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Le età del mondo. Redazioni 1811, 1813, 1815/17 PDF

983 Pages·2013·2.475 MB·Italian
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FRIEDRICH W.J. SCHELLING LE ETÀ DEL MONDO REDAZIONI 1811, 1813,1815/17 A cura di Vito Limone Testo tedesco a fronte BOMPIANI IL PENSIERO OCCIDENTALE BOMPIANI IL PENSIERO OCCIDENTALE Direttore GIOVANNI REALE FRIEDRICH WILHELM JOSEPH SCHELLING LE ETÀ DEL MONDO REDAZIONI 1811, 1813, 1815/17 Testo tedesco a fronte A cura di Vito Limone Presentazione di Francesco Tomatis Traduzione delle redazioni 1811 e 1813 di Vincenzo Cicero BOMPIANI IL PENSIERO OCCIDENTALE Direttore editoriale Bompiani Elisabetta Sgarbi Direttore letterario Mario Andreose Editor Bompiani Eugenio Lio ISBN 978-88-58-76419-0 © 2013 Bompiani/RCS Libri S.p.A. Via Angelo Rizzoli 8 - 20132 Milano Realizzazione editoriale: Vincenzo Cicero Prima edizione digitale 2013 da Prima edizione Il Pensiero Occidentale novembre 2013 P RESENTAZIONE F T DI RANCESCO OMATIS I Weltalter, le Età del mondo, avrebbero dovuto essere il libro della maturità, il frutto più raro, bello e maturo, l’opera d’arte compiuta del genio filosofico e letterario, scientifico, profetico e mistico di Schelling. Precocissimo talento e costante protago- nista della più grande stagione filosofica dopo la greca, quella idealistica e romantica tedesca, egli ne fu anche il pensatore dal- le intuizioni più profonde e dagli abissali interrogativi, che non lasciano quieta l’anima e inducono incessantemente a nuovi passi e intransitabili vie sul cammino. Il sistema della libertà ri- petutamente tratteggiato sin dalla Ricerche filosofiche sull’essen- za della libertà umana del 1809, irrevocabilmente segnato dalla caduta, dall’originario baratro fra l’assoluto e le cose reali, in primis l’io, fra Dio e l’uomo finito intuito in Filosofia e religione nel 1804, in seguito alla folgorante morte dell’amata Carolina il 7 settembre 1809 sembra divenire ultimo compito, missio- ne estrema del sopravvissuto, da perseguire tuttavia attraverso ogni facoltà umana e comprensivo di tutti i tempi e ciascuna creatura, eterna idea, più impalpabile realtà. Dopo le esoteriche lezioni filosofiche di Stoccarda, le Stuttgarter Privatvorlesungen tenute per pochi eletti nel 18101, diviene ossessivo lo slancio verso l’opera redentiva, sempre annunciata la sua pubblicazio- ne per la prossima Pasqua di resurrezione, di fatto rinnovante le versioni di una soltanto delle tre parti programmate, quella sul passato, sino poi a sfociare in un lentissimo ripensamento, al- meno del punto focale teoretico: il fulcro conoscitivo, la sottile via d’accesso all’intero vivente sistema. Massi erratici, testimo- ni di reconditi sommovimenti di pensiero, restano fra le carte 1 Cfr. Friedrich Wilhelm Joseph von SCHELLING, Stuttgarter Privatvorle- sungen, a cura di M. Vetö, Bottega d’Erasmo, Torino 1973, L’Harmattan, Paris 20092. VIII FRANCESCO TOMATIS schellingiane tre versioni dei Weltalter – limitatamente al primo libro sul passato – del 1811, 1813, 1815-1817, già in bozze o persino stampate. La terza versione viene edita postuma per le cure del figlio Fritz nel volume ottavo delle Opere complete, nel 1861; le prime due, corredate di altri frammenti e fogli sparsi o raccolti, sono pubblicate grazie a Manfred Schröter nel 1946. Infine recentemente, a cura di Klaus Grotsch nel 2002, esco- no due ricchi tomi dei copiosi manoscritti berlinesi relativi ai Weltalter, intitolati Weltalter-Fragmente. Senza contare i due volumi di Philosophische Entwürfe und Tagebücher, pubblica- ti nel 1994 e 2002, relativi al periodo in questione2. Ma l’idea formante dei Weltalter non viene meno nemmeno quando la loro trasformazione è oramai all’opera. Nel 1827, come primo corso universitario monachese, Schelling tiene lezione sul tema, appunto, System der Weltalter; e non manca un richiamo finale durante l’ultima lezione del corso del 1833, Grundlegung der positiven Philosophie3. È con la svolta all’ultimissima filosofia, nel 1838-1839, che cessa ogni ulteriore riferimento, benché il complessivo sistema non venga soppresso, ma sia fatto resusci- tare attraverso la nuova energia, accecante e convertente, dell’e- stasi della ragione intesa come stupore. Weltalter, Età del mondo, potrebbero esser detti filologica- mente da Schelling anche (cid:1418)(cid:1412)(cid:1504)(cid:1409)(cid:1411)(cid:1406)(cid:3)(cid:1398)(cid:1489)(cid:1420)(cid:1409)(cid:1486)(cid:1411)(cid:1406) (cfr. VIII V): tempi 2 Friedrich Wilhelm Joseph von SCHELLING, Die Weltalter, in IDEM, Sämmt- liche Werke, a cura di K. F. A. von Schelling, 14 voll., Cotta, Stuttgart-Augs- burg 1856-1861, vol. VIII, pagg. 195-344 [d’ora innanzi, questa edizione ver- rà citata direttamente fra parentesi tonde nel testo, con cifra romana del volu- me seguita dall’indicazione delle pagine: I-XIV]; Die Weltalter. Fragmente. In den Urfassungen von 1811 und 1813, a cura di M. Schröter, Beck, München 1946 [sigla di citazione: Schröter]; Weltalter-Fragmente, a cura di K. Grotsch, 2 voll., Frommann-Holzboog, Stuttgart-Bad Cannstatt 2002; Philosophische Entwürfe und Tagebücher, [vol. 1,] 1809-1813. Philosophie der Freiheit und der Weltalter, a cura di L. Knatz, H. J. Sandkühler, M. Schraven, Meiner, Hamburg 1994; Philosophische Entwürfe und Tagebücher, vol. 2, 1814-1816. Die Weltalter II – Über die Gottheiten von Samothrake, a cura di L. Knatz, H. J. Sandkühler, M. Schraven, Meiner, Hamburg 2002. 3 Cfr. IDEM, System der Weltalter. Münchener Vorlesung 1827/28, a cura di S. Peetz, Klostermann, Frankfurt am Main 1990, 19982, pag. 21; Grundlegung der Positiven Philosophie. Münchner Vorlesung WS 1832/33 und SS 1833, a cura di H. Fuhrmans, Bottega d’Erasmo, Torino 1972, pag. 487. PRESENTAZIONE IX eterni, età viventi, epoche del mondo. Urzeiten i Weltalter (VIII 272, 307) poiché tempi originari non tanto di un tempo remoto più o meno preistorico, quanto eternamente originario, arcaico, preiniziante, iniziale senza inizialità. Eternità, durata, tempo, epoca, età, vita, mondo suonano assieme in (cid:1398)(cid:1489)(cid:1534)(cid:1409) greco (XIII 307-308)4. Ma eraclitamente occorre intuire in esso anche il gio- co infante, la creazione eterna, divina e fanciullesca assieme, im- possibile e necessariamente da raggiungersi per l’uomo mortale: «La vita è un fanciullo che gioca, che sposta i pezzi sulla scac- chiera: reggimento di un fanciullo»; «(cid:1398)(cid:1489)(cid:1534)(cid:542) (cid:83)(cid:68)(cid:1494)(cid:57) (cid:1455)(cid:86)(cid:87)(cid:76) (cid:83)(cid:68)(cid:1486)(cid:93)(cid:90)(cid:81), (cid:83)(cid:72)(cid:86)(cid:86)(cid:72)(cid:554)(cid:90)(cid:81). (cid:83)(cid:68)(cid:76)(cid:71)(cid:1505)(cid:57) (cid:1463) (cid:69)(cid:68)(cid:86)(cid:76)(cid:79)(cid:75)(cid:1486)(cid:75)» (Eraclito, ed. Colli, 14 A 18). Che Schelling scandisca ternariamente l’identità di tali eterna- mente duranti epoche viventi del mondo, in passato, presente, futuro, attraverso tre eoni ultratemporali, non significa una loro cronologicizzazione, bensì una trinitaria epoché della loro sovra- essenziale comunione, dall’eternità iniziale, una e trina. Xavier Tilliette, miglior Mentore di Schelling per i posteri di tutti i tempi, ha detto d’un’azione d’incanto, di un incan- tesimo suscitato dal «triplo gong» di passato, presente e avve- nire, sapere, conoscere e presentire, narrazione, esposizione e profezia: infinitamente riecheggiante nella insonne recita delle versioni5. Più che una litania, risuona una preghiera incessante- mente aperta e assieme compiuta da sempre. Schelling fa senza sosta rigirare il rotolo, rogante l’eterna teo-cosmo-gonia trinita- ria; l’incantamento sospende ogni altro desiderio, e il pensiero nell’abisso del tempo avviene. Eppure la circolarità schellingiana restò incompiuta. «Ich bin der ich war. / Ich bin der ich seyn werde. / Ich war der ich seyn werde. / Ich werde seyn der ich bin» – abbozzò senza finire6. «Io sono colui che ero. / Io sono colui che sarò. / Io ero 4 Cfr. Friedrich Wilhelm Joseph von SCHELLING, Einleitung in die Philo- sophie, a cura di W. E. Ehrhardt, Frommann-Holzboog, Stuttgart-Bad Cann- statt 1989, pag. 137; Urfassung der Philosophie der Offenbarung, a cura di W. E. Ehrhardt, 2 voll., Meiner, Hamburg 1992, pag. 138. 5 Xavier TILLIETTE, Schelling. Biographie, Calmann-Lévy, Paris 1999, pag. 220 (Vita di Schelling, a cura di M. Ravera, testo originale a fronte, Bompiani, Milano 2012, pagg. 520-521). 6 Friedrich Wilhelm Joseph von SCHELLING, Nachlass, Berlin, NL Schelling 86, pag. 20, cit. in IDEM, Einleitung in die Philosophie, cit., pag. VII. X FRANCESCO TOMATIS colui che sarò. / Io sarò colui che sono»... – la successione pre- luderebbe al completamento: Io sarò colui che ero. Io ero colui che sono. Poi nella versione ultima, del 1815-1817, Schelling restringe trinitariamente il rispecchiamento e rimando recipro- co: «Io sono colui che ero, io ero colui che sarò, io sarò colui che sono» (VIII 263-264). Ma l’incompiutezza non dipende dall’imperfezione trinitaria, eternamente veramente tale e irre- vocabile, bensì dall’accesso ad essa per l’anima dell’uomo e il suo sottile pensiero. Non a caso Schelling incide lapidariamente su di un foglio, a conclusione di un’ampia riflessione: «O Vergangenheit, du Abgrund der Gedanken!», «O passato, tu abisso dei pensie- ri!» (Schröter 218). Chrónos ádelos, tempo oscuro e invisibile (XI 238), è non tanto il passato perfetto, più o meno remoto, di cui può dirsi factum infectum fieri nequit, non solo il prei- storico passato, anteriore ai monumenti più antichi, ai graffi- ti rupestri e alle parole geroglifiche: lontani preziosi resti del remotissimo antico. Veramente aídios, eternamente invisibile e tenebroso come Ade, è quel passato eterno, immemoriale ep- pure ossessivamente ritornante, che non fu mai stato presente, sorto all’origine del tempo, eternamente, come passato dalla abissalmente presente mente di Dio: vivente e in divenire pro- prio in quanto irrevocabilmente eterno, inizio assoluto e scelta imperitura, vittoria dell’essere sul nulla, del bene contro il male, della positività eterna rispetto al negativo reso quindi, nell’atto di esser sconfitto da Dio, eterno passato mai stato presente (cfr. Schröter 121; VIII 254; XI 497). Schelling – come acutamente sottolinea Xavier Tilliette7 – indugia e transita dal «prima», dal «vor» della versione del 1811 (Schröter 4), al «da», al «von» delle successive versioni del 1813 e del 1815-1817 (Schröter 112; VIII 200), nel definire e pensare la relazione con l’inizio dei tempi, la più profonda notte del pas- sato, del principio o essenza interiore all’uomo, inevitabilmente da pensarsi per l’esercizio anamnestico propriamente umano. «All’uomo deve necessariamente spettare un principio, che è fuori e sopra del mondo; poiché come potrebbe altrimenti lui, solo fra tutto il creato, ripercorrere a ritroso il lungo cammino 7 Xavier TILLIETTE, Schelling. Biographie, cit., pag. 221 (pagg. 522-523).

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