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Le madri. Figure e figurazioni nella letteratura italiana contemporanea PDF

462 Pages·2014·1.386 MB·Italian
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B S iBlioteca di ineSteSie 22 l : e madri figure e figurazioni l i nella etteratura taliana c ontemporanea Introduzione e cura l l aurent omBard edizioni SineSteSie Responsabile di Redazione: Stefania Cori Proprietà letteraria riservata © Associazione Culturale Internazionale Edizioni Sinestesie Via Tagliamento, 154 – 83100 Avellino www.edizionisinestesie.it – [email protected] ISBN 978-88-98169-64-1 cartaceo ISBN 978-88-98169-65-8 ebook Finito di stampare nel mese di agosto 2014 a cura di PDE Spa presso lo stabilimento di LegoDigit s.r.l. via Galileo Galilei 15/1 – tel. 0461/24532 – Lavis (TN) In copertina: Sospiro (Omaggio a Corradini), opera di Prisco De Vivo Per gentile concessione i ndice laurent lomBard, Introduzione .................................. Pag. 7 giSella padovani, I temi della maternità, della guerra, della morte in alcuni testi narrativi e teatrali di Luigi Pirandello ................................................................. » 29 mario tropea, Figura della madre in Giovanni Pascoli (e in alcune poesie del Novecento) ............................... » 47 angelo fàvaro, Quale madre? Presenze materne fra auto-bio-grafia e strategia della dissoluzione fami- gliare ne Il conformista e ne La noia di Alberto Mo- ravia .......................................................................... » 91 andrea cannaS, La madre ne Il giorno del giudizio, ov- vero Donna Vincenza nel labirinto ............................. » 121 piero mura, Lei è l’acqua. La madre-mondo ne I pas- seri di Giuseppe Dessì ............................................... » 143 roSario vitale, La figura della madre nella poesia di Mario Luzi: una presenza viva e costante .................... » 161 cinzia emmi, La figura della madre e le rinascite nell’o- pera di Goliarda Sapienza ......................................... » 191 5 indice giuSeppe traina, Madri nella narrativa di Leonardo Sciascia ...................................................................... » 217 carolina pernigo, La voce del sangue: maternità e pa- ternità mancata nell’opera di Goffredo Parise ........... » 231 Judith oBert, Le madri di Antonio Tabucchi: figure dell’incompiuto e dell’assenza ................................... » 257 nathalie marchaiS, Dalla difficoltà all’impossibilità di diventare madre nella letteratura femminile con- temporanea ............................................................... » 285 roBerta Sinyor, Carmen Convito e il rapporto tra ma- dre e figlia: il cordone ombelicale non reciso ne La bruttina stagionata ................................................... » 331 margherita marraS, Donne, madri, figlie e… femmi- nismi (Michela Murgia, Savina Dolores Massa) ........ » 345 laurent lomBard, Specchi delle madri e madri-spec- chio: rifrazioni melanconiche della figura materna in alcuni scrittori italiani ............................................... » 381 Indice dei nomi ............................................................. » 445 6 i ntroduzione Se vi fosse un inizio sarebbe un ricordo. Erravo, nella Città Eterna, in un punto del tempo che poteva essere l’alba o magari il crepuscolo. Cominciava, o forse finiva, di stellarsi il cielo. In una strada immersa nella semioscurità, mi catturò lo sfavillio di una lucina che si rifletteva con tenerezza nella vetrina spenta di una libreria. La lucina arrivava da una lampadina che, all’angolo opposto della via, illuminava una piccola statua della Vergine col Bambino. La luce veniva a tremolare sulla vetrina nel pun- to esatto in cui c’era un libro, il quale, per l’effetto di questa stessa luce, usciva dall’oscurità. La cosa strana era che la statua si rifletteva anch’essa sul libro. Quanta bellezza in queste due immagini che si sovrapponevano. Quel libro era La madre di Grazia Deledda. La madre. Un titolo dalle rimembranze gorkia- ne1: una sonorità dura e insieme dolce come a segnare l’antago- 1 Il libro La madre di M. Gorki fu pubblicato nel 1907, quello della Deledda nel 1920. Interessante ricorrenza nella quale voglio vedere un rinvio strettamente simbolico della considerazione di G. Deledda per gli scrittori russi e a quella di Gorki per Grazia Deledda. Al titolo deleddiano si oppone inoltre quello del libro di G. Bataille, Ma mère (mia madre) del 1966 dove il possessivo rende l’idea dell’unicità della protagonista: una madre depravata che, al contrario della madre deleddiana, travia il pio figlio dal suo destino che lo doveva condurre a essere prete. 7 introduzione nismo – amore/odio – che trasuda dalle secolari figure materne dove prendono vita anche la bellezza e la violenza delle passioni istintive. Un titolo, La madre, senza aggettivo possessivo, come per venire meno al valore archetipale racchiuso nel materno, come per rendere più evidente l’universalità di questa figura, che lascia sospesa ogni storia di vita dopo averla data, sospesa a una traiettoria indefinita e infinita di cui neppure la scrittura può venire a capo. Qui forse si organizza la sua immagine di eternità. Da qui nasce il sapore del suo mistero. Qui irrompe la sua immemore sacralità. Mi piace molto la parola madre perché ha una profondità oscura e languida, incommensurabile, che ricorda il firmamen- to. La parola, e tutte le rappresentazioni che si porta dietro, sembrano in effetti posizionarsi nell’immenso ricamo di stelle2 e astri corruschi a cui, in ogni epoca, gli uomini hanno fatto raccontare storie. La madre come figura dello spazio-tempo, co- smogonia e mitologia, dai molteplici volti. Dee che la Storia ha fatto diventare complesse e che altro non sono che le proiezioni degli umani che le hanno inventate. Celeste immagine materna gravida di mille echi che risuonano e si riflettono e si rifrango- no in tutte le latitudini, con quella a noi ben nota esacerbazio- ne intorno al Mediterraneo: nella mitologia egiziana con la dea 2 Come non evocare E. De Luca e più precisamente il colloquio di Mi- riàm con il feto: «Più del giorno ti stupirà la notte. È un grande grembo stracarico di luci. Nelle sere d’estate qualcuna si stacca e viene vicino, fi- schiando. In mezzo a loro passa una via bianca, un siero di latte, quando lo vedrai vorrai succhiarlo. Pensa che io sono una di quelle luci e intorno a me c’è un ammasso di altre. Così è la notte, una folla di madri illuminate, che si chiamano stelle: di tutte loro, solo io la tua», in e. de luca, In nome della madre, Feltrinelli, Milano 2012, p. 32. 8 introduzione Nut, che simboleggia il firmamento, accanto alla quale emergo- no altri miti, come quello di Astarte il cui culto è collegato alla fertilità e alla fecondazione – come per la maggior parte delle divinità femminili primordiali dell’antichità e della protostoria –, oppure quello di Iside, simbolo delle leggi arcane e della na- tura, che sarà celebrata attraverso i misteri del suo culto3. Nella mitologia greco-romana con grandi divinità materne quali Cibe- le, Demetra, Persefone, Hera oppure Creusa che prima di essere oltraggiata da Apollo esalò un unico gemito: «O madre!». E già si sente in questa esclamazione l’idea del sacrificio venturo, che dà alla figura materna quel doppio viso di buona e di cattiva madre4. Nella tradizione greco-latina è la figura della ‘matrona’ a essere centrale e a confondersi con l’immagine della madre 3 Il perdurare della tradizione isiaca si evidenzia ancora ai giorni nostri in una certa tradizione massonica ed è direttamente collegata con la deno- minazione «i figli della Vedova», senza dubbio un rinvio all’indispensabile polarità femminile in un rito (il Rito Scozzese Antico e Accettato) che però sembra aver escluso il ruolo della donna. Sarà forse dovuta quest’assenza al fatto che il rito massonico, per lo meno alla sua origine nel Settecento, ha for- temente subito l’influenza del protestantesimo che ha eliminato il culto della Vergine, ovvero della Buona Dea, della Buona Madre? Forti di questa costa- tazione, troveremo tanto più rivoluzionaria e ambigua l’opera di Mozart Il flauto magico che, seppur di carattere massonico ma iscritto nella tradizione illuministica radicale degli Illuminati di Baviera (cfr. R de Forestier), mette in scena l’iniziazione di una donna, Pamina, che altra non è che la Figlia della Regina della notte, Iside, la quale prende, almeno apparentemente, l’aspetto di una madre demoniaca. 4 La cattiva madre rimanda anche alla figura della prostituta sacra che at- traversa le civiltà antiche (cfr. su questa questione: m. foucault, Histoire de la sexualité, Gallimard, Paris 1994 e J. Botero, Au commencement étaient les Dieux, Tallandier, Paris 2004). Inoltre, la religione cattolica, con il nuovo te- stamento, sacralizzando la sessualità, fa scomparire la figura della dea-madre, simbolo di fecondità, il cui culto comportava riti di prostituzione. 9

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