla con il suo capo ancora e così via; modo? allora, anche a scuola, il problema correrà allo E Genitori e Studenti, ed anche moltissimi stesso modo verso i vertici più alti. E dunque, Professori, a livello inconscio finiscono per anche se i professori contano poco, il rivolgersi ragionare così: «Un professore non ha forse più in alto sarà decisivo. E più il problema è come riferimento il preside? E un preside a sua grosso, e più presidi e provveditori si daran da volta non deve rendere conto al provveditore? E fare». un provveditore a sua volta non deve render E invece no. L'esperienza insegna che questo conto al Ministro? E dunque? E' proprio come ragionamento è totalmente errato. Se in una qualunque impresa, durante una riunione collettiva un impiegato si dissocia da tredici anni di lavo- ro e accusa anche l'organizzazione di sabotaggio, un responsabile vero, o si mette a ridere di gusto - a crepa- pelle! - oppure al contrario ascolta bene cosa non va. I lavoratori costano; e per fare un professore capace, ad esempio, ci vogliono anni di esperienza. Nel mio caso non è successo niente di tutto questo. Il preside ha preso atto e ha poi guardato il successivo punto all'ordine del giorno. Che c'entrava lui con la questione? Cosa pote- va farci se io denunciavo l'organizzazione? E la gente resta stupita e confusa. Che il pro- decenni prima di avere il sospetto che a scuola blema sia grande o piccolo, al genitore resta le cose non vadano assolutamente come in alla fine solamente la consolazione di una calo- banca. rosa stretta di mano. La prima possibile risposta al perché la banca Ma non solo la gente. Anche gli stessi inse- funzioni in un modo, mentre la scuola in gnanti possono restar confusi. tutt’altro, è quella che in una impresa privata i Anche loro, possono ragionare in quel modo funzionari non lavorano con denaro pubblico. inconscio e quindi - raggirati con facilità dai Le decisioni sono quindi molto più libere e modi gentili, dalle espressioni di piena consa- meno ufficiali. Per spendere due lire, ad esem- pevolezza del problema, dai ringraziamenti, pio, in banca non devono guardare la norma- ecc. - finire poi col ritrovarsi con la sola calo- tiva del 1945. O la Regia Circolare del 1928. rosa stretta di mano. Giusto, no? Professori, bidelli, segretari, studenti, genito- Viene però in mente anche il concetto oppo- ri... tutti, insomma, possono impiegare anni sto: la scuola opera con denaro pubblico. E prima di accorgersi che nessun preside o prov- dunque, non toccherebbe proprio a questi veditore muoverà mai un dito nella direzione responsabili scolastici d'essere attentissimi a di risolvere un qualsiasi problema. Anche come vien speso? Non toccherebbe proprio a AMMINISTRATIVI! 7 presidi e provveditori considerare quel denaro Non toccherebbe quindi a loro d’intervenire "sacro", e cercare di spenderlo per la miglior con sollecitudine quando viene segnalato un soddisfazione del contribuente? disservizio? Il Ministero della Pubblica Istruzione ha già fatto in modo che i futuri professori escano dalle Università lau- reati in Scienze dell'Apprendimento. Specializzati, quindi, nel lavoro che andranno a fare. Il dato è molto posi- tivo, ma ciò non toglie che per altri venti/trent'anni la maggioranza dei professori sarà composta da gente che è stata assunta solo perché aveva un diploma o una laurea. L'aneddoto che segue vale per comprendere come il panorama amministrativo della scuola abbia influenzato la scuola sin nelle sue più profonde radici. Aneddoto: sono ancora studente. Mentre frequento l'università e il conservatorio mi metto a disposizione per eventuali supplenze. Telefona a casa mia la segreteria di una scuola. «E' lei che ha presentato la domanda? C'è la possibilità di una supplenza di un intero anno. La vuol fare?>> Sono disponibile. Mi presento a scuola, e il bidello mi manda dal preside. «Ah, buon giorno. E’ lei il nuovo supplente, vero!? Bene. Questo è il suo registro. Sono 18 classi. Arrivederci e buon lavoro» Un minuto e mezzo dopo essere entrato nell'edificio, io, che non ho mai fatto l'insegnante, salgo in classe ad insegnare per un anno intero. E a quattrocentocinquanta alunni. Quell'anno (ed anche durante le successive due o tre supplenze annuali), non ho ricevuto nessun addestra- mento né alcun’assistenza da parte di chicchessia. Naturalmente in quei tre/quattro anni sono costato al con- tribuente almeno centocinquanta o duecento milioni. Non parliamo poi di cosa sono costato ai miei studenti in termini di pazienza. A proposito di responsabili attenti a come viene speso il denaro pubblico. Se quel giorno il preside fosse stato mala- to, non avrei avuto neanche l'augurio di buon lavoro. Da sconosciuto studente a professore in cattedra nel tempo di una sola telefonata da parte di una segretaria. Magia! Non toccherebbe loro ubbidire scrupolosamen- eliminare almeno ciò che è evidentissimamente te alle disposizioni ma - al contempo - fare le patologico? più forti pressioni verso i centri di potere per Settembre. Un giorno - supplente da un paio d'anni, o forse addirittura già abilitato - ricevo una telefonata da un amico. «Ehi! Guarda che in provveditorato stanno distribuendo le cattedre!» «Come! Nessuno mi ha detto niente!» Primo statale in famiglia, aspettavo evidentemente la telefonata di qualcuno per sapere dove avrei insegnato il prossimo anno. «Vai, vai!» aggiunge «E sbrigati!» Corro in provveditorato. Per fortuna abito nel capoluogo, e arrivo in pochi minuti. Vedo che siamo in una ven- tina. Mi guardo attorno mentre chiamano uno ad uno i miei colleghi: avanti uno, fuori l'altro. Riconosco qualcuno. Ho appena il tempo di scambiare due parole, che già tocca me. Si va "a punti"; e sicco- me hanno già chiamato chi ha più punti di me... Entro nella stanzetta. Sono in due. Uno mi mette davanti un foglio, e l'altro, dopo avermi salutato, si gira verso la finestra. Guardo il foglio: vedo un elenco di paesi lungo una pagina. «Scelga» mi dice il primo impiegato. Riguardo il foglio: sono nomi che non riesco a collocare da nessuna parte. La provincia, allora, la conoscevo abbastanza poco; e anche oggi, se mi dicono il nome d'un paese, devo pensarci su. Passano trenta secondi. Non mi ci raccapezzo. Alla fine, pur di andarcene in fuori chiedo: «Qual'è la più vici- na?» «E' Pieve S. Giacomo» 8 AMMINISTRATIVI! Guardo l'elenco. Il nome non mi dice niente. «Allora firma?» Firmo; ed esco. In tutto, per distribuire 20 cattedre e decidere quindi di 20 anni complessivi di lavoro statale, non più di un quarto d'ora. Tutto senza una parola, senza una riunione, senza un incontro preliminare per cercare di limita- re almeno la continua rotazione delle cattedre... Queste venti cattedre decise in trenta secondi a testa sono quell'anno costate - fra interessi, stipendi e contri- buti - qualcosa come ottocento milioni di lire, forse un miliardo. E nello stesso giorno, altre migliaia di catte- dre venivano così distribuite nei 90 provveditorati d'Italia. L'opinione un po’ confusa che dopo tante nari capo, mentre a Roma ci fosse quindi sol- esperienze negative alla fine tutti si fanno, è tanto un branco di interdetti che li ostacola, quella che nella scuola statale presidi e provve- ogni tanto, almeno una volta nella vita, li ditori sarebbero sì dei responsabili veri e pro- avremmo pur visti comportarsi da tali. Che sò, pri; ma siccome il Ministero - il capo di tutti - li avremmo visti prendere il telefono per urla- è un vero disastro, allora anche quelli che re con quelli di Roma. Oppure precipitarsi direttamente ne dipendono finiscono con l'es- dalla segretaria e dire «Scriva! Al Ministero della sere disorientati e ostacolati. Pubblica Istruzione. Egregi sigg., siamo certi che Se ci si limita a questa analisi, però, si rischia la vostra ultima circolare dev'essere lo scherzo di ancora di non cogliere la vera essenza del lavo- qualche burlone. In caso contrario vogliate ro di queste persone. C'è infatti qualcosa, nel- rispondere Voi ad alcune domande che certamen- l'assoluta e purissima innocenza con cui un te ci faranno i nostri utenti ed i nostri insegnan- preside o un provveditore - messi alle strette - ti. Per conoscenza, ai presidi di tutta la provin- fanno capire che loro proprio non c'entrano, cia, ai provveditori di tutta la regione, al comi- di troppo sincero per accettare l'ipotesi che tato dei genitori della nostra scuola. Distinti siano dei responsabili "ostacolati". saluti ecc.». Se fossero dei veri responsabili, dei veri funzio- Ma chi li ha mai visti comportarsi così? L'intero Collegio Docenti di una scuola denuncia all'unanimità che una procedura adottata dal provveditorato è letteralmente demenziale. Si noti: all'unanimità. Nessun insegnante escluso. Tutti sono convinti che un certo metodo adottato dal provve- ditorato ostacoli brutalmente la programmazione didattica. Gli insegnanti si decidono a scrivere al provveditore chiamandolo massimo dirigente scolastico. Meraviglia! Sconcerto! Il provveditore - il massimo dirigente scolastico - manco si sogna di rispondere. E non solo per lettera, ma neanche per telefono. Il preside, al successivo Collegio Docenti così commenta: «Ma ve l'avevo detto che il provveditore l'avrebbe cesti- nata prima di averne letto la metà!» Tutt'al più, presi da un dubbio, presidi e prov- La verità è invece che nella scuola presidi e veditori sono stati visti allungare le mani verso provveditori non sono affatto dei responsabili. il libriccino delle normative; o verso il pacco Non lo sono nel senso normale che il cittadino delle circolari per vedere se forse... dà a questi termini. Nel senso della banca, La verità non è per niente quella che il tanto per intenderci. Ministero sarebbe il grande dirigente imbecille Se si accetta questa verità fino in fondo ci si che intralcia i poveri dirigenti minori. evita un sacco di inutili disillusioni. Si può Bisogna assolutamente sgombrare la mente da cominciare a capire che lavoro davvero facciano una simile opinione. queste persone (che nonostante tutto nel lin- AMMINISTRATIVI! 9 guaggio interno si autodefiniscono "responsa- re anche bene cosa esattamente essi intendano bili" o addirittura "dirigenti scolastici") e capi- per REALTA'. E' incredibile il numero di persone che non hanno ancora capito l'acqua calda, e vanno così da presidi e prov- veditori a protestare o sottoporre iniziative che richiedono autonomia decisionale. Ecco un altro aneddoto. Un rappresentante dei genitori va dal preside e gli dice che per gli iscritti del prossimo anno tutti vorrebbero l'Inglese come lingua straniera. I due discutono a lungo, e il problema viene affrontato con una certa "gravità". Il preside assicura che farà il possibile, e il genitore se ne va contento. Certissimo, quindi, di aver parlato con un funzionario legato da norme e regole, ma tutto sommato dotato di un certo potere. Insomma, non con un impiegato qualsiasi, o con un professore; ma con un responsabile! Arriva il prossimo anno e... SORPRESA! Non solo non c'è una nuova cattedra di Inglese, ma addirittura, sic- come c'è stata la contrazione delle nascite ed è stato quindi necessario sopprimere un corso, è stata eliminata anche l'unica che c'era! Adesso si fa solo Francese in tutte le sezioni! Il genitore si chiede se stia forse sognando. Per colmo d'ironia tutte le insegnanti di lingua straniera che inse- gnano il Francese sono laureate in Inglese; e per loro il Francese è soltanto un ripiego per entrare in graduato- ria. Il preside parla di circolari, graduatorie, punteggi... «La REALTA' è che l'insegnante di inglese aveva meno punti, e quindi lo scorporo della cattedra è stato giustamente calcolato tanto sulla base delle precedenze, che delle ultime posizioni in graduatoria... Il coefficiente di anzianità, poi, secondo l'ultima circolare con effetto retroattivo...». Il genitore - stordito e impotente - ribatte che «L'Inglese è una REALTA' ormai fondamentale e che loro - i genitori - lo stanno chiedendo da almeno vent'anni». Dialogo tra sordi! Non è cosa offensiva, né un gioco di parole, soste- E' vero che la cosa appare strana a prima vista. nere che i cosiddetti responsabili scolastici non Ma l'Utente e il Professore dovrebbero fare siano responsabili di ciò che succede nella scuola. ogni sforzo per afferrare l'idea. Un insegnante - il sottoscritto - ha bisogno di far riparare un attrezzo. Ne ha bisogno per l'indomani, e comun- que è cosa che gli serve tutti i giorni. Va a dirlo al preside. Quello è d'accordo con lui, ma gli risponde: «Certamente, ma la spesa supera forse le die- cimila lire? Perché se no, vede, dovrà aspettare l'approvazione del bilancio» «L'approvazione del bilancio?» ripete sorpreso l'insegnante. «E quando sarà questa approvazione?» «Alla fine di aprile» risponde il "responsabile". L'insegnante non sa se sta sognando. Siamo nella seconda settimana di gennaio, l'attrezzo gli serve tutti i gior- ni dell'anno... Ma da che parte sta questa gente? Che razza di lavoro fa?! Ma allora? Di cosa sono responsabili presidi e propria scuola). provveditori? Perché - questo è sicuro - di qual- In una qualsiasi ditta pubblica o privata l'orga- cosa sono pur responsabili. nizzazione presenta, per così dire, due pirami- Vediamo dunque la questione in dettaglio. di; o forse due facce, due lati, della stessa pira- (Avviso il Lettore che il discorso a seguire è più mide. lungo della paginetta che meriterebbe; ma mi Un lato è quello dirigenziale, fatto dai vari capi sono accorto, con sorpresa, che non tutti sono e da tutti i reali responsabili del lavoro per cui in grado di afferrare certi concetti, soprattutto l'azienda è creata. In una impresa economica se conoscono solo il ristrettissimo mondo della sono ad esempio i direttori alle vendite, i pro- 10 AMMINISTRATIVI!

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stono", si arriva ad un totale di ore annue esat- tamente sufficienti ad risolvere problemi, perché l'intero sistema gli for- nisce una potenza didattica
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