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Les structures du Latium médiéval. Le Latium méridional et la Sabine du IXe siècle à la fin du XIIe siècle PDF

1543 Pages·1973·126.405 MB·French
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Bibliothèque des Écoles françaises d'Athènes et de Rome Les structures du Latium médiéval. Le Latium méridional et la Sabine du IXe siècle à la fin du XIIe siècle Préface d'Ottorino Bertolini en italien Monsieur Pierre Toubert Citer ce document / Cite this document : , . Les structures du Latium médiéval. Le Latium méridional et la Sabine du IXe siècle à la fin du XIIe siècle. Préface d'Ottorino Bertolini. Rome : Ecole française de Rome, 1973. pp. 3-1500. (Bibliothèque des Écoles françaises d'Athènes et de Rome, 221); doi : https://doi.org/10.3406/befar.1973.1242 https://www.persee.fr/doc/befar_0257-4101_1973_mon_221_1 Fichier pdf généré le 04/03/2021 LES STRUCTURES DU LATIUM MÉDIÉVAL Le Latium méridional et la Sabine du IXe à la fin du XIIe siècle BIBLIOTHÈQUE DES ÉCOLES FRANÇAISES D'ATHÈNES ET DE ROME Fascicule deux cent-vingt et unième PIERRE TOUBERT Professeur à l'Université de Paris - I (Pantheon-Sorbonne) Directeur d'études à l'Ecole pratique des Hautes-Études LES STRUCTURES DU LATIUM MÉDIÉVAL Le Latium méridional et la Sabine du IXe siècle à la fin du XIIe siècle ouvrage publié sous les auspices et avec le concours de la Società Romana di Storia Patria Préface d'Ottorino BERTOLINI Président de la Società Romana di Storia Patria ÉCOLE FRANÇAISE DE ROME PALAIS FARNÈSE, ROME 1973 Diffusion en Italie Dépositaire en France bottega d'erasmo Ed. de Boccard Via Gaudenzio Ferrari, 9 11, rue de médicis 10124 TOKINO 75006 PAEIS TIPOGRAFIA S. PIO X - VIA DEGLI ETRUSCHI, 7-9 - 00185 ROMA 7 PEEFAZIONE Un secolo quasi è decorso dal 1879, quando, nel vol. II deWArchivio dell'allora Beale Società Eomana di Storia Patria, Giuseppe Tomassetti cominciô a pubblicare i risultati, nel qua- dro della storiografia filologico-erudita, délie sue ricerche su La Campagna Eomana nel Medio Evo. Piu di mezzo secolo è decorso da quando, nello stesso Archivio, Giorgio Falco pub- blicô, nel 1913 (vol. XXXVI) la prima puntata dei suoi studi su II Comune di Velletri nel Medio Evo (secoli XI-XIV), nel 1915 (vol. XXXVIII) L'amministrazione papale nella Campagna e nella Marittima dalla caduta della dominazione bisan- tina al sorgere dei Comuni, nel 1919 (vol. XLII) la prima délie puntate con oggetto e titolo I Comuni della Campagna e della Marittima nel Medio Evo. L'ultima delle puntate su Velletri usci nel 1916 (vol. XXXIX); nel 1926 (vol. XLIX), l'ultima di quelle sulla Campagna e Marittima. Gravô poi sul Lazio altomedioevale il silenzio degli storici moderni. II Falco era allievo di Pietro Fedele, un maestro al quale, come suo maggior merito, va innegabilmente riconosciuto l'aver saputo accendere nei giovani della sua scuola la flamma della ricerca scientiflca. II suo era insegnamento di rigida osservanza del metodo filologico-erudito, tuttavia animato nelle lezioni da un avvincente « calore di passione umana e romana » x. D'altra parte lo scorcio del sec. XIX ed i primi decenni del XX furono anche il tempo nel quale proposero della storia un'interpreta- zione idealistica il Croce, e materialista il Labriola; ed il Sal- vemini, il Bodolico, il Volpe chiesero ai testi documentari e narrativi luce soprattutto sui problemi istituzionali, economici ed economico-sociali. II Falco era cosi venuto acquistando una 1 Queste, e le altre parole poi riportate tra virgolette nelle righe successive, sono dello stesso Falco, nelle poche, ma bellissime pagine di ricordi pubblicate, sotto il titolo Cose di questi e di altri tempi, in Itinerari, I, Genova, 1953, pp. 6, 6, 7 sg. VIII PREFAZIONE propria personalità di studioso nell'acquistare la consapevolezza che « tener dietro unicamente al metodo filologico » voleva dire « perdere di vista le ragioni stesse délia storia »; che la preoc- cupazione ossessionante « di non lasciarsi sfuggire nulla, di essere sempre aggiornati », il « non stancarsi mai di spogliare e di schedare », potevano bensi dare « una eccellente prepara- zione tecnica », ma tale da rimanere incapace di superare la visuale circoscritta all'accertamento solo esteriore di problemi cronologici e testuali, senza il « formarsi di una cultura » che fosse « patrimonio di idee ». Il Falco sentiva che nello studioso troppo asservito a quel metodo si creava « dentro il vuoto, il vuoto assoluto, e rimaneva di quella febbre un'enorme stan- chezza, un immenso disgusto per le pergamene e la carta stam- pata, per quella féroce schiavitù di tavolino ». Aile esigenze del suo maestro si attenne il Falco quando si occupé di Vel- letri e quando, ottenuto, dopo la laurea, l'« alunnato » presso la Società Bomana di Storia Patria, ed avutone il compito di studiare i Comuni délia Campagna e délia Marittima nel Medio Evo, si sottopose ad una pesante fatica con le ricerche agli archivi del Vaticano e di Borna e, « dietro VItàlia Pontificia del Kehr », col « buttarsi alla caccia dei documenti » recandosi da luogo a luogo, in anni nei quali ben maggiori difflcoltà di oggi offrivano comunicazioni stradali e contatti umani. Ma dei materiali cosi raccolti si avvalse guardando già allora ad un orizzonte ben più ampio, e salendo ad un livello storiografico ben più alto di quelli meramente filologici ed eruditi. L'odierno Lazio méridionale (per il quale nell'alto Medio Evo si usava la denominazione comune di Campania-, ma si erano già andata profilando, per affermarsi stabilmente dal- l'inizio del sec. XIII, le due denominazioni distinte di Campania, per la zona collinosa e montana ed interna, e di Ma- ritima, per la zona digradante dai Lepini alla piana pontina ed al litorale tirrenico sino al territorio di Terracina incluso), durante un trentennio circa dopo che il Falco aveva conchiuso i suoi studi, non fu più argomento di ricerche specifiche siste- maticamente volte a chiarirne la storia in secoli per i quali un tale oblio era in tanto più grave, in quanto coinvolgeva il persistere di moite oscurità su problemi fondamentali per tutto il Medio Evo italiano, e non soltanto italiano, preminenti fra di essi quelli relativi al potere temporale dei papi, alla riforma ecclesiastico-monastica del sec. XI, alla formazione dello Stato PREFAZIONE IX della Ohiesa. Solo ora il lungo silenzio è rotto, e come meglio non si sarebbe potuto desiderare, dalla poderosa opera con la quale il Toubert puô flnalmente rendere di pnbblico dominio, le indagini da lui condotte, per quattordici anni di laborioso impegno, sulle strutture del Lazio medioevale, estendendo l'esame dalle sue parti meridionali alia Sabina, e percorrendo uno spazio cronologico che, se nel sottotitolo è indicato dal sec. IX alia fine del XII, in realtà in più punti risale ai tempi precedents, e si protende in alcuni a quelli successivi. II Toubert ama qualiflcarsi un « normalien », e legare il suo primo formarsi all'ammissione, nel 1952, all'École Normale Supérieure di Parigi. Agli sviluppi della sua sensibilità scien- tifica concorsero la lettura dei lavori del Bloch, e l'insegna- mento, da un lato, dei suoi maestri diretti, il Perrin e il Duby, dall'altro, della scuola di geografla storica in Francia particolar- mente attiva. Il Toubert fu cosi portato a flssare il centro focale della ricerca sui fatti istituzionali, giuridici ed economico-so- ciali esaminati nella prospettiva del continuo ininterrotto in- trecciarsi délie vicende di uomini e di raggruppamenti umani con gli elementi del « milieu naturel » nel quale l'uomo vive ed opera. Da ciô la cura posta nell'intrecciare la critica testuale délie fonti documentarie e narrative con la valutazione dei dati offerti dalla critica della geografia storica e délie connesse discipline nel campo délie scienze naturali. L'inquadramento prospettico dei fenomeni storici « umani » nei fenomeni storici naturali che ne trae il Toubert — va subito chiarito — non intende riconoscere a questi un'azione che decide quelli, nello schema di un determinismo da cui l'uomo risulti oggetto pas- sivo della natura; mira a ricercare i complessi motivi dei due aspetti di una « ricca dialettica » — sono parole dello stesso Toubert in una sua cara lettera a me scritta di récente, densa di meditate considerazioni — « tra i f attori naturali e quelli culturali (tecnici, sociali ecc.) ». Un taie orientamento d'indagini manifesta già rivolto al- l'Italia medioevale il primo degli studi pubblicati dal Toubert, che tratta degli statuti comunali e della storia délie campagne lombarde. Lo studio usci nel 1960 1. Il Toubert era allora, dall'ottobre 1958, membro dell'École française di Eoma. Vi 1 Nei Mélanges d'archéol. et d'Mst. de V École franc, de Borne, LXXII, 1960, pp. 397-528. X PKEFAZIONE rimase fino al settembre 1961. In quel periodo la crescente conoscenza della ricchezza anche di documenti per l'alto Medio Evo dei territori del Lazio, della Sabina e del limitrofo ducato longobardo di Spoleto (basta pensare al Begesto di Farfa), lo spinse a trasferire alia storia medioevale di quest'area geografica i suoi interessi scientifici e la vigile attenzione del suo acume critico. Le Recherches de diplomatique et d'histoire lombardes, da lui pubblicate nel 1965 % hanno per centro lo studio di una donazione del giugno 772 del duca di Spoleto Teodicio in favore della Chiesa di Eieti. Sono la prova, ed il primo segno, di un impegno già posto da tempo nel lungo lavoro ehe, dal 1959 in poi, andô maturando sino a dare i suoi frutti nell'opera eccellente che ora compare nella grande collezione della Bibliothèque des Écoles françaises d'Athènes et de Borne. L'esame storico di tutti gli elementi raccolti per caratte- rizzare il « milieu naturel » del Lazio méridionale e della Sabina in quei tempi — orografia e idrografia, clima, geologia, ecolo- gia — li chiama a concorrere ad una più esatta ed approfondita conoscenza dell'opera allora qui svolta dall'uomo per fronteg- giare le esigenze quotidiane della propria vita, modiflcandovi gli spazi ed i tipi di vegetazione agli effetti dello sfruttamento agricolo e della cura del bestiame, e scegliendo le località da preferire corne più adatte ai propri insediamenti stabili di gruppo. I fenomeni storici per i quali, nell'area geogranca e nell'epoca da lui studiate, il Toubert trae da quest'esame mo- tivi di spiegazione, sono fondamentali. L'abbandono in preva- lenza a pascolo délie zone di bassa pianura mal drenate e délie zone degli « altipiani », legate tra loro solo dalla pratica della transumanza invernale ed estiva, con pochi pastori aile dipen- denze dei signori, délie comunità rurali, délie consorterie fami- liari, e quindi con mediocre incidenza nella vita sociale dei gruppi umani, in netto contrasto con la Lombardia prealpina contemporanea, dove si avevano transumanze di grandi masse di bestiame, con l'impegno di parte notevole délie popolazioni rurali. La preferenza data aile zone intermedie, quella dei ver- santi collinosi e montani, per gli insediamenti stabili di gruppo dell'uomo, e per i terreni con ciascuno di essi legati dal lavoro che l'uomo dedicava alla coltivazione permanente. L'accentra- mento di questo lavoro nelle terre circostanti a ciascun insedia- 1 Nel Journal des Savants, Janv.-Mars 1965, pp. 175-203. PKEFAZIONE XI mento; il conseguente delinearsi, soprattutto a cominciare dal sec. X, di un quadro générale dell'occupazione umana che escludeva la possibilità di grandi mutamenti nel sistema agri- colo, donde la rigida flssità del sistema agricolo che rimase sostanzialmente immutata sino all'epoca délie bonifiehe moderne, analogamente alla rigidità affine che caratterizzo le zone italiane meridionali limitrofe, in netto contrasto con l'elasticità delle strutture agrarie nella vicina Toscana contemporanea, e con gli estesi mutamenti che qui produsse il diffondersi, a cominciare dal sec. XIV, della mezzadria. îsTelle moite centinaia di pagine successive, informatissime, ricche di colore e di movimento, la critica metodologica siste- maticamente condotta a far convergere nell'analisi « globale » l'afflusso dei dati desunti dalle più varie derivazioni, ha messo il Toubert in grado di conferire un ordine sistematico ad una mole imponente di elementi utilissimi di conoscenze e di valu- tazioni. Sotto i nostri occhi sfilano e si profilano, tenendo sempre vivo l'intéresse della lettura, strutture economiche; tipi e valori di monete in circolazione; vie di comunicazione terrestri e flu- viali; prodotti del commercio régionale; movimenti di uomini — viaggiatori forestieri e stranieri pellegrini a Eoma, sposta- menti da luogo a luogo nell'interno della popolazione laziale — ; città ed economia urbana nel Lazio; strutture delle famiglie e dei gruppi familiari, e posto che vi occupa la donna; strutture religiose; strutture pubbliche nell'àmbito papale, dell'aristo- crazia romana, della feudalità laziale, dell'amministrazione della giustizia. Sono largamente mantenute le moite promesse implicite nell'indice dai capitoli, dal III all'XI, dedicati a tale analisi. L'uso di una tecnica accorta e rafïinata, con una visuale cosi ricca di singoli punti particolari corne attenta ed acuta nel comporli in una prospettiva storica d'insieme, è indubbia- mente del tutto nuova, porta a risultati nuovi, non ha pre cedenti nella storiografia anche più récente delle regioni italiane nel Medio Evo. Il fenomeno dell' « incastellamento » e delle sue ripercus- sioni sull'insieme degli sviluppi demograflci, delle strutture economico-sociali e degli istituti locali del tempo, offre una problematica già présente in Italia negli studi del Volpe, il maestro italiano che sul Toubert esercitô, per usare parole da lui scritte nella lettera già citata, un'« influence aussi forte XII PREFAZIONE que celle de Marc Bloch ». Ma questa problematica si arricchisce, nella trattazione che ne fa il Toubert per l'area sabino-laziale, di elementi dai quali l'« incastellamento » risulta un fatto sto- rico d'importanza capitale. Il castrum appare qui nei secoli X- XII non soltanto il successore délia eurtis e la forma normale delV habitat rurale. Assume, rispetto alla eurtis ed aile domus- cultae, strutture nuove, che ne fanno il « carrefour » e la co- lonna portante di tutto l'edificio économico-sociale e politico locale del tempo. Al movimento involutivo che intorno al sec. VII aveva portato l'occupazione umana a ritrarsi verso l'alto, in luoghi d'insediamento antichi « somnolents ou même abandonnés », se- guirono dalla seconda meta del sec. VIII al sec. IX i primi accenni di una ripresa demografica ed economicâ, e nel sec. X il castrum corne fatto storicamente d'importanza capitale, perché dériva va non da un ripiegamento, ma da uno slancio in avanti. L'« incastellamento » fu il punto d'arrivo dell'impulso demografico e délia « reconquête agraire » cominciati a manife- starsi già nella seconda meta del sec. VIII; ma nel sec. X il castrum segnô una profonda rottura anche nelle strutture de- mograflche ed agrarie. Località poste in alto fi.no allora disa- bitate, che la natura stessa rendeva dominanti, e che perciô stesso davano garanzie di maggior sicurezza, sono scelte per stabilirvi nuovi centri d'insediamento, muniti di una cinta fortificata, che ne fa altrettanti castra. Sulle terre che sono intorno al castrum, e ne possono ricevere protezione, si fissa l'opéra dell'uomo per ordinarle nelle nuove ripartizioni richieste dalla nuova situazione, e per risistemare il loro sfruttamento, con un progressivo estendersi del cultum sulVincultum. I « paysans » si trasformano in « villageois »; da un tipo di po- polamento « à la fois ouvert et dispersé » si passa a forme di occupazione umana del suolo fissate nei quadri rigidi delVha- bitat « concentré et fortifié ». Ma una taie trasformazione ed un taie passaggio furono la conseguenza non di decisioni sponta- neamente prese da famiglie di contadini, ma di un atto di volontà compiuto a proprio profitto dal signore, che col castrum offriva protezione ai lavoratori délia terra, ed insieme li ridu- ceva a suoi dipendenti. Il castrum costitui la base necessaria agli sviluppi dell'opera svolta dai signori rurali per estendere praticamente il loro ambito d'azione dalla sfera privata alla pubblica, donde il configurarsi di una « seigneurie castrale » con

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