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Le lettere di el-Amarna: Le lettere dei "Grandi Re" PDF

170 Pages·1999·5.167 MB·Italian
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Le lettere di el-Amarna 2. L lettere dei «Grandi R » a cura di Mario Liv rani Paideia Editrice La 'loria d I \ icino Orienl anlico può essere vista come un'all manza tra fasi di equilibrio, quando diver ·i r gni ·i fronleggiano da po izioni di anal ga polenza, e fasi di quilibrio quando una polenza a urne una e nlralilà e un ruolo di caratl r «imperial ». L'età di 1-Amarna nella ua accezion ampia ·o 'liluisce nza dubbio la più irnporlanl (per la durala il p o dei regni coinvolli) e la più nola (p r quanlità e qualità della do umenlazion •) d Ile fa i di quilibrio. All'interno d I «si tema regional » dei secoli x1v-x111 a.C. su· isle una pluralilà a ai pinta di enlilà·politiche di vario ordine e dim n ·ione, dall pi cole illà-stalo (come quelle iro-palesline i vi 'l nel primo volume) - alle quali. nella lerminologia dcli' poca, sovrinlendono i «piccoli re»-, ai grandi 'lati r gionali polenzialmenl «imp riali» dell'Egitto d lla Mesopolarnia dell'Anatolia hillila, dominali da quelli che vengono definiti «grandi re»: ono le I lL re di que li eh ra oglie il voi. 11. e;omplelam nto dell'opera, que lo e ondo volume ·i conciu d con indi i completi dei nomi propri: d i p rsonaggi-dei quali i forniscono I divers grafie, il ignificalo d I nom , la bibliografia corri pondenle -. -d i loponimi - con relativa d finizion g ografica, ·orri ponci nza ·on il nom biblico moderno, bibliografia. Mario Liverani è profe s ore di ·toria d I Vicino Oriente ali' niver ·ilà di Roma «La apienza». Testi del Vicino Oriente antico 2 Letterature mesopotamiche t a cura di Luigi Cagni 3 Le lettere di el-Amarna 2 Le lettere dei «Grandi Re» Paideia Le lettere di el-Amarna voi. 2 Le lettere dei «Grandi Re» a cura di Mario Liverani Paideia Tutti i diritti sono riservati © Paideia Editrice, Brescia 1999 ISBN 88.394.0566.6 Introduzione L'età di el-Amarna 1. Il sistema regionale 1. 1. La storia del Vicino Oriente antico può esser vista come un'al ternanza tra fasi di equilibrio, quando diversi regni si fronteggia no da posizioni di analoga potenza, e fasi di squilibrio, quando una potenza assume una centralità e un ruolo di carattere «imperiale». L'età di el-Amarna nella sua accezione ampia costituisce senza dubbio la più importante (per la sua durata e per il peso dei regni coinvolti) e la più nota (per quantità e qualità della documenta zione) delle fasi di equilibrio. Il «sistema regionale» dei secoli xrv-xm a.C. affonda le sue ra dici già in fasi precedenti, e specialmente in quella «età di Mari» (secoli XVIII-XVII a.C.) in cui erano già state poste in essere parti notevoli delle procedure diplomatiche e della terminologia politi ca e giuridica che ritroviamo pienamente mature nelle lettere di el Amarna. 1 Ma mentre il sistema regionale dell'età di Mari era so stanzialmente circoscritto alla Mesopotamia in senso lato (inclusi va della Siria ad ovest e dell'Elam ad est), quello dell'età amarnia na si estende ad includere anche la Palestina e l'Egitto, l'Anatolia e il Mediterraneo orientale. L'ampliamento porta il segno dei grandi mutamenti avvenuti verso la metà del II millennio a.C.: fine della centralità politica e culturale di Babilonia, ingresso dei cosiddetti «popoli dei monti» nello scenario mesopotamico (Cassiti, Hurriti, Hittiti), spostamen to verso ovest del baricentro del sistema regionale, coinvolgimen to diretto dell'Egitto nel controllo del corridoio siro-palestinese. 1. V. in particolare J.M. Munn-Rankin, Diplomacy in Western Asia in the Ear/y Second Millennium B.C.: Iraq 18 (1956), pp.68-110; C. Zaccagnini, On Gift Ex change in the Old Babylonian Period, in Studi Pintore, Pavia 1983, pp. 189-253. 311 L'ampliamento comporta dunque differenze non solo quantita tive ma anche qualitative: nel senso che il sistema viene ad inclu dere stati e popolazioni che non erano tradizionalmente partecipi della cultura mesopotamica, ma avevano loro proprie tradizioni, loro proprie abitudini di interazione coi vicini, e che erano tutt'al tro che marginali rispetto a quella mesopotamica ma invece dotate di un «peso» altrettanto rilevante. Questo vale soprattutto per l'Egitto,1 ma vale anche in varia misura per l'Anatolia hittita, per lo stato di Mitanni a componente indo-iranica, per quel che si in travede del mondo mediterraneo (Alashiya-Cipro, e più lontano il mondo miceneo). I meccanismi di interazione diplomatica e commerciale diven tano dunque più complessi; le possibilità di conflitto ideologico (relativo cioè ai principi stessi del rapporto) diventano più concre te e rasentano a volte la soglia del vero e proprio equivoco - anche per l'uso di una lingua di intermediazione (il babilonese) che non rende senza problemi le terminologie e gli schemi mentali tradi zionali nelle varie culture locali. Ma questa complessità interna del sistema non compromette la sua delimitazione rispetto al mondo esterno: in buona sostanza il sistema regionale collegato dai rap porti diplomatici documentati dalle lettere di el-Amarna coincide col mondo statalizzato ed urbanizzato dell'epoca, il mondo «pala tino» e dotato di scrittura al di là del quale restano popolazioni e culture di tutt'altro livello organizzativo e culturale, bacini di ma terie prime e prodotti esotici, genti barbariche, orizzonti malnoti ed insicuri. Il «club» delle grandi potenze 1 .2. All'interno del sistema regionale così definito sussiste una plu ralità assai spinta di entità politiche di vario ordine e dimensione, dalle piccole città-stato (come quelle siro-palestinesi viste nel pri mo volume) ai grandi stati regionali e potenzialmente «imperiali» dell'Egitto, della Mesopotamia, dcli' Anatolia hittita. Questa plura lità viene organizzata secondo una netta bipartizione tra quelli che 2. Sulla concezione egiziana del mondo extra-egiziano cf. sommariamente D. Val bcllc, Les neuf arcs, Paris 1990. 312 nella terminologia dell'epoca sono definiti «grandi re», e quelli che (con espressione meno frequente) sono definiti «piccoli re». L~ bipartizione ha una chiarissima valenza gerarchica. I grandi re sono indipendenti, e sono «signori» dei piccoli re loro «servi». Abbiamo già visto nell'introduzione al primo volume i criteri del rapporto tra grandi e piccoli re, ed anche la diversità di imposta zione di tale rapporto tra tradizione egiziana e tradizione asiatica. Per quanto riguarda invece i rapporti tra grandi re, i criteri di ap partenenza a quello che è stato definito il «club» delle grandi po tenze,3 possiamo segnalare i seguenti. 1. Il principio della recipro cità, del rispecchiamento speculare del comportamento dell'un partner rispetto all'altro; questo principio è ripetuto spessissimo, in forme quasi ossessive, nei testi dell'epoca (comprese le lettere amarniane). 2. L'implicito mantenimento dello status quo, col ri conoscimento della sovranità e conseguentemente della responsa bilità di ciascuno sulla propria zona di dominio. 3. Il clima festo so, amichevole, di scambio di favori in cui ciascuno cerca di ralle grare e mai rattristare il partner. 4. Il rispetto della tradizione, dei precedenti comportamenti e dei vecchi legami, spesso citati a «fon dare» i nuovi o almeno a rafforzarli. Il numero dei grandi re membri del «club» è ovviamente «chiu so», e il riconoscimento del rango e del titolo è formale. Il perio do coperto dall'archivio di el-Amarna inizia con i seguenti part ners: Egitto, Babilonia, Mitanni, Hatti, Alashiya. In corso di tem po (verso la fine del regno di Amenophi rv) si assiste al crollo di Mitanni sotto l'attacco hittita, al suo declassamento da grande a piccolo regno, e all'emergere dell'Assiria che va ad occuparne il posto resosi vacante. All'interno del gruppo, se le manifestazioni formali (titolature, indirizzi e saluti) sono strettamente pariteti che, nella sostanza però si nota una malcelata insofferenza da par te egiziana ad accettare per effettivi pari dei re considerati non al l'altezza per potenza, per disponibilità economiche, e per compor tamento. I «membri del club», re di paesi lontani (almeno per la tecnolo- 3. L'espressione risale a H. Tadmor, The Decline of Empires in Wesrern Asia ca. 1200 B.C.E., in F.M. Cross (ed.), Symposia Celebrating the 75th Anniversary of che ASOR, Cambridge, Mass. 1979, p. 3. 313 gia dei trasporti dell'epoca, cf. più avanti, § 2.2), non ebbero mai la possibilità di vedersi di persona, ma istaurarono una rete di rap porti piuttosto serrata, che riguardava sostanzialmente tre aspetti: a) lo scambio di messaggi formali, e soprattutto di saluti reciproci (su/ma ia'alu «chiedere (notizie sul)la salute» è l'espressione cor rente; cf. più avanti al§ 5-2); b) lo scambio di doni, momento ceri moniale di un commercio che si svolgeva anche in forma più utili taristica da parte di mercanti professionali; e) lo scambio matri moniale, che portò ad un diffuso imparentamento tra varie case re gnanti, sia pure con le riserve di rango e di reciprocità che vedre mo più avanti (§ 4.2). Si tratta dei tre settori in cui si articola lo scambio anche nelle società di livello etnografico, secondo una famosa definizione di Lévi-Strauss: scambi di beni, di donne, di messaggi. Ovviamente non si tratta di settori separati, ma di una terna in sé coerente: i messaggi hanno di norma per contenuto lo scambio di beni e di donne; il dono accompagna la lettera di salu to ed ha gran parte nelle trattative matrimoniali; il matrimonio in terdinastico è in qualche modo il culmine dell'intero sistema, ma a sua volta produce ricadute ulteriori in termini di messaggi e doni augurali. 1. 3. Le metafore familiari I grandi re, abituati ad una prassi politica interna fortemente centralizzata, ad una terminologia di rapporti politico-amministra tivi basata sulla subordinazione, persino ad una «mappa mentale» assolutamente etnocentrica o potremmo dire egocentrica (è so prattutto il caso dell'Egitto), dovettero riutilizzare a livello diplo matico l'apparato terminologico e concettuale proprio dei rappor ti interpersonali, basati - essi sì - sulla parità e la reciprocità. A dottarono dunque un linguaggio metaforico di carattere familiare, e un apparato concettuale che potremmo definire da «villaggio al largato». 4 Il termine chiave è quello di «fratellanza» (ahhutu): i grandi re si considerano fratelli e con tale termine si rivolgono l'uno all'al- 4· Cf. anche R. Cohen, Ali in the Family: Ancient Near Eastern Diplomacy: Inter national Negotiation 1 (1996), pp. 11-28. tro, con un'insistenza che talvolta ci sembra stucchevole. È da no tare che la pratica del matrimonio interdinastico rendeva questo termine qualcosa di più che pura metafora: se non proprio fratelli, i re erano spesso cognati o suoceri dell'interlocutore. E però que sti rapporti di effettivo imparentamento non sussistevano sempre, e al caso venivano sottolineati a parte. E viceversa la metafora del la «fratellanza» viene sviluppata anche in altri testi dell'epoca (spe cialmente siriani ed hittiti) ben al di là del semplice impiego termi nologico: per smontarla e ridicolizzarla quando si vuol negare al- 1' interlocutore parità ed alleanza, ovvero assicurandone una verità letterale, genetica (che sappiamo inesistente) quando si vuole sot tolineare la saldezza del vincolo d'amicizia.1 Naturalmente fratellanza non vuol dire sempre perfetto accor do: anche i fratelli, si sa, possono litigare. E nel Vicino Oriente del tardo bronzo litigavano spesso, e in termini istituzionali, la socie tà essendo passata da poco da un meccanismo di trasmissione au tomatica (al primogenito) della conduzione familiare, ad un mec canismo più aperto e meritocratico che aveva innescato rivalità e competizioni. La «fratellanza» è dunque un'ottima metafora per sintetizzare quel misto di amicizia e rivalità, di cordialità e litigio, che caratterizza il clima della corrispondenza amarniana tra gran di re. Ma si tratta di una rivalità interna, di un conflitto nell'ambi to di quella «famiglia allargata» che stabilisce comunque una ben più netta barriera rispetto ad estranei inadeguati per rango, origi ne, o comportamento. Altra metafora ricorrente, ricavata dal linguaggio dei rapporti interpersonali, è quella della «amicizia» o «amore» (ra 'amutu), par ticolarmente impiegata dal re di Mitanni e strettamente connessa al rapporto matrimoniale. Alla stessa sfera concettuale si riferisco no le espressioni «rallegrare il cuore» (libba huddu) o «non ama reggiare il cuore» (libba la sumru~u) che illustrano l'ideale com portamento tra amici.6 Più propriamente politico è il termine di «alleanza» (!abutu), ma anch'esso deriva dal linguaggio corrente, significando semplicemente «bontà (di rapporti)». Più raro (una sola attestazione amarniana) e di ignota etimologia è atterutu, che 5. Citazione dei testi e maggiori dettagli in GO, pp. 178-182. 6. Cf. in dettaglio Zaccagnini, SO, pp. 114-115.

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