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L'esilio come patria PDF

117 Pages·2016·18.767 MB·Italian
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Titolo originale dell'opera: Premessa all'edizione italiana El exi/io como patria O Anthropos Editoria! -Barcelona 2014 L'ESILIO DA FATTO STORICO . O Fundaci6n Maria Zambrano A CATEGORIA METAFISICA E MISTICA O 2016 Editrice Morcelliana Via Gabriele Rosa 71 -25121 Brescia Traduzione di Armando Savignano Un'·esperienza fondamentale, che rappresenta una vera e propria svolta nell'itinerario intellettuale ed esi stenziale di Maria Zambrano, è costituita dall'esilio1 che si configura come una dimensione privilegiata, dove diviene possibile -la rivelazione della verità per Prima edizione: giugno 2016 sonale e storica. Pensare nell'esilio diviene ben presto un'occasione per pensare l'esilio. E ciò in conseguen za di due crisi: la tragedia della guerra civile e l'esito della filosofia moderna, contrassegnata dal razionali smo. Zambrano cerca di reagire a tale duplice crisi at tuando un-nesso inscindibile vita-pensiero che si risol ve in scrittura. www.morcelliana.com ' Sull'esilio, cfr. A. Bundgàrd, Exillo y irasce!u:Jencla; e J. Verdu de Gre I diritti di traduzione. di mtmoriw.tione tlettr0nica. di riproduzione e di adattamento totale o panialc, con quaJs:ia.s1 muzo (c.omprcsi i microfilm e le copie fotosta:tichch sono riservati gorio, Maria Zambrano: (Cuba-lialia) E:spacios del exilio, entrambi in «Au• per tutti i Pmi. Fotocopie per uso personale del lcnorc possono uscrc dl'cttuatc nei limi1i del rora» 8(2007), pp. 83-89 e pp. 90-104; sull'esilio italiano cfr. L.M. Durante, 15% di ciascun volume dietro pt.gat0cnto aJla SIA.E del compenso previsto dall'art. 68, comma La letteratura come esperienza filosofica nel pensiero di Maria Zambrano. 4, della legge 22 aprile 1941 n. 633 ovvero dcJl"aocordo stipulato era SIAE, AIE. SNS, SLSI Il periodo romano (I 95 3-/9 64), Ara en e, Roma 2008. Cfr. anche l'importante < CNA, CONFARTIGIANATO, CASARTIGIANI, CLAAI < LEGACOOP il 17 novembre 200$. Le riproduz.ion.i ad uso differente da qucUo pctSOn.ale potranno tvvtnire. per un numero Introduzione di f. José Martin, in M. Zambrano, Per abilare l'esilio, Le lette• di pagine non supt,riort a1 tS%dcl prc$ffltc volume. ,olo a segui10 di specifica autoru::zazionc re, Firenze 2006, pp. 5-38. Inoltre, sull'esilio di Zambrano e in confronto con rils.c;ciata da AlORO, \il dtlle Erbe n. 2. 20121 Milano. telefax 02.809506, e-mail [email protected] altri pensatori che hanno avuto la stessa esperienza, cfr. «Aurora» 14(2013) el5(2014). Inoltre, cfr. le corrispondenze di Zambrano durante l'esilio, tra le quali: M. Zambraoo -A. Reyes, DiDs de exilio. Correspondencia entre Maria Zambrano y A!fonso Reyes 1939-/959, Taurus, México 2005; M. Zambrano • ISBN 978-88-372-2915-3 R. Rivas, Epistolario, Editores Latinoamericana Monte Avila, Caracas 2004; LegoDigit srl -Via Galileo Galilei 15/1 -38015 Lavis (TN) tr. it. di M. Moreni, Dallo mia notte oscura, Moretti & Vitali, Bergamo 2007. 5 Nel suo pensiero I' esi (io assurge a categoria meta differenza tra la rivelazione interna al sognare e quella fisica contrassegnata da valori salvifici in vista di una a cui perviene l'esiliato, che vive qualcosa di simile al maggiore comprensione dell'essere. L'esiliato, infatti, è sogno, nel suo essere sospeso in una sorta d'irrealtà che in grado di decifrare una verità sommersa, dissolven gli testìmonia l'esperienza fondamentale della rinascita; do il labirinto degli errori storici e conseguendo la con ma nel sogno viene a mancare proprio il tempo, che in dizione originaria della creatura allorché entra in uno vece è decisivo nell'esilio. Perché se l'esiliato è privato stadio che contrassegna il legame con una realtà altra: della realtà, della circostanza storica che la fonda, non quella oltre la "circostanza" concreta. La capacità di ri lo è però di «orizzonte e tempo». L'esiliato è capace di velazione propria dell'esiliato lo avvicina al personag farsi occhio contemplante della storia nella sua essen gio di Antigone2, alla quale Maria Zambrano ha dedica ziale verità; escluso da tutto, egli riscatta la storia tragica to una suggestiva quanto fondamentale riflessione. aprendosi alfa verità della storia che è costituita sempre, · L'esilio è visto da Zambrano come esempio estremo in Zambrano, da una coscienza che riscatta ris.veglian dell'impresa di decifrazione del proprio essere in vista dosi. L'esiliato è costretto a destarsi, giacché vive una di una più autentica rinascita:· L'esperienza dell'esilio rivelazione simile a quella che si esperisce in un sogno, sfocia, infatti, in una sorta di ritorno allo stato pre:nata ma nella coscienza tipica della veglia, coscienza tragica le, in un recupero dell'origine in cui si patisce, anziché e quanto mai pura. Perciò Zambrano denuncia, con un pensarla (secondo le categorie razionalistiche), la pecu èerto risentimento, coloro che, invece dell'esilio, hanno liare condizione ontologica: quella che l'esiliato vive preferito continuare a vivere un sogno, il sogno di una può essere considerata una "epoché", una sospensione Spagna ormai sconfitta, dove risiedere come ciechi, di esistenziale dove le categorie logiche non sono determi fronte alla verità storica. L'esiliato è invece memoria, nanti al fine di poter guardare la verità nella sua essen che salva la storia, della Spagna anzitutto, nel suo ren ziale purezza. f: una manifestazione della condizione derle conto ponendosi in un luogo dove non predomina umana originaria - quella della «Prima·Patria» - dove no le ragion P. la nudità dell'essere si espone senza vincoli, né turba L'aspetto ineffabile dell'esilio diviene creazione menti. Di qui l'accostamento della figura dell'esiliato a simbolica nella forma letteraria, immaginativa e della quella dell'id.iota da parte di Zambrano. memoria, in quanto si parte dal reale per giungere ben Maria Zambrano si sofferma a lungo anche sull'a P,resto alla finzione•. La patria come realtà storica cede nalogia tra sogno ed esilio sottolineando un'importante i I passo al ricordo di una patria prenatale. ' Cfr. A. Ricciotti, Maria Zambrano: l'esiliato, sacrificato della storia, ' Cfr. M. Zambrano, La tumba de Antigono. Diotima de Mantinea, Li in «Aurora» 15(2014), pp. 34-43. toral, Mlllaga 1989. 'A. Muiliz-Huberman, Las ralces y las ramas, F.C.E., México 1993, p. 68. 6 7 «E se il destino ci porta la patria della nascita, [. .. ], la pa Maria Zambrano. distingue con cura tra rifugiato (re tria prenatale è la poesia vivente, il fondamento poetico della fugiado ), sradicato (desterrado) - che abbiamo anche vita, il segreto del nostro essere terreno. E cosi sentii Cuba reso, a secondoÌlel contesto con: espulso, privato, spos poeticamente, non come qualità ma come sostanza stessa. sessato della propria terra - ed esiliato (exiliado): il ri Cuba: sostanza poetica già visibile. Cuba: il mio segreto»5 • fugiato, come lo sradicato, avverte sicuramente l'espul sione, l'abbandono, ma non in termini definitivi, perché Cuba diviene simbolo e cifra della "patria prenata non la considera una condizione ineluttabile; quest'ulti le" rispetto alla patria storica, giacché rappresenta uno ma si riferisce invece all'accettazione dello «spossessa spazio di rivelazione mistica, di unione con un segreto mento» che l'esiliato patisce. ineffabile anche a motivo della felice collaborazione col Zambrano distingue, inoltre, tra !"'esilio interiore'\ gruppo di poeti raccolti intorno alla rivista «Origenes». di quanti rimasero in patria, e !"'esilio esteriore'.', dico- ' loro che furono costretti ad uscire. Solo questi ultimi «L'isola di Cuba è uno di questi luoghi. Le isole hanno dato hanno accesso alla rivelazione dell'essere e vivono, a all'anima umana l'immagine della vita intatta e felice, come differenza degli altri rimasti che si accontentarono di se fosse un regalo del paradiso dove le due condanne, il la una realtà sognata, un sogno creatore foriero di speranza voro e il dolore, sono sospese, un mondo magico in cui la in un 'utopia al di là delle contingenze storico-politiche. "realtà" non è delimitata, e il sogno può essere uguale alla veglia. Perciò furono culla di dèi e di mitologia. E patria ine «Mentre prosegue la storia si continua a sognare. Ma se la stinguibile della metamorfosi»6 . storia è qualcosa di più di una serie di catastrofi, bisogna im parare a sognare. Il che è possibile per quanto possa apparire L'esiliato è colui che «abbandona la terraferma»7 al strano ..S i impara a sognare approfittando del vuoto che lascia fine di inoltrarsi in mare aperto per creare le proprie iso la consumazione della tragedia, la solitudine ed anche I' ab le, spazi e tempi da abitare, radicandole nell'acqua, in bandono in cui resta ·chi è abbandonato da ·essa. Questo vuoto, quell'elemento apparentemente contrario alla sicurezza questo deserto in cui rimane chi è stato lasciato senza di nul!a terrena della patria. - anche senza la morte - solo con la vita; senza realtà, ma con orizzonte e il tempo, al contrario dei sogni»8 • ' Cfr. M. Zambrano, La Cuba secreta, in Maria Zambrano en «Orige A partire dal 1945 a poco a poco l'esilio da fatto sto nes», El Equilibrista, México 1987, pp. 43-66, in part. p. 46. rico ed evento culturale9 assurge a categoria metafisica ' lbi, p. 61. ' M. Cacciaci, l 'arcipelago, Adelphi. Milano 1997, p. 28. Cfr. anche G. Cacciatore, Il pensiero «insulare» di Maria Zambrano: mito. metafora im• • M. Zambrano, Corta sobre el exilio, 1961. in «Cuadcmos del Congreso maginazione de/l'umanità originaria, in Sullajìlosojìa spagnola. il Mulino, por la libenad de la cultura» 49(1961.), pp. 65-70, in part. p. 70. Bologna 2013, pp. 159-175. • Cfr. J.L.L. Abelllln, El exilio coma categoria culntral: implicaciones 8 9 caratterizzato «dall'essere nulla» ed «è divorato, divo e mistica, "pneumatica", in quanto è proprio quest'ulti ma ~d essere il presupposto di quella. L'esilio è, per "i rato dalla storia»13, non sostenuto da essa, come direbbe Ortega. Inoltre rappresenta l'anti-eroe in contrapposi beati" che hanno sofferto le vicissitudini del tempo di scontinuo umano un privilegio, poiché apre uno spazio zione all'eroe ludico-sportivo orteghiano. «L'esiliato, per"lo svelarsi dell'essere. Zambrano, che distingue tra pur avendo compiuto azioni eroiche in una storia in cui si vide compromesso per occasione o per vocazione, una storia vera ed una storia falsa di cui sono protagoni sti rispettivamente la persona e il personaggio, osserva non è divenuto un eroe»1•. Tale contrapposizione emer ge anche dal rovesciamento della celebre metafora del che ai beati che hanno sofferto l'esilio storico con la perdita della terra e della patria, proprio nello stato di "naufragio", tante volte utilizzata dal maestro Ortega abbandono e solitudine si svela l'esperienza di quell'u e specialmente nella celebre conferenza berlinese del nità originaria, perduta ma sognata, tra essere e vita10• 1949 sull'Europa15• In particolare al naufrago che, non senza vedute ottimistiche, alla fine non può fare a meno È stata opportu'namente sottolineata una connessione di t!SCire dal mare di dubbi e abbandonare quella insta tra l'esilio inteso come categoria metafisica e la cabala ebraica, dove l'esilio è visto come prova di una missio bile condizione della vita,-Zambrano contrappone il de ne da compiere onde liberare l'anima dalle cose terrene serto arido al "mar di dubbi", che non sostiene l'esiliato ed elevarla alla luce divina per integrarla nella totalità il quale si basa solo sul dubbio per sopravvivere. cosmica11 Allo stesso modo !'"immensità dell'esilio" • è simbolo della patria prenatale, patria «unica per tutti «La storia è divenuia acqua che non lo sorregge con certezza. prima della separazione del senso e della bellezza»12 In Al contrario, è per il suo non sostenersi nella storia che si è • fatto acqua per nul.la minacciosa. Non è più pelago, e ancor modo alquanto misterioso, la rivelazione mistica della meno oceano che chiede di essere solcato, è piuttosto acqua patria vera e perduta provoca nei beati l'esilio storico. sul punto di essere inghiottita»16 • Tale approccio all'esilio verrà sviluppato nei capito li centrali dell'opera I beati, sottolineando la categoria · . In un altro testo, la Zambrano sostiene che il pensie metafisica in contrapposizione alla teoria della ragione ro non emerge dal mare di dubbi e dal confronto-scon vitale e storica di Ortega y Gasset. L'esiliato è, infatti, tro con le circostanze bensì, al contrario, consegue dal senza circostanza, pertanto senza "mondo", in quanto è jìlos6jìcas, in Actas del v seminario de Historla de la filosofia esp(Jfiola, Edi• " !bi, p. 33. ciones Universidad de Salamanca, Salamanca 1988, pp. 43-57. " Id., Caria sobre e/ exilio, cit., p. 66. 0 M. Zambrano, Los bienaventurados, Siruela, Madrid 1990, p. 35. " Cfr. J. Ortega y Gasset, Obras C""'ple1as, t. rx. Alianza Editoria!, ' 11 A. Mulhz-Hubcnnan, las raices y las ramas, cit., p. 79. Madrid 1994, pp. 251-252. • " M. Zambrano, Los blenaventurados, cit., p. 42. 1• M. Zambrano, Los bienaventurados, cit., p. 36. Il fatto che il soggetto si trova sommerso dopo aver preso l'estrema vulnerabilità e l'abbandono totale, l'incolma coscienza della limitatezza della vita che è per la morte. bile distanza dagli altri e pertanto la grande solitudine. Si può dire che l'essere dell'esiliato è dunque quello «Tutto lascia presumere che solo "in extremis" l'uomo pensi dell'esistenza separata dall'esistente19 Solo grazie al • e che naufraghi dopo aver resistito disperatamente. "In arti delirio può realmente albeggiare il senso dell'esilio. Un culo mortis", dunque, si dà il pensiero. Nel naufragio va la senso che, lungi dal poter essere riconosciuto e definito, vita. La morte sarebbe, pertanto, l'insostituibile presenza che si lascia intravedere in immagini deliranti. fa nascere il pensiero, che a sua volta procura l'autenticità Rispetto agli altri intellettuali spagnoli esiliati, Zam del soggetto; il che ci sembra molto poco o quasi per nulla in brano parte, dunque, dall'esperienza di abbandono e accordo col pensiero orteghiano, che si accosta tanto scarsa mente alla morte, che si direbbe la eviti nelle sue considera mediante un "l6gos delle viscere" trascende il dato con zioni e che non appare in alcuna delle sue metafore,ma solo creto per aprirsi al non essere visto quale unica via di in questa in modo occulto» 17 rivelazione dell'essere. In effetti, la condizione di soli • tudine, abbandono, assenza, morte è tipica degli esiliati Insomma l'esilio rappresenta la contropartita dell'io considerati "beati" che, non diversamente dai mistici, circostanziale orteghiano. In effetti, per Zambrano l'e cercano di superare la ragion pura per far appello ad una siliato progressivamente interiorizza il deserto arido ragione più integrale che consenta loro di ricongiunger nell'anima da cui nasce il sogno creatore alla ricerca si con quell'unità originaria, vera "patria prenatale". di un disvelaménto-rivelazione dell'essere a partire dal Pertanto, nella scrittura della Zambrano vi è da un la~o non-essere, da un sentire originario che sta nell'anima la realtà dell'assenza della patria, dall'altro la creazione a differenza dello spirito di cui parla a suo dire Ortega, di uno spazio al di là della storia e della stessa intrasto rispetto al quale ella prende ulteriormente le distanze ria a tal punto da farle esclamare: «Amo il mio esilio»20• parlando di "semplice vita" a differenza del vitalismo'8• Armando Savignano L'esiliato ha attraversato la dis-nascita e la de-crea zione, sottraendosi ali' impulso a esistere; è aperto ad una nuova nascita, una nascita continua, quella creata pro prio grazie all'esilio: essere continuamente in cammino verso se stessi e la propria trascendenza. Così emerge "Id., Notosde un método, Mondadori, Madrid 1989. pp. 20-21. 18 Id., Los bienaventurados, cit., pp. IS -16. Sul rapporto Ortcga-Zambra "E. Levinas, Dall"es~tenza ali ·esistente (1978), Marietti, Genova 2000. no, cfr. A. Savignano, Maria Zambrano. la ragione poetica, Marieni 1820, "! M. Zambrano, Amo mi e.,1/io (1989), in Los palabras del ,egreso, Milano-Genova 2004. Arnarù, Salamanca 1995. 12 1.3 INTRODUZIONE Maria Zambrano appartiene ad una generazione di intellettuali che, a causa della guerra civile, furono costretti ad optare tra il silenzio o l'esilio. Ella prefe rì quest'ultimo, mentre il suo maestro Ortega y Gasset optò per il silenzio, sebbene in realtà abbia sofferto un esilio interiore; tuttavia la sua attività fu condiziona ta dalle circostanze politiche del momento storico. Al 9ontrario, ella, come Pitagora, lasciò il paese intuen do che la situazione in cui versava la Spagna «era più violenta di quanto un uomo libero potesse tollerare»1 , tenendo nella massima considerazione che aveva par tecipato al Governo della Resistenza, per cui la sua si tuazione qui sarebbe stata oltremodo compromessa e pericolosa. Pochi autori hanno studiato così profondamente il fenomeno dell'esilio come questa filosofa di Malaga. Le novità di Zambrano rispetto all'esilio non sono in realtà i suoi quarantacinque anni trascorsi da esiliata, in ciò coincide con altri esiliati, beasi nell'essere una teorica dell'esilio, una studiosa di questo drammatico 1. evento storico, che si vide costretta a vivere e sul quale fece le più acute e profonde analisi. 'Losjìl6sofos presocralicos, Gredos, Madrid 1978, p. 187. ·15 Sarebbero state sicuramente diverse la storia e la fi ed artisti della nostra terra, da Seneca passando attraver losofia di Maria Z~brano se non vi fosse stato questo so Ibn Gabirol, Maimonide, Averroé, Luis Vives, Goya, lungo esilio che segnò la sua esistenza definitivamen Espronceda, Larra, Unamuno, Antonio Machado ecc. te. Maria Zambrano ha l'impressione che l'esilio l'ac Il fondamento ultimo di questp drammatico destino compagna come costitutivo fondamentale della propria forse si trova in uno dei difetti del nostro carattere na struttura personale. zionale, che come una maledizione accompagna la no Ma, nonostante questo legame con l' es il io durato per stra storia da quando ci è nota: l'invidia. Essa ci impe tanti anni, Zambrano rinuncia ad esso per fedeltà alla disce di accettare la grandezza di quegli uomini geniali sua origine. c'he, nel nostro tempo e circostanza, emergono per la grandezza del loro pensiero, del.la loro arte e dei loro va «Io ho rinunciato al mio esilio - scrive - e ne sono felice e lori. Siamo stati da sempre un paese individualista, or contenta, però ciò non me lo fa dimenticare, in quanto sa goglioso, propenso alla visione distruttrice di quei regni rebbe come dimenticare una parte della nostra storia, della dove ciascuno si proclamava re non solidale con i regni mia storia. I quarant'anni di esilio nessuno me li può togli~. re, il che rende più bella l'assenza di rancore. li 'mio esilio vicini. Di qui questo tremendo fenomeno tanto frequen è accettato pienamente, ma io, ad un tempo, non lo chiedo te nella nostra storia dell'esilio, della guerra. e desidero per nessun giovane, in quanto per comprenderlo C'è qualcosa di tremendo nell'esilio che sprofonda dovrebbe soffi-ime ed io non posso desiderare per nessuno nell'oblio la maggior parte degli esiliati, come se i loro che sia crocifisso»2 • nomi non fossero mai stati _pronunciati da noi. Come contropartita, quei pochissil'lli esiliati che sono riusciti Perché l'esilio, come tutte le esperienze vissute a rimpatriare, ritornano con l'aureola di un prestigio, a drammaticamente dall'essere umano, acquista la sua volte inusitato, come se lo stesso esilio fosse stato un vera dimensione allorquando si danno le seguenti con dato positivo che attribuiva all'esiliato un carattere di dizioni: l'averlo sofferto, come ella stessa ci avverte, profeta finalmente riconosciuto. e possedere sufficiente capacità analitica per compren L'esilio è stato oggetto di riflessione ed analisi sin derlo ed essere in grado di commentarlo. Maria Zam da!J' inizio stesso della filosofia nella nostra penisola . . brano riunisce in sé tutte queste condizioni e perciò l'e Nel éaso di ·seneca, che fu esiliato dall'imperatore Clau silio assume trasparenza di un vissuto significativo. dio nell'isola di Corsica. Nella sua opera, Consolazione Il fenomeno dell'esilio è, disgraziatamente~ un frutto alla madre Elvia, Seneca scrive dall'esilio nell'inospita amaro che è toccato di assaporare a molti i~tellettuali le isola mediterranea a sua madre cercando di consolarla per la forzata separazione dal figlio. Si domanda: che ' M. Zambrano, lasp alabras del regreso, Amaro, S~lamanca 1995, p. 14. cos'è l'esilio? · 16 17 «Semplicemente - risponde - un cambiamento di luogo. bligandolo a convertirsi in testimoni e annunciatori di J E poiché non sembri che voglia diminuirne l'importanza e un paese che non sembra ritrovarsi mai. sottrargli ciò che ha in sé di svantaggioso, dirò che questo Dalle viscere del nostro essere scaturisce l'idea de cambiamento di luogo comporta i seguenti disagi: povertà, rivante dalla cultura greca e dalla nostra fede giudai infamia, disprezzo»3 • co-cristiana secondo la quale siamo esseri in esilio in cammino verso la vera patria. che ci attende dopo la Seneca contrappone lo strappo dell'esilio all'amore · morte. Speriamo che «gli esiliati figli di Eva» ci atten per la patria, un amore che unisce gli individui in una dano all'arrivo nella patria definitiva. comunità: «Soffre chi è senza patria»•. Prova qualcosa che accomuna quasi tutti gli esiliati: il fatto, cioè, che 1. L'esilio come "patria" in Maria Zambrano l'esiliato si identifica col proprio esilio, che finisce con l'accettarlo come elemento che definisce la propria per In un mio libro sull'esilio intitolato ll ritorno di Ulis sona. qualcosa che si giustifica col fatto che «l'anima se' e in due articoli (L'esilio come via di conoscenza umana ha un certo stimolo a cambiare e trasferire il pro dell'uomo. Studio ontologico dell'esilio in Maria Zam prio domicilio; l'uomo, infatti, ha un'indole mutevole brano8 e L'esilio in Maria Zambrano9 analizzo il pen ), ed inquieta»5 • siero della filosofa sull'esilio. Sembra che non vi sia Per consoiarsi dell'amarezza dell'esilio, Seneca ci nulla da aggiungere, eppure bisogna sottolineare la ric dirà che: «i nostri beni più preziosi ci seguiranno do chezza del pensiero di questa pensatrice, i vari inedi vunque saremo: la Natura, che è di tutti, e la nostra vir ti che si conservano nella Fondazione che porta il su? tù personale»; e poco dopo aggiunge: «Ciò che vi è di nome e gli studi ·su questo aspetto del s~o pens!ero._ ~ meglio nell'uomo è sottratto al potere umano e non può venuto il momento di raccogliere e pubblicare gh scritti essere né dato né tolto»6 • • editi ed inediti della filosofa di Veléz. · La litania degli esiliati riempie di assenze ingiustifi cate la nostra storia con una lunga processione di vuoti, «Per me - scrive Zambrano al ritorno in Spagna - guardando che delineano come un processo ininterrotto di incom indietro, l'esilio che mi è toccato di vivere è essenziale. Non prensione la pacifica evoluzione del nostro popolo, ob- concepisco la mia vita se non nell'esilio eh~ ho v!ssuto._L ' e silio è stato come la mia patria o come la d1mens1one d1 una ' Seneca, Consolaziotre alla madre Elvia, in Obras Completas de Séne- ca. Aguilar, Madrid 1957, p. 114. ' J.F. Ortega Mulloz, la vuelta de Ulises, Endymi6n, Madrid 1999. ' Ibidem. ' Id El exilio como via de conocimlento del !,ombre. Estudio omologico 'Jbi, p. li 5. del exi/Ì~ en Maria Zambr(IIIO, in «El Aleneo>> x1(2002), pp. 147-153. 6/bi,p.117. • Id., El exllio en Maria Zambrano, in «Antfgona» 5(2010), pp. 82-101. 18 19 patria sconosciuta, ma che, una volta conosciuta, è irrinun Maria Zambrano scrive: «il presente è sempre frammen ciabile. Confesso[ ... ] che mi è costato molta fatica rinunciare to, torso incompleto. li passato incompleto completa ai miei quarant'anni di esilio, molto lavoro, tanto che, senza quell'immagine mutilata, la disegna in modo più com offendere, al contrario, riconoscendo la generosità con cui pleto ed intelligibile»13 Come il nostro sguardo limita • tutta Madrid e la Spagna mi hanno accolta, con la gratitudine il campo visivo racchiudendolo in un orizzonte visibile, riscontrata in tanta gente, di tanto in tanto mi duole, no, non così tendiamo a limitare il nostro contorno temporale è· che mi duole, è una sensazione come chi è stato spellato, all'adesso e a ciò che è più prossimo, senza considerare come.San Bartolomeo, una sensazione inintelligibile, che tut tavia avverto» •0 che facciamo parte dì un complesso temporale che si • estende al di là del nostro orizzonte storico. Durante quarantacinque anni di esilio Zambrano svi Maria Zambrano ha la sensazione che l'esilio l'ac luppò la maggior parte e la sua più originale attività filo compagni . come costitutivo essenziale della propria sofica. Come ella stesa dice parlando di Picasso, l'esilio struttura personale. Ella la concluse amando il proprio la obbligò a distaccarsi dalle attività anteriori, a rompe esilio nonostante con tutto il cuore desiderasse che non re col suo contesto culturale e ad agire autonomamen si ripetesse e non toccasse a nessun essere umano. «Amo te. Ciò contribuì, indubbiamente, all'originalità del suo il mio esilio. Sarà perché non l'ho cercato, perché non pensiero che apre una nuova fase nel discorso filosofico mi sono messa a cercarlo. No, l'ho accettato; e quando occidentale. Il suo maestro Ortega è epigono di un pen si accetta qualcosa con il cuore, ed è così, costa molta siero ormai concluso, che è rimasto definitivamente in fatica rinunciarvi»". Affermo che «grazie all'esilio, ho dietro, sebbene, come Mosè, accompagni il suo popolo vissuto diverse vite»12 Di solito cadiamo facilmente nel • verso la terra promessa, ma egli rimane fuori indicando miraggio di sognare il ritorno ad un tempo passato come il cammino che porta al futuro. In effetti, Ortega annun il ritorno al luogo in cui quel tempo è stato vissuto. Ma è cia che «a volte si apre col principio dell'intuizione una impossibile ritornare a .tale mondo. Quando ritorniamo nuova epoca della filosofia»". Marx si lamentava del al luogo della nostra origine, che conserviamo intatto carattere solo speculativo della filosofia razionalista nel nostro ricordo, incontriamo soltanto lo spazio vuoto ' «della storia della produzione del pensiero astratto, cioè di un ieri irreversibile. assoluto, del pensiero logico-speculativo»1s. Zambràno Ma è altrettanto certo che il passato fa parte in qual ~ che modo del presente, lo spiega e gli conferisce senso. "M. Zan1brano, i.As palabras del regreso, cit. p. 13. " M. Zambrano, i.As palabras del reg,vso, Amarù, Salamanca 1995 pp. "J. Onega y Gasse~ Se11saci6n, construcc/on e lntuiclon, in Obras Com 13-14. ' pletas, c,t., t. xu, p. 499. 11 Manoscritto M. 4 I. "C. Mane. Mam,scritos economico-filosoficos, in los filosojos moder 12 Manoscritto M. 157, p. 42. nos, llAC, Madrid 1970, t. Il, p. 178. 20 21

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