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L’educazione come vita. Per una nuova pedagogia della scuola PDF

210 Pages·2019·1.231 MB·Italian
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MIMESIS / FILOSOFIE N. 628 Collana diretta da Pierre Dalla Vigna (Università “Insubria”, Varese) COMITATO SCIENTIFICO Paolo Bellini (Università degli Studi dell’Insubria, Varese-Como), Claudio Bonvecchio (Università degli Studi dell’Insubria, Varese-Como), Mauro Carbone (Université Jean-Moulin, Lyon 3), Antonio De Simone (Università degli Studi di Urbino Carlo Bo), Morris L. Ghezzi (†, Università degli Studi di Milano), Giuseppe Di Giacomo (Università di Roma La Sapienza), Giovanni Invitto (Università degli Studi di Lecce), Micaela Latini (Università degli Studi di Cassino), Enrica Lisciani-Petrini (Università degli Studi di Salerno), Luca Marchetti (Università Sapienza di Roma), Antonio Panaino (Università degli Studi di Bologna, sede di Ravenna), Paolo Perticari (†, Università degli Studi di Bergamo), Susan Petrilli (Università degli Studi di Bari), Augusto Ponzio (Università degli Studi di Bari), Riccardo Roni (Università di Urbino), Viviana Segreto (Università degli Studi di Palermo),Valentina Tirloni (Université Nice Sophia Antipolis), Tommaso Tuppini (Università degli Studi di Verona), Antonio Valentini (Università di Roma La Sapienza), Jean-Jacques Wunenburger (Université Jean-Moulin Lyon 3) GEORG SIMMEL L’EDUCAZIONE COME VITA Per una nuova pedagogia della scuola A cura di Alessandra Peluso Titolo originale: Schulpädagogik. Vorlesungen, gehalten an der Universität Strassburg, Verlag Von A.W. Zickfeldt, Osterwieck-Harz 1922. MIMESIS EDIZIONI (Milano – Udine) www.mimesisedizioni.it [email protected] Collana: Filosofie n. 628 Isbn: 9788857559872 © 2019 – mim edizioni srl Via Monfalcone, 17/19 – 20099 Sesto San Giovanni (MI) Phone +39 02 24861657 / 24416383 Al Maestro A P LESSANDRA ELUSO SAGGIO INTRODUTTIVO Pedagogia e vita tra filosofia e cultura in Georg Simmel Filosofo della cultura1 e della vita2, sociologo, teorico dell’educazione, Georg Simmel è colui che in molti hanno tentato di definire, numerosi gli “epiteti” ascritti alla sua persona, quale quello di Ortega y Gasset, suo allievo, che lo chiamò “scoiattolo della filosofia”; infatti, Simmel “non considerò mai i suoi argomenti come fine a se stessi, ma piuttosto li adoperò come piattaforme sulle quali eseguire i suoi meravigliosi esercizi analitici”3. Di un’intensità intellettuale che molti gli riconoscevano, ragion per cui i suoi contemporanei dicevano: “Simmel simmelifica tutto ciò con cui entra in contatto” 4, dando, in tal modo, prova della sua peculiare capacità di filosofare, della sorprendente versatilità su qualsiasi argomento, lasciando la sua impronta individuale. Lo stesso Banfi rimase estasiato osservando Simmel, il Maestro, dai banchi mentre incalzava sempre più da vicino il “segreto”5 delle cose, o ancora Giuseppe Rensi, che lo ritrasse come “filosofo del relativismo”6, o sarebbe più opportuno parlare di “relazionismo”7, che accanto alla teoria di psicologismo ripresa da Nietzsche8 e dalla “concezione weberiana della posizione ascientifica del valore”9, l’intera produzione simmeliana sembra esserne pervasa; ma, in realtà, è talmente vasto lo spettro di studi, scritti e interessi, così come la sua personalità eclettica, che risulta complicata una sintesi. Alquanto inoperosa attuarla nel momento in cui Simmel individua la presenza di una contraddizione, di una dualità nell’individuo e in ogni forma della vita. Non contempla la soluzione, né la dissoluzione, ma l’unità, l’universalità all’interno della quale il soggetto si nutre di individuale e universale, in un abbraccio che comprende il tutto, l’αἰών, l’eterno, la “vita più che vita”10, proprio come Dio ritorna in se stesso nell’amor spinoziano: “la vita ritorna in se stessa come Dio, nell’amor dei di Spinoza”11. Generato da una “vitalità esegetica”12, è uno dei pensatori del Novecento che si è sbarazzato, giustappunto, della staticità e dogmaticità del pensiero. Brillante, poliedrico, ha anticipato di gran lunga l’attuale condizione di conflittualità senza soluzioni e di lacerazione senza pathos; ha analizzato ogni forma della vita così come quella educativa che è, appunto, vita. Ecco allora che risulta fondamentale generare e discutere una teoria educativa rivolta ai ragazzi e agli adulti poiché sono loro a costituire la scuola, così come la storia, e non l’umanità. Sono gli individui, le parti, a conformare il tutto e non viceversa; è chiaro che Simmel conferisce rilievo al singolo, dal momento che è da qui che tutto ha inizio e nella fattuale esperienza si crea l’amore per sé, per l’altro e per la vita, giungendo a una condizione metafisica, sebbene, come tenderà a sottolineare un altro suo allievo fedele, Hauter, negli anni in cui ha conosciuto il maestro a Strasburgo, non creda nell’eternità. Infatti, “Simmel era agnostico. Non credeva nella vita eterna, pur non escludendone l’eventualità”13. Affermava: “non si può sapere in modo rigoroso”14. Leggendo la Schulpädagogik pubblicata nel 1922 da Karl Hauter15, riguardante le Lezioni di pedagogia tenute a Strasburgo nel 1915-1916, durante, appunto, il semestre invernale accademico, sembra ascoltare le sue parole come se oggi fosse ancora presente: “parole vive, carnali e dense di significato”. Di un’attuazione pedagogica simmeliana, del suo insegnamento, di un’educazione vitale abbia urgenza la società odierna: la famiglia, la società, lo Stato perché la scuola sia un luogo in cui si formano ed educano i ragazzi all’autonomia, alla libertà, alla responsabilità. Ed ecco allora riprendere in mano il testo in questione di Georg Simmel, Schulpädagogik, (tr.it. Pedagogia della scuola), di basilare importanza, le cui Lezioni qui riportate sono state tradotte non soltanto in Italia, ma nel mondo, si ricordi tra tutte, la traduzione in spagnolo e in francese; la sua opera, una “scintilla”16 dunque, da far brillare, alimentandone il fuoco che le appartiene. Un testo che, innanzitutto, assume come punto di riferimento l’individuo e le intersoggettività che caratterizzano la vita, la cultura. Gli esseri umani hanno bisogno di relazioni, affinché possano tessere la tela della cultura, della conoscenza, dell’identità e, infatti, ne La differenziazione sociale, scritto antecedente alle Vorlesungen di Georg Simmel: “Il singolo non può salvarsi contro la totalità, solo cedendo una parte del suo Io assoluto ad alcuni altri, unendosi a essi, egli può conservare il sentimento dell’individualità e può farlo senza un’esagerata segregazione, senza durezza e senza un isolamento stravagante”17. Nell’ambito della vita “vi è una combinazione di energie naturali che confluiscono negli sviluppi e nelle sintesi delle energie stesse che siano conformi allo scopo e che siano altrimenti impossibili, e dunque, dall’individuo, la necessità di realizzarsi in cerchie sempre più ampie della società”18. Forse, interpretando tale descrizione, si potrebbe addire all’individuo un “sentimento cosmopolitico”; lo stesso che si evince nelle lezioni simmeliane, in un contesto tuttavia complesso all’interno del quale risultano le varianti fisse “Educazione” e “Vita”: il particolare si nutre dell’universale e in esso si riconosce e si realizza; pertanto, come l’educazione e la formazione pedagogica confluiranno nella stessa vita, allo stesso modo avverrà per la filosofia e la cultura. È evidente, a proposito della condizione individuale, come ne La differenziazione sociale, Simmel tuteli le identità in quanto valori individuali, portatori di differenze; Ferrarotti lo considera infatti, un grande “teorico della differenza”19. Idea questa, cruciale, che si rispecchia in ogni Lezione, qui riportata, in ciascun singolo afflato: l’individuo, le relazioni sociali, la vita. E, rifacendosi ad Aristotele, Simmel muove dalla persona per cogliere l’uguaglianza universale, in quanto essere umano. Tuttavia, comprende come ciascuno consegua delle finalità che col tempo sono state indotte dall’unico strumento di potere: il denaro. Se ne legge cenno appena, nel capitolo dieci della Schulpädagogik riguardante l’“Educazione morale”, sull’importanza di trasmettere ai bambini il valore di scambio del denaro, in palese riferimento alla “menzogna” (Lüge)20 e alla “finzione” (Fiktion), sentimenti che a scuola non dovrebbero verificarsi, ma che nella “modernità”21 esistono in virtù di un’esigenza vitale, la sopravvivenza, volta a reggere e sorreggere le relazioni sociali, tentando con tali modalità di evitare il conflitto (senza mai risolverlo). Nella Schulpädagogik che qui ha assunto il titolo di L’educazione come vita. Per una nuova pedagogia della scuola, valutando una prospettiva ermeneutica complessiva sia fenomenologica sia storica, si alimenta solo e soltanto la “scintilla”22 della vita, la vis medicatrix, i ruoli del discente e del docente. Simmel, quale maestro per molti, tiene alla pedagogia come educazione in quanto processo formativo, considerando fondamentale educare all’autonomia, alla libertà del pensiero e al senso del dovere sin da piccoli. In particolare, dal punto di vista simmeliano, il valore, il dover essere si manifesta categoria originaria del pensiero a guisa dell’essere, pur riconoscendo che esso agisce e vive soltanto nella coscienza empirica dell’uomo e in relazione al suo contenuto psicologico; infatti, Rossi sottolinea come Simmel nell’Einleitung in die Moralwissenschaft (1892-1893) dimostri per di più la possibilità di una conoscenza scientifica della vita morale, individuando il campo di ricerca tra psicologia, scienze sociali e storia23. Inoltre, Simmel, pur considerandosi responsabile di fornire criteri e metodi, non si aspetta e non intende apparire l’epigono di una cultura borghese d’evasione che per auto-conservarsi escogita espedienti, viziata persino da una concezione metafisica della realtà. Questo denota anche la sua avversione alla pedagogia sistematica. Egli, infatti, non contempla la fine di un rapporto creativo e dialettico tra la soggettività del docente e quella dello scolaro. La pedagogia non può essere sistemica, si tratta di una realtà viva; e, a sostegno di quanto detto, si legge, nelle Vorlesungen: La pedagogia è viva (Pädagogik ist ein Lebendiges): ha per oggetto il vivente, non può essere sottoposta alla forma sistematica. È decisamente meglio che un cattivo metodo e un cattivo sistema didattico siano esercitati da un pedagogo valido, piuttosto che un cattivo pedagogo si serva di eccellenti princìpi oggettivi e contenuti didattici. L’insegnante ne terrà sempre conto, per non abbandonarsi troppo al disappunto e all’opposizione nei confronti delle regole che ritiene inadeguate.24 È opportuno sottolineare quanto Simmel si dedichi allo studio della filosofia, psicologia, pedagogia, storia dell’arte, sociologia: una produzione talmente vasta da ricoprire quasi tutte le scienze umane del tempo. Ma, senza dubbio costui è, dopo Nietzsche, con Hannah Arendt, il “filosofo della vita”25. In Simmel “il concetto della vita tende a conquistare il posto centrale in cui hanno il loro punto di scaturigine e di incrocio la realtà e i valori, tanto metafisici quanto psicologici, tanto etici quanto artistici”26. Pertanto, contro ogni filosofia dello spirito come assoluto e contro ogni assolutista “idealismo attuale”27, si eleva ad antagonista invincibile il nostro “filosofo del forse”28: “la metafisica della vita è utile a dissipare i fiumi e il torpore del narcotico idealistico-assoluto che circola nel sangue di tanti efebi”29; così come Simmel farà comprendere che la “situazione nella nostra civiltà attuale con i suoi urti, le sue spezzature, le antitesi, e con quella multilateralità contraddittoria che, all’interno e all’esterno, ci rende insieme intellettualmente orgogliosi e infelici”30. Nell’ambito di una dimensione critica e conflittuale relativa al tempo storico nel quale vive, prima a Berlino, poi a Strasburgo, il filosofo dell’educazione, si origina come propedeutica la filosofia della cultura, dalla quale è necessario, senonché indispensabile in questo particolare e specifico interesse, rivolgere l’attenzione – per comprenderne il valore – alla caratterizzazione e all’analisi dell’opera pedagogica di Simmel. La Schulpädagogik è il titolo delle Lezioni, qui affrontate, che tiene all’Università di Strasburgo nel semestre invernale del 1915-1916, un periodo che comprende il primo conflitto mondiale: il mondo è in guerra; ma, nonostante l’uditorio ridotto, Georg Simmel con ligio dovere prosegue e diffonde le sue idee con quella vis creatrix che lo contraddistingue. Leggere tale opera come altri scritti, comprendere l’ermeneutica del linguaggio attraverso la parola che si fa carne e spirito, limitarsi all’individuo e andare oltre ogni limite e confine perché la vita è tutto, risulta essenziale, così come insegnare nell’attuale epoca storica vacillante di valori, di sensi, di “forme” in crisi, ai ragazzi, agli adulti, o anche semplicemente condividere come è stato nell’intento di Simmel e dei suoi allievi. Conoscere la Schulpädagogik dovrebbe essere per giovani, adulti, maestri, studenti, o studiosi, un desiderio inoppugnabile, un’energia insopprimibile, dovrebbe significare quella stessa necessità scintillante che illumina le coscienze e rende pratico il pensiero attorno alle Lezioni che si leggeranno a seguire. È necessario, innanzitutto, mettere in discussione la scuola, come riporta Hauter, attraverso le parole di Simmel: Le lezioni devono avere influsso esclusivamente sul carattere/sentimento principale con il quale la giovane generazione di docenti dovrebbe approcciarsi al proprio impegno. Al posto delle generiche raccomandazioni con le quali si cercava di influenzare le tendenze fondamentali, sforzarsi di illustrare la formazione di concetti concreti guardandola attraverso nuove prospettive,31 oltre alla problematica “pedagogia”: educazione e formazione, discusse nelle Vorlesungen dal filosofo berlinese e riportate in auge, in Italia, grazie a un’interpretazione filosofica e pedagogica curata da Antonio Banfi, mentre, per la prima volta, le stesse sono state tradotte nel 1995 da Francesco Coppellotti e curate da Antonio Erbetta. Schulpädagogik offre dal punto di vista odierno ed evitando di farne un’egoica interpretazione già prevista da Simmel: “so che morirò senza eredi spirituali (e va bene così). La mia eredità assomiglia al denaro in contanti, che viene diviso tra molti eredi, di cui ognuno investe la sua parte in modo conforme alla sua natura senza interessarsi dell’origine di quella eredità”32, l’opportunità di far dismettere il soggiacimento di un’etica della responsabilità e della cura a un’economia utilitaristica, ponendo in auge un

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