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L’esercito italiano da Vittorio Veneto a Mussolini. 1919-1925 PDF

518 Pages·2006·2.167 MB·Italian
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Rochat.QXD 15-02-2006 16:58 Pagina I Storia e Società Rochat.QXD 15-02-2006 16:58 Pagina II © 1967, 2006, Gius.Laterza & Figli Prima edizione, con una Prefazione di Piero Pieri, 1967, nella serie di Studi a cura dell’Istituto Nazionale per la Storia del Movimento di Liberazione in Italia Nuova edizione, con una Premessa dell’autore, 2006 Rochat.QXD 15-02-2006 16:58 Pagina III Giorgio Rochat L’esercito italiano da Vittorio Veneto a Mussolini 1919-1925 Editori Laterza Rochat.QXD 15-02-2006 16:58 Pagina IV Proprietà letteraria riservata Gius. Laterza & Figli Spa, Roma-Bari Finito di stampare nel febbraio 2006 Poligrafico Dehoniano - Stabilimento di Bari per conto della Gius. Laterza & Figli Spa CL 20-7927-5 ISBN 88-420-7927-8 È vietata la riproduzione, anche parziale, con qualsiasi mezzo effettuata, compresa la fotocopia, anche ad uso interno o didattico. Per la legge italiana la fotocopia è lecita solo per uso personale purché non danneggi l’autore. Quindi ogni fotocopia che eviti l’acquisto di un libro è illecita e minaccia la sopravvivenza di un modo di trasmettere la conoscenza. Chi fotocopia un libro, chi mette a disposizione i mezzi per fotocopiare, chi comunque favorisce questa pratica commette un furto e opera ai danni della cultura. Rochat.QXD 15-02-2006 16:58 Pagina V PREMESSA Ristampare un volume di storia contemporanea a quarant’an- ni dalla sua uscita è cosa inconsueta, anche i libri possono invec- chiare per lo sviluppo delle ricerche e la disponibilità di nuove fonti. La ripresentazione di questo volume del 19671 ha però al- cune buone ragioni. Il nostro paese è sempre stato povero di vere discussioni pub- bliche sulla politica di difesa e l’organizzazione delle forze arma- te. Se ne dibatté aspramente al momento della nascita dello Sta- to e dell’esercito unitario, ma nel secolo e mezzo successivo que- sti temi furono e sono tuttora riservati agli “addetti ai lavori”, sen- za un autentico coinvolgimento dell’opinione pubblica, salvo fiammate estremiste di segni diversi e molta propaganda. L’unico vero e grande dibattito nazionale si ebbe dopo la fine della prima guerra mondiale con la partecipazione intensa e articolata delle forze politiche, degli ambienti militari e soprattutto di buon nu- mero di reduci, gli uni impegnati soprattutto nella denuncia degli orrori della guerra e della durezza della repressione interna, gli al- tri fermi nella convinzione che la ristrutturazione dell’esercito do- vesse tenere conto delle esperienze belliche, come il grande ruolo 1Il testo del volume è riproposto invariato, salvo la sostituzione delle pagi- ne introduttive (la prefazione di Piero Pieri e la mia premessa) con questa nuo- va premessa e l’aggiornamento delle fonti. Non sono state apportate modifiche, neppure per quanto riguarda la correzione di sviste: per es. Parri era maggiore e non capitano (cfr. cap. I, p. 23), Bonzani maggior generale e non maggiore (cfr. cap. VI, nota 64), mentre nel cap. VIII, nota 27, si deve leggere Società delle Na- zioni e non Nazioni Unite. Devo anche avvertire che il mio studio Le basi mili- tari della politica estera del fascismo, presentato come di prossima edizione nel cap. I, nota 6 (e altrove) non è mai stato pubblicato. Inoltre, la biografia di Ba- doglio per mano di Piero Pieri, data come imminente nel cap. VII, nota 98, è uscita nel 1974 con la doppia firma Pieri e Rochat. Rochat.QXD 15-02-2006 16:58 Pagina VI VI Premessa assunto dagli ufficiali di complemento e l’efficacia delle nuove ar- mi, aerei, gas e carri armati. Anche quando si acquietarono le fu- riose polemiche dell’estate 1919, la discussione sulla difesa nazio- nale continuò sulla grande stampa e tra le forze politiche con una notevole vivacità fino al 1925; basti ricordare che ogni quotidiano e ogni rivista nazionale aveva il suo “esperto militare” e gli dava spazio adeguato. La dimostrazione dell’ampiezza del dibattito 1919-1925 è che mi fu possibile ricostruirlo per questo volume malgrado negli an- ni Sessanta gli archivi fossero ancora chiusi, in particolare quelli militari. Avevo però una grande fonte alternativa, la ricchezza di notizie offerte dalla stampa. Lo spoglio di una dozzina di quoti- diani e di due dozzine di riviste nazionali, e in più il ricorso agli atti parlamentari, mi fornirono una base sicura e articolata di ci- fre, valutazioni, prospettive e progetti concreti di diverso segno. Questa base documentaria rimane valida e, a tanta distanza, conserva al volume la sua ricchezza e attualità fino all’anno 1925, quando l’intervento di Mussolini segnò una svolta importante nel- la riorganizzazione delle forze armate. Il vivace dibattito sull’or- dinamento dell’esercito proposto dal ministro Di Giorgio fu però l’ultimo condotto liberamente; poi il regime dittatoriale soppres- se ogni discussione pubblica e pose fine alla libertà di stampa, quotidiani e riviste vennero “inquadrati”, controllati e censurati. Dopo il 1925 le questioni militari furono trattate soltanto in chia- ve di glorificazione del regime, restava spazio soltanto per la pro- paganda. Un altro elemento di interesse di questo volume è il suo carat- tere di apertura, ancora valido oggi come superamento della his- toire-bataille, la visione tradizionale della storia militare come nar- razione di grandi battaglie e episodi di valore, cariche di cavalle- ria e assalti alla baionetta, belle uniformi e fangose trincee. Una vi- sione che continua a contare e interessare, la ricostruzione dei combattimenti è essenziale, ma costituisce soltanto un versante della storia militare. A monte stanno le scelte politiche, i proble- mi finanziari, l’istituzione militare, il suo ruolo nella difesa del- l’ordine interno, la cultura degli ufficiali. Se questo volume ha un merito, è di conservare la globalità dell’approccio ai problemi mi- litari del dibattito del dopoguerra, così ricco e anche contraddit- torio, e poi di documentare il fallimento delle battaglie di rinno- Rochat.QXD 15-02-2006 16:58 Pagina VII Premessa VII vamento condotte dai reduci. La riorganizzazione dell’esercito su soluzioni conservatrici moderate, che tenevano insufficiente con- to delle esperienze della Grande Guerra, fu il risultato della gra- duale riscossa delle destre; e fu sancita dall’appoggio dato dalle gerarchie militari al governo e poi alla dittatura di Mussolini, in cambio della conferma del loro potere nella gestione dell’esercito e della marina. Un intreccio di scelte tecniche e politiche che evi- denzia la complessità della politica di difesa. Restano da ricorda- re le conseguenze non lontane della accettazione della dittatura fascista, ossia una politica di potenza ben al di sopra dei mezzi, una militarizzazione di facciata, il mito del duce infallibile, fino al- le sconfitte della seconda guerra mondiale. Questo volume conserva la sua validità anche per un altro aspetto, ahi meno positivo. Dal 1967 gli studi sul primo dopo- guerra e l’avvento del regime fascista hanno fatto grandi progres- si, ma nessuno dei molti e validi studiosi è ritornato sui problemi trattati in questo volume (salvo apporti settoriali). Gli studi stori- co-militari, tradizionalmente poco curati nel nostro paese, negli ultimi decenni hanno avuto uno sviluppo discontinuo. La Gran- de Guerra italiana è stata sottoposta a radicale revisione a partire dai volumi di Enzo Forcella e Alberto Monticone, Plotone d’ese- cuzione, Laterza, Bari 1968, e Mario Isnenghi, Il mito della gran- de guerra, Laterza, Bari 1970. Non cito la ricca produzione suc- cessiva, salvo la mia rassegna L’Italia nella prima guerra mondiale. Problemi di interpretazione e prospettive di ricerca,Feltrinelli, Mi- lano 1976, e l’opera di sintesi che ho scritto con Mario Isnenghi, La Grande Guerra 1914-1918, La Nuova Italia, Milano 2000. Le vicende dell’esercito in tempo di pace invece non hanno suscita- to uguale interesse, neppure per il grande dibattito 1919-1925 sul- le conseguenze e gli insegnamenti della guerra. Possiamo quindi riproporre questo volume del 1967 perché non è stato ancora so- stituito da una ricerca più ampia, né messo in discussione nei suoi elementi fondamentali da nuovi studi. L’origine di questo volume è, come sempre, una storia perso- nale. Nel 1962 l’Istituto Nazionale per la Storia del Movimento di Liberazione in Italia di Milano stava ampliando la sua attività dalla Resistenza alla storia del regime fascista con una collana di pubblicazioni presso l’editore Laterza. Avevo cominciato a colla- Rochat.QXD 15-02-2006 16:58 Pagina VIII VIII Premessa borare con l’Istituto da Aosta, dove facevo il mio servizio di leva come sottotenente degli alpini, avevo già scritto alcuni articoli sul- l’esercito nel 1914-1915 e intendevo continuare gli studi di storia militare. Il presidente dell’Istituto Ferruccio Parri (non sto a ri- cordare i suoi titoli come combattente della Grande Guerra, an- tifascista, dirigente della Resistenza, presidente del Consiglio dei ministri nel 1945, un uomo politico di grande e affascinante mo- ralità cui conservo tutta la mia devozione) mi propose di scrivere una storia della politica militare del regime fascista. Accettai con l’incoscienza dei miei 26 anni, senza rendermi conto delle diffi- coltà dell’impresa: non c’erano studi sull’esercito italiano nei de- cenni di pace da prendere come base o modello e gli archivi mili- tari e civili erano ancora chiusi. Mi bastava avere come riferimen- to due grandi autori, Carl von Clausewitz per la sua straordinaria analisi della guerra e dell’istituzione militare e Antonio Gramsci per la sua visione di classe della storia italiana: oggi è difficile ca- pire quanto nuove e stimolanti fossero le aperture che offriva ne- gli anni Cinquanta. E come unico modello uno studioso francese oggi dimenticato, Jean Monteilhet, che con la sua storia delle In- stitutions militaires de la France 1814-1932, Alcan, Paris 1932, ave- va indicato il valore politico delle leggi che reggono un esercito. Avevo un grosso sostegno nel professor Piero Pieri, maestro di storia militare per due generazioni di studiosi, che mi seguiva con molta disponibilità dalla mia tesi di laurea. Ricordo con ricono- scenza il tempo che mi dedicava, lunghe conversazioni sulle espe- rienze e la storiografia della Grande Guerra, e la sua signorile tol- leranza delle mie inclinazioni marxiste e, cosa per lui più grave, delle mie simpatie per Luigi Cadorna, verso cui Pieri nutriva la ra- dicale avversione dei reduci della guerra combattuta (un giudizio che col tempo ho finito per accettare in buona parte). Pieri scris- se una bella prefazione al mio volume, che non ripubblico per la lunghezza e i troppi elogi. Ho altri debiti di riconoscenza verso il professor Mario Bendiscioli, che mi aveva indirizzato nella mia te- si di laurea così lontana dai suoi interessi e mi procurò due borse di studio annuali (poi passai a insegnare nella scuola media), ver- so Bianca Ceva, che dirigeva con fermezza l’Istituto Nazionale per la Storia del Movimento di Liberazione, e Massimo Legnani, che ne stava prendendo la direzione scientifica. La prospettiva di una storia della politica militare del regime Rochat.QXD 15-02-2006 16:58 Pagina IX Premessa IX fascista si arenò presto per le ragioni già accennate. Prima per la scoperta delle dimensioni e della ricchezza del dibattito del do- poguerra, che divenne il tema del volume del 1967 oggi ripropo- sto. Poi per l’impossibilità di proseguire la ricerca dopo il 1925 per la mancanza di documentazione: non potevo più utilizzare la stampa perché il regime aveva stroncato la libertà di discussione, né rivolgermi agli archivi, ancora quasi tutti chiusi. Non ho ancora realizzato quanto mi chiedeva Parri. Una sto- ria della politica miliare del fascismo l’ho tratteggiata in alcuni miei lavori successivi (rinvio al mio recente volume su Le guerre italiane 1935-1943, Einaudi, Torino 2005), ma mi piacerebbe ri- tornarci in modo sistematico. gennaio 2006

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