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Le rose di Natale. Scrittrici italiane raccontano PDF

145 Pages·2017·0.85 MB·Italian
by  AA.VV.
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Nativitas 86 Le rose di Natale SCRITTRICI ITALIANE RACCONTANO SILVIA AVALLONE, ISABELLA BOSSI FEDRIGOTTI, CONTESSA LARA, GRAZIA DELEDDA, NATALIA GINZBURG, LA MARCHESA COLOMBI, DACIA MARAINI, ADA NEGRI, MARGHERITA OGGERO CON UN TESTO INTRODUTTIVO DI ANTONIA ARSLAN A CURA DI DILETTA ROSTELLATO INTERLINEA © 2010 Silvia Avallone © Novara 2017, Interlinea srl edizioni via Mattei 21, 28100 Novara, tel. 0321 1992282 www.interlinea.com [email protected] Stampato da Italgrafica, Novara ISBN 978-88-6857-147-4 In copertina: fotografia di Davide Rostellato, postproduzione Gianluca Tonei Rose a Natale, rose di Natale Rose a Natale, rose di Natale: fiori della tenerezza e della passione, piantine screziate di rosso, atmo- sfere un po’ magiche. Giorni diversi da ogni altro periodo dell’anno, dell’anno che tramonta e del Bambino che nasce. Per quanto negata, per quanto cancellata, odiata, bestemmiata, la presenza di Cri- sto è ancora vitale: perché lui non è un’idea astrat- ta, un’ideologia che può diffondersi e spegnersi (e magari poi riemergere in altri contesti), e neppure il risultato del coagularsi in una figura immaginaria di buoni sentimenti e propositi di bene. È una presenza vera che ha attraversato venti secoli, un essere umano realmente esistito, in un preciso momento della storia. Realmente nato dal grembo di una donna, come Dante riassume in una terzina incredibile piena di sensi celati e di immagi- ni folgoranti, che riguarda Maria, la madre, e che la memoria può ripetere senza stancarsi: «Nel ventre tuo si raccese l’amore / per lo cui caldo nell’eterna pace / così è germinato questo fiore». Eccolo, il fiore misterioso che ha illuminato il mondo. E per quanto si usi oggi dire, a proposito e 5 a sproposito, che la percezione del sacro nell’epo- ca moderna è agonizzante, tuttavia è assai rischioso – e impreciso – pretendere che il mondo intero sia come la fragile Europa in cui viviamo, così alienata rispetto al proprio passato; e bisogna anche ricono- scere che in questa assenza di radici riconosciute, in cui siamo spensieratamente immersi, non si vive poi così bene. Anche perché la presenza di una forte, numerosa e crescente massa di persone che since- ramente e attivamente credono in un’altra religione ci mette a disagio, aumentando la sensazione di un vuoto crescente e pauroso, che non sappiamo come riempire e che i nostri stessi figli percepiscono come un triste disagio esistenziale. Il bambino – quel Bambino – è nato, dunque; e lo si festeggia il 25 dicembre. Ancora oggi, inevi- tabilmente, in un modo o nell’altro noi facciamo i conti con quell’evento, anche se in modo man mano più flebile. In questa antologia di scrittrici italiane è un percorso che si disegna con chiarezza, racconto dopo racconto: la fede assume contorni imprecisi di leggenda, si attenua e scivola via, e rimane solo un’atmosfera diversa, sospesa, quasi una misterio- sa benedizione, che arriva con la fine del tempo di ogni anno. Isabella Bossi Fedrigotti proprio questo descri- ve, con penna leggera eppure incisiva, servendosi 6 di un’ironia in cui si percepisce un amaro sarca- smo, tanto più efficace perché corre sottotraccia, affiorando – tagliente – solo ogni tanto. Il suo pro- tagonista è ormai oltre ogni immagine del Natale cristiano, vuole soltanto oltrepassare quei giorni senza annoiarsi troppo, sottrarsi all’«irritantissima, sdolcinata atmosfera natalizia». Un ritratto di egoi- sta perfetto, che non fa regali e non ne vuole, e la vigilia mangia da solo un pasto volutamente scipito. Ma poi fa una passeggiata digestiva, e arriva in piaz- za del Duomo… Certo, c’è il distacco di un secolo con i racconti di Marchesa Colombi, Lara, Negri, Deledda: sto- rie disegnate con mano sicura, di robusto impianto rea listico, spesso proposte ai lettori proprio in occa- sione del Natale, e quindi immerse in un’atmosfera particolare, in cui è permesso anche qualche virtuo- sismo sentimentale. La zoppetta Carmen, la non- amata, è uno dei tanti esempi di infanzia sofferente con esito infausto che offre la narrativa ottocente- sca (penso alle splendide novelle di Matilde Serao): la Marchesa Colombi qui abbandona la sua puntuta ironia per una delicata tenerezza che avvolge tutta la povera bambina malata. Contessa Lara traccia con colori eleganti e qual- che ovvietà un rapporto orgoglioso e paritario fra madre e figlio in un ambiente dell’alta aristocrazia, 7 mentre Ada Negri si abbandona alla gioia delle memorie personali: mi sono venute in mente le in- cantevoli frasi iniziali della sua autobiografia, Stella mattutina, uno dei libri più belli del primo dopo- guerra («Io vedo – nel tempo – una bambina…»). E Grazia Deledda porta il lettore in una Sardegna mitica, coi pastori e un fidanzamento in Barbagia, il cibo pittoresco della festa e un bambino che nasce proprio a mezzanotte, beneaugurante. L’ironia malinconica spruzzata di rabbia stizzosa di Natalia Ginzburg lo trasporta invece in un triste Novecento consumistico dove invano si ricerca la fe- licità dell’infanzia, snaturandola attraverso la mania – e la follia – dei regali, che non soddisfano più ne- anche i bambini destinatari, e Dacia Maraini incrocia con divertimento e sapienza un Natale del passato con un personaggio davvero inaspettato, mentre Margherita Oggero descrive con amore il coraggio popolano della sua piccola modista Madlinin. Infine, in Silvia Avallone l’ultima eco della dol- cezza del tempo natalizio fiorisce inaspettata da un contesto degradato di periferia: ma tutte queste voci, insieme, hanno davvero brillantemente supe- rato la sfida insidiosa e difficile del raccontare bre- ve, e il lettore vi si immerge con gioioso piacere. A A ntoniA rslAn 8 Nota della curatrice Il titolo, Le rose di Natale, non fa solamente eco a uno dei racconti presenti in questo piccolo volume né la sua motivazione si esaurisce nell’allusione alla nota pianta dalla fioritura invernale, ma affida a un gioco etimologico il significato della propria natura: un’antologia di racconti di mano femminile legati per tema od occasione al Natale. Sebbene la selezione dei testi, tratti da raccolte già edite o dagli archivi di quotidiani come il “Cor- riere della Sera” e “La Stampa”, si inserisca in uno spazio temporale che va dall’Unità ad oggi, è l’Ot- tocento ad aver ispirato l’intero progetto. Come la critica non manca di sottolineare è in questo perio- do storico che le donne italiane cominciano a legge- re e scrivere in massa e a farlo non per pura velleità, ma per professione. Non è strano, quindi, che il Natale, al cui tema molte scrittrici hanno dedica- to un frammento della propria opera, costituisca un’occasione per scrivere e scrivere anche per gua- dagnare. «E che ansietà negli ultimi mesi dell’anno! Grandi e piccini tutti sappiamo che i doni del capo 9

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