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Le pietre e il popolo. Restituire ai cittadini l'arte e la storia delle città italiane PDF

116 Pages·2013·0.83 MB·Italian
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INDI 30 Tomaso Montanari Le pietre e il popolo. Restituire ai cittadini l’arte e la storia delle città italiane © Tomaso Montanari, 2013 © minimum fax, 2013 Tutti i diritti riservati Edizioni minimum fax piazzale di Ponte Milvio, 28 – 00135 Roma tel. 06.3336545 / 06.3336553 – fax 06.3336385 [email protected] www.minimumfax.com I edizione cartacea: marzo 2013 I edizione eBook: marzo 2013 ISBN 978-88-7521-508-8 TOMASO MONTANARI _________________ LE PIETRE E IL POPOLO R ESTITUIRE AI CITTADINI L’ARTE E LA STORIA DELLE CITTÀ ITALIANE Alla memoria di Mietta Mannori, cittadina di Firenze Negli ultimi anni ho cercato di articolare un discorso unitario sulla mutazione genetica delle cosiddette città d’arte italiane: ho tentato di farlo, per quanto possibile, su quotidiani (Il Fatto Quotidiano, il Corriere Fiorentino, il Corriere del Mezzogiorno) o sul web (nel mio blog sul sito del Fatto, e sul blog Le parole e le cose). È lì che alcuni brani di questo libro sono apparsi. Per segnalazioni bibliografiche, critiche, scambi di idee e informazioni desidero ringraziare Francesco Aceto, Alessandro Angelini, Mario Ascheri, Novella Barbolani di Montauto, Emanuele Barletti, Paola Barocchi, Mirella e Maurizio Barracco, Roberto Bellucci, Jan Bigazzi, Caterina Bon di Valsassina, Mauro Campus, Maria Cristina Carratù, Luisa Ciammitti, Luca Cococcetta, Mario Curia, Consuelo De Gara, Rosanna De Gennaro, Nanni Delbecchi, Marco Demarco, Vittorio Emiliani, Elena Bianca Di Gioia, Paolo Fallai, Gino Famiglietti, Anna Fava, Cecilia Frosinini, Matilde Gagliardo, Giovanna Gaeta Bertelà, Louis Godart, Maria Pia Guermandi, Bernardo Isola, Giovanni Losavio, Paolo Macry, Paolo Maddalena, Gerardo e Massimiliano Marotta, Guido Mazzoni, Franco Miracco, Maria Cristina Molinari, Elio e Roberta Montanari, Alessandra Mottola Molfino, Giulia Maria Mozzoni Crespi, Santa Nastro, Paola Pacetti, Roberta Pecci e Marco Moretti, Antonio Pinelli, Filippomaria Pontani, Paolo Rabitti, Maria Rita Signorini, Gian Antonio Stella, Eugenio Tassini, Lorenzo Vezzali, Luca Vigni. La mia gratitudine per Francesco Caglioti e Salvatore Settis non riguarda solo la genesi di questo libro (che deve molto a entrambi), ma è legata alle comuni battaglie civili di cui si parla nelle prossime pagine. Sono molto grato a Christian Raimo per averlo voluto, questo libro. PREMESSA Il mercato, si sa, tende ad universalizzare se stesso. Non coesiste facilmente con istituzioni che operano secondo principi antitetici ai suoi: scuole e università, giornali e riviste, organizzazioni senza fini di lucro e famiglie. Presto o tardi, tende ad assorbirle. Esercita una pressione quasi irresistibile su qualsiasi attività perché essa si giustifichi nei soli termini che riconosce: diventando un’operazione lucrativa. Christopher Lasch, La ribellione delle élite Il primo cittadino di una delle più importanti «città d’arte» del nostro paese ha recentemente trivellato gli affreschi cinquecenteschi che ornano la più grande sala civica del suo palazzo comunale per tentare di trovare un «capolavoro» perduto che possa alimentare il suo mito personale, e diventare il feticcio di un super-marketing turistico. Matteo Renzi lo ha fatto contro ogni evidenza scientifica, calpestando il metodo e la comunità della conoscenza, usando il patrimonio storico e artistico come una clava, aggredendo e denigrando i dissenzienti. Ma, in tutto questo, la violenza mediatica è l’unica vera novità: da tempo, infatti, l’insopportabile retorica delle cosiddette «città d’arte» italiane nasconde lo stadio avanzato di una metamorfosi fatale. Per secoli, anzi per millenni, la forma dello Stato, la forma dell’etica, la forma della civiltà stessa si sono definite e si sono riconosciute nella forma dei luoghi pubblici. Le città italiane sono sorte come specchio, e insieme come scuola, per le comunità politiche che le abitavano. Le piazze, le chiese, i palazzi civici italiani sono belli perché sono nati per essere di tutti: la loro funzione era permettere ai cittadini di incontrarsi su un piano di parità. È per questo che la Repubblica – lo afferma l’articolo 9 della Costituzione – nel momento della sua nascita ha preso sotto la propria tutela il patrimonio

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